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Notizie - Opinioni
Mercoledì 23 Marzo 2022 16:49

Transnistria, il piccolo paese dell'Est dal futuro 'sospeso'

 

 

 

Il teatro della Guerra Russia-Ucraina nel marzo 2022

 

La Transnistria è la piccola repubblica secessionista dalla Moldova che non esiste sulle carte geografiche ma che tutti vorrebbero controllare, stretta tra Moldova e Ucraina e posta sulla sponda orientale del fiume Nistro (dal nome latinizzato del fiume Dnestr). Storicamente la Transnistria è sempre stato un territorio di confine lungo 400 chilometri, schiacciato tra le due regioni dell’ex Unione Sovietica ed è stata luogo di duri scontri per gli equilibri geo-politici dei paesi confinanti. Strategicamente questa regione gioca un importante ruolo 'cuscinetto' tra Russia e Ucraina, che si ripercuote nell’attuale crisi a cui stiamo assistendo. Non è superfluo ricordare che la zarina Caterina II la Grande aveva posto i confini del suo sterminato impero proprio sul Nistro dopo la vittoria ottenuta nel 1792 sui Turchi, costretti alla 'pace eterna', ottenuta dal generalisimo Aleksandr Vasil'evič Suvorov, eroe nazionale della Transnistria. E' inimmaginabile che il nuovo 'zar' Vladimir Putin, particolarmente attento alle moderne vicende storiche che hanno visto la Russia protagonista della politica europea, rinunci ad un importante pezzo, se pur piccolo, del vecchio impero russo; e l'Italia farebbe bene a ricordare che quello stesso Suvorov che compare nelle bancanote da 1 rublo della Transnistria entrò trionfalmente a Milano alla testa delle forze austro-russe il 29 aprile 1799, acclamato dalla popolazione, dopo aver battuto i francesi di Napoleone, visti a quel tempo alla stregua di razziatori e predatori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il generalisimo Aleksandr Vasil'evič Suvorov, eroe nazionale della Transnistria,che compare nelle bancanote da 1 rublo (a destra) della Transnistria entra a Milano alla testa delle forze austro-russe il 29 aprile 1799, acclamato dalla popolazione, dopo aver battuto i francesi di Napoleone, visti a quel tempo alla stregua di razziatori e predatori

 

 
   
 

 

 

La Transnistria, a differenza del Donbass, non ha ancora preso una posizione ufficiale sulla guerra e resta un avamposto strategico di Mosca ai confini con l’Ue che potrebbe ricongiungersi in un prossimo futuro al Donbass e a Odessa.

Il segretario di stato americano, Blinken, durante la sua visita in Moldova, domenica 6 marzo, ha menzionato il "processo di pace in Transnistria guidato dall'OSCE" mostrando l'interesse statunitense per la stabilità dell'area, per un allontanamento dall'orbita russa della piccola repubblica: "Ho ringraziato la Moldavia per la sua risposta umanitaria alla guerra di Putin contro l'Ucraina, ed ho ribadito il sostegno degli Stati Uniti al suo programma di riforme e al processo di pace in Transnistria guidato dall'OSCE". E anche questo è un segnale molto chiaro che a Chisinau, capitale della Moldova, la tensione sta salendo sempre di più, rischiando di mettere in ginocchio una nazione già investita in pieno dall’ondata dei profughi in fuga dall’Ucraina in guerra, proprio dietro i suoi confini. In più c'è il timore che in aiuto all’esercito russo potrebbero arrivare le truppe di volontari transnistriani attaccando dall’entroterra la città d’Odessa, che si ritroverebbe così coinvolta su due fronti, rischiando di cadere e permettere all’esercito russo di avanzare non solo in Ucraina, ma anche in terra moldava, puntando dritto proprio alla Transnistria.

 

