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Notizie - Cultura
Sabato 28 Luglio 2018 20:29




Siamo ormai avvezzi ad ogni tipo di informazione che ci viene offerta dalla carta stampata o direttamente dai media. Troviamo di tutto anche nelle librerie dove ci si imbatte in libri spesso disinvolti nel trattare fatti veri mescolati ad eventi fantasiosi vissuti come esperienze personali da descrivere in un romanzo autobiografico.

Questo è il caso del libro Educazione Siberiana (ed.Einaiudi, pp.348, 2009) di Nicolai Lilin, tradotto in diversi paesi – non in Russia, che descrive la storia romantica del migrante che discende dall’etnia criminale degli urca, sopravvissuta nella foresta siberiana, perseguitata dai comunisti e deportata da Stalin in massa nella Transnistria. Sullo sfondo c’è lo scenario della guerra di secessione tra la Transnistria e la Moldova che ha visto in Bender il teatro della breve ma cruenta guerra del giugno 1992. I fatti di quell’anno raccontati dall’autore sono troppo importanti per essere travisati proprio perché da quegli episodi ‘liberamente’ trattati è nata un’entità che da quei giorni ha preso corpo e ha compiuto già i suoi 25 anni di vita. Forse non ne sarebbe seguito un interesse così ampio nei lettori se non vi fosse stato un lancio commerciale di vaste proporzioni, e l’entusiastica recensione di Roberto Saviano su Repubblica che dopo avere letto le bozze del romanzo, ha voluto incontrare il giovane scrittore Lilin che allora viveva in una cascina sperduta del cuneese e si guadagnava da vivere come tatuatore e che a conti fatti ha dato credito ad una storia di criminali dodicenni che imparano il codice della malavita dai padri e dai nonni. Certo è che più di un dubbio ci assale nel verificare che dei professionisti dell’informazione non si siano curati più di tanto dell’affidabilità dei fatti descritti nel libro storico-autobiografico. E questo a conti fatti butta discredito solo sull’immagine del paese conosciuto oggi come Transnistria e non sui tanti lettori stuzzicati dal ‘fascino del perverso’, più disposti a credere ad una realtà di criminali onesti piuttosto che ad una realtà meno intrigante, vissuta da un popolo che sta pagando gli errori di scelte strumentali. Un libro autobiografico su uno sfondo storico veritiero, dove gli attori principali – i fantomatici urca – appaiono tutti rigorosamente tatuati come se questo fosse un carattere distintivo della loro discendenza ma con l’equivoco che sono inventati di sana pianta perché mai vissuti nel teatro in cui si è svolta quella guerra. Salvo poi realizzare che il tatuaggio era un segno ricorrente dei malavitosi rinchiusi nelle carceri dell’ex Urss e non solo.

 

 

 

 

 

Il porto di Bender in Transnistria, centro commerciale genovese sul  fiume Nistro dal XIV sec.

 

 

 

 

 

Tatuaggi di criminali russi. Tra il 1948 e il 2005, 3.000 disegni dei tatuaggi di detenuti sono stati compilati dal carceriere ed etnografo Danzing Baldaev. Con il supporto del KGB, che ha riconosciuto l'utilità di tale documentazione, questi disegni sono stati completati da fotografie di Sergei Vasiliev, un collega guardiano. Nel 2003, la casa editrice Fuel ha curato la pubblicazione dei bozzetti e fotografie nell’Enciclopedia russa Criminal Tattoo.

 

Favole siberiane (dal libro Transnistria, alle nozze d’argento con la secessione di Giordano Cevolani)

 

 

Copertina del libro di G.Cevolani pubblicato nel 2018 
(
https://www.amazon.it/TRANSNISTRIA-alle-nozze-dargento-secessione-ebook/dp/B079YWJ6Y3)

 

 

 

 Alla gente della Transnistria indipendente ‘de facto’ ma non ‘de iure’, repubblica dopo 25 anni di secessione … nonostante tutto

 

 

 

Sulle orme di N.Lilin a Bender

……..Izvenìtje pazàlusta, gdje jest Nìskij Riekà?, scusa per favore, dov’è Fiume Basso? Le persone che incontro mi guardano con sospetto e diffidenza, anche per la mia pronuncia russa certamente non irresistibile. Poi spiego che sono un trapiantato italiano con moglie dnistriana che abita da qualche tempo nel centro di Bender e che sono curioso di visitare il quartiere descritto in un libro scritto da un giovane del posto. Si sentono un po’ più tranquilli, ma sempre guardinghi, fanno finta di ricordare e vorrebbero collaborare ma poi alla fine tutti scrollano le spalle. Un’anziana signora che mi sembra più disponibile, timidamente mi chiede il titolo del libro, e rispondo con il mio ‘russo’ approssimativo: Sibirski Vospitànie, Educazione Siberiana, quella ricevuta dall’autore del libro da parte di una comunità discendente dal popolo degli urca, originari della Siberia. A questo punto, l’anziana signora comincia a guardarmi in modo strano, mi sento quasi un alieno in questa città che mi ha adottato e mi rassegno a vederla andar via mentre bofonchia qualcosa del tipo: ‘è un tipo strano, come tutti gli italiani’.

Nonostante le mie ricerche a Bender, gli abitanti ai quali ho chiesto di Fiume Basso e di una comunità di siberiani presente nella guerra di secessione del 1992 hanno risposto di non sapere dell’esistenza di questo quartiere e di questa comunità. Tighina è una città arroccata su un pendìo che degrada sul Nistro ed era ipotizzabile trovare un tale quartiere proprio nella parte bassa a ridosso del Nistro, dove esistono ancora vecchie e povere casette a un piano con un po’ di terreno nel davanti, adibiti a orto e giardino. In definitiva, di urca e di Fiume Basso nemmeno l’ombra, detto da uno che abita non solo nello stesso quartiere ma addirittura nella stessa via dove viveva Lilin al tempo della guerra del 1992.

Sinceramente è arduo capire dalla lettura del libro fino a che punto in Educazione Siberiana, l’autore Nicolai Lilin racconti una storia di verità o una storia romanzata. Quel che è certo è la veridicità dello scenario di guerra civile del 1992 tra la Transnistria e la Moldova, che ha avuto come epicentro la città di Bender o Tighina e dove a fine luglio 2017 dopo 25 anni di secessione si sono avuti i festeggiamenti del contingente di pace russo che è rimasto in Transnistria per impedire il riverificarsi degli eventi del 1992.

 

 

Festeggiamenti del contingente russo di pace il 29 luglio 2017 a Bender per i 25 anni di presenza in Transnistria dalla guerra di secessione dell’estate 1992

 

Geografia alla mano Bender o Tighina, essendo sulla sponda occidentale del Nistro e quindi, se vogliamo essere proprio precisi, nella Cisnistria, non sarebbe dovuta appartenere alla Repubblica Moldava di Transnistria (PMR). Lilin racconta la vita in un quartiere della città, Fiume Basso, il suo quartiere nativo: la comunità in cui è nato e cresciuto è formata da «criminali onesti» che seguono un codice d’onore ferreo, in possesso d’icone e armi a volontà. Una comunità criminale discendente del popolo degli urca e insorta contro il regime zarista e quello sovietico, originaria della Siberia e vittima, negli anni trenta, del trasferimento forzato di popolazioni voluto da Stalin.

 

A ben giudicare, abbiamo a che fare con un romanzo autobiografico a sfondo antropologico, scritto con una lingua talvolta approssimativa ma viva con la descrizione della vita quotidiana di questo microcosmo di criminali, arricchita con commenti e digressioni personali dell’autore. Senonchè l'autore descrive degli avvenimenti veri avvenuti a Bender nel 1992 inserendo elementi e diciamo pure dei protagonisti che la storia non riporta, senza curarsi di premettere che si tratta di una realtà ‘romanzata’. L'astuzia del narratore sta proprio nel miscuglio intrigante di un racconto di vita all'interno di una comunità che ama le armi e le icone dei santi ed è nel contempo inserita nella realtà storica di una regione attorno a Bender che ha subìto la guerra di secessione Moldova-Transnistria, oltre ad altre sciagure come la deportazione 'staliniana' di minoranze etniche dopo il '40 con il massacro di Odessa, e la controffensiva dei sovietici dopo il '42 contro i nazi-rumeni. Quindi le domande che dobbiamo porci sono queste. Fino a che punto è importante la finzione letteraria se poi questa va scapito della verità storica e dell'immagine già sbiadita che si ha di una regione pesantemente colpita da una serie interminabile di disavventure? Fino a che punto l’autore merita un'apertura di credito nella considerazione dei lettori, se poi si scopre che la storia di quegli eventi è stata stravolta? Per ovviare ai tanti equivoci sorti dopo l’edizione del libro, sarebbe stato sufficiente che l’autore personaggio avesse connotato il suo lavoro come un romanzo autobiografico a sfondo antropologico, o qualcosa di simile alla fiction. Era chiedere troppo?

 

Giudizi troppo severi

Ogni volta che mi appresto a tornare in Transnistria e ne do informazione a chi me lo chiede, non di rado mi si risponde ‘ah quel postaccio della Transnistria, raccontato da Lilin in Educazione Siberiana’. Così la Transnistria è diventato ancor più per molti lo stereotipo del malaffare, uno stato ‘canaglia’ dove i traffici più loschi sono permessi, un paese fuorilegge che esiste solo per gli interessi di pochi potenti.

La realtà in questa repubblica fantasma appare oggi diversa da quella dipinta da una certa carta stampata, e da una pubblicistica assai sviluppata in Occidente che vuole la Transnistria il concentrato di molte perversioni del continente. Diversa se filtrata da occhi neutrali che osservano e non sono al servizio di poteri strumentali. Nessuno nega che dopo i mesi di piombo del 1992, e dopo la dichiarazione dell’indipendenza nel settembre 1990, il paese potesse essere allo sbando, in una riconosciuta condizione di fragilità, esposto a rischi di ogni natura come quelli elencati. Cosche mafiose e bande di criminali evasi dalle carceri si sono insediate in questa regione dopo la guerra lampo, attirate soprattutto dai facili guadagni derivanti dallo smercio di arsenali di armi giacenti nel paese. Ma è opportuno valutare lo status quo del paese, dopo più di 25 anni dall’autoproclamata indipendenza.

 Oggi più che mai, occorre tener conto di una nuova e obiettiva esperienza maturata sul campo. Vivere a contatto con la gente, girare per le strade e bazar, trascorrere lunghi periodi di acclimatamento è la prima condizione necessaria, anche se non sufficiente, per tracciare un quadro che pur incompleto risulta certamente più aderente alla realtà che sta vivendo oggi il paese. ‘Mi avevano raccontato cose diverse sulla Transnistria: il quadro è molto meno nero di quello che mi avevano dipinto’, è il ritornello dei visitatori che mi sono portato in giro per il paese. Certo ci sono alcuni passi importanti da fare ancora per rendere il paese più accessibile e appetibile in termini d’immagine e ricettività turistica, davanti a tutti l’abolizione delle frontiere con la Moldova…

E allora, per chi non crede, non resta altro che andare a respirare l’aria di questo paese che ha voglia di cambiamenti e si sta svegliando da un letargo solo apparente durato 25 anni.

Fonte: G.Cevolani

Ultimo aggiornamento Sabato 28 Luglio 2018 21:29
 

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