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Tra i russi espulsi dall’Estonia PDF Stampa E-mail
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Notizie - Fatti
Venerdì 20 Ottobre 2023 16:25



Reportage

 

Tra i russi espulsi dall’Estonia.

Vicende nascoste di diritti umani stravolti

 

Servizio e foto di

Claudio Beccalossi

 

   Sankt-Peterburg/San Pietroburgo (Russia) - L’appuntamento è nel pub “Old Friends” in Klinskiy Prospekt, nei pressi dell’Hotel “Olympia Garden”. I nostri interlocutori sono già lì, in un ambito interno appartato, quando noi tre giornalisti, al seguito del nostro fixer, entriamo nell’“isola” irlandese rispetto alla tradizione locale.

 

L’“alien’s passport”

 

   Ad aspettarci sono alcuni appartenenti alla minoranza russa in Estonia che, in sudditanza all’isterica russofobia divampata soprattutto in seguito all’“Operazione militare speciale” di Mosca in Ucraina del 24 febbraio 2022, sono stati espulsi (loro si definiscono deportati) di punto in bianco, talvolta senza nemmeno potersi cambiare i vestiti addosso. Titolari, in quanto apolidi, d’un particolare passaporto dalla denominazione che fa venire i brividi: in estone “välismaalase pass“, in inglese “alien’s passport”, cioè “passaporto d’alieno” (detto pure “passaporto grigio dei non-cittadini”). Alieno che, secondo “Treccani”, vuol dire “di altri, che appartiene ad altri, diverso, estraneo”. Senza tirare in ballo accostamenti ad extraterrestri, ergo provenienti da un altro pianeta, sistema, galassia. Un “non puro”, insomma, un “accettabile con riserva”...

   Il documento d’identità dall’incredibile attribuzione che richiamerebbe a pratiche burocratiche naziste ed avrebbe connotati razzisti/xenofobi e, comunque, contrari ai diritti umani, è (almeno per me) uno scandaloso inedito.

   Sergej Išaulin, 65 anni, di Tallinn, seduto accanto alla compagna di Sankt.-Peterburg Tatiana Lubina, 40, racconta la sua vicenda personale. Nato in Estonia quando ancora faceva parte dell’Unione Sovietica, dopo il 1991 (anno della ritrovata indipendenza estone) non riuscì ad ottenere la cittadinanza russa. Per quella estone, a loro volta, le autorità ponevano pesanti paletti formali, tipo l’obbligatoria conoscenza della lingua estone, ugro-finnica e non slava orientale, come il russo.

   «Il 30% della popolazione estone - riferisce Išaulin - ha l’“alien’s passport”. Noi ci sentivamo solo russi, anche nell’anima. Non volevano darci la cittadinanza russa ed allora ci hanno dotati di questo particolare passaporto, riconosciuto dall’Unione Europea».

   «Noi russofoni, in ogni caso, siamo sempre stati sottoposti a restrizioni da parte dell’Estonia. Non si può essere dipendente statale od occuparsi di politica. Il problema maggiore è il divieto dell’uso della lingua russa, con divieto dell’insegnamento del russo nelle scuole, ai bambini. Ci sono pressioni verso chi cerca di preservare i monumenti ex sovietici e proibita l’esibizione di simboli russi come il Nastro di San Giorgio. Così, sono iniziate le espulsioni per ragioni ideologiche dei russofoni dopo che molti russi con passaporto di Mosca se n’erano già andati via per il pesante clima politico e sociale. Va detto che una parte della polizia estone s’occupa specificatamente di questioni ideologiche. L’attivismo per far valere i diritti della minoranza russa in Estonia può costare anche più di 5 anni di carcere».

 

Prelevato dal posto di lavoro vestito com’era

 

   «In Estonia sequestrano le auto con targa russa - continua Sergej - e, quando sono stato informato d’essere considerato una persona minaccia per lo Stato, ho chiuso i conti correnti bancari. Il 14 febbraio 2023 ero al lavoro, presso un’azienda per il riscaldamento centrale. La polizia è venuta e m’ha sequestrato il cellulare e poi, vestito com’ero e con soli 400 euro in tasca (avevo appena ricevuto lo stipendio), m’hanno portato al confine con la Russia per espellermi. Sono stato costretto ad arrangiarmi con l’aiuto di conoscenti. Non ho mai ricevuto il sostegno o l’interesse da parte di organizzazioni umanitarie internazionali. L’Estonia m’ha annullato qualsiasi diritto acquisito: tfr, pensione ecc. Ora mi sto occupando d’avere finalmente la cittadinanza russa».

   Alla domanda “se non sottostasse ad Unione Europea, Usa e Nato e se non ci fosse in ballo il conflitto russo-ucraino, l’Estonia avrebbe compiuto queste oscenità?”, Išaulin replica che «era già iniziato un processo di repressione, però non si sarebbe mai lasciata andare ad agire in modo così spudorato. L’Estonia ora sta dando la possibilità ai cittadini ucraini d’operare come guardie di frontiera. In realtà cercano persone ucraine che conoscano la zona al confine con la Russia per ordire infiltrazioni in territorio russo per azioni di terrorismo».