Transnistria e Gagauzia – un’altra enclave russofona nel meridione della Moldova – aderiscono con Abkhazia e Ossezia del Sud alla ristretta cerchia di piccoli Stati di fatto, ovvero entità politiche che hanno raggiunto una duratura sovranità interna. Da uno sguardo attento sull’area geografica che si affaccia sul Mar Nero non può sfuggire che questi altri “Stati” potranno unirsi con la Crimea alla Russia o continuare come Stati di fatto, e questo sviluppo crea un corridoio, una zona cuscinetto o una frontiera sul Mar Nero settentrionale. Non è un caso che il parlamento della Transnistria abbia inviato già il 18 marzo 2014 una proposta alla Duma di Stato russa per chiedere l’adesione della repubblica separatista alla Russia. Il documento è una risposta al nuovo progetto di legge della Russia per facilitare l’adesione di nuovi soggetti alla Federazione. L'indipendenza per la repubblica secessionista rimane però la prima opzione. Le richieste di indipendenza della Transnistria hanno per il governo dnistriano un reale fondamento, sia dal punto di vista etnico-linguistico in quanto la maggioranza della popolazione è russa, sia dal punto di vista storico, poiché la regione è stata per diversi secoli sotto il controllo dell’impero russo prima e dell’Unione sovietica poi, venendo accorpata al resto della Moldavia soltanto nel 1945, nell’ambito dell’URSS. Comprensibile, quindi, che i suoi abitanti si sentano vicini a Mosca e anche chiaro che le autorità russe siano assai poco inclini a lasciar scivolare questo territorio nella sfera di influenza occidentale.

 

La situazione attuale in Transnistria

 

Nella piccola e autoproclamata repubblica della Transnistria, ci sono pochi segnali che a qualche chilometro di distanza sia in corso una guerra. Mykolaiv, una delle città ucraine più bombardate dalle forze russe, dista appena 150 chilometri dalla capitale della regione, Tiraspol. Dalla breve guerra separatista esplosa in Moldavia nel 1991, la Transnistria ospita un presidio“peacekeeping” di circa 1500 miliziani russi. Una possibilità non tanto velata è che in un futuro non troppo lontano la Russia possa comprendere Odessa nella “cintura di sicurezza” che presumibilmente si estenderà dalla Crimea alla Transnistria. Secondo diversi analisti si ipotizza che la Transnistria possa diventare un fronte aggiuntivo per la conquista dello strategico porto di Odessa:Gli abitanti ucraini della città di Odessa temono che Vladimir Putin possa innescare in Moldavia la stessa strategia che abbiamo già visto in Crimea, ovvero possa sostenere i separatisti russi e mettere in pericolo la stabilità dell’intera Moldavia. Del resto, la marina russa ha schierato davanti alle coste della città la sua massiccia flotta, fermando tutte le attività mercantili. Dalle navi russe vengono scagliati missili cruise Kalibr su tutto il territorio ucraino e dalle navi della flotta speciale russa possono scendere sul litorale, da un momento all’altro, truppe dei marines russi e veicoli corazzati.

 

La capitale Tiraspol del'autoproclamata repubblica di Transnistria

A Tiraspol però non ci sono segnali di una situazione eccezionale e la vita degli abitanti sembra andare avanti in maniera ordinaria.

 

I legami tra i 500mila abitanti della Transnistria e la Russia sono stretti, ma lo sono anche quelli con l’Ucraina. La Russia paga una pensione supplementare agli anziani transnistriani, fornisce loro gas a prezzi calmierati per riscaldare le case. D'altro canto 100-150 mila persone, quasi un quarto della popolazione della piccola autoproclamata repubblica che ha le dimensioni della nostra Val d'Aosta, è ucraina, e conosce parenti e amici costretti a scappare dalle proprie case a causa della guerra. E' un fatto che in un territorio che è meno di 4 mila chilometri quadrati ci siano attualmente 16 mila profughi che trovano in gran parte ospitalità e aiuti vari presso parenti e amici, a rimarcare non solo rapporti di buon vicinato ma di un'empatia consolidatasi nel tempo nel corso delle Guerre mondiali. Per la popolazione la vicina guerra è infatti ancora più drammatica se si pensa che genitori e nonni di russi e ucraini che oggi si fronteggiano avevano combattuto insieme contro il nazismo, lasciando sul campo più di 20 milioni di morti. A pochi passi dal centro della capitale Tiraspol c'è un’associazione di volontari, My ryadom (“Vi siamo vicini”), che sta aiutando il governo autoproclamato a coordinare l’accoglienza dei profughi ucraini che arrivano in Transnistria. Dmitri Voroniuc, responsabile dei volontari di My ryadom, racconta che molti di loro scelgono di venire in Transnistria «perché qui il costo della vita è inferiore a quello di Chișinău», la capitale della Moldavia, o perché hanno già una rete di famigliari e amici su cui possono contare. E' per questo, forse, che il governo transnistriano non ha condannato o appoggiato l’invasione dell’Ucraina, paventando che la Russia possa chiedere l' intervento militare dei dnistriani . È come se tutto il territorio vivesse un momento di sospensione.

