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Conte in tour preelettorale PDF Stampa E-mail
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Notizie - Politica
Domenica 12 Settembre 2021 23:25


 


 


San Giovanni Lupatoto (Verona) – Giuseppe Conte (Volturara Appula, Foggia, 8 agosto 1964), presidente del Movimento 5 Stelle dal 6 agosto 2021, ha fatto tappa anche nella cittadina di San Giovanni Lupatoto, alle porte di Verona, durante il suo tour in località del Veneto per dar man forte ai candidati 5 Stelle impegnati nelle prossime elezioni amministrative, come l’aspirante sindaco, appunto, di San Giovanni Lupatoto, Roberto Bianchini, sostenuto anche dalla lista civica La Svolta.

 

Arrivato assieme al collega del Movimento Federico D’Incà (Belluno, 10 febbraio 1976), ministro per i Rapporti con il Parlamento con delega alle riforme costituzionali, appena entrato nello spazio del parco “ai Cotoni” dov’erano state predisposte sedie con distanziamento (poi annullato dall’assembramento degenerato), Conte è stato fermato da una signora, spalleggiata da un nutrito gruppo di contestatori, che gli ha rimproverato il suo incerto operato da presidente del Consiglio durante i mesi più drammatici della pandemia da Covid-19. Di fronte alla manifesta disperazione della donna (che ha perso il lavoro proprio per l’emergenza sanitaria e la debole risposta di governo), Conte s’è dimostrato impacciato ed ha preferito sgusciar via, immergendosi nell’innegabile folla dei suoi sostenitori in preda a sindrome da selfie con lui.

L’ex premier ha poi replicato ad alcune sollecitazioni di giornalisti su temi d’attualità (conseguenze economiche e sociali della pandemia, reddito di cittadinanza, crisi afghana).

«Siamo in un momento in cui occorre creare occupazione, lavoro, dare alle imprese la possibilità di crescere. In questa zona operano filiere fortissime (Rana, Vicenzi ecc.) e realtà febbrili di piccole aziende».

«Il reddito di cittadinanza? La pandemia ha provocato un milione di nuovi poveri. Ed il reddito oggi serve ancora di più. Bisogna migliorarlo per reprimere abusi, collegarlo meglio con politiche attive, per rioccupare le competenze. Il reddito di cittadinanza deve contribuire alla dignità della persona. La dignità sociale viene col lavoro».

Alla domanda se sia ancora dell’opinione di dialogare con i talebani dell’Afghanistan (come aveva affermato di recente), Conte ha ribattuto di «non aver mai detto di riconoscere internazionalmente o di legittimare politicamente i talebani. Però non si deve volgere lo sguardo dall’altra parte riguardo alla popolazione afghana. Vanno creati dei canali con tutta la comunità internazionale per mettere sotto pressione i talebani e cercare di salvaguardare gli abitanti che sono rimasti lì. Dialogo non significa riconoscere i talebani, assolutamente no. Dialogo significa confronto per stringerli ad accettare il riconoscimento dei più elementari e fondamentali diritti civili delle persone. Se abbandoniamo gli afghani e ci voltiamo altrove credo che andiamo ad infrangere un imperativo etico e morale: quello d’aiutare chi sta lì».

Dopo gli interventi del ministro D’Incà e del candidato sindaco Bianchini, Conte ha preso la parola davanti a tanto pubblico affluito. «Siamo ancora in una diffusa sofferenza sul piano economico e sociale. Penso anche alla sofferenza psicologica ed in quante famiglie siano esplosi dei conflitti. I nostri ragazzi sono rimasti a casa senza quell’interazione a scuola».

«Abbiamo sforato il deficit da subito per assicurare la tenuta del tessuto sociale ed economico. Qualche volta i sussidi sono arrivati in ritardo, abbiamo la cassa integrazione straordinaria. Il sistema italiano costruito negli anni è farraginoso, stratificato, iperburocratizzato. Ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo realizzato una cintura di protezione che, comunque, ci consente oggi una ripresa importante. Quest’anno i numeri ci danno un segnale molto positivo, possiamo sfiorare una ripresa del 6% del Pil. Questo per le misure che abbiamo adottato in piena pandemia. Dobbiamo fare ancora tanto e, soprattutto, dobbiamo continuare a farlo con umiltà».

«Il nostro orizzonte va oltre. Ritornerò perché non sono qui solo per la campagna elettorale. Sono per ascoltare le ragioni per cui in Veneto delle persone sono insoddisfatte della politica nonostante gli sforzi fatti: 900 milioni a fondo perduto, le 100mila famiglie delle banche venete in liquidazione, abbiamo lavorato tanto per introdurre nuovi decreti per garantire i risarcimenti. Dovevamo fare ancora di più. Lo faremo. Siamo qui per ascoltare, per confrontarci».

«Abbiamo tanto da fare. – ha concluso il presidente del Movimento 5 Stelle – Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci è costato impegno e sacrificio. Vi ricordate quando volevano farci prendere il Mes (Meccanismo europeo di stabilità, fondo salva-Stati)? 20, 30 miliardi di euro e noi abbiamo resistito, io spiegando a tutti, in Italia ed all’estero, che l’Italia non vuole elemosina, l’Italia ha una propria dignità. Faremo da soli, non vogliamo strette giugulatorie al collo».

«Oggi dovremo vigilare, il Movimento 5 Stelle vigilerà affinché i soldi dell’Unione europea vengano spesi bene, per progetti concreti, non per progetti che servano alle multinazionali, alle oligarchie economiche e finanziarie. Adesso più che mai serve il nostro impegno, la nostra vigilanza perché il piano possa realizzarsi nel segno delle transizioni ecologica e digitale, della coesione ed inclusione sociali».

 

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