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Bossi: se Napolitano non firma siamo fregati PDF Stampa E-mail
Scritto da Webmaster   
Giovedì 17 Giugno 2010 08:26
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Incontro leader Lega e Fini sulle intercettazioni: si va avanti solo se c'è intesa tra Colle e premier.

ROMA - "Se tra Berlusconi e il presidente della Repubblica si trova una soluzione si può andare avanti. Speriamo di trovare una soluzione". Lo afferma il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, al termine di un incontro alla Camera con il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini sul tema delle intercettazioni.

'Bisogna dare un'accelerazione per travare una via d'uscita e per farlo bisogna parlare con Berlusconi e il Capo dello Stato perché se il presidente della Repubblica non firma siamo fregati". Afferma il leader della Lega conversando con i giornalisti. A chi gli chiede se ci sia già una soluzione il senatur risponde: "su alcuni punti si può lavorare, una soluzione ancora non c'é ma sono fiducioso".

BERLUSCONI: "TUTTI SPIATI", MA APRE SULLE MODIFICHE

(di Anna Laura Bussa)
Dopo il muro contro muro dei giorni scorsi tra berluscones e finiani sul ddl intercettazioni, il premier fa capire che una possibilità di modificare il testo o di farlo slittare alla fine della pausa estiva c'é. Un mutato atteggiamento che il presidente del Consiglio avrebbe maturato dopo il vertice di maggioranza convocato a palazzo Grazioli proprio per fare il punto su ddl, Manovra e riforma dell'Università. A far intendere che un cambio di rotta era nell'aria ci aveva pensato anche il leader della Lega Nord Umberto Bossi che in mattinata aveva detto: "C'é spazio: se qualcuno fa qualche emendamento non verrà buttato nel cestino...". Ma anche l'intervento di Berlusconi all'Assemblea della Confcommercio era stato significativo: "Sento che ora si parla di mettere in calendario per settembre il ddl intercettazioni. Poi bisognerà vedere se il Capo dello Stato vorrà firmarlo e poi, quando uscirà, non piacerà ai Pm della sinistra che si appelleranno alla Corte Costituzionale. E questa, secondo quanto mi dicono, la boccerà". E' la prima volta che il Cavaliere parla così apertamente di un possibile slittamento dell'esame del testo alla Camera. Un testo che fino al giorno prima era stato definito "blindato" e da approvare in fretta. Le ipotesi che circolano ora sono dunque sostanzialmente due: la prima è che nel provvedimento verranno inserite quelle due-tre modifiche chieste a gran voce dai finiani e che riguardano essenzialmente la durata degli 'ascolti'; tempi e modalità delle intercettazioni ambientali; la possibilità di poter intercettare anche i 'reati satelliti' (tipo l'usura) come se fossero reati di mafia. Punti sui quali aveva messo i suoi paletti anche il Capo dello Stato il 2 giugno scorso e in altre successive occasioni. Fatte queste modifiche, magari in commissione Giustizia, l'esame in Aula, si spiega nel Pdl, potrebbe avvenire in tempi brevi. Si parla addirittura della possibilità di votarlo nelle due settimane durante le quali la Manovra resterà all' attenzione delle commissioni competenti al Senato. Dopodiché la quarta lettura a Palazzo Madama, volendo, potrebbe essere rapidissima "così com'é stato per il legittimo impedimento". In questo modo, si osserva tra i finiani, il ddl intercettazioni potrebbe venire approvato prima dell'estate. L'alternativa, invece, è che l'intero esame del testo slitti a settembre. Nel frattempo, però, secondo alcuni boatos del Transatlantico, la maggioranza potrebbe anche correre il rischio di continuare a veder pubblicate intercettazioni non proprio graditissime a governo e coalizione. Se tutto, invece, resterà com'é ora, insistono gli uomini vicino a Fini, il Capo dello Stato potrebbe anche non firmare il ddl e la Consulta potrebbe bocciarlo. Ma la linea dura, si osserva, verrebbe sostenuta ormai solo dai 'colonnelli' per i quali un'eventuale modifica del testo significherebbe una sconfitta politica di "non lieve entità". Come andrà a finire, comunque, avverte un 'tecnico' del Pdl, lo si capirà domani quando il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno leggerà la sua relazione sul ddl. "Dipende tutto - sottolinea - da come verrà impostato il discorso". Nell'attesa, tra Berlusconi e l'Anm è guerra di cifre. Secondo il premier ad essere intercettati sarebbero "7,5 milioni di italiani", mentre secondo le toghe, il numero delle utenze telefoniche controllate non supererebbe le 120mila unità. L'Anm poi lancia il suo affondo anti-ddl elencando tutti i nodi: se fosse già legge, avvertono, "non si sarebbero potuti individuare gli assassini di D'Antona"; sarebbe impossibile disporre le 'ambientali' in luoghi diversi da quelli privati a meno che non si dimostri che lì stia avvenendo un reato; diventerebbe impossibile acquisire dati del traffico telefonico con grave danno anche per le indagini di mafia e terrorismo.

CENTARO, DA OSCE INTERFERENZA INTOLLERABILE
"E' un'interferenza intollerabile da parte di un organismo internazionale che peraltro interviene mentre è ancora in corso l'esame del provvedimento". Roberto Centaro, relatore al Senato del ddl sulle intercettazioni, ha attaccato l'Osce per il suo intervento sul provvedimento nel corso della trasmissione "Radio anch'io". Centaro ha anche espresso la convinzione che alla Camera il ddl sulle intercettazioni e la manovra economica possano "andare avanti in contemporanea". E ha assicurato che i parlamentari del Pdl sono pronti a lavorare anche sino a Ferragosto per l'approvazione del provvedimento sulle intercettazioni: "non c'é nessun problema", ha detto al riguardo.

