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Sabato, 18 Maggio 2024
P3: Verdini, mai saputo nulla di associazione PDF Stampa E-mail
Scritto da Webmaster   
Mercoledì 28 Luglio 2010 11:31
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"Non ho preso un soldo, Fini non mi ha tutelato. Da Bocchino non accetto alcune lezione".

ROMA  - "Non ho mai saputo nulla né conosco le attività e le finalità, né sono mai stato contattato da qualcuno". Così il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, in una conferenza stampa, ha replicato alle accuse di un suo coinvolgimento nell'inchiesta sulla P3. Verdini ha sottolineato di trovarsi in una situazione "paradossale" in quanto indagato nonostante, ha ribadito, "non ho mai saputo nulla" dell'associazione.

"Non conoscevo Miller né una parte dei partecipanti a quel pranzo del settembre 2009". Ha detto il coordinatore nazionale del Pdl indagato per la violazione della legge Anselmi dalla Procura di Roma.

"Io personalmente non ho toccato un soldo e, anzi, nella vicenda del giornale ce ne ho rimessi tanti. Miei e della mia famiglia". Così Verdini ha spiegato l'operazione da 2,6 milioni di euro relativa al 'Giornale della Toscana' che i magistrati gli contestano. Verdini ha sottolineato che i 2,6 milioni erano un aumento di capitale, di cui sono stati versati solo 800 mila euro.

"Non ho mai scaricato Dell'Utri che é una persona per bene. Non c'é nulla da scaricare e sicuramente io non scarico l'amicizia". Afferma il coordinatore del Pdl.

"Rivendico con orgoglio la liquidazione dei tentativi diffamatori a tutela dell'amico Caldoro che tutti abbiamo sostenuto", ha detto Verdini.

Una "brutta richiesta". Così il coordinatore del Pdl ha risposto al presidente della Camera, Gianfranco Fini, che aveva chiesto le sue dimissioni. "Mi dispiace che il presidente della Camera in forma generica non mi abbia tutelato - dice Verdini - è brutto che il tutore delle Camere e terza carica dello Stato, mentre un rappresentante della Camera viene interrogato, chieda le proprie dimissioni in forma generica e senza aspettare l'esito" delle indagini.

"Da Bocchino non accetto nessuna lezione perché chi parla di presunta legalità dovrebbe essere ineccepibile, lindo e trasparente. Mi ricordo che il Pdl si è stretto intorno a lui quando fu al centro di un'inchiesta per cui il gip aveva chiesto anche l'arresto". Sostiene Verdini.

CALIENDO, DIMISSIONI? NON HO COMMESSO NIENTE - "I miei avvocati hanno chiesto ai magistrati di ascoltarmi. Io rispondo dei fatti e di fatti non ne ho commessi". Così il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo risponde, in Transatlantico, ai giornalisti che gli chiedono se ha intenzione di dimettersi dopo che le opposizioni son tornate alla carica con la mozione di sfiducia nei suoi confronti. "Tutti avete letto l'ordinanza - ha aggiunto Caliendo - e lì si capisce che in quella riunione in cui si è parlato di Lodo Alfano io non c'ero".

IDV, DELL'UTRI SPREZZANTE VERSO AZIONI PENALI IN CORSO 
- "Dell'Utri Marcello, condannato in secondo grado per reati di mafia, piuttosto che difendersi nei processi, sta scrivendo un volume di cultura mafiosa. Con disprezzo e strafottenza per le azioni penali in corso, pontifica e sembra rappresentare il popolo della cultura mafiosa. Lo ha affermato il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando, in un suo intervento pubblicato dal sito Idv www.italiadeivalori.it. "Dell'Utri Marcello aggiunge l'esponente dipietrista - cofondatore di Forza Italia con Berlusconi Silvio, pluri-inquisito e pluri-salvato da leggi ad personam, proposte dal proprio legale avvocato e deputato Ghedini, rimane al suo posto e ricorda che lo stalliere di cavalli e riferimento di mafiosi, Mangano Vittorio, un eroe. Un messaggio da tipica cultura mafiosa. Tranquilli mafiosi e collusi anche Dell'Utri Marcello condivide la subcultura mafiosa e considera chi difende gli "amici " degli eroi. Tranquilli mafiosi e collusi anche Dell'Utri Marcello non parla, anzi non ha parlato, aspirando ad essere considerato anche lui eroe".

