Concezione del tempo di G. Cevolani Stampa
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Notizie - Scienza
Mercoledì 05 Maggio 2021 19:34


 

Qualsiasi innovazione tecnologica

può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio

ancor di più; si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno

d’oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola”.

(Isaac Asimov)

 

 

 

Sant'Agostino e Albert Eistein a confronto nella loro concezione del tempo

 

Non deve sorprendere che quando parliamo di viaggi futuri nello spazio dobbiamo metabolizzare il fatto che la nostra vita è un viaggio senza fine e noi siamo in viaggio da sempre a velocità con numeri tanto impressionanti da considerare la vita stessa come una fantastica allucinazione. Basterebbe qualche numero per farci riflettere sull'esistenza di una realtà che a conti fatti ci sembra virtuale.

Bastano alcuni numeri per sostenere quanto affermato. Rispetto al Sole, la Terra si muove ad una velocità media di 106mila chilometri orari circa; rispetto al centro della Via Lattea, la Terra si muove assieme al sistema solare, a una velocita di circa 792 mila chilometri orari; e La Via Lattea, a sua volta, si muove a una velocità stimata in 3.600 mila chilometri orari. Con questi numeri e tanti altri, noi dovremmo pensare allo spazio e al tempo in modo diverso come due aspetti vincolati tra loro. È uno sforzo che trova impreparata la nostra mente ad affrontare questa nuova sfida soprattutto con il dubbio fondato che la nostra realtà non è affatto una realtà fisica perché tutto ciò che chiamiamo reale e fatto di cose che non possiamo considerare reali. E sembra proprio che i filosofi del passato avessero ragione: i nostri sensi veramente ci ingannano. Il significato e le implicazioni di queste scoperte, all’interno del nostro mondo 'quantico', hanno portato ad un gran numero di idee e teorie, alcune delle quali sono etichettate come pseudoscienza, teoria cioè che afferma di essere scientifica o vuole apparire tale e che tuttavia non ha alcuna aderenza col metodo scientifico (o metodo sperimentale) che è alla base della scienza moderna per dimostrare le proprie affermazioni.

Sulla natura reale dello spazio-tempo, molto resta ancora da definire ma è comunque sempre più radicata l’idea che in essa si celino le chiavi per comprendere la vera essenza del nostro Universo, del concetto stesso di realtà e di vita. Tutto questo, porta con sè, inevitabilmente, la soluzione di tanti ‘misteri’ o, perlomeno, la conquista di una verità molto più oggettiva della nostra attuale consapevolezza. Occorre quindi una nuova fisica che affianchi altre discipline quali ad esempio, la, la medicina, la psicologia…, perché quella tradizionale rivela la sua inadeguatezza nel venire a capo di alcuni misteri e forse del mistero dei misteri che è l’origine della vita. ‘Per chi crede nella fisica, la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un'illusione, per quanto testarda’, affermava Einstein, mentre prima di lui Sant’ Agostino d’Ippona sosteneva: ‘Che cos'è il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so; eppure posso affermare con sicurezza di sapere che se nulla passasse, non esisterebbe un passato; se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe un futuro; se nulla esistesse, non vi sarebbe un presente’. (Confessioni). Il Dottore della Chiesa e lo scienziato, dunque, si danno la mano a distanza di piu di 1500 anni nell’affermare che il tempo e proprio un'illusione. Il tempo da ente assoluto e incorruttibile è passato a mera illusione privo di ogni realtà fisica ma per la meccanica quantistica – la nuova fisica che Einstein non accettava - anche la distanza non conta. Anche se due oggetti sono separati tra loro, ci sarà sempre un filo invisibile che li lega gli uni agli altri per un concetto meglio noto con il nome di 'non-separabilità dei sistemi': lo stato 'quantico' di due o più sistemi dipende dallo stato 'quantico' di ciascun sistema anche se sono spazialmente separati.

