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Notizie - Opinioni
Giovedì 31 Dicembre 2020 23:17


 

Mentre nella gran parte del paese imperversano piogge e temporali il nord Italia è ammantato da una coltre di neve che quest’anno ben pochi si potranno godere. Si era annunciata la riapertura degli impianti sciistici dopo le feste Natalizie, ma in questo clima di incertezza appare ben difficile conciliare le chiusure di bar e ristoranti visti come il male assoluto e permettere contemporaneamente la riapertura di cabinovie, funivie e seggiovie, in un affollamento degli impianti difficilmente gestibile. Sembrerebbe un esercizio di incoerenza da parte di questo governo, che però ormai sorprenderebbe ben pochi.

Soltanto 48 ore separano il tragico 2020 dall’incerto 2021 e, l’aria frizzante di festa che anticipava le ore dei festeggiamenti per la sera di Capodanno appare come uno sbiadito ricordo. Solo un anno fa, ma che sembra un secolo, in queste ore fervevano i preparativi di una grande festa trasversale che accomunava tutta la terra e che invece ora lascia spazio ad una grande malinconia cosmica.

Per molti al disagio di non aver potuto passare le festività con i propri cari, si aggiungerà quello di non poter incrociare con gli amici nemmeno un brindisi inaugurale. I più fortunati sono quelli che hanno potuto trovare cavilli ed escamotage, per bypassare tutte le arzigogolate prescrizioni che costituiscono il regolamento di zone arancioni e rosse che tanto hanno fatto discutere.

All’inizio sembrava un impianto normativo in grado di cristallizzare gli italiani nelle loro case, ma poi scorrendo le eccezioni e tutte le specifiche del caso, i provvedimenti sono sembrati per lo più una messa in scena in cui ognuno poteva riuscire a trovare una scappatoia. Una cosa all’Italiana insomma.

Sull’altare sacrificale della credibilità sono saliti ancora i poveri ristoratori, categoria tra le più vessate dal cataclisma Covid 19, che prima sono stati illusi di poter aprire nelle festività ed esortati a prendere le prenotazioni per Natale e Santo Stefano, salvo poi, come se niente fosse, cambiare le carte in tavola e revocare i permessi di apertura costringendo i poveri imprenditori, senza nessun rispetto alcuno, a buttare nel secchio dell’immondizia la spesa e quanto avevano acquistato per soddisfare i loro clienti prenotati.

Questa gestione isterica dei provvedimenti, solamente per correre dietro agli accresciuti timori tedeschi dell’ultima ora. La Cancelliera infatti sulla spinta pressante dell’opinione pubblica ha congelato la Germania chiudendo tutto e noi come sempre accodandoci, abbiamo partorito la barzelletta della zona rossa in cui nessuno si poteva spostare, ma solo per modo di dire.

Sempre per coesione con i paesi europei si è organizzata la cerimonia dell’inizio vaccinazione, con tanto di filmati dei vaccinati e del pulmino che da Bruxelles portava a Roma l’esigua dotazione di vaccini destinata all’Italia. Uno spettacolo che ha ricordato gli antichi filmati documentali in bianco e nero dell’Istituto Luce con commento della voce stentorea fuori campo.

La rappresentazione di un’unità Europea andata immediatamente in frantumi all’indomani, rivelandosi di fatto inesistente nel momento in cui è trapelata la notizia che la Germania, in barba agli accordi con gli altri paesi comunitari, ha pensato bene di contrattare bilateralmente con la Pfizer una fornitura di 30 milioni di dosi di vaccino.

Un’azione che mina alle fondamenta la credibilità della C E per come è regolamentata e gestita oggi. Quale fiducia infatti possono avere i cittadini degli stati membri, in un meccanismo che permette di privilegiare la salute di alcuni davanti a quella della comunità intera?

