D'Annunzio a 160 anni dalla nascita |
Notizie - Cultura |
Domenica 30 Ottobre 2022 16:43 |
D'Annunzio è il Novecento. Versi i 160 anni dalla nascita
Cosa resta di Gabriele D'Annunzio a 160 anni dalla nascita (anniversario importante per il 2023)? Io direi cosa non è rimasto! Ha rivoluzionato le arti e la letteratura oltre che i costumi e il modo di approccio ai linguaggi ma anche ai modelli politici pre Fiume e dal 1921 in poi. Certo, la sua poesia rompe gli steccati del tardo Ottocento ed è già verso moderno. La sua narrativa è il tragico che diventa inquieta bellezza nella malinconia ferita dei personaggi. Da Sperelli a quell'io narrante delle pagine del "Notturno".
D'Annunzio resta il Novecento, o meglio inventa un Novecento delle arti che raccontano la modernità. La sua filosofia non sta nei piaceri ma nella conoscenza delle sensualità tra emozioni, percezioni, sentimenti. Il suo incontro con Eleonora Duse è "fatale". È teatro nella vita oltre ogni altra donna ogni altro amore. È il fuoco nella pioggia che cade nel Pineto e scandisce il tempo nelle metafore del notturno.
Certo, è la recita ma è anche la vita che lascia il palcoscenico tra la scena esistenziale e la ribalta. È il Novecento. Senza di lui il Novecento tra culture e politiche non sarebbe stato quello che è stato anche tra Futurismo e avanguardie. La drammaturgia in teatro ha pervaso la grecità profonda in una profonda classicità che dai Greci giunge sino a Dante.
Sono passati anni dalla prima messa in scena al Teatro Costanzi di Roma con la Duse nelle vesti del personaggio del V Canto dell’Inferno di Dante. Il teatro è anche nel romanzo. Dante e D’Annunzio per una Francesca da Rimini portata in teatro da una splendida Eleonora Duse. Eleonora si abita nel suo destino il tragico del canzoniere che sembra recitare la Laura di Petrarca nelle vesti di Francesca da Rimini. Francesca sarà nel suo viaggio e nella teatralità di amante dolorante. Penetra profondamente il personaggio dantesco riportato sulla scena dal suo Gabriele. Cosa resterà allora? Non un ricordo. La trasparenza del velo che cade dal capo nel momento in cui Gabriele sente l’ora dell’immortalità. Il tempo di D'Annunzio non finisce perché è nel profondo delle civiltà che non trasferiscono e non trascrivono. Rappresentano come arte e si fanno arte. Il linguaggio anzi i linguaggi diventano definizioni di una innovazione non solo sul piano critico. Ma su quello delle umane lettere.
Qui umane lettere e civiltà dell'umanesimo sono un attraversamento, inteso come ho cercato di sottolineare nei tanti libri scritti e pubblicati su D'Annunzio, su Eleonora Duse e tra D'Annunzio e Dante, il tragico nella bellezza.
Nato il 12 marzo del 1863 a Pescara. Morto il 1 marzo 1938, a Gardone Riviera. Ho voluto portare solo un esempio, la Francesca da Rimini, perché credo che resta fondamentale. Una pietra miliare nel sogno avventura tra poesia, teatro e vita. Un unicum.
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