La fisica del novecento ha vissuto due grandi rivoluzioni concettuali - la relatività e la meccanica quantistica - che si pensò avessero un interesse strettamente specialistico e riguardassero solo fisici e filosofi. I laser e le applicazioni della risonanza magnetica cosi fondamentali nella nostra vita e per vita intendiamo anche la nostra salute non potrebbero esistere senza la meccanica quantistica; i sistemi GPS sarebbero inutilizzabili senza le correzioni relativistiche; e le nanotecnologie nelle applicazioni biomedicali, sia in vivo che in vitro non sarebbero neppure concepibili senza il supporto concettuale della fisica del novecento. Come sostiene la scuola dei fisici di Copenaghen che per primi hanno parlato della rivoluzionaria teoria dei quanti, la realtà e infatti indeterminata e dipende da chi la osserva. Einstein non riusciva ad accettare questo aspetto della teoria: era infatti convinto che la realtà fosse ben determinata e indipendente da chi l’osserva. Oggi la maggioranza degli esperti sono a favore dell’interpretazione della scuola di Copenaghen, della validità cioè della teoria dei quanti, una scienza non solo strana e complessa ma anche speculativa in quanto ci costringe a rivedere gli schemi mentali ai quali siamo abituati, mettendo alla prova le nostre convinzioni e offrendo nuove risposte alle domande che i filosofi si pongono da millenni. Sempre più oggi si sente la necessità di una visione unitaria dei fenomeni naturali, di un linguaggio comune che costituisce uno stimolo al superamento delle rigide barriere di disciplina. Solo una visione interdisciplinare, e transdisciplinare, che mette a confronto e in relazione tra loro aspetti scientifici ed eventi storici, socio–economici e politici, può essere in grado di fornire un quadro meno incompleto delle vicende umane.

La fisica quantistica ha dimostrato che tra le particelle esiste una simmetria fondamentale: per ciascuna di esse può esisterne una simmetrica, dotata della stessa massa, ma con carica elettrica opposta in grado di bilanciare questo squilibrio. Quando questi due elementi entrano in contatto tra loro si annichiliscono, sprigionando un’enorme mole di energia. L’incontro tra un atomo di idrogeno e uno di anti-idrogeno provoca un lampo di energia che fa sembrare la fusione nucleare un fuocherello. Il problema è produrre antimateria (sulla Terra riusciamo a farlo con grandissima difficoltà negli acceleratori di particelle), e poi tenerla separata dalla materia fino al momento giusto. Se l'Uomo vuole conquistare lo spazio non solo con la fantasia, bisogna pensare ai propulsori ad antimateria, ossia motori dove fare annichilire materia e antimateria, generando energie straordinarie, miliardi di volte quella possibile con gli attuali propulsori chimici. Sembra assurdo ma utilizzando l’antimateria come carburante di una navicella spaziale, i fisici - Gerald Jackson e Steven Howe fondatori della Hbar Technologies - stanno lavorando da alcuni anni ad un sistema di propulsione a base di antimateria che potrebbe diventare realtà nel corso di un decennio.

Utilizzando motori ad antimateria sarebbero necessari 40 anni – gli stessi che sono stati necessari alle due sonde Voyager per raggiungere l’eliopausa - per arrivare su Alfa Centauri, il sistema solare più vicino distante circa 4, 33 anni luce. Un missile interstellare capace di coprire la distanza Terra-Alfa Centauri in questo tempo deve viaggiare alla velocità di 30.000 chilometri al secondo (un decimo di quella della luce). Infatti, se la luce impiega 4,3 anni per raggiungere Alfa Centauri a una velocità 1 decimo di quella della luce, l’uomo a bordo di un missile impiegherebbe teoricamente circa 43 anni! Da notare che gli attuali missili interplanetari con uomini a bordo sono riusciti a raggiungere 40.000 chilometri orari e con questa velocità raggiungerebbero Alfa Centauri dopo quasi 117 mila anni!!!

 

Rappresentazione artistica di un motore ad antimateria che sfrutta la reazione tra idrogeno e anti-idrogeno incanalando l’energia verso un enorme vela di carbonio e uranio. Credito: Steven Howe/Hbar Technologies, LLC

 



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