Quei contatti trafficanti-Italia ​dietro i migranti della Diciotti Stampa
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Notizie - Fatti
Mercoledì 29 Agosto 2018 14:18



 La Dda di Palermo che indaga sullo sbarco della Diciotti ipotizza l'esistenza di un filo rosso tra i trafficanti libici e l'Italia
 
Claudio Cartaldo - ilgiornale.it
 
Non semplici scafisti. Non un banale sbarco. Dietro il “caso Diciotti” ci potrebbe essere una vera e propria rete che dalla Libia porta al Belpaese.
Una rete di trafficanti di carne umana.
 
A rivelarlo è il Messaggero, secondo cui la Dda di Palermo, che indaga sui 4 scafisti arrestati dopo lo sbarco a Catania degli immigrati rimasti a bordo della nave della Guardia costiera italiana, starebbe ipotizzando che i boss del traffico abbiano in qualche modo “un canale diretto con la Penisola”. Un filo rosso dunque che legherebbe l’Italia alla Libia nel segno del traffico di esseri umani, delle torture e del viaggi della morte.
 
Secondo le prime ricostruzioni, 8 dei 13 migranti che il Viminale ha fatto sbarcare a Lampedusa subito dopo il recupero nella acque di Malta avrebbero raccontato al procuratore capo Francesco Lo Voi e l'aggiunto Marzia Sabella che i 4 scafisti avrebbero guidato l’imbarcazione di fortuna fino alle acque maltesi, poi – una volta recuperati dai guardiacoste italiani – si sarebbero mescolati con i migranti, sperando di fuggire alla legge. Ma i profughi a Lampedusa li hanno riconosciuti dalle fotografie e hanno comunicato ai pm anche i nomi dei capi in Libia. Ora la Dda indaga per associazione a delinquere finalizzata al traffico di persone, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e al procurato ingresso illecito. Con l’ombra di quel legame di morte tra l’Italia e la Libia.

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 29 Agosto 2018 14:51