E' opportuno fare un distinguo: la Russia non è solo Putin, anche se è difficile far chiarezza su questa distinzione. Basta pensare alla strategia di disinformazione operata dai media russi nei confronti della popolazione che fa il paio non di rado con quella di tipo filo-occidentale. I movimenti culturali in Russia che aumentano giorno per giorno le loro adesioni contro la guerra in Ucraina sono una drammatica testimonianza del vento di dissenso che aumenta progressivamente di intensità. I transnistriani solidarizzano in gran parte con gli ucraini perché a loro volta scapparono dalle proprie case durante la guerra civile del 1992, e che l’obbligo «morale» di aiutare persone in difficoltà rimane una questione 'a parte' in quanto il partito Obnovlenie (Rinnnovamento) che governa sul Paese è allineato alla causa indipendentista e filorussa ed è stato molto attento con le parole quando si è trattato di commentare l’invasione della Russia in Ucraina. Il presidente della Transnistria Vadim Krasnoselsky, che fra l’altro ha origini ucraine, ha definito «spiacevole» e «tragica» la guerra in Ucraina, ma non ha mai indicato la Russia come responsabile dell’invasione. La presenza delle forze di sicurezza transnistriane per le strade della capitale, Tiraspol, è assai limitata. I media transnistriani parlano di quanti profughi arrivano e di come vengano assistiti dal governo, ma non danno aggiornamenti sullo sviluppo della guerra.

 

Perchè alla Transnistria non conviene entrare in guerra

L’equidistanza che sta provando a tenere la Transnistria è anche dovuta agli interessi commerciali della potente azienda "Sheriff Ltd" profondamente coinvolta nella politica nazionale. La Sheriff, nata nel giugno 1993 pochi anni dopo l'autoproclamazione di indipendenza della Transnistria, è stata fondata da due ex-agenti dei servizi segreti locali - Viktor Gušan e Il'ja Kazmaly, come società straniera a responsabilità limitata; tra le file dei dirigenti troviamo Oleg Smirnov, figlio dell'ex presidente della Transnistria, ufficialmente in un ruolo secondario, così come l'altro figlio che sarebbe addirittura il presidente dell'azienda.

 

Tutto in Transnistria dipende dalla Sheriff, la società di famiglia di Igor Smirnov, presidente della Transnistria fino a tutto il 2011, anche lui ex agente dei sevizi segreti che per conto dell'Urss era a capo di diverse Aziende di Stato in quel territorio, diventato in 20 anni il businessman più autorevole in Transnistria con un giro di affari multimiliardario in valuta americana. La compagnia Sheriff – la seconda azienda del paese dopo le acciaierie di Rîbniţa, controllata anch’essa dalla famiglia Smirnov – ha rilevato ogni tipo di attività redditizia controllando istituti bancari (come la Gazprombank), la compagnia telefonica, media, società che operano nel settore energetico (come la Tiraspoltransgas) e petrolifero, centri commerciali, casinò, società di import-export (la Sheriff è stata per lungo tempo l'unica azienda autorizzata ad utilizzare valuta estera particolare che assicura il monopolio delle esportazioni) e perfino la squadra di calcio della capitale che qualche mese fa si è preso il lusso di battere il Real Madrid in trasferta nella fase a gironi della Champions League (con annesso il mega stadio riscaldato con una capienza di 25 mila spettatori costato 200 milioni di dollari) e che ha vinto ben 18 campionati moldavi.

 

La clamorosa vittoria dello Sheriff Tiraspol in casa del Real Madrid nel girone di Champion League, a novembre 2021

 

Perché è così importante la compagnia Sheriff? la Sheriff ha importanti collegamenti non solo con i media attraverso la gestione di tv e radio private da parte dei suoi oligarchi che operano a stretto contatto con il partito Obnovlenie. Dopo le elezioni del novembre 2015, Obnovlenie è divenuto il partito di maggioranza del Parlamento transnistriano che ha tra i suoi membri alcuni imprenditori di grandi compagnie che confluiscono nel gruppo Sheriff. La Transnistria è così diventata oggi un’esca commerciale di richiamo geopolitico, più interessata attraverso l'onnipotente Sheriff a mantenere sicure le sue molteplici attività nei vari settori piuttosto che partecipare ad una guerra che farebbe collassare gli introiti della società, piu' attenta al business che all'ideologia.

Del resto, «Non abbiamo segnali che facciano sospettare che la Transnistria, le sue forze di sicurezza o i soldati russi lì presenti si stiano preparando per attaccare l’Ucraina», ha detto di recente il ministro degli Esteri moldavo, Nicu Popescu.

 

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