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Origini e mito della ‘’Canzone Napoletana’’ PDF Stampa E-mail
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Martedì 23 Agosto 2022 15:09

 

Articolo di Alex Ziccarelli

Origini e mito della ‘’Canzone Napoletana’’

              


 La canzone napoletana classica nacque  all’inizio dell’Ottocento, forte dei brani di cantanti e, soprattutto, dei parolieri, per lo più napoletani, anche però con i fondamentali  apporti degli illustri cantanti lirici del tempo. Per essere esatti, molte fonti sono concordi nel dire che sia il 1839 l’anno di nascita della propria canzone napoletana. Non che in precedenza Napoli non avesse avuto una cultura musicale già nota, anzi, la musica nel folklore partenopeo è sempre stata molto fiorente e permise il nascere di numerosi brani popolari, anche se, in realtà, si trattava di brani musicali e canzoni differenti ma possiamo dire che la musica popolare prima dell’Ottocento ancora non presentava la struttura lirica tipica di quella che venne poi riconosciuta  come la canzone napoletana classica. La questione delle origini della canzone napoletana presenta, infatti, diverse matrici dalle quali potrebbe essersi sviluppata. La tendenza più comune la vuole nata dai campi delle lavandaie di Antignano che, risalendo all’alba la collina del Vomero, solevano cantare ‘’Jesce sole’’ tutte insieme, anche per esorcizzare la stanchezza dalle fatiche. Ed è nel 400 che Alfonso d’Aragona istituì la sua prima scuola musicale ufficiale, cosicché da Napoli si diffuse in tutta Italia la ‘’villanella napoletana’’, anche se quelle veramente napoletane e non ‘’alla napoletana’’ furono pochissime perché sottendevano necessariamente alla conoscenza della musica. Nacque  nel 600 ‘’Fenesta ca lucive’’ e ‘’Michelemmà’’, la prima venne attribuita a Vincenzo Bellini e l’altra a Salvator Rosa. Nel diciassettesimo e diciottesimo secolo la tradizione popolare ci venne trasmessa attraverso musicisti come Cimarosa, Paisiello e Pergolesi che solevano inserire nei loro spartiti brani di canzonette per vivacizzare le loro opere. 

 

 

Il 7 settembre del 1839, venne presentata per la prima volta la canzone ‘’Te voglio bene assaje’’ alla Festa di Piedigrotta, il cui testo fu scritto da Raffaele Sacco mentre Filippo Campanella ne creò la musica. La canzone riscosse un successo clamoroso, si vendettero oltre 180.000 copielle, ovvero fogli con scritto il testo della canzone, attirando così l’attenzione di molti editori. Leggenda volle che, più tardi, si diffuse la notizia che l’autore del testo fosse stato in realtà Gaetano Donizetti. Come non ricordare Enrico Caruso, tra i primi agli inizi del ‘900 a portare il genere all’attenzione del mondo. Un attento studio della canzone italiana non può prescindere dall’analizzare la storia e l’evoluzione della musica napoletana, verso la quale la musica nazionale è in grandissimo e riconosciuto debito. Negli anni, l’appuntamento della Festa di Piedigrotta si dimostrò sempre più un importante momento di sperimentazione dei nuovi pezzi della canzone napoletana classica e del lancio degli stessi nel panorama musicale. Ma solo verso la fine del secolo e con l’avvento di musicisti come De Leva, Costa, Gambardella, De Curtis e poi Nardella, Tagliafini, E.A. Mario e poeti come Di Giacomo, Capuano, Bovio, Murolo, Nicolardi, ancora E.A. Mario e Russo che poi nacque il mito della canzone napoletana. Proprio a seguito di una discussione con Ferdinando Russo, si raccontò che anche Gabriele D’Annunzio si fosse cimentato nella stesura di un brano della canzone napoletana ‘’A Vucchella’’, per dimostrare la sua capacità di scrivere in lingua napoletana.