Già la beffa dei conteggi sulla dotazione iniziale, in cui i Land venivano equiparati ad uno stato avrebbe dovuto far discutere. La Germania non si è fatta nessun problema quando invece di solito, non esita ad accusare di Nazionalismo i paesi che vogliono solo salvaguardare i loro interessi gestendoli in maniera comunitaria. Una rivoltante pagina di arroganza e supremazia ingiustificata, a meno di non considerare la Germania come una nazione superiore che ha più diritti delle altre.

Più grave di questo è forse il comportamento del Governo Italiano, capace solo di subire i diktat della Cancelliera senza contraddirla mai, nemmeno in questo caso di conclamata prevaricazione. Non una parola, nessuna richiesta di chiarimenti e un’assordante silenzio di tutti i Tg sull’accaduto, a cui hanno dato risalto solo alcuni giornali in maniera dimessa e secondaria.

Notizia a cui nemmeno il popolo degli “indignados” di FB e dei social network ha dato risalto, forse troppo impegnato ad insultare quelli che, anche non essendo contrari al vaccino, si pongono qualche ragionevole dubbio, cosa che oggi sembra nessuno possa permettersi senza essere additato come nemico della razza umana.

Nessun dubbio invece se l’è posto lo “Sceriffo” De Luca, che da rappresentante politico di pura razza Italiana, ha pensato bene di saltare ogni protocollo ed assicurarsi il privilegio di una delle preziose doti di vaccino disponibili, togliendola agli operatori sanitari a cui era destinata.

Degno esponente di una classe dirigente che nell’anno in arrivo dovrà lottare sempre di più per rimanere abbarbicata alla poltrona, visti i probabili e significativi cambiamenti che si intravedono all’orizzonte nel panorama degli schieramenti politici.

Uno di questi potrebbe essere il naufragio del progetto politico del M5s ormai quasi ai minimi storici insieme ai suoi leader ormai bolliti, che per ritagliarsi un posto al sole, sono ormai pronti a scendere a compromessi con quelli che avrebbero dovuto eliminare dalla scena politica. Del resto il voltafaccia è sempre stata una delle specialità di Grillo & Co., come conferma anche Vito Crimi esultando convinto per i vaccini ed immediatamente insultato via social dal M5s originariamente schierato su posizioni No Vax.

A questi sembrerebbe unirsi il lento declino della Lega che il “Capitano” Salvini non ha saputo condurre in maniera equilibrata, vanificando il vantaggio accumulato ai tempi d’oro dei grandi consensi di piazza, ottenuti cavalcando il mal di pancia popolare sui temi della sicurezza e dell’immigrazione.

Nella decadenza penta stellata si consuma anche l’ultimo Natale del primo mandato della Sindaca Raggi. Probabilmente si ricandiderà ma non si sa bene quali argomenti porterà a suo sostegno. I grandi problemi della città sono rimasti sostanzialmente invariati, ed anche se ci sono state piccole migliorie, queste sono ben lontane dall’indicare la soluzione ai mali della capitale e appaiono insufficienti per sostenere con entusiasmo la sua candidatura.

Il balletto sullo stadio di Tor di Valle è solo uno degli esempi dell’operato di un’amministrazione sempre in confusione ed eterna lotta interna. Le cadute in massa degli alberi che si ripetono quest’anno appena il vento soffia un po’ più forte, sembrano essere segnali di una città stanca che chiede aiuto. In questo senso sembra essere un bel segnale l’Odg a firma Giorgia Meloni sui poteri e le risorse per Roma Capitale, appena approvato all’unanimità dalla Camera con 478 voti a favore e 7 contrari.

Speriamo sia il segnale di una crescita di Roma e che questa crisi planetaria coincida con una catarsi della Capitale. Soltanto uno dei tanti avvenimenti che hanno segnato la sua storia millenaria e a cui la città eterna è sopravvissuta, mostrandosi poi di nuovo splendente come la ritroveremo ancora non appena saremo di nuovo liberi.



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