L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), con sede a Vienna, ha chiesto all'Italia di rinunciare al disegno di legge sulle intercettazioni o di modificarlo in sintonia con gli standard internazionali sulla libertà di espressione. "Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia", ha detto in un comunicato Dunja Mijatovic, responsabile dell'Osce per la libertà dei media. "I giornalisti devono essere liberi di riferire su tutti i casi di pubblico interesse e devono poter scegliere come condurre una indagine responsabile", ha aggiunto Dunja Mijatovic, responsabile dell'Osce per la libertà dei media. Per entrare in vigore, la legge deve ancora essere approvata dalla Camera e firmata dal capo dello Stato, precisa in chiusura il comunicato.

OSCE, NOSTRO DOVERE INTERVENIRE - L'Osce ha respinto i rilievi mossi dal governo italiano di inopportunità della presa di posizione ieri dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa sul ddl sulle intercettazioni, precisando che è "normale e consueto" che l'istituzione faccia sentire la sua voce nei processi parlamentari, ma sottolineando anche che "naturalmente il Parlamento italiano è sovrano e indipendente". Lo ha detto Roland Bless, vice della responsabile per la libertà dei media Dunja Mijatovic che ieri aveva criticato in un comunicato il ddl.

FARNESINA, INTERVENTO OSCE INOPPORTUNO - "Da parte italiana, attraverso i canali diplomatici, è stata fatta notare con fermezza l'inopportunità di tale intervento". E' quanto sottolinea il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, in merito alla presa di posizione dell'Osce sul ddl intercettazioni. "Un intervento su una misura legislativa, il cui iter non è completato, che rischia - prosegue Massari - di interferire e turbare il dibattito democratico in Parlamento".

PREMIER: INTERCETTATI 7,5 MILIONI D'ITALIANI. MAGISTRATI: E' FALSO
ROMA - Sulle intercettazioni si consuma un nuovo scontro tra il presidente del Consiglio e i magistrati. Stavolta e' una guerra di cifre su quanti sono gli italiani sottoposti ad ascolti. E i numeri dati dalle due parti sono in aperto contrasto: se Berlusconi quantifica in sette milioni e mezzo i cittadini coinvolti, l'Associazione nazionale magistrati corregge piu' che al ribasso la cifra: nemmeno 40mila, cioe' lo 0,07% della popolazione. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, da New York, ribadisce che il numero delle intercettazioni ''e' elevatissimo perche' per ciascun telefono intercettato si intercetta anche chiunque parla con quello'' E' dal palco dell'assemblea di Confcommercio che il premier lancia il suo affondo: in Italia "siamo tutti spiati, ci sono 150mila telefoni sotto controllo" e questo è "intollerabile", scandisce Berlusconi. E visto che "ciascuno di noi parla nel tempo con 50-100 persone'', basta ''moltiplicare 150 per 50 persone'', per arrivare al dato ''che ci sono 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate''. Soltanto io - si lamenta il premier - sono stato ascoltato da una piccola pretura come quella di Trani 18 volte e puntualmente sono finito sui giornali. Ci rendiamo conto che così non siamo in un paese civile, non è una vera democrazia. Non viene tutelata la libertà di parola. Non possiamo tollerarlo più". La replica del sindacato delle toghe arriva a stretto giro di posta. Nel corso di una conferenza stampa convocata per illustrare le iniziative di protesta del mondo giudiziario contro la manovra economica del governo, il presidente dell'Anm Luca Palamara diffonde una tabella con dati che hanno come fonte il ministero della Giustizia per dire: "i numeri sulle intercettazioni smentiscono le affermazioni del presidente del Consiglio", e' una ''vulgata'' l'idea che ''tutti i cittadini siano intercettati''. Poi il presidente dell'Anm legge le cifre piu' significative: nel 2009 sono state 119.553 le utenze telefoniche intercettate, 11.119 gli ambienti sottoposti ad ascolti, per un totale di ''bersagli'' pari a 132.384. Tenuto conto che in media ogni soggetto intercettato utilizza tre o piu' utenze (che possono arrivare sino a 10 quando le indagini riguardano spacciatori o esponenti della criminalita' organizzata), questo significa - spiegano all'Anm- che sono state intercettate in un anno 39.667 persone (l'equivalente di 119.000 diviso per tre). E visto che in Italia ci sono oltre 58 milioni di abitanti, gli intercettati rappresentano lo 0,07% della popolazione. E' un ragionamento che non convince Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, che parla di un ''autogol'' dell'Anm: "proprio le cifre diffuse dal dottor Palamara mostrano che Silvio Berlusconi aveva ed ha ragione''. Attacca invece il premier l'opposizione. Il leader del Pd Pierluigi Bersani accusa Berlusconi di aver ''contabilizzato in modo strano il numero di intercettazioni dando un'idea da Stato di polizia o peggio da Grande fratello'' e parla di ''terrorismo ad personam''. Mentre per Luigi Li Gotti (Idv), "Berlusconi continua a dare i numeri'' e a comportarsi come ''il classico venditore di tappeti''.(ANSA)
 

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