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Notizie - Opinioni
Sabato 26 Marzo 2022 14:27
  

 

 

Milano, assalto ai forni (Promessi Sposi)

 

Il 6 gennaio 2021 migliaia di facinorosi, sostenitori dell’allora presidente Donald Trump, da lui sobillati, diedero l’assalto al Congresso degli Stati Uniti, cercando di evitare che la vittoria di Joe Biden nelle elezioni del 3 novembre fosse certificata da senatori e deputati. Cinque furono le vittime fra cui un agente, ma grande fu lo sconcerto dell’opinione pubblica americana che non ricordava episodi di tal genere.

 

Si trattò di una delle pagine più buie della storia americana, vero attacco alla democrazia che riporta alla memoria il capitolo XII dei Promessi Sposi, che parla dell’assalto di una folla inferocita al forno delle grucce e alla casa del Vicario, colpevole di aver aumentato il prezzo del pane creando una grave crisi alimentare. In verità le cause erano molteplici e tutte valide: le stagioni contrarie, la guerra per la successione nel ducato di Mantova, il saccheggio delle truppe di occupazione e di passaggio, l’abbandono delle terre da parte delle classi privilegiate, le pesanti tasse.

 

Manzoni si rivela attualissimo nell’individuare in quella folla tumultuante, sia il calcolo di quanti perseguono un piano ben preciso di sommovimento, sia l’incontrollato istinto di quanti sono più facili ad infiammarsi. Come a Capitol Hill, nella massa urlante c’era un po’ di tutto: i partigiani della pace mescolati ai più facinorosi, uomini diversi con propositi diversi e sentimenti contrastanti. Tutti, però, strumento di facile manovra per chi sa come muoversi, per chi è accortamente astuto. La pagina dell’assalto al forno delle grucce è una delle migliori dei Promessi Sposi, perché della psicologia della massa, Manzoni coglie tutte le variabili nel suo comporsi e scomporsi, incerta e disorientata sotto l’influenza di mestatori.

 

E’ la folla delle sommosse, delle rivolte popolari che non è popolo, perché il popolo vive di vista propria; la folla, la massa ha bisogno di essere spinta a fare qualcosa perché è inerte, non è vitale di per sé. Il popolo al contrario, è espressione di vita perché gli uomini che la compongono sono tutte consapevoli dei propri doveri oltre che dei propri diritti, hanno precise responsabilità a cui cercano di assolvere come meglio possono, hanno il senso del bene comune. La massa invece è facilmente manovrabile da chiunque ne sappia sfruttare gli istinti o le impressioni, sempre pronta a seguire, oggi questa, domani quella bandiera.

 

Mentre però lo Stato trae giovamento in ogni settore dal popolo che lavora per il bene comune, non altrettanto si può dire della massa che, troppo spesso nel corso della storia, è servita ad un solo uomo o ad un gruppo di uomini, per imporre il proprio arbitrio su tutti a danno dell’interesse comune. Proprio la mancanza di una precisa identità, sia politica che sociale e religiosa, fa della massa la vera nemica della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza di tutti gli uomini.

 

*già docente di Storia e Letteratura italiana

 

Fonte: G. Palmerini

 

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