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Giovedì, 28 Marzo 2024
Rossi a Sant’Anna di Stazzema: “Qui i valori che fondano un’Europa sociale e inclusiva”. PDF Stampa E-mail
Scritto da Giuseppe Arno   
Martedì 14 Agosto 2012 08:18

SANT’ANNA DI STAZZEMA (Lu) – “Vogliamo un’Europa unita non con il dominio ma con il diritto e con la giustizia; un’Europa dello sviluppo e della crescita senza la quale le ombre del passato potrebbero tornare; un’Europa che ascolta la sofferenza civile del continente, le persone più deboli e fragili, i giovani precari e senza futuro, gli immigrati, le minoranze, i disoccupati, i lavoratori e gli imprenditori lasciati troppe volte soli. Vogliamo un’Europa sociale e inclusiva. E questo domanda una nuova politica capace di guardare lontano, ispirata ai valori profondi di cui questi luoghi sono segno”.

E’ questo l’appello lanciato oggi dal presidente della Regione Enrico Rossi nel suo discorso pronunciato alla cerimonia commemorativa del 68esimo anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema. Con Enrico Rossi c’era anche il presidente del Consiglio Europeo Martin Schulz, la cui presenza è stata salutata dai tanti partecipanti alla cerimonia con vera gratitudine. All’ossario di Sant’Anna tanta gente arrivata da tutta la Toscana, sopravvissuti e familiari delle vittime, autorità civili e militari, gonfaloni degli enti locali e labari delle associazioni. Due bambine hanno consegnato un mazzo di fiori al presidente Schulz, una delegazione della comunità senegalese in Toscana gli ha portato un dono. Dopo la lettura dei messaggi del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del vice presidente del Senato Vannino Chiti, hanno parlato il presidente dell’Associazione Martiri di Sant’anna di Stazzema Graziano Lazzeri e il sindaco di Stazzema Michele Silicani. Quindi hanno preso la parola Rossi e Schulz.

Rossi ha definito la scelta di Schulz una gesto che “sancisce in modo solenne che questo dolore appartiene ad una nuova cittadinanza europea” e ha affermato che proprio un’Europa più forte, “sociale e inclusiva” e una nuova politica “capace di guardare lontano” potrà far sì che questi crimini non si ripetano e vengano sempre ricordati. Perchè, ha affermato il presidente Rossi, “dimenticare è colpevole”. E potrà anche fare sì che i “rischi insiti nel populismo, nell’idea che la democrazia può contare meno della finanza, nelle esaltazioni etnocentriche, nella xenofobia” vengano evitati e sconfitti nel nascere.

Ecco il testo integrale del discorso pronunciato dal presidente Enrico Rossi:

“Sono molto onorato di celebrare l’anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema insieme a tutti voi e alla presenza del presidente Martin Schulz. Grazie presidente per questo bellissimo gesto, denso di significati; per avere scelto come tedesco di essere qui a rappresentare tutta l’Europa, tutti i cittadini europei in questo luogo simbolo; uno dei punti in cui si è concentrato il dolore del 900, dove centinaia di innocenti furono trucidati da una furia omicida implacabile, da una ferocia che ancora oggi suscita in tutti noi indignazione e vergogna.

Abbiamo già avuto altri momenti importanti e commoventi, altre celebrazioni i cui cittadini italiani ed europei hanno pianto insieme questa tragedia. Ma la sua presenza, oggi, qui, sancisce in modo solenne che questo dolore appartiene a una nuova cittadinanza europea che è emersa e si è formata proprio dagli orrori di cui siamo eredi. Caro presidente, il mio è anche un messaggio di speranza in questi tempi difficili: è un segno dei passi avanti compiuti dal nostro continente verso un’Europa di pace e di fratellanza, capace di costruire la propria identità riflettendo insieme sulle divisioni che l’hanno attraversato e sui crimini di cui si è macchiata.

La sua scelta presidente è quindi una precisa indicazione per affrontare i problemi economici, sociali e morali che a volte sembrano soverchiarci. La risposta non può che essere una maggiore unità dell’Europa e un sentimento più alto e più forte di solidarietà tra i cittadini e i popoli europei. Sono passati novant’anni da quando il male politico, la bestia immonda iniziò a impossessarsi dell’Europa, a cominciare proprio dall’Italia con la marcia su Roma. Ma già la prima guerra mondiale aveva inaugurato con i suoi venti milioni di morti lo sterminio di massa. Il delirio dei totalitarismi e dei nazionalismi del secolo scorso prevedeva la costruzione dell “uomo nuovo” e la rigenerazione dei popoli attraverso la soppressione degli altri, i diversi, le “razze inferiori”, i nemici di classe.

