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Tripoli, Al Sarraj risponde... PDF Stampa E-mail
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Notizie - Mondo
Domenica 07 Aprile 2019 18:54

Parte l’operazione “Vulcano di rabbia”

La guerra si combatte anche con annunci e proclami sui media, è una delle regole basilari che coinvolgono ogni battaglia importante. Tripoli non fa eccezione: se Haftar dal canto suo giovedì lancia il suo portavoce Al Mismari per annunciare il via all’avanzata verso la capitale libica, Al Sarraj in questa domenica pomeriggio risponde con il nuovo portavoce da lui nominato delle forze fedeli al governo. Infatti, è proprio il colonnelloMohamad Gnounou ad annunciare il via ad un’operazione volta, come afferma testualmente il portavoce, a “ripulire Tripoli dagli aggressori”.

L’operazione “Vulcano di Rabbia”

Se nelle prime ore dell’intervento di Haftar in Tripolitania le milizie rimaste fedeli ad Al Sarraj chiamano l’operazione a difesa di Tripoli “Wadi al Doum 2“, con riferimento al nome della località del Ciad dove il generale della Cirenaica viene fatto prigioniero nel 1987, adesso il portavoce di Al Sarraj sceglie un nome altrettanto evocativo per le azioni che Tripoli vuole lanciare a difesa della capitale: “Vulcano di Rabbia“.

Si tratterebbe, secondo quanto affermato da Gnounou, di azioni che hanno la finalità di allontanare le forze di Haftar dalla capitale. Per la verità, nelle dichiarazioni che il portavoce annuncia nell’incontro con la stampa avvenuto a Tripoli, il nome del generale della Cirenaica non viene mai menzionato. Ma è chiaro che il riferimento è a lui ed al suo National Libyan Army: “Dobbiamo sconfiggere le forze che stanno ponendo in essere questo colpo di Stato – afferma Gnounou nelle dichiarazioni raccolte dal The Libya Observer – Il nostro obiettivo è ripulire Tripoli da chi ci sta aggredendo”.

E l’escalation in effetti in questa domenica sembra andare avanti, sia a terra che nei cieli. Come scritto su Gli Occhi della Guerra, diversi sono gli episodi che in queste ore testimoniano una serie di “raid incrociati” tra le parti. Al Sarraj rivendica di aver colpito postazioni dell’Lna nella giornata di sabato, Haftar risponde dichiarando che la sua aviazione domenica compie il primo bombardamento a sud di Tripoli. Di sicuro, lo scenario appare comunque poco chiaro: l’Lna di Haftar al momento rimane schierato nelle stesse posizioni di sabato, forse soprattutto le milizie di Misurata riescono a far rifiatare le forze fedeli ad Al Sarraj.

Le forze in campo

Ma la situazione appare confusa e complicata anche perchè tra i vari campi di battaglia, sia a Tripoli che nel resto della Tripolitania e del paese, sono diversi gli attori impegnati. Sia libici che, anche se non soprattutto, stranieri. Haftar, come detto nei giorni scorsi, può contare su un vero e proprio esercito da lui messo in piedi dal 2014 in poi grazie al quale riesce oggi a controllare circa l’80% della Libia. Dal canto suo, Al Sarraj invece dispone di milizie e singoli gruppi che non costituiscono però una forza militare autonoma e sufficiente. Tuttavia all’interno di tali forze, alcune risultano ben equipaggiate: lo zoccolo duro appare rappresentato dalle milizie diMisurata, la città Stato più forte in Tripolitania dalla caduta di Gheddafi. Alcuni dei gruppi misuratini sono gli stessi che nel 2016 sconfiggono l’Isis a Sirte. Sarebbero proprio loro, al momento, a bloccare l’avanzata di Haftar.

Come già descritto su Gli Occhi della Guerra invece, non mancano le forze internazionali più o meno dichiarate dai rispettivi paesi di appartenenza. In Libia sono certamente presenti gli americani, anche se adesso le forze Usa inquadrate all’interno della missione africana Africom per ragioni di sicurezza risultano ripiegate altrove in attesa di capre meglio l’evoluzione degli eventi. Ovviamente non mancano i francesi, con i soldati di Parigi che appoggiano ad Haftar: a gennaio sono proprio i francesi ad aiutare il generale soprattutto nel sud della Libia, quando l’Lna avanza nel Fezzan. A Misurata invece vi è il contingente di 300 soldati italiani, che opera nell’ambito della missione iniziata nel 2016 in contrasto all’Isis presente in quel momento a Sirte.

Sul campo anche inglese e, forse, i russi: la presenza dei soldati di Mosca in realtà viene più volte smentita dal Cremlino, ma secondo diversi analisti la Russia impiegherebbe in Cirenaica i contractors della società Wagner. Sempre nella regione orientale della Libia, vi è infine un contingente degli Emirati Arabi Uniti, i quali sostengono apertamente Khalifa Haftar.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/tripoli-al-sarraj-risponde-parte-loperazione-vulcano-di-rabbia/

 

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