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La Capitanio PDF Stampa E-mail
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Notizie - Curiosità
Venerdì 02 Luglio 2021 20:07





 


 


 


 


 

Il “battesimo” del piroscafo, poi motonave passeggeri ed infine rimorchiatore, è un omaggio

alla loverese Bartolomea Capitanio, cofondatrice della Congregazione delle Suore

di Maria Bambina – Entrò in servizio di navigazione nel lago d’Iseo nel maggio 1927,

finì in disarmo nel 1970 e trovò “resurrezione” nel 2004


 

Iseo (Brescia) – Il fascino snob d’una nobile signora… galleggiante degli Anni Venti (del secolo scorso). Ne fa sfoggio nel porto industriale d’Iseo, affacciato sull’omonimo lago (detto anche Sebino), il piroscafo poi motonave passeggeri “La Capitanio”, realizzato in lamiere chiodate, lungo 24 metri e largo 4.

Il nome, apposto su poppa e fiancate, fa riferimento a Bartolomea Capitanio (Lovere, sempre sul lago d’Iseo, Bergamo, 13 gennaio 1807 – Lovere, 26 luglio 1833), fondatrice, con Vincenza Gerosa (al secolo Caterina, Lovere, 29 ottobre 1784 – Lovere, 20 giugno 1847, beatificata il 7 maggio 1933 e canonizzata il 18 maggio 1950), della Congregazione delle Suore di Maria Bambina, dette anche suore della Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa. Bartolomea, a sua volta, è stata beatificata, appunto, il 30 maggio 1926 e canonizzata assieme alla consorella, il 18 maggio 1950.

“La Capitanio” è stata costruita tra il 1926 ed il 1927 dalla Società Anonima Cantieri Cerusa di Voltri (Genova) su commissione della Società di Navigazione a Vapore sul Lago d’Iseo. Originariamente la sua armatura non corrispondeva all’attuale, con sovrastrutture più larghe e dall’aspetto diverso. Fornito inizialmente d’una macchina a vapore della potenza di 90 cv che permetteva la propulsione su una sola elica, il battello, appena pronto, venne trasportato a Lovere per essere varato ed entrare in servizio nel lago nel maggio 1927.

Nel 1931 il natante venne sottoposto ad un incisivo refitting (rimontaggio, riallestimento) che incluse la sostituzione del motore a vapore con un diesel della potenza di 120 cv eseguito dall’azienda “Tosi-Legnano”. Adattata a motonave, nel 1932 passò di proprietà all’Impresa Sebina di Navigazione.

Pare non esistere traccia, anche informale, di requisizione o d’utilizzo bellico da parte dell’Italia monarchico-fascista dapprima o della Repubblica sociale italiana o dei nazisti dopo, durante la Seconda guerra mondiale. Viene citato un danneggiamento de “La Capitanio” per gli effetti di un’incursione aerea nemica nel 1945, prima della fine del conflitto. Nel 1955 fu venduta alla Società “Luigi Busti” srl di Bergamo che ne fece un rimorchiatore. Tirò avanti fino al 1970, quando andò in disarmo.

Notizie sull’imbarcazione non saltarono fuori fino al 2004, quando qualcuno appurò le sue condizioni di degrado e si mise all’opera per restaurarla in vista di opportunità turistico-evocative, inserendo nel corpo interno, a scopo discutibilmente scenografico, una macchina per il ghiaccio in grado di produrre il particolare “vapore”, a povera imitazione di quello vero che usciva dal fumaiolo ai tempi del suo solcare le acque del lago d’Iseo come piroscafo. La Gran Dama Navigante del Sebino, dopo più d’un lifting, è vezzosamente in bellavista all’ormeggio, suggestiva ed ammiccante…

 

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