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Notizie - Brasile
Giovedì 28 Aprile 2022 22:28

PORTA (PD)


PORTA (PD) SUL VOTO ALL’ESTERO: L’ANTIDOTO AI BROGLI ELETTORALI NON E’ L’ISCRIZIONE AL REGISTRO DEGLI ELETTORI MA UN INTERVENTO SERIO E ARTICOLATO SULLE PROCEDURE ELETTORALI 

L’indagine conoscitiva promossa dalla Giunta per le elezioni della Camera è un importante risultato della coraggiosa iniziativa di denuncia avviata con il mio ricorso al Senato e con quello presentato alla Camera dei Deputati da Alberto Becchi, a seguito dei brogli verificatisi a Buenos Aires nel corso delle ultime elezioni politiche. 

Un senatore dell’USEI passato al MAIE è decaduto, due inchieste della magistratura italiana e argentina sono attualmente in corso e dopo la Giunta del Senato anche quella della Camera, istituendo questa commissione d’inchiesta, ha nei fatti confermato la gravità degli episodi che hanno riguardato anche l’elezione dei rappresentanti di questo ramo del Parlamento. 

Saluto favorevolmente quindi l’esigenza, emersa da tutte le audizioni tenutesi finora, di introdurre criteri ed elementi di miglioramento del voto all’estero con la finalità di impedire o comunque rendere sempre più difficili (e soprattutto passibili di chiare sanzioni) il ripetersi di tali episodi. 

La bussola per giungere a questo risultato non può essere però quella del “risparmio sulla democrazia”, che oltre a ridurre drasticamente la partecipazione al voto rischierebbe paradossalmente di favorire un tipo ancora più sottile di manipolazione del consenso da parte di gruppi organizzati intenzionati a interferire in maniera illecita sul libero e democratico esercizio di questo diritto.   E’ il caso della cosiddetta “inversione dell’opzione”, ossia dell’obbligo di pre-iscrizione da parte dell’elettore ad un apposito registro elettorale.   Un metodo apparentemente semplice ed efficace, che oltre a ridurre notevolmente i costi consentirebbe di individuare meglio la platea degli aventi diritto al voto.   Purtroppo l’esperienza delle due ultime tornate per l’elezione dei Comites ci ha mostrato che i rischi di questa “opzione” sono superiori ai vantaggi: non solo la partecipazione, in assenza di una capillare campagna di informazione che avrebbe bisogno di almeno quattro o cinque anni per essere implementata, crolla in maniera verticale ponendo seri dubbi sulla legittimità stessa dell’elezione dei rappresentanti; la pre-iscrizione è stata infatti utilizzata, grazie al possesso di elenchi e contatti, da gruppi e organizzazioni che all’insaputa degli stessi elettori hanno in diversi casi pre-costituito il risultato finale delle elezioni manipolando all’origine la stessa spedizione e ricezione delle schede elettorali.   Un sistema più semplice ed economico, in sostanza, per influenzare l’elezione in maniera illegale. 

Occorrerebbe invece intervenire, come il PD chiede da tempo e come il mio caso ha dimostrato palesemente, sulla certificazione del voto, sulla stampa delle schede, sull’organizzazione dello scrutinio e su una chiara definizione delle responsabilità civili e penali di chi commette o rende possibili brogli elettorali. 

Spero che nelle prossime settimane sarà possibile verificare la possibilità di introdurre tali modifiche anche nel quadro di un intervento più ampio sulla legge elettorale all’estero, che necessita di correttivi anche alla luce della pesante riduzione del numero dei parlamentari. 


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STIPULARE NUOVI ACCORDI PREVIDENZIALI CON I PAESI ESCLUSI DELL’AMERICA LATINA: LA MIA INTERROGAZIONE

Presunte ragioni economiche (mancanza di fondi), varie ragioni politiche (scarse volontà e lungimiranza), ragioni generazionali (gli esperti del settore – ricordate i vari Randisi, Scarano, Giordano, Cuzzocrea, Russo e tanti altri, amici degli emigrati - che sono andati in pensione e solo in parte sono stati sostituiti), e l’Italia, da molto tempo oramai, non stipula o rinnova gli accordi bilaterali di sicurezza sociale. Ho infatti appena presentato una interrogazione ai Ministeri del lavoro e degli Affari esteri, per ricordare al Governo che in America latina (ma non solo) ci sono ancora importanti Paesi di emigrazione italiana (come Cile, Perù, Ecuador, Colombia e Paraguay) con i quali lo Stato italiano non ha ancora stipulato una convenzione di sicurezza sociale nonostante la presenza di decine di migliaia di cittadini italiani e una consistente immigrazione in Italia di cittadini di tali Paesi. Ho sottolineato al Governo che si tratta di un dovere morale e umano (e una iniziativa di valore politico ed economico) avviare e concludere accordi previdenziali che tutelino gli interessi di persone ed imprese impegnate in quei Paesi del Sud America. Ho stigmatizzato nella mia interrogazione che con il Cile una convenzione di sicurezza sociale è stata firmata addirittura nel lontano 5 marzo 1998, e successivamente il 19 novembre 1999 l’accordo amministrativo per l’applicazione della convenzione e che il Parlamento cileno ha già approvato la convenzione ma manca l’approvazione del Parlamento italiano per la sua entrata in vigore; con l’Ecuador e con il Perù sono stati avviati negoziati diplomatici per le eventuali intese bilaterali e predisposte le bozze degli accordi di sicurezza sociale ma l’Italia ha rappresentato a tali Paesi le presunte difficoltà finanziarie che rallentano la finalizzazione degli accordi; con la Colombia e il Paraguay attualmente non vi sono in corso negoziati in materia di sicurezza sociale. Ho ricordato che dalla vigenza di tali accordi deriverebbero quindi benefici, in termini di reciprocità, calcolabili sotto il profilo della tutela previdenziale dei lavoratori, nonché di aumento dei redditi e della competitività delle imprese e ho

quindi chiesto al Governo quali iniziative urgenti si intendano adottare per ampliare e aggiornare il quadro di tutela previdenziale in regime internazionale con la stipula di convenzioni con i Paesi succitati dove vivono importanti comunità di cittadini italiani e da dove sono immigrati in Italia migliaia di lavoratori locali. Credo che stiano maturando i tempi per una ripresa dell’attività negoziale italiana in materia di sicurezza sociale anche alla luce della ripresa della mobilità internazionale di lavoratori e imprese che vanno tutelati adeguatamente dal nostro Stato.

Ultimo aggiornamento Venerdì 06 Maggio 2022 09:11
 

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