 

Feriti durante l’attentato mortale al blogger nazionalista Vladen Tatarsky

 

   Come se non bastasse la gravità della sua situazione d’espulso in cerca di nuove opportunità di vita, Sergej s’è trovato coinvolto, assieme a Tatiana, nell’attentato del 2 aprile 2023 nello “Street Food Bar n. 1” in Universiteskaya Emb. 25, nei pressi del fiume Neva, dove è stato ucciso il blogger nazionalista Maksim Fomin (alias Vladen Tatarsky, Makiivka/Makeevka, oblast di Donetsk, 25 aprile 1982, ex combattente separatista con cittadinanza russa ottenuta nel 2021, 560mila suoi followers su Telegram) e 32 persone (tra cui la coppia) sono state ferite.

   La deflagrazione era avvenuta mentre si stava tenendo un incontro del gruppo nazionalista Cyber Front Z (“soldati dell’informazione russa”) nel locale di proprietà di Evgenij Viktorovič Prigožin (Leningrado, oggi Sankt-Peterburg, 1° giugno 1961 - Kuženkino, 23 agosto 2023), leader del Gruppo “Wagner”. L’esplosione sarebbe avvenuta per il tritolo contenuto in una statuetta regalata a Tatarsky da una ragazza presentatasi come Anastasiya (Nastya) e che lo stesso blogger ha invitato a sedersi proprio accanto a Sergej. Questi afferma che, prima dello scoppio, la giovane aveva alzato le mani davanti a sé quasi per proteggersi.

   Osservando un video registrato proprio in quei momenti, la sedicente Nastya, in colloquio scherzoso con Tatarsky, avrebbe prima avuto le mani stese - e non sollevate per una sorta di autodifesa - e quindi portate sulla bocca, sempre con un vago sorriso. A meno che la gestualità non avesse costituito un estremo rimorso, un tacito invito a non toccare o ad allontanarsi dall’oggetto, con le mani poi alla bocca al sapere cosa sarebbe accaduto.

   Arrestata in seguito, Nastya s’è rivelata essere Darya Trepova, 26 anni, di Sankt-Peterburg. Usata inconsapevolmente o sicaria con mandanti?

   Sono stati abbastanza gravi i danni subiti da Sergej e Tatiana, ad un paio di metri dal tragico botto. Al primo naso rotto e vari tagli (“mi hanno ricucito bene”, ci scherza sopra l’interessato, mostrando le cicatrici) con schegge ancora conficcate nella carne ed alla seconda ben cinque operazioni ad un occhio. Ma poteva andar peggio... 

 

Aiuti umanitari considerati “azioni illegali”

 

   Anche Zoia Paljamar, ex cuoca di Tallinn, ha un passaporto “alieno” (sic). È stata accusata d’essere una minaccia per il governo estone per le sue azioni di supporto, tramite aiuti umanitari, alle emergenze nel Donbass. Secondo il protocollo governativo, organizzare l’invio di generi primari per le popolazioni russofone del Donbass sarebbe configurato come sostegno al terrorismo russo contro l’Ucraina.

   «Abbiamo dato man forte a chiese, orfanotrofi, profughi nel Donbass - rimarca Zoia - inviando cibo, lavatrici, detersivi, medicine, vestiti ecc. commettendo, secondo gli organi ufficiali dell’Estonia, azioni illegali del tutto estranee al nostro operato».

   «Ci siamo mossi attraverso la nostra organizzazione umanitaria legalmente costituita (“Dobrosvet”, “Buona luce”) con carichi controllati alla frontiera. Gli estoni ci hanno poi accusati di far parte del Reggimento Immortale (in Russia, il 9 maggio d’ogni anno viene celebrata la “Giornata della Vittoria” - Den’ Pobedy - contro il nazismo mentre il Reggimento Immortale è un’azione civile nella quale ciascuno porta in manifestazioni pubbliche come questa i ritratti dei propri parenti morti combattendo, n.d.a.) e di non rispettare le leggi estoni avendo cura dei monumenti ai caduti sovietici e dei veterani della Grande Guerra Patriottica».

   «Per poter dimostrare che infrango le leggi nazionali - racconta Paljamar - m’hanno multata varie volte per divieto di sosta o per alta velocità. Sono stata tacciata di seminare odio tra russi ed estoni, d’aver parlato  addirittura in lingua ucraina, in una conferenza, della violenza dei profughi ucraini a Tallinn. Ho subito l’addebito di “pro Putin” quando io, invece, sono semplicemente “pro pace”. La polizia interpreta le cose a suo piacimento, conferma d’un sistema statale di contraddizioni».

   «I miei conti correnti erano già stati bloccati ancor prima della revoca del mio diritto a rimanere in Estonia. Mi sono recata in Norvegia e le autorità estoni non mi hanno notificato nulla durante quella mia permanenza. Hanno aspettato che mi spostassi in visita a degli amici a Sankt-Peterburg (in Russia, perciò in una nazione di non ritorno in Unione Europea), per notificarmi la sospensione per 10 anni del mio “alien’s passport”. Tutto è successo l’8 giugno 2023. A Tallinn ho dovuto lasciare mio marito con invalidità, oltre ad un figlio e due nipoti.  Ora vivo presso un’amica e sono in attesa di documenti per poter lavorare, nonostante abbia problemi di cuore (sono stata colpita da un principio d’infarto) ed asma».

   Tra questi rifiutati dalla matrigna Estonia presenti nel pub c’è pure Aleksei Esakov, cittadino russo con permesso di soggiorno espulso a sua volta da Tallinn il 4 maggio 2023. Storie diverse ma con uno stesso, disgustoso finale per autoritarismo patologico conto terzi, ormai incapace di controllarsi...




Durante l'incontro con gli espulsi dall'Estonia



Sergej Išaulin e Tatiana Lubina



Aleksei Esakov



L'alien's passport

 

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