Template Tools
Giovedì, 18 Aprile 2024
L´Opinione di Cevolani PDF Stampa E-mail
Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 
Notizie - Opinioni
Domenica 29 Maggio 2022 16:45

QUANDO IN UCRAINA E MOLDAVIA PROSPERAVA LA PIU' ANTICA  CIVILTA'  PACIFISTA  IN EUROPA

 

 Il punto di vista sulla guerra attuale tra Russia e Ucraina: un caso di analfabetismo funzionale

 

Giordano Cevolani

 


 

Localizzazione di resti archeologici della civiltà più avanzata dell'est-Europa che fiorì nel tardo-neolitico  fra il 5500 a.C. e 2750 a.C. ca. nella regione dell'attuale Romania (Moldavia rumena), Moldova e Ucraina

 

Sembra un paradosso ma un esempio di grande modernità arriva proprio dall’est-Europa antica, come emanazione dalla rivoluzione culturale del Neolitico che ha portato all'invenzione della scrittura e ad altre importanti innovazioni (vedi, l'invenzione della ruota, del tornio del vasaio e del telaio per la tessitura..), l'uso del bronzo che segna il vero inizio dell’età dei metalli, e, non ultimo, la costruzione di vere e proprie città. Queste innovazioni che avvengono in un periodo in cui l'agricoltura e l'allevamento si sono già affermate e sempre più si ricorre a documenti contabili e a transazioni commerciali, sono un importante lascito di alcune società dimenticate dai testi di storia, che vanno sotto il nome di società gilaniche. Tali società  sono radicate all’interno della cultura archeologica Cucuteni-Trypyllian (C-T) del tardo-neolitico che fiorì fra il 5500 a.C. e 2750 a.C. ca. nella regione dell'attuale Romania (Moldavia rumena), Moldova e Ucraina.

 

Società gilaniche e la cultura Cucuteni-Tripyllian (C-T)

Società gilanica  richiama il neologismo gilania (coniato dal greco gyne-donna e andros-uomo, con la lettera l intermedia, da lyein- liberare) e indica un tipo di società plurimillenaria (8000-2500 a.C. nel Neolitico) studiata a fondo dall’archeologa lituana M.Gimbutas, che da tempo sostiene l’ipotesi di una società autorganizzata e pacifista in assenza di autorità e gerarchia, dove le donne hanno un ruolo paritetico a quello degli uomini. Tracce di società gilaniche che forniscono una descrizione dell’organizzazione sociale del Neolitico sono emerse dai reperti archeologici del vicino oriente e dell’est-Europa, in particolare, a Cucuteni (Moldavia rumena) vicino a Iasi,  Carbuna (Moldova) nei pressi di Chisinau, e Talianki (Ucraina). La cultura di Cucuteni-Trypillya (C.T), nota anche come cultura di Cucuteni (da Cucuteni vicino a Iasi, nella Moldavia rumena), e cultura di Trypillya (da Trypillya in Ucraina) è una cultura archeologica del tardo-Neolitico, portata alla luce da scavi archeologici alla fine del XIX secolo. 

 

Secondo R. Fulford (nel saggio Cio’ che non sappiamo non si riferisce..), i Trypillyani costruirono le più grandi città in Europa, ognuna di esse con 10.000 - 15.000 persone. Gli insediamenti sarebbero stati bruciati ogni 60-80 anni quando si verificavano spostamenti in altri luoghi. Sembra che la città maggiore sia stata Talianki, con circa 15.000 abitanti, che coprì un'area di 450 ettari, con 2.700 case (3700 a.C), vicino alla città di Taine a circa 240 km a sud di Kiev, nella regione del Dnestr-Dnepr. La cultura C-T si concentrò in un'area lungo il medio e l'alto corso del Dnestr con un'estensione verso nord-est fino al Dnepr.

 

Ricostruzione di Talianki, Ucraina, datata circa 6000 anni fa, come risulta da scavi archeologici

 

Anche nel sud della Moldova è stato  scoperto un villaggio nei pressi di Cealic, Taraclia, villaggio nell’estremo sud a 70 km dal delta del Danubio, che rappresenta un insediamento del tardo-neolitico, appartenente alla C-T. che risale al V millennio a.C. La scoperta è stata fatta di recente dalla "Scuola Superiore di Antropologia" di Chisinau in cooperazione con il Dipartimento dell'Istituto Archeologico Tedesco, e dall'Istituto della Libera Università di Berlino. Era infatti inverosimile pensare ad una cultura così estesa senza averne traccia anche in Moldova.

