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Ad una donna non è permesso di essere donna! PDF Stampa E-mail
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Sabato 26 Marzo 2022 14:49
  

 

 

Le combattenti

 

 

La giovane afghana Samira Asghari

 

 

 Dolores Di Mambro

 

Sono di pochi giorni fa le immagini delle studentesse afghane contente di poter ritornare nelle aule nel riprendere gli studi, apparse purtroppo dopo appena poche ore, attonite e sconvolte, nel dover rientrare nelle proprie abitazioni a causa del regime talebano.

Ma, nonostante rimanga difficile mostrare l’altra faccia della medaglia, l’universo femminile avanza inesorabilmente scuotendo le coscienze.

Sorridente eppur estremamente decisa e determinata, la giovane afghana Samira Asghari mentre riceve il “Premio Semplicemente Donna – Diritti Umani” in quel di Castiglion Fiorentino, dinanzi al folto pubblico del Teatro Mario Spina, racconta del suo percorso di vita assieme a quello di tante altre donne, in questi momenti estremamente difficili e tortuosi nell’ Afghanistan stesso.

Ringraziando innanzi tutto gli organizzatori di tale Premio per la cura ed impegno messo in questo importante incontro, il mio pensiero va in primis alla mia bella famiglia capace di sostenermi in ogni frangente, sino al raggiungimento della laurea. L’istruzione e l’educazione sono valori assolutamente fondamentali per tutti, uomini e donne anche se purtroppo, soprattutto per noi esseri femminili, è una continua lotta proseguire a causa del regime talebano che vieta ogni forma di studio. Questo è semplicemente terribile poiché chi è costretto a lasciare il paese non ha scelta, riflettendo tuttavia che, con la semplice istruzione di base, il futuro appare decisamente migliore. Il mio è un discorso ad ampio raggio, volto anche nei confronti della “new-generation” in quanto ‘sapere’ regala energie allargando ogni confine.

Da sportiva convinta, giocatrice di basket femminile, osservo che anche lo sport è fondamentale, senza dimenticare l’aiuto della tecnologia. La forza è la nostra cultura ed ogni donna deve essere ben cosciente di questo. Nel mondo ci sono grosse sfide – proseguiva - e, proprio il mondo stesso, ha bisogno della nostra solidarietà ricordando che in simili situazioni, bisogna essere unite credendo in ciò che facciamo.”

 

Carla Cavicchini

 

Dolores Di Mambro – docente Scienze Umane Istituto Mazzini di Cassino

 

“Sono: una donna, una madre ed un’insegnante. Mi sento fortunata di poter vivere in un paese libero che non ostacola la costruzione della mia identità personale e culturale, ma, pensando ai diritti delle donne, il mio pensiero va alle migliaia di loro, in Afghanistan, che ogni giorno convive tra divieti e proibizioni, minando i loro diritti fondamentali. In paesi con regimi totalitari, manca il concetto di libertà di espressione e di informazione. Le donne troppo spesso sono costrette a ridimensionare ogni espressione di loro stesse, in quanto sotto controllo costante degli uomini. Per comprendere cosa accade loro, è sufficiente analizzare le proibizioni a cui sono sottoposte da quando i talebani hanno ripreso il controllo del Paese. Ad una donna, non è permesso di essere donna. Le proibizioni comprendono le normali attività quali andare in bicicletta, fare sport, presenziare in trasmissioni e radio, indossare jeans, portare tacchi, con obbligo d’indossare il burqa. Tale condizione femminile è stata per secoli difficilissima, per effetto di quel retaggio culturale - soprattutto religioso - che voleva e vuole! donne completamente assoggettate agli uomini, ridotte a quel nulla che non vada oltre la capacità riproduttiva, ed ancora, essere schiave dei voleri del maschio, padre padrone! A dimostrazione di questo, la dilagante povertà costringe molte mamme a vendere i propri figli presso una sorta di “ mercato nero” della disperazione. Mi tornano alla mente celebri romanzi, storie e autobiografie precedentemente lette, che parlano di speranza, di coraggio, nonché del desiderio di molti afghani, di non soccombere chi con la violenza impone le proprie idee, pretendendo che tutti si adeguino a un mondo fatto di paura e di silenzio, dove essere semplicemente umani, con desideri, aspirazioni e sogni, non rappresenti una scelta contemplata, bensì qualcosa da frenare e punire come la più grave delle colpe. Ritengo doveroso sperare che la Comunità Internazionale, riesca a rimanere aggiornata sull’evoluzione di tale situazione, adoperandosi per mirati interventi. In questo clima di incertezza, una cosa sicura è continuare a parlare dell’Afghanistan tenendo ben accesi i riflettori sul dramma che sta vivendo la popolazione, e, in particolar modo, la condizione femminile.”

 

Dolores Di Mambro

 

Doveroso a questo punto ricordare anche la scultrice Elisa Morucci vestita d’ abito tradizionale afghano per i diritti delle donne, durante la scorsa “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia” quale segno di solidarietà alle donne in lotta a Kabul e nel resto del paese.

Parlo di donne scese in piazza a volto scoperto rischiando la propria incolumità – spiega - estremamente determinate a far valere i loro diritti conquistati negli ultimi venti anni che adesso, purtroppo, si stanno sfaldando col ritorno del regime talebano. Il paese è martoriato in questo clima dopo anni ed anni di lotte cruciali, rischiando di vanificare tutto. E’ pertanto dovere morale in quest’epoca dei media, della globalizzazione, pensare ad azioni concrete in merito, sensibilizzando l’opinione pubblica intera ricordando la forza delle donne infinita”.

 

Elisa Morucci

 

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