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Reportage dal Donbass di C. Beccalossi PDF Stampa E-mail
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Notizie - Fatti
Mercoledì 06 Dicembre 2023 11:29

Padre Aleksandr.

 

Donetsk, chiesa Icona della Madonna.

Imam Rashid Khazrad.

 

Reportage dal Donbass

 

Cappellani militari russi uccisi, una moschea colpita sei volte in un anno.

E l’Occidente accusato di satanismo


Servizio e foto di

 

   Donetsk (Repubblica Popolare di Donetsk) - Anche le confessioni religiose sono state prese per i capelli nel conflitto russo-ucraino tra fratelli (come sento ripetere spesso dai vari intervistati che guardano a Mosca). Secondo una statistica effettuata nel 2019 dal Centro “Razumkov”, o Centro ucraino per gli studi economici e politici (un think tank non governativo che compie ricerche in politiche interna, economica, sociale, estera, amministrazione statale, energia, relazioni territoriali, sicurezza internazionale e regionale, sicurezza e difesa nazionale), formato il 15 agosto 1994, con sede centrale a Kyïv ed intitolato all’ex membro Olexander Razumkov (17 aprile 1959 - 29 ottobre 1999), gli ortodossi costituivano, a quel momento, il 64,9% della popolazione ucraina, i cattolici l’11,1% ed i protestanti l’1,8%.

   The Association of Religion Data Archives (ARDA - https://www.thearda.com/ - istituito nel 1997 ed ospitato nel Dipartimento di Sociologia della Pennsylvania State University), nei links World Religion - Nations - Ukraine (https://www.thearda.com/world-religion/national-profiles?u=231c), vengono fornite informazioni aggiornate al 2020 sugli aderenti alle religioni in Ucraina: i cristiani formano l’84,61% dei fedeli (gli ortodossi il 70,88%, i cattolici l’11,20% ecc.). Esistono, poi, percentuali pari a 1,64% di musulmani (sunniti 1,46% e sciiti 0,18%) ed a 0,6% di ebrei. La maggior parte degli islamici in Ucraina sono d’etnia tatara di Crimea e sono stanziati, appunto, nella penisola di Crimea, annessa alla Russia dopo il Referendum popolare sull’autodeterminazione (ufficialmente Referendum generale della Crimea) del 16 marzo 2014 in cui il 95,4% dei votanti optò per Mosca. Kyïv, invece, la rivendica come repubblica autonoma appartenente all’Ucraina e la considera “territorio temporaneamente occupato”.

   La premessa statistica è necessaria per evidenziare a dovere (ciò che media occidentali non fanno) la missione religiosa al fronte di preti ortodossi volontari nell’assistenza spirituale ai militari ex russofoni ed ex filorussi (dal 30 settembre 2022 formalmente cittadini della Federazione russa) ed ai russi affluiti nel Donbass in conflitto contro regime e forze armate dell’Ucraina.    

   Ovviamente, si tratta di sacerdoti appartenenti alla Chiesa ortodossa russa (Russkaja pravoslavnaja cerkov) o Patriarcato di Mosca (Moskovskiy patriarkhat) retta dal patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill (Cirillo, al secolo Vladimir Michajlovič Gundjaev, Leningrado oggi Sankt Peterburg, 20 novembre 1946), in carica dal 1° febbraio 2009. Quindi, nessuno di loro ha a che fare con l’autocefala Chiesa ortodossa dell’Ucraina (in ucraino, Pravoslavna cerkva Ukraïny), al centro (con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) dello “scisma ortodosso del 2018” dai retroscena nel 2014, con l’occupazione della Crimea e la sua successiva annessione alla Federazione Russa.

   Nei pressi della chiesa Icona della Madonna, nel distretto Budyonnovsky, incontriamo padre Aleksandr, cappellano militare al momento non impegnato con i soldati al fronte o nelle retrovie. Alla mia domanda su quale sia il morale dei combattenti a cui è rivolta la sua opera di supporto spirituale, risponde che «pur avendo inizialmente e nella maggior parte dei casi un forte carattere, nelle operazioni vivono difficili contesti che, poco alla volta, minano la loro “corazza”. Intervengo per un aiuto interiore in differenti situazioni».

   «La guerra è morte - sottolinea padre Aleksandr - e quando vediamo un uomo soffrire cerchiamo di fargli forza comprendendolo, togliendolo all’indifferenza».

   Il prete informa della presenza di cattolici  tra le fila dei mobilitati ma non ha contatti con loro. Per lui le ideologie dell’Occidente sono sataniche. «Il satanismo è sfortunatamente predominante nei nemici», sottolinea convinto. Ed a a me che gli chiedo una previsione sull’esito della guerra, risponde con un perentorio ¡No pasarán!  Ma è pure persuaso che tutto si risolverà. «Siamo popoli fratelli, si litiga, certo, ma poi s’arriva alla pace. Il grande problema è il governo ucraino».

   Padre Aleksandr, come da rituale, benedice le truppe che vanno in prima linea, va a visitare le famiglie dei caduti (talvolta portando ferali notizie) per recar loro qualche parola di conforto. Lui e gli altri 21 cappellani militari in organico sono coordinati dal ministero della Difesa di Mosca. Nei loro confronti c’è una sorta di caccia all’uomo da parte degli ucraini, soprattutto cecchini.

   Tre sacerdoti sono già stati uccisi, uno dei quali vittima d’un drone. Sono nel mirino perché conoscono l’incisività di quanto fanno nel sorreggere, motivare i soldati. Il loro ruolo nel tener alto, per quanto possibile, il morale è importante, molto efficace. La parte ucraina lo sa bene e per questo cerca in tutti i modi di eliminarli.

   Dall’inedita ed angosciosa pagina dei preti ortodossi russi obiettivi scelti da togliere di mezzo, all’imam della Comunità islamica dell’oblast’ di Donetsk che contava circa 120mila fedeli prima degli eventi bellici dal 2014 in poi, due moschee (a Donetsk ed a Mariupol’) e tre sale di preghiera in altre località.

   È Rashid Khazrad, imam dal 1993 (cioè da quando s’è formata ufficialmente la collettività), sempre rieletto ad ogni scadenza quinquennale della carica. Concordato un appuntamento con lui in un parco del centro di Donetsk, guardati a vista da un uomo con pistola in fondina, ha subito rimarcato «il dovere d’ogni musulmano di difendere la propria patria».

   E prosegue: «Noi abbiamo supportato il referendum per entrare a far parte della Federazione Russa. Io sono nato qui, amo il mio Paese. Viviamo piena libertà di religione e della sua pratica. Stiamo combattendo contro il satanismo degli Stati Uniti. In un anno la nostra moschea a Donetsk è stata colpita da bombardamenti ucraini ben sei volte».

   Per i cappellani militari ortodossi e per l’imam della comunità islamica, perciò, il Grande Satana è l’Occidente, foriero e portatore di guerra, male, depravazione, lutto, rovina. Ma, per loro, non invincibile, un avversario morale da contrastare, costi quel costi...

 

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