VERBALI VERDINI,DELL'UTRI MI DISSE'FIDATI DI CARBONI'
  - "Come ho conosciuto Flavio Carboni? Me lo ha portato Dell'Utri. Sapevo che era imputato per il crack del Banco Ambrosiano. Ma pure assolto". Idem per Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino: "Io mica li conoscevo. Fu Marcello a portarmeli a casa. Di lui mi fido molto, lo conosco da una vita. Se viene a con qualcuno, cosa dovrei fare? Non posso certo chiedere i documenti alle persone che lo accompagnano". Sono le riposte che Denis Verdini, coordinatore del Pdl, indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta Loggia P3, ha dato ai magistrati nelle nove ore di interrogatorio, secondo stralci dei verbali pubblicati da Corriere della Sera, Repubblica e Messaggero. Il coordinatore del Pdl - scrive il Corriere della Sera, che sui verbali fa il titolo di apertura della prima pagina - risponde a tutte le domande e assicura di essere estraneo a illeciti e organizzazioni occulte. Dice di "non essere mai stato interessato all'eolico". E, sulla nomina di Ignazio Farris a direttore dell'Arpas, ammette: "Carboni mi disse che aveva fatto una promessa e io gli dissi che andava bene. Per me non c'era nulla di illecito a favorirlo". Nelle "otto pagine dell'interrogatorio", Verdini afferma che Carboni gli fu presentato "da alcuni imprenditori nel 2009" perché "interessato al Giornale di Toscana. Mi disse che a 80 anni voleva creare una voce per la Sardegna, voleva creare un inserto. Parlava anche di aprire una radio e una televisione". Anche se "coinvolto e assolto nel caso Calvi", in quel momento "era utile, perché portava soldi", "era disposto a sottoscrivere un aumento di capitale di 2,6 milioni", quindi "cominciai a riflettere sulla sua proposta. Mentre stavo decidendo, Dell'Utri organizzò un pranzo all'Hotel Eden e quando arrivai c'era anche Carboni. Marcello mi disse che dovevo accettare e alla fine cedetti il 30% delle quote. Fu versata la prima rata da 800mila euro, ma poi cominciò l'indagine della procura di Firenze e io decisi di bloccare tutto". Fu sempre Dell'Utri a organizzare il pranzo del 23 settembre a casa sua, per "cominciare a pensare a una alternativa a Cosentino" per la Campania dopo "la richiesta di arresto. Mi fecero il nome di Arcibaldo Miller". In quell'occasione Dell'Utri "portò Carboni e mi presentò Lombardi e Martino che io non avevo mai visto prima. C'erano anche Miller, Giacomo Caliendo e il giudice Antonio Martone. Miller diceva di essere lusingato, ma non sembrava convinto". Lì si parlò anche del Lodo Alfano "ma come avveniva in tutta Italia". Si facevano "pronostici" e "ricordo che Martone disse che non conta come sono stati eletti i giudici della Consulta perché alla fine votano in maniera autonoma. Io non ho mai fatto pressioni su nessuno". Verdini aggiunge di aver visto Martino e Lombardi "altre due o tre volte. Ma certo non avevo bisogno che loro mi dicessero cosa fare. Sono persone che valgono poco". Nell'interrogatorio Verdini afferma di essere stato "informato" del dossier Caldoro. "Mi arriva un foglio anonimo dove sono elencati alcuni alberghi, un elenco di nomi maschili e le date in cui li avrebbe incontrati. Chiesi informazioni a Cosentino, ma mi disse che era roba vecchia". Quando poi "tornò alla carica Ernesto Sica, ne parali con Berlusconi e decidemmo di parlare direttamente con Caldoro. Lo chiamai e fissammo un incontro in Parlamento" nel quale "mi giurò sulla moglie e sui figli che si trattava di assolute falsità. Io riferii tutto al premier che decise di rinnovargli la fiducia".

VERDINI, VADO AVANTI; DA PREMIER FIDUCIA A CALIENDO
- Lunedi' notte, dopo nove ore di interrogatorio, era stato chiaro: "Mi dedicherò solo alla politica". E così è stato: Denis Verdini, il coordinatore del Pdl nella bufera per i casi eolico e P3, è tornato in via dell'Umiltà, il quartiere generale del partito a due passi da Montecitorio dove, anche oggi, è proseguito lo stillicidio di dichiarazioni su questione morale e legalità che animano il dibattito politico. Una vera e propria bufera, alimentata ulteriormente dall'iscrizione del sottosegretario Giacomo Caliendo nel registro degli indagati per la vicenda P3 che allunga la lista dei collaboratori di Berlusconi coinvolti in inchieste della magistratura. Tra Verdini e Caliendo, c'é stato lo spazio - breve, perché si è avvalso della facoltà di non rispondere - per un passaggio in Procura di Marcello Dell'Utri. Ma se il senatore "memore dell'esperienza passata" ha preferito evitare le domande dei Pm, Caliendo, dopo aver incassato la solidarietà e l'invito a proseguire nel proprio compito da parte dello stesso Berlusconi, ha fatto sapere di aver già chiesto di essere ascoltato e presto. La serenità mostrata dopo la visita a Palazzo Grazioli del sottosegretario alla Giustizia, sembra essere la stessa di Verdini che non sembra neanche sfiorato da quanto sta accadendogli intorno. Ieri il coordinatore nazionale del Pdl si è presentatonel suo ufficio, per nulla segnato dal lungo interrogatorio e dall'attacco frontale del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che vuole la sua testa. "Al momento io sono solo indagato, penso di non aver nessun motivo per dimettermi", aveva detto il deputato toscano nel cuore della notte, respingendo la richiesta di Fini come "largamente impropria". Resta l'amaro in bocca per l'addio al Credito Cooperativo Fiorentino, una decisione "sofferta e dolorosa", ma la vita - soprattutto quella politica - continua. "Nessuno può darci lezioni di legalità", lo difende il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, mentre il finiano Italo Bocchino insiste: "l'opportunità della permanenza in incarichi politici di persone indagate non intacca il garantismo, ma invita a riflettere su una questione tutta politica legata a episodi di malcostume". Tra questi rientra anche, secondo l'Italia dei Valori, il caso del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, che la Procura di Roma accusa di violazione della legge Anselmi sulle società segrete. "Deve dimettersi", chiede il partito di Antonio Di Pietro, mentre il ministro della Giustizia Angelino Alfano gli rinnova "fiducia e solidarietà". Alla ripresa dell'attività dopo la pausa estiva, il Senato discuterà la mozione di sfiducia nei suoi confronti, ma intanto il sottosegretario si difende: "Non ho mai contattato né fatto elenchi di giudici della Corte costituzionale favorevoli o contrari al lodo Alfano". E Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl e avvocato del premier, parla di iniziative della magistratura "che vanno a sindacare una più che legittima attività politica".(ANSA)

 

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