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Notizie - Opinioni
Giovedì 04 Giugno 2020 22:50

 

 

 

Il lento ritorno alla luce

 

L’estate esplosa con largo anticipo, sembra un dispetto che accentua le negazioni di cui i romani insieme a tutti i cittadini del mondo si sono nutriti in questi mesi. Solo da poco la gente è finalmente riuscita a mettere il becco fuori di casa ritrovandosi in un clima quasi surreale, al limite del cinematografico. Sicuramente qualcosa che non si sarebbe mai potuto pensare di vivere, così distante dai ritmi frenetici che si erano abbandonati nel momento in cui il virus e, lo stato italiano, hanno rinchiuso la popolazione dentro le mura domestiche.

Malgrado la città sia inondata di luce tutto appare sotto un velo di grigio. Le presenze sono diradate e guardinghe e tutti si guardano tra loro quasi con sospetto. Ad un tratto tutti sono diventati censori dell’altro, cecchini della morale attenti a scrutare ogni comportamento per scovarne il male. Chi diceva che questo periodo ci avrebbe reso migliori ha probabilmente toppato di brutto.

Altro che tirare fuori “il meglio di se”, la fratellanza e lo stringersi insieme sono durati giusto il tempo di un paio di flash mob sul terrazzo per intonare qualche canzone, modalità tutta italiana per scongiurare la paura di questa orribile novità. Poi dopo, lentamente, il processo di chiusura ha preso il sopravvento trasformandosi in un “tutti contro tutti” andato tristemente in onda in TV su tutto il palinsesto nazionale, mostrando un branco di cani che nemmeno davanti alla tragedia ha smesso di fare politica per i propri interessi ed anzi, ha saputo strumentalizzare le paure della gente in funzione dell’eterna lotta per la poltrona che rimane il fine unico della classe politica italiana.

Una comunicazione martellante, giornaliera e contraddittoria, in cui un giorno era vera una cosa e un giorno il suo opposto. Si è arrivati a dire e poi a negare, che il virus si diffondesse nell’aria, che le mascherine servissero o meno, che l’uso dei guanti prima caldeggiato in maniera esasperante in realtà se male utilizzati sarebbe stato un veicolo di contagio. Senza contare poi tutto il balletto di fake news internazionale sull’utilità dei diversi farmaci.

Si è sentita tutta una serie di raccomandazioni inutili, tipo aumentare il consumo di vitamina C, di vitamina D, di bevande calde, di aumentare il consumo di proteine per favorire la produzione di anticorpi e tante altre baggianate, compresa quella secondo la quale il consumo di vino avrebbe aiutato a combattere il virus. Forse quest’ultima la stupidaggine più utile, perche se non per combattere il Covid19, un buon bicchiere ai pasti ha sicuramente aiutato a sciogliere le tensioni e prevenire la depressione maturata nella cattività delle mura domestiche.

Obiettivo finale: mantenere la popolazione tramortita e in confusione, scatenandola ora sui runner ora su quelli senza mascherina ecc., ma tralasciando opportunamente di stimolare l’uso del buonsenso nelle persone. Il più classico dei “divide et impera” anestetico per la mente, velo sulle ansie e freno alla rabbia della gente, che per due mesi ha sentito blaterare a reti unificate di magnifici provvedimenti economici, tra sussidi alle imprese, cassa integrazione e altro che poi nella pratica non ha visto arrivare.

Un bazooka che non ha mai sparato e ha partorito provvedimenti bislacchi, come il bonus di 500 euro per l’acquisto di bici e monopattini elettrici, sbattuto in faccia ad una moltitudine di PMI che oggi faticano a riaprire e a vedere una prospettiva futura.

Andando in giro per Roma fa tristezza vedere come parlando con i ristoratori amici che hanno avuto il coraggio di riaprire, si respiri la paura del futuro. Un’ansia strisciante che prende la mente portando a conseguenze estreme come il suicidio di una 30na di imprenditori, di cui si tende a non parlare abbastanza per non evidenziare il momento e continuare a ripetere l’insulso slogan “andrà tutto bene”.

Forse sono proprio questi i giorni in cui la popolazione per la prima volta contestualizza quello che è successo e comincia ad intravedere quello che verrà, con le certezze della propria routine minate dalla paura di quello che il disastro economico avvenuto potrà provocare nelle loro vite.

Un’inquietudine angosciante, che la bellezza di Roma può aiutare a lenire in queste passeggiate post apocalittiche che i romani cominciano timidamente a fare per le vie del centro. Le prime ore del mattino tra Campo dei Fiori e Piazza Navona regalano un mix di emozioni, che vanno dalla tristezza per le serrande abbassate dei locali storici, alla freddezza trasmessa dall’assenza totale di convivialità che comunicano le persone ignorandosi sedute di spalle agli estremi delle panchine.

Però poi basta osservare la luce che lentamente invade la piazza per cadere morbida sui marmi delle fontane, per tornare a sperare in un lento ritorno ad una quotidianità accettabile.