Nella prima metà del Novecento, la canzone napoletana trovò il suo massimo splendore e si diffuse anche all’estero grazie anche alle interpretazioni eseguite dai maggiori cantanti lirici del tempo. Nel Secondo dopoguerra, altri importanti poeti e parolieri contribuirono a mantenere viva la canzone napoletana, nonostante le difficoltà, a seguito delle ferite profonde provocate dalla guerra anche alla città di Napoli. Tra i personaggi più illustri si deve ricordare, senza dubbio, il grande Totò con ‘’Malafemmina’’ ma anche Renato Carosone. Quest’ultimo, pianista classico e jazzista, fuse le sue conoscenze musicali afroamericane con la musica napoletana creando un nuovo tipo di macchietta, più adeguata ad un’epoca di continuo cambiamento. La macchietta, già diffusa a fine Ottocento, è stata una modalità di esecuzione della canzone napoletana che  prevedeva la descrizione di personaggi e situazioni in modo molto caricaturale. I maggiori autori e interpreti del genere furono Nicola Maldacea, Nino Taranto e Vittorio Marsiglia. 
Negli anni Sessanta poi nacque  il Festival di Napoli, antecedente al Festival di Sanremo, che impose così la canzone napoletana ad ampio raggio lungo penisola italica. Grazie al Festival, emersero personaggi importanti come Sergio Bruni, Mario Abbate, Angela Luce, Giacomo Rondinella, Aurelio Fierro, Nunzio Gallo, Mario Trevi, Tony Astarita, Maria Paris, Mirna Doris e Mario Merola. Con il Festival di Sanremo, a questi nomi poi si affiancarono anche altri grandi interpreti come Domenico Modugno, Claudio Villa, Carla Boni, Wilma De Angelis, Ornella Vanoni e personaggi di scena, quali Renato Rascel, Franco Franchi, Nino Taranto e Oreste Lionello. 
Tantissime furono le canzoni note al grosso pubblico e, volendo fare un breve elenco, se ne possono annoverare alcune come ‘’Cicerenella’’, ‘’Lo Guarracino, la già detta ‘’Te voglio bene assaje’’, ‘’Santa Lucia’’,’’Funiculì Funiculà’’,’’Era de maggio,’’O sole mio’’,’’I’ te vurria vasà’’,’’Torna a Surriento’’,’’Comme facette mammeta’’,’’Tarantelluccia’’,’’Core ‘ngrato’’,’’Niní Tirabusciò,’’ ‘O surdato’nnamurato’’,’’Reginella’’,’’Passione’’,’’Dove sta Zazà?’’,’’Tammurriata nera’’,’’Anema e Core’’,’’Malafemmena’’,’’Maruzzella’’,’’Chella llà’’,’’Caravan Petrol’’ e tante altre ancora. Durante il periodo d’oro degli anni Sessanta nacquero anche delle ‘’fusion’’ musicali come quelle di Peppino di Capri che, appunto, fuse melodie partenopee con ritmi musicali stranieri, oppure Roberto De Simone che mescolò  la musica colta recuperando il folklore napoletano.Dopo gli anni Settanta, la situazione cambiò molto, i parolieri provennero dallo stesso strato sociale popolare degli appassionati della canzone napoletana e, conseguentemente, ci si allontanò da quell’opera cantata classica, iniziando così la nuova epoca dei cantanti napoletani neomelodici, primo fra tutti Nino D’Angelo, a cui faranno seguito, con delle differenze, Gigi Finizio, Gigi D’Alessio, Sal Da Vinci e poi altri ancora. Una particolare menzione va riconosciuta anche a Renzo Arbore che, con la sua orchestra e le sue rivisitazioni musicali, ha contribuito a portare il nome di Napoli e la canzone napoletana ovunque nel mondo.              

https://youtu.be/l6-Ztdi5k9k                                     

https://youtu.be/iCCPhG74jnw

Ultimo aggiornamento Martedì 23 Agosto 2022 15:13
 

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