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Assange e asilo diplomatico. PDF Stampa E-mail
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Notizie - Diritto
Lunedì 03 Settembre 2012 17:10


Crisi Regno Unito ed Ecuador nel Diritto Internazionale. 

Julian Assange ha trascorso gli ultimi mesi all’interno dell’ambasciata della Repubblica dell’Ecuador nella città di Londra in attesa di ottenere l’asilo diplomatico, che, ovviamente, qualche giorno fa, ha ottenuto dalle autorità ecuadoriane. Dopo questa notizia, appresa dalle autorità britanniche, quest’ultime hanno comunicato alla sede diplomatica dell’Ecuador che Assange potrebbe essere arrestato con la forza e, quindi, poter entrare in ambasciata senza l’assenso del capo missione. Ma ciò può essere consentito? Può il Regno Unito entrare nella missione diplomatica di uno Stato straniero e procedere all’arresto del personaggio Assange?
 Prima di dare delle risposte, in merito alla vicenda di cui si sta trattando, pare d’uopo delineare che cosa si intende per asilo diplomatico e le sue condizioni di sussistenza, affinché venga concesso ad un individuo. Per asilo diplomatico si deve intendere quel rifugio che la missione diplomatica – o ambasciata – di uno Stato straniero concede ad un individuo che si sente perseguitato per alcune motivazioni – politiche o altro – dalle autorità dello Stato di residenza. Le condizioni che devono sussistere, affinché l’individuo ottenga l’asilo diplomatico, innanzitutto, sono la natura politica del fatto per il quale la persona subisce il fumus persecutionis; poi, l’astensione dell’individuo, che beneficia dell’asilo diplomatico, di svolgere, durante la sua permanenza nella sede diplomatica straniera, qualsiasi attività di carattere politico e, infine, l’obbligo di lasciare l’ambasciata ospitante, non appena le autorità di residenza o locali diano un salvacondotto per raggiungere la frontiera e lasciare i territorio dello Stato di residenza.
 L’asilo diplomatico è di sovente connesso alla teoria extraterritoriale delle missioni diplomatiche ovvero alla teoria dell’extraterritorialità delle sedi diplomatiche. in base a questa teoria, l’ambasciata dell’Ecuador a Londra viene considerata quale lembo territoriale dello Stato dell’Ecuador o, meglio, pertinenza territoriale ecuadoriana e, pertanto, un luogo in cui le autorità di polizia britanniche non possono entrarvi. Qui, in un certo senso, si viene a manifestare qualche confusione.
 È vero che le autorità di polizia del Regno Unito non possono penetrare all’interno dei locali della sede diplomatica ecuadoriana, ma la ragione per la quale ciò non può concretizzarsi non concerne il fatto che sia il principio di extraterritorialità ad inibire un simile comportamento della polizia inglese, ma la ragione dello status di inviolabilità è la funzione diplomatica della sede diplomatica, ubicata nello Stato di residenza. La sede diplomatica rappresenta uno Stato straniero e deve essere protetta, da parte dello Stato ospitante o di residenza, da qualsiasi fattore esterno che possa ledere le proprie attività diplomatiche e di altro genere. Sia la rappresentanza che le funzioni necessarie al suo funzionamento sono alla base del concetto dei privilegi e delle immunità diplomatiche garantite dalla Convenzione di Vienna del 1961 inerente le relazioni diplomatiche e, pertanto, vanno osservate ed essere applicate, anche in caso di conflitto armato tra gli Stati.
 Vi sono delle possibili soluzioni all’affare Assange riguardante l’asilo diplomatico. In primo luogo, può essere risolto per il tramite di negoziati tra la Gran Bretagna e l’Ecuador, come per la maggior parte dei casi riguardanti, per l’appunto, l’asilo diplomatico. Si può menzionare un caso di alcuni anni fa, come quello della fuga all’interno dell’ambasciata statunitense, a Pechino, del dissidente Chen Guangcheng. Il suo rilascio avvenne proprio attraverso un delicato negoziato volto ad osservare i parametri previsti dal diritto internazionale ed evitare che entrambi gli Stati, cinese e statunitense, rimettevano la propria immagine dinanzi alla comunità internazionale. La soluzione negoziale è stata considerata e suggerita dalla stessa Corte Internazionale di Giustizia nell’affare De La Torre, che coinvolse nella controversia la Repubblica di Colombia e quella del Perù in merito alla questione della concessione dell’asilo diplomatico. La Corte Internazionale di Giustizia, infatti, non ebbe modo di fornire una soluzione giuridica e consigliò ad entrambi i governi a risolvere la controversia tramite il negoziato. Il risultato più importante di questo caso fu l’indicazione secondo cui l’asilo diplomatico non era protetta dal diritto internazionale.