Ci preme ricordare chi, nonostante il diffuso consenso e l’indifferenza e l’assuefazione dei più, si schierò contro le dittature anche a costo della propria libertà e della propria vita. E’ una lezione di storia di cui tenere conto ancora oggi. I rischi insiti nel populismo, nell’idea che la democrazia può contare meno della finanza, nelle esaltazioni etnocentriche, nella xenofobia, vanno evitati e sconfitti nel nascere, prima che sia troppo tardi.

Dimenticare è colpevole.

Non tutti i paesi dell’Europa hanno avuto la capacità di ammettere le proprie responsabilità passate, a cominciare dall’Italia che troppo si culla nel mito giustificativo degli “italiani brava gente”. E invece, le nostre responsabilità di popolo italiano, anche se riscattato dalla lotta di liberazione, non possono essere dimenticate laddove siamo stati artefici di delitti efferati come in Albania, in Libia, in Grecia e in altre ex colonie e teatri di guerra. E i fatti spesso si sono ripetuti simili a quanto è avvenuto qui. Così come simili si sono ripetuti di recente nella ex Jugoslavia o in altre parti del mondo: una violenza inenarrabile, l’assassinio e l’accanimento sui più deboli, senza pietà.

Sono delitti, da chiunque commessi, che non devono restare impuniti. Non ci interessa, a distanza di tanti anni, che i colpevoli scontino la pena; ci interessa la ricostruzione dei fatti, la comprensione delle modalità, dopo l’accertamento della verità e la sentenza di condanna come monito perchè questi atti non debbano più ripetersi. La Germania, che sicuramente ebbe colpe pesanti e decisive nella tragedia del ’900 oggi è impegnata quotidianamente nella ricostruzione di una identità nazionale che riconosce le proprie terribili colpe. Chi ha modo di visitare Berlino, i suoi musei, i suoi monumenti può capire cosa vuol dire chiedere perdono al mondo.

Caro presidente, lei oggi ci testimonia che solo l’accordo dei popoli europei può metterci al sicuro da quei bagni di sangue che purtroppo non sono solo un brutto ricordo del passato. A questo doverebbero pensare coloro che si ostinano a dividere, a perseguire i privilegi, a immaginare che si possa vivere meglio facendo a meno degli altri o addirittura annientando gli altri.

Altiero Spinelli, un grande europeista italiano, indicava dal confino di Ventotene la via dell’Europa libera e unita e concludeva: “La via da percorrere non è facile né sicura ma deve essere percorsa e lo sarà”. Noi vogliamo andare in questa direzione. Vogliamo un’Europa unita non con il dominio ma con il diritto e con la giustizia; un’Europa dello sviluppo e della crescita senza la quale le ombre del passato potrebbero tornare; un’Europa che ascolta la sofferenza civile del continente, le persone più deboli e fragili, i giovani precari e senza futuro, gli immigrati, le minoranze, i disoccupati, i lavoratori e gli imprenditori lasciati troppe volte soli. Vogliamo un’Europa sociale e inclusiva. E questo domanda una nuova politica capace di guardare lontano, ispirata ai valori profondi di cui questi luoghi sono segno.

Le incertezze, le lentezze, i piccoli egoismi sono il risultato di una politica corta che stupisce e sorprende. Certo non hanno agito così i padri fondatori dell’Europa, coloro che l’Europa l’hanno costruita; penso a De Gasperi, a Schumann, ad Adenauer; ma anche a Prodi, a Ciampi, a Napolitano a Kohl e Willy Brandt, ad Helmut Schmidt che anche di recente a 94 anni ci ha esortato nella via della solidarietà europea. La speculazione finanziaria e il dominio della finanza non possono essere sconfitti solo dalla tecnica e dall’economia, ma prima di tutto da quella forza morale che trae origine dal rispetto della vita e della dignità della persona, che sono valori fondamentali della costruzione europea, scaturiti proprio da questi luoghi e dal sacrificio di tante vittime innocenti, dal quale è nata appunto la speranza di una nuova Europa.

Grazie ancora presidente anche a nome dei cittadini della Toscana tutta”.

Domenica 12 agosto 2012 
 

toscana-notizie.it

 




 

Ultimo aggiornamento Martedì 14 Agosto 2012 08:27
 

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