“La nostra richiesta è una sola: lasciateci tornare” ha detto Ganguamma, sfrattato nel 2018. “Non abbiamo bisogno di niente da voi. Possiamo vivere per conto nostro all’interno della foresta, come abbiamo fatto per generazioni. Le tigri e gli elefanti non ci attaccano perché sono la nostra famiglia. A Nagarhole eravamo più felici e in salute, stavamo bene.”
“Siamo cresciuti nella foresta e abbiamo condiviso la foresta con gli animali selvatici, per questo noi non abbiamo paura di loro e loro non distruggono le nostre coltivazioni” ha detto JD Jeyappa, un altro uomo Jenu Kuruba. “Sono le persone del Dipartimento alle Foreste che ne hanno paura, e sono loro che distruggono le nostre coltivazioni.”
Basava Raju, un anziano Jenu Kuruba che nel 2014 è stato “trasferito” a 100km dalla riserva, ha detto: “Questi non sono campi di reinsediamento, sono luoghi per ucciderci, uccidere le nostre radici nella foresta, uccidere la nostra cultura e le nostre divinità sacre”.
Queste le richieste degli autori del rapporto:
- Fermare completamente i continui tentativi di sfrattare altri Jenu Kuruba.
- Permettere ai Jenu Kuruba che lo vogliono, di ritornare ai loro villaggi originari.
- Riconoscere i diritti forestali dei Jenu Kuruba.
“Questo rapporto mostra la realtà della conservazione-fortezza che sta distruggendo le vite dei popoli indigeni in Africa e Asia. I Jenu Kuruba sono stati sfrattati illegalmente e costretti a vivere vite miserabili nei campi di reinsediamento” ha detto oggi Sophie Grig, ricercatrice di Survival International. “È stato violato persino il loro diritto costituzionale di praticare la loro religione. Molti non ne possono più e rivendicano il diritto a tornare nei loro villaggi nella foresta. Questo modello di conservazione coloniale è disastroso per le persone e per il pianeta, e deve essere fermato.”
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