 

 

Ricostruzione di un tipico villaggio tardo-neolitico in  Moldova (https://m.moldovenii.md/md/section/220/content/873)

  

Dopo l’esplorazione dello strato superficiale dell’area interessata dove erano presenti antiche strutture, si è arrivati alla scoperta di un intero quartiere del villaggio, costituito da una decina di case di grandi dimensioni. Si ritiene che il villaggio sia stato costruito secondo un progetto architettonico preciso, che rivela competenze specifiche in ingegneria negli abitanti dell'attuale territorio della Moldova a partire da circa 7000 anni fa. Gli scavi successivi hanno permesso di individuare le antiche rovine di una grande casa di mattoni di 4 x 7 metri, con resti di muri, pareti divisorie, frammenti di ceramiche, statuette, in pietra e osso. Sono stati raccolti una notevole quantità di utensili in selce, costituiti prevalentemente di materie prime importate, provenienti da territori limitrofi.

 

Da società pacifiste millenarie a società autoritarie/aggressive

 

Solo successivamente, i C -T prevalentemente agricoltori, iniziarono a fortificare le loro città, laddove una volta non vi era affatto la necessità di realizzare una fortificazione o il bisogno di usare le armi.

L'improvvisa scomparsa di molti villaggi della C-T ha condotto recentemente gli archeologi a credere che essi fossero conquistati e assimilati ad un'altra cultura. Oggi abbiamo una percezione meno frammentaria dell’epilogo di questa straordinaria cultura che ha pochi eguali nel percorso della civiltà dei nostri antenati. La cultura ‘pacifista’ C-T è stata soppiantata da un’altra cultura più autoritaria e aggressiva, la cultura Kurgan, un insieme di culture preistoriche e protostoriche dell'Eurasia (Europa orientale, Asia centrale e Siberia) fino ai Monti Altai e alla Mongolia occidentale. I kurgan, erano popoli proto-indoeuropei aventi una cultura guerriera apparsi nell'età del bronzo  nel periodo 4000a.c. - 2000 a.C. a nord del Mar Nero che annientarono le culture tardo-neolitiche in quella regione.  Tale etnia si sarebbe poi dispersa per l'Eurasia a causa  di instabilità di carattere demografico e climatico, dando così origine a diversi popoli che conservano tuttora fortissime ed evidenti analogie linguistiche (lingue indoeuropee). I proto-indoeuropei imposero tanto la lingua quanto la religione ai popoli assoggettati, benché tracce di lingua e di religione di questi ultimi rimasero nella risultante lingua e cultura “indoeuropea”. Ecco perché c'è chi ipotizza che l’indoeuropeo può essere considerato il risultato della mescolanza dei kurgan con gli abitanti dell’Europa antica. 

 

A partire da circa 5500 anni fa (3500 a.C.) si sono susseguite  diverse fasi più fredde (periodi neoglaciali o neoglaciazioni), come risulta dai dati paleoclimatici e dai reperti analizzati con la tecnica del radiocarbonio, che avrebbero spinto queste popolazioni a cercare territori più fertili.  Anche se le ragioni dell’improvvisa scomparsa di questa grande civiltà appaiono ancora oggi non del tutto chiare e interpretabili solo in parte con le mutate condizioni ambientali, sembra che l’origine dell’idioma della lingua indo-europea debba essere ricercata proprio tra queste popolazioni di questa civiltà tardo-neolitica.

 

La prima ondata di migrazione dei kurgan (4400-3500 a.C.) che vennero a contatto con la cultura C-T in Ucraina e Moldavia, decretandone poi la scomparsa (mappa dell’archeologa M.Gimbutas).

 

Per l’alto grado di evoluzione della C-T c’è addirittura chi ipotizza che questa zona attorno al Mar Nero sia la culla della civiltà sumerica, se non, addirittura, il luogo della mitica Atlantide.

La misteriosa cultura C-T viene oggi considerata una delle più grandi civiltà d’Europa fino ai giorni nostri.

 

Un caso di analfabetismo funzionale: il progresso tecnologico troppo spesso non si coniuga con il termine civiltà.

