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“Troppa fretta con la mafia” PDF Stampa E-mail
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Notizie - Opinioni
Domenica 07 Giugno 2015 19:24
 
 È il titolo di un articolo pubblicato stamattina su Latina Oggi a firma di Alessando Panigutti, in cui con una certa pomposità il direttore del giornale vorebbe dare una lezione di buon giornalismo alle testate nazionali, la cosiddetta “stampa blasonata”,  che - a suo dire -  “non ha esitato ad inquadrare  il brutale omicidio di Piccolino nell’ambito della facile equazione che vorrebbe l’avvocato di Formia vittima della sua attività di informazione sul sito Freevillage”. “Si sono domandati i colleghi delle testate importanti - continua Panigutti, tradendo in qualche modo il suo sentimento di minorità di direttore di giornale di provincia rispetto a quotidiani di maggiore spessore nazionale – cosa scrivesse Piccolino nel suo blog? Hanno avuto il tempo e la pazienza di navigare in quelle acque mai abbastanza trasparenti per capire cosa stesse scrivendo?”. E poi si fa riferimento a Mario Piccolino come a una delle “figure indistinte e dubbie” che senza buone ragioni vengono inserite nel pantheon dell’antimafia.
Vorrei dire al direttore Panigutti che ci sono poche persone come me, fratello di Mario, che conoscono la sua vita privata, le sue uscite pubbliche, il suo blog, per ignorare quanto fosse complessa e spesso contraddittoria la figura dell’avvocato e blogger Mario Piccolino. Che però si tenda ad assimilare, come egli fa, la morte tragica di mio fratello a quella di un sacerdote pontino deceduto perché soffocato dalla sua dentiera, dopo che era stato legato e imbavagliato nel corso di una rapina, beh questo mi sembra francamente eccessivo e forse segno di livore e anche di giornalismo di scarso livello. Possibile che il direttore Panigutti non sappia quello che circola tra molti bene informati di Formia, che cioè tra il primo passaggio dell’assassino dinanzi a una telecamera situata a circa 200 metri dallo studio di mio fratello e il passaggio successivo pure ripreso da una telecamera sono trascorsi circa 4 minuti? E che poi il mezzo che trasportava l’assassino è stato intercettato nella zona di Mondragone? (difficile pensare a un delitto privato per un’azione eseguita con tanta rapidità da un individuo che poi si rifugia nei  “territori protetti” dell’agro casertano).  Forse la mancanza di elementi di cronaca ha spinto il direttore Panigutti a riempire la sua testata con la sua lezione di metodo alla stampa blasonata, che parte dalla constatazione secondo cui la “cultura millenaria della chiesa cattolica impone tempi lunghissimi per i processi di canonizzazione” mentre “la cultura smart del consumismo … osserva al contrario tempi velocissimi quando c’è da imporre la consacrazione di un morto come vittima della mafia o della camorra (ma anche la chiesa per quel che mi risulta a volte è piuttosto precipitosa, si veda per esempio la canonizzazione di Giovanni Paolo II).
Pur conoscendo i limiti e le contraddizioni dell’azione pubblica di mio fratello, vorrei invitare il dottor Panigutti a guardare il video che ha iniziato a circolare da poco su youtube grazie all’intervento di una onlus impegnata nella lotta alla mafia (Cooperativa sociale programma 10):
Trascrivo da questo video alcune delle parole pronunciate da mio fratello nel corso di una riunione pubblica. Facendo riferimento all’aggressione subita nel 2009 da parte di Angelo Bardellino, Mario mette in rilievo la voce circolata sulla stampa locale (forse anche su Latina Oggi? Io non ho modo di controllarlo) che l’aggressione fosse una simulazione da parte di chi l’aveva subita, o - in alternativa – che in fondo lui l’aggressione “se l’era meritata, se l’era cercata” (non vorremmo stabilire rapporti con figure alte dell’’antimafia, ma l’espressione “se l’è cercata” ricorre nella voce di personaggi non proprio trasparenti della nostra politica e della nostra informazione per episodi molto gravi della nostra storia recente). Dice poi Mario: “per quella che è stata la mia esperienza cerchiamo di capire bene dove si nasconde la mafia… Io non vedo più il Bardellino, però … io voglio dire questo… questi personaggi bisogna buttarli via da Formia perché a me consta che questi continuano a fare quello che vogliono… non so se mi spiego… e quello che hanno fatto a me… per me è stato naturale denunciarlo… lo fanno a un sacco di gente… quotidianamente… quotidianamente… cioè noi ci dobbiamo ribellare… dobbiamo andare sotto casa… del padre… della madre … di tutti questi… la domanda che faccio io : ‘ siamo sicuri che abbiamo ancora coscienza, oltre che qua c’è la mafia, di una nostra volontà di combatterla?”
Io personalmente non sono un esperto di mafia e camorra, ma mi viene da pensare che la criminalità organizzata non ami sentire parole come queste, soprattutto se pronunciate in pubblico.
Insieme all’articolo di Panigutti sullo stesso numero di Latina Oggi c’è un altro pezzo non firmato  (Lo spettro ingombrante dell’antimafia) che tende a far vedere Formia come una “comunità integra” costretta ad “accettare forme episodiche di devianza interna che le statistiche finiscono per rendere in qualche modo fisiologiche”. Ecco, leggendo i due articoli, personalmente mi domando se Latina Oggi sia preoccupata soprattutto che, a seguito di avvenimenti di questo genere, il territorio del sud pontino possa apparire come una terra già ampiamente conquistata dalla criminalità organizzata (come suggeriscono in effetti molti dati). E penso poi che il quotidiano  continui un’azione dei mezzi di informazione simile a quella che era già evidente all’indomani della aggressione Bardellino contro un personaggio fragile che meritava di essere difeso, se non altro per il suo coraggio, l’avvocato e blogger Mario Piccolino
 
Marco Piccolino
 

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Ultimo aggiornamento Domenica 07 Giugno 2015 19:58
 

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