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Mercoledì 06 Marzo 2024 12:03

Modello del cavallo di Troia sul lungomare di Çanakkale (città della Turchia situata sulla sponda asiatica dello stretto dei Dardanelli, non lontano dal luogo della mitica Troia), utilizzato sul set del film Troy. Autore: Pmk58 (Wikipedia)

 

Il significato simbolico del Cavallo di Troia

Armi e ancora armi. Due mondi - l'Occidente e il vicino Oriente - discutono da 2 anni di invio di armi che ci fanno intendere sia la soluzione più efficace per concludere la guerra tra Russia e Ucraina.

A fine febbraio il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione che impegna l’Unione sulla linea della guerra a oltranza. Secondo il documento, l’obiettivo principale è che l’Ucraina “vinca la guerra contro la Russia”, obiettivo che può essere conseguito “solo attraverso la fornitura continua, sostenuta e in costante aumento di tutti i tipi di armi” a Kiev. Sposata in pieno la linea della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen che giorni fa aveva anticipato i contenuti del piano che l’esecutivo europeo proporrà in tempi brevi: raddoppio nel giro di un anno della produzione di munizioni, ma soprattutto appalti congiunti per l’acquisto di armi sul modello di quanto avvenuto per i vaccini anti-Covid.

Questo conflitto richiama alla memoria la guerra di Troia conclusasi più di 3000 anni fa tra i Greci e i Troiani dell'Asia Minore, con lo stratagemma del poderoso cavallo di legno che nascondeva nel suo interno molti Greci, poi trasportato nella città che fu poi distrutta attorno al 1200 a.C.

Quando si raccontano gli eventi bellici – di qualunque epoca - è necessario aver sempre presente quali fossero i vantaggi non solo geografici attribuiti al luogo al centro della contesa. Meglio di altri, lo storico Barry Strauss ha descritto i motivi per cui Troia era una città ambita: ‹‹Troia invoglia alla guerra. La sua posizione, dove l’Europa e l’Asia si toccano, la rendeva ricca e visibile. A Troia, l’acqua blu come acciaio dello stretto dei Dardanelli si riversa nell’Egeo e apre la via al mar Nero. Troia aveva un porto naturale protetto e quindi attraeva i mercati, nonché i predoni. Mura, guerrieri e sangue erano il destino della città. Quando i Greci di Omero, a quanto si narra, lottarono per Troia, c’erano già stati duecento anni di lotte per il possesso della città. Nei secoli successivi molti eserciti passarono sotto le antiche mura di Troia, da quelli di Alessandro Magno a quelli della campagna di Gