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Reportage dal Donbass: Melitopol PDF Stampa E-mail
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Notizie - Fatti
Sabato 09 Dicembre 2023 14:52

Reportage dal Donbass

 

Strategie parallele?

Fake news smascherate e radicamento russo
 





Ambulatorio medico Melitopol



Elena Deminia



Dadashov Murad Makhamadovich



Vasily, monaco ortodosso

 

Servizio e foto di

 

 

 

Melitopol (oblast’ di Zaporož’e/Zaporižžja) - Occorrono circa 4 ore d’auto per superare i 300 km e passa che separano Donetsk da Melitopol, attaccata dalle forze armate russe già il 25 febbraio 2022, nella fase iniziale dell’“Operazione militare speciale” e poi occupata il 1° marzo. Melitopol che, smentendo l’ottimismo della vigilia sulla controffensiva ucraina vincente addirittura fino a Kerč, in Crimea, è ancora saldamente in mano a Mosca, nonostante narrazioni giornalistiche che hanno spulciato la “Russia in difficoltà”: come esempi, Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) del 30 marzo 2023: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-la-controffensiva-di-melitopol-123217; “QN Quotidiano Nazionale” del 31 agosto 2023: https://www.quotidiano.net/esteri/ucraina-news-diretta-oggi-31-08-2023-bc7bwcfi.

   E se “Avvenire” (https://www.avvenire.it/mondo/pagine/ucraina-melitopol-la-citta-occupata-dove-i-russi-vogliono-cancellare-la-guerra), il 1° luglio 2023, ha sottolineato che Melitopol “porta ovunque i segni della distruzione”, vista con occhi non solo miei ma pure degli altri quattro con me, devo replicare che (perlomeno nei vari posti visitati o di passaggio) non mi sono imbattuto in alcun sfacelo bellico.

   La mia stessa domanda al sindaco Galina Danilčenko (che ci ha accolti nel suo ufficio) sulla percentuale di edifici distrutti o danneggiati non è stata nemmeno tradotta e girata dall’interprete perché da questi ritenuta estranea alla realtà oggettiva.

   Sulla stessa falsariga di storpiamento della  verità è pure quanto ha ululato alla Luna “la Repubblica” il 6 settembre 2023 (https://www.repubblica.it/esteri/2023/09/06/news/ melitopol_presa_soldati_di_kadhirov_islamizzata-413439280/), alludendo ai rischi d’una sorta d’islamizzazione imposta col terrore dai miliziani ceceni, “soldati di Putin nel nome di Allah” (frase estrapolata sempre da “la Repubblica” del 15 aprile 2022 (https://www. repubblica.it/esteri/2022/04/15/news/guerra_ucraina_melitopol_base_miliziani_ceceni_soldati_di_putin-345674580/). Circostanza, quella dell’asservimento forzato all’Islam di Melitopol da parte delle formazioni cecene, non confermata e, anzi, decisamente smentita anche da rappresentanti religiosi ortodossi locali interpellati.

 

Un ambulatorio medico inaugurato con l’intervento online di Putin

 

   È l’effervescente Andrea Palmeri (originario di Lucca ed ex leader ultras della Lucchese, soprannominato a suo tempo Il Generalissimo, ex combattente tra i secessionisti filorussi, ora cittadino russo e piccolo imprenditore nella panificazione oltre che divulgatore “alternativo” di quanto succede non solo a Lugansk, sua città adottiva ormai da una decina d’anni) a guidare verso Melitopol dove ha organizzato per noi giornalisti alcuni incontri.

   Aggregandoci ad una troupe televisiva di Russia Today già in attesa, accediamo alla nuova palazzina d’un attrezzato ambulatorio medico che serve un bacino di circa 30mila utenti. Ci accoglie il primario, Elena Deminia, che fornisce indicazioni sulla struttura in cui operano 16 medici. Sottolinea che, dopo il trapasso da quella ucraina, la gestione è decisamente cambiata, con altri regolamenti e maggiori precisione e professionalità. Seguono gli standard sanitari russi, quindi il livello di servizio s’è alzato. Un dottore ed un’infermiera sono tornati in città per lavorarvi. A Melitopol esiste una decina di laboratori a disposizione dei circa 148.800 abitanti (censiti nel 2022) meno gli sfollati altrove e questo è il più recente ed il più grande. I farmaci sono distribuiti gratuitamente su prescrizione medica. Il complesso è stato inaugurato il 16 febbraio 2023 con intervento online del presidente Putin.

 

«Ciao, Pizza “Verona”»

 

   In attesa della venuta d’un medico ceceno al quale rivolgere domande, gironzolo nei paraggi e “scopro”… Pizza “Verona”, cioè una pizzeria dal nome della mia città. Vi entro per curiosità ed ai vari giovani camerieri (nei servizi di ristorazione russi il personale non manca come in Italia, anzi, talvolta è esageratamente folto) che m’accolgono dico in inglese che sono un tizio di Verona. Non capiscono ed allora mostro la pagina del mio passaporto dove risulta il mio luogo di nascita, appunto Verona. Smuovo solo qualche loro sorrisetto, forse di compatimento, certo d’indifferenza. Prendo un caffè, saluto ed esco.

   «Ciao, Pizza “Verona”». La mia curiosità su chi e perché abbia dato quel nome al locale rimane insoddisfatta…

 

Smentita l’islamizzazione forzata dei ceceni

 

   Rientro con gli altri all’ambulatorio per un faccia a faccia con Dadashov Murad Makhamadovich, primario di chirurgia nell’ospedale di Prymorsk, tra Melitopol e Berdyansk. È medico volontario da quando è iniziato il conflitto, convinto che, tra lui come ceceno e la gente del posto, non ci sia alcun problema. «Siamo uno stesso popolo - rimarca - e non c’è alcun pregiudizio nei miei confronti perché ceceno. Per le persone io sono un medico e tanto basta».

   Non vuole parlare della guerra in corso. E risponde sorridendo ad un mio quesito su eventuali inneschi di un’altra guerra subdola, quella di religione, tra cristiani (ortodossi) e musulmani (ceceni). Afferma  che la Russia è un Paese multietnico e multireligioso, dove chiunque può praticare la propria fede. «Avvisaglie o dissidi per motivi religiosi, qui od altrove? Assolutamente no!», conclude.

   Della stessa opinione (che sbatte le porte in faccia alle illazioni giornalistiche nostrane) sono l’anziano monaco ortodosso Vasily ed il direttore dell’Ufficio per le organizzazioni religiose del Dipartimento degli Affari sociali di Melitopol per l’amministrazione militare della Regione di Zaporož’e, Artyom Sharlay Vladimirovich, ambedue incontrati presso il pittoresco monastero di San Sava.

   Ed anche nei due successivi appuntamenti (con Stanislav Krutyanski, direttore del Dipartimento delle Politiche sociali della Regione di Zaporož’e e con Galina Danilčenko (sindaco di Melitopol) non sono emersi contrasti o sopraffazioni di matrice religiosa tra ceceni e locali.

 

Il 70% della popolazione già con passaporti russi

 

   «L’amministrazione comunale - informa la prima cittadina - è alle prese con l’adeguamento dalle vecchie normative ucraine alle nuove russe. Al 70% degli aventi diritto è già stato rilasciato il nuovo passaporto che consente pure agli anziani d’incassare dalla Russia la pensione che prima percepivano dall’Ucraina. La gente del posto, ormai, si sente lontana dall’Ucraina e dai suoi vertici che considerano nemici quanti sono diventati titolari del passaporto russo».

   «L’attività degli imprenditori sta ripartendo meglio di prima, facendo affari col mercato naturale delle Repubbliche della Federazione Russa, vicina Crimea compresa. Imprese straniere non si sono ancora insediate a Melitopol ma esistono interessi commerciali da parte di Cina ed India che verranno valutati. Il morale della popolazione è alto, c’è gente in giro anche se cadono ancora sporadicamente razzi ucraini dei sistemi HIMARS. Sono iniziati i lavori di rifacimento delle strade dissestate lasciate in eredità dal governo di  Kyïv. Stiamo provvedendo a ristrutturare scuole ed ospedali ed è sorto un nuovo distretto».    

 

Entro il 2026 il cambio delle targhe automobilistiche

 

   Chiedo alla signora Danilčenko perché a Melitopol circolino ancora molte auto con targhe ucraine e non con le attuali. L’interessata spiega che «è purtroppo iniziato tardi il lavoro di sostituzione. Gli automobilisti stanno aspettando il loro turno e credo che termineremo nel 2026». I canali televisivi ucraini non si vedono in zona e, chi li cerca forse con qualche rimpianto, deve servirsi della rete Internet. Ennesimo effetto collaterale del conflitto...

 

 

  

 

 

Ultimo aggiornamento Sabato 09 Dicembre 2023 15:29
 

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