È bello, sì. Ma, nel mondo in cui viviamo, l´essere utile al prossimo è ormai cosa rara!
Ha 90 anni e soffre di demenza senile medio grave. È ricoverata in una struttura, una RSA in Romagna, da appena 10 giorni, perché con l’avanzare della malattia a casa non riuscivamo più a gestirla. Arrivo in struttura all’improvviso per farle una visita: sono le 18:30 di una domenica di fine giugno. Lei è in un letto con una sponda per lato e condivide la camera con un’altra ospite. Ma si lamenta, respira male, perché dopo il Covid l’affligge una bronchite cronica. Sotto l’occhio destro campeggia un vistoso ematoma. La guardo inorridita e le chiedo il perché di quel livido, ma lei non lo sa, però continua a lamentarsi, mi dice che le fa male il petto, perché stringe. “Che cosa ti stringe?” – Non lo so- Alzo il lenzuolo e la coperta leggera e quello che vedo mi lascia senza parole e allora urlo con quanto fiato ho in gola. Accorre un’operatrice socio sanitaria. – Slegate la mamma immediatamente! Chi vi ha dato quest’ordine? - La O.S.S. balbetta frasi sconclusionate, mi spiega che mettono in contenzione i nuovi arrivati, affinché siano più al sicuro e loro possano stare più tranquille, poiché la sera il personale è composto da soli due operatori e un’infermiera con 70 ospiti, tra anziani e malati psichiatrici. Intanto prende una piccola chiave e si attiva per aprire una specie di rotella che tiene la fascia intorno al petto della mamma. La fascia viene sfilata da sotto il materasso e finalmente la libera. Poi arriva anche l’infermiera che ha sentito tutto il trambusto. Redarguisco anche lei, chiedo il perché della contenzione e del livido della mamma, la quale, visto che era legata, certo non ha potuto procurarsi da sola un ematoma del genere. Anche lei non sa rispondere ma forse, mi dice, avrà sbattuto contro le sbarre del letto prima della contenzione, oppure qualche altro paziente l’avrà picchiata. - Ma è inaudito! - Rispondo io. – Ma non avete le telecamere in ogni stanza? - chiedo. Loro mi guardano in silenzio, ma non rispondono. Tranquillizzo la mamma che non ha capito ancora la situazione. Poi me ne vado. Il giorno dopo invio una mail alla direttrice dove esprimo tutta l’indignazione per ciò che ha subito mia madre, ma la direttrice non mi risponde. Mi presento più volte alla struttura sempre senza avvisare e noto un comportamento diverso con la mamma da parte di tutte le operatrici che sono estremamente gentili, mentre dalla dirigenza non si fa vivo nessuno. Intanto ho contattato i carabinieri del Mugello per fare un esposto, ma loro mi hanno consigliato di rivolgermi alla stazione del paese romagnolo. Allora procedo e, mentre le indagini vanno avanti, cerco un’altra struttura che possa accogliere la mamma. Ma una domanda continua a martellare la mia mente senza darmi tregua: come si può nel 2024 in un Paese che si considera civile, arrivare ad una contenzione inutile e dannosa per la paziente stessa oltre ad essere completamente illegale? E ancora: che fine ha fatto la Legge Basaglia e la conseguente centralità della persona? Lo chiedo a nome di tutte quelle persone, anziane e non, che subiscono questa violenza gratuita. E non mi si venga a parlare di sicurezza, perché spesso non ce n’è alcun bisogno, soprattutto se ci sono già altri mezzi atti alla contenzione come le sponde nel letto. Inoltre, per contenere una persona, servono delle specifiche direttive da parte della famiglia, con relative firme in appositi documenti, che io non ho mai apposto da nessuna parte. Ne sono certa. Dal punto di vista giuridico, infatti, la contenzione è un atto straordinario permesso al personale sanitario solo nei casi in cui sia ritenuto necessario e non come prassi ordinaria e questo è valido per qualsiasi paziente, per attuarla necessitano, quindi, prescrizione medica, documenti di valutazione assistenziale e consenso della famiglia se il paziente non è capace di intendere e di volere. Se la contenzione avviene, quindi, senza seguire queste procedure è da ritenersi illecita e il personale medico e sanitario può essere accusato di: lesioni personali, maltrattamento, sequestro di persona e violenza privata. Inoltre il personale sanitario è tenuto a denunciare le contenzioni illecite. Spesso nella carta dei servizi presentata ai parenti degli assistiti la lista delle prestazioni offerte da queste RSA è a dir poco chilometrica, i costi giornalieri della retta sono piuttosto alti, ma si spera sempre il meglio per i propri cari, quindi si fanno sacrifici economici poi, però, ci si trova di fronte a situazioni di questo tipo o, nel migliore dei casi, di fronte a tutta una serie di inadempienze quali: carenze di organico con consequenziale assistenza ridotta, mancanza di controllo sanitario, eccessiva sedazione dei pazienti, carenza di attenzione e relativa empatia verso queste persone estremamente fragili. A questo punto che cosa si può fare? In primis vigilare, andare a trovare spesso i propri cari anche in orari non prefissati, controllare che siano in salute, curati dal personale addetto sia fisicamente che psicologicamente, e che vengano rispettati tutti i punti della carta dei servizi. È importante confrontarsi con la direzione, lo psicologo della struttura, i fisioterapisti e gli operatori sanitari affinché non avvengano maltrattamenti di alcun tipo. Troppo spesso gli anziani ospiti nelle strutture, adibite alla loro assistenza, non sono visitati dai parenti e si ritrovano impotenti in mano a chi non ha alcuno scrupolo nei loro confronti. Il primo passo da fare, quindi, è non trascurarli, ma ricordarsi che sono persone indifese e bisognose, ancora, del nostro amore e delle nostre cure. E se accade che si evincano maltrattamenti, o gravi inadempienze verso di loro, bisogna denunciarli senza alcuna remora o incertezza alle Forze dell’Ordine.
F.L.
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