 In secondo luogo, il governo ospitante può lasciare che i richiedenti asilo possono lasciare il Paese. Il più interessante esempio di quanto si sta delineando, lo si ebbe con la soluzione del rimpatrio di migliaia di persone, grazie all’intervento di alcune missioni diplomatiche, durante la guerra civile spagnola dal 1936 al 1939. Di recente, nel 1973, dopo il colpo di Stato, portato a segno dal generale Pinochet, persone che sostenevano il governo Allende si rifugiarono all’interno dell’ambasciata del Messico, di Panama e del Venezuela. Questi sostenitori di Allende ottennero il salvacondotto per lasciare il territorio del Cile. Nel caso di Assange, il Regno Unito potrebbe arrestarlo non appena è al di fuori dell’ambasciata dell’Ecuador. Si potrebbe sostenere che il suo eventuale viaggio, da Londra verso la capitale ecuadoriana Quito, parrebbe quasi impossibile. Una maniera non lecita per lasciare il territorio inglese potrebbe essere quella di far uso o, meglio, di abusare della valigia diplomatica – basta nascondersi in un baule e attaccare su di esso la dicitura the diplomatic bag o valise diplomatique, come è stato già provato  dalla missione diplomatica della Nigeria a Londra nel 1984. Il tentativo degli agenti diplomatici nigeriani di trasportare per la sua fuga un avversario politico di opposizione, rapito in Nigeria, in un baule, contrassegnato come una valigia diplomatica, venne bloccata dalle autorità di frontiera del Regno Unito. Da allora, gli Stati hanno prestato maggiore attenzione alle borse diplomatiche, soprattutto quando sono di grandi dimensioni.
 In terzo luogo, in caso di impasse, il richiedente l’asilo diplomatico può diventare un residente dell’ambasciata per un periodo molto lungo, come è già avvenuto con il cardinale mons. Jòzsef Mindszenty, che trascorse 19 anni presso l’ambasciata statunitense a Budapest, dove si rifugiò dopo la repressione del governo contro l’opposizione nel 1956.
 In quarto luogo, come è già accaduto, solo alcune volte il governo dello Stato ospitante può entrare nei locali di una missione diplomatica con la forza. Si tratta di una grave violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 ed accade raramente. L’esercito liberiano, ad esempio, nel 1980, si apprestò ad entrare nella sede della missione diplomatica francese a Monrovia mediante l’impiego della coercizione armata per trarre in arresto il figlio del presidente deposto.
 In quinto luogo, lo Stato di residenza ovvero ospitante può rompere le relazioni diplomatiche, procedere alla chiusura dell’ambasciata ed obbligare tutti i diplomatici a lasciare la missione. L’edificio della sede della missione diplomatica perde la sua inviolabilità ed il richiedente asilo può essere soggetto ad arresto. Questo modus facendi non è mai stato posto in essere in passato. Il Diplomatic and Consular Act del 1987 del Regno Unito fornisce una base giuridica per questa soluzione. Sebbene sia legale, la rottura delle relazioni diplomatiche tra due Stati, a causa della concessione dell’asilo diplomatico, non è mai successo. In base al contenuto della lettera del governo britannico inviata alle autorità ecuadoriane, Londra sarà pronta a mettere in atto questa opzione se i negoziati non avranno esito positivo. La Gran Bretagna sta cercando una soluzione diplomatica all'impasse di Julian Assange. Ad Assange non sarà offerto alcun salvacondotto fuori dall'ambasciata e che l'obbligo legale del Regno Unito e' di estradarlo in Svezia.
 Risolvere il caso inerente l’asilo diplomatico mediante la rottura delle relazioni diplomatiche e l’arresto di Assange, a parere del sottoscritto, comporterebbe elevati rischi. Questo potrebbe provocare  e minare nella società di vita internazionale l’equilibrio dell’istituto delle immunità diplomatiche, rigorosamente osservate dagli Stati che compongono la comunità internazionale. In altre parole, le missioni diplomatiche del Regno Unito verrebbero esposte al rischio di un analogo trattamento negli Stati con cui intrattiene i rapporti diplomatici. L’esito del caso Assange potrebbe avere un serio impatto sull’istituto delle immunità diplomatiche, considerato uno dei capisaldi del sistema diplomatico internazionale.

Dr. Giuseppe Paccione                                                                                                                           
Esperto di Diritto internazionale,
Diritto dell’Unione Europea
Diritto Diplomatico e Consolare

Ultimo aggiornamento Martedì 04 Settembre 2012 22:18
 

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