Oggi dopo quanto abbiamo appreso dalle civiltà passate e dopo quanto siamo costretti a vivere a contatto della sanguinosa guerra tra Russia e Ucraina, siamo portati a sostenere che gli antichi siamo noi. Siamo consapevoli  di essere nelle mani di analfabeti funzionali che occupano posizioni apicali, di dipendere dal volere di pochi che prendono decisioni sulla pelle di troppi. E questo è un aspetto di questa nuova cultura contemporanea globalista che fa ricorso sempre più a strumenti di offesa (le armi  sono solo un esempio tra tanti) alla ricerca della stabilità e della pace ma che  ignora l'eredità lasciataci dai nostri antichissimi antenati se parliamo della rivoluzione tecnologica del neolitico che é stata una vera rivoluzione cultura,  come detto all'inizio quando si è assistito alla fondazione di società pacifiste plurimillenarie, società matriarcali  con il culto della Dea (la Dea Madre, una divinità femminile) che hanno avuto vita in  Moldavia (Moldavia rumena e Moldova) e in Ucraina, oggi teatro di una feroce guerra 'fratricida'...
Questo analfabetismo funzionale si traduce  nell'incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni riscontrabili nell'attuale società e nella propensione ad attingere  a piene mani in modo improprio e pericoloso alle risorse disponibili che potrebbero essere maggiormente incanabili in attività volte alla crescita e al benesere della società. Di questi tempi, queste parole sembrano suonare come vuote ed enfatiche

 

Nel suo prezioso volume intitolato “La Civiltà della Dea” l'archeologa Gimbutas descrive  la progredita capacità creativa e costruttiva delle società matriarcali del tardo-neolitico, sottolineando la qualità e il significato delle decorazioni dei manufatti ritrovati presso le abitazioni o nelle sepolture, prive di qualsiasi oggetto che potesse far pensare a un uso offensivo nei confronti di esseri umani.

La storia della nuova cultura patriarcale ‘Kurgan’ che decretò la fine delle società matriarcali pacifiste, é invece quella di un popolo destinato ad invadere mezza Europa e a contaminare l’altra metà, come gran parte dell’Asia, fino all’India (per questo motivo i popoli contaminati da questa cultura, sono stati definiti «indoeuropei»), distruggendo o trasformando profondamente tutte le antiche civiltà esistenti prima dell’Età del Bronzo.

Dai reperti riesumati di questa cultura si apprende che,  nelle aree circostanti il medio e basso corso del Volga il cavallo diventa il più potente mezzo di comunicazione e trasporto. Questa innovazione riduce notevolmente i tempi di viaggio, annullando qualunque tipo di confine territoriale precedentemente esistito e divenne con il tempo anche uno strumento insostituibile  di violenze e conseguenti ritorsioni, che, per la prima volta nella storia della specie umana, sfociarono in conflitti armati misconosciuti alle società matriarcali. La domesticazione del cavallo e condizioni climatiche eccezionalmente miti (Periodo caldo medioevale), permisero nel Basso Medioevo al mongolo Gengis Khan di costruire il più grande impero che la storia ricordi, con un'estensione pari a 25 milioni di chilometri quadrati, che interessò da vicino il territorio dove 6 mila anni prima prese vita la più antica civiltà dell'Europa orientale e non solo. Il Khanato dell'Orda d'Oro era un regno turco-mongolo fiorito in Russia nei secoli XIII-XVI, uno dei quattro khanati in cui venne diviso l'Impero Mongolo dopo la morte di Gengis Khan, ed era uno sterminato territorio che aveva il suo confine occidentale proprio a ridosso del Nistro, includendo in tal modo una parte della Moldavia, l'Ucraina e una parte della Russia meridionale.

 

 

Il Khanato dell'Orda d'Oro nel 1389 d.C.,che includeva parte della Moldavia, l'Ucraina e parte della Russia meridionale.

 

Gli storici considerano le incursioni e le invasioni mongole come alcuni dei più sanguinosi conflitti nella storia umana fino a tutto quel periodo. I Mongoli portarono il terrore in Europa su una dimensione mai più vista fino al XX secolo.Per la cronaca le incursioni arrivarono fino al bordo orientale dell’Italia, a Fiume per l’esattezza, dove fortunatamente furono battuti e si ritirarono.

In un certo senso oggi, con i necessari distinguo, l'aggressione della Russia all'Ucraina, richiama l'aggressione dei kurgan, popolazione siberiana nei confronti di un cultura preesistente confinante che rischia di essere completamente annientata. I kurgan seguaci di una cultura guerriera ben sostenuta dalla domesticazione del cavallo riuscirono a soverchiare e a prevalere sui popoli conquistati ma in questa aggressione vennero pressoché ignorate le conoscenze e i conseguenti benefici del lascito delle culture che andarono a soggiogare. In questo caso,  non andrà a finire  - e' sperabile più che presumibile.-  come 5000 anni fa, ma questo accostamento che proponiamo, oltre che curioso, è anche  singolare, soprattutto se pensiamo che Kurgan, è  una città siberiana, capitale  dell’oblast (regione) omonima; e Kurgan, è anche un personaggio immaginario del film , Highlander, l'ultimo immortale, l’immortale ‘negativo’, sadico e malvagio, che compare,  anche nei romanzi e nei fumetti.

Il nostro punto di vista sulla guerra in atto nel vicino Oriente, parte da una celebre frase di Galilei che di fronte ai giudici dell'Inquisizione dichiaro': «Felice il Paese che non ha bisogno di eroi!» . Dopo la caduta di Marioupul e la resa delle milizie nelle famose acciaierie Azovstal dopo un'eroica resistenza durata quasi 3 mesi,  si apre una nuova fase della guerra che offre uno spiraglio per dar inizio a trattative che possano prima sospenderla e poi terminarla. Il controllo del mare d'Azov e Mar Nero, considerati dalla Russia un obiettivo primario per poter accedere tranquillamente nel Mediterraneo dopo l'alleanza di reciproco interesse commerciale, certamente 'non spirituale', con la Turchia, è una scenario nuovo che rafforza da una parte le ambizioni russe sempre alla ricerca di mari caldi per interessi di supremazia,  ma a cui verrà chiesto di fare un passo indietro rinunciando a parte dei territori occupati. In assenza di trattative,  i Russi continueranno nell'opera di devastazione nel territorio dell'Ucraina che comporterà un ulteriore incalcolabile numero di lutti.

Al di là di queste evidenze e curiosità, è oggi più importante stabilire se il progresso tecnologico affiancato da un modello di società autoritaria, sia più importante nel decretare l’avanzamento della civiltà dell’uomo rispetto al progresso raggiunto nelle espressioni artistiche e nel tenore di vita conseguito con l’avanzamento dell’agricoltura e dell’allevamento, inserito in un modello di società egalitaria/pacifista come quella qui citata della cultura C-T. Si potrebbe obiettare che il progresso tecnologico se da una parte facilita la nostra vita nella comunicazione e nei contatti tra i popoli, la priva spesso della sua bellezza e della sua qualità, portando con sè disuguaglianza, gerarchia,  intolleranza e oppressione.

A quale modello vogliamo credere?  Una risposta al riguardo ce l'abbiamo già: il progresso tecnologico, quello votato principalmente all’ 'arte' della guerra non si coniuga con il termine civiltà.

 

 Per approfondimenti:

 

 

https://leggi.amazon.it/sample/B07B2FQY5H?f=1&l=it_IT&r=c0bfa526&rid=3AH2HGRDJAQ2BZK63B84&sid=259-3002124-6255535&ref_=litb_m

Ultimo aggiornamento Lunedì 30 Maggio 2022 12:10
 

Ultime Notizie

L´opinione di Maceri 09.04.2024
Il referendum sull'aborto in Florida: luci per Biden, ombre per Trump?  ... Leggi tutto...
L´opinione di Beccalossi
  Chiasso assordante per il “caso Salis”. Ed i tanti altri... Leggi tutto...
L´opinione di Maceri 28.03.24
Il conflitto fra governo statale e federale sull'immigrazione: il Texas sfida... Leggi tutto...
L´opinione di Maceri 23.03.24
I documenti riservati di Trump e Biden: la giustizia imparziale di Hur?  ... Leggi tutto...
L´opinione di Maceri 14.03.24
Cause civili e criminali: luci e ombre per Trump   “Certo che ha i... Leggi tutto...

Rivista La Gazzetta

 
Edizione 41
La Gazzetta 41
 

40 | 39 | 38 | 37 | 36 | 35 | 34 | 33 | 32

31 | 30 | 29 | 28 | 27 | 26 | 25 | 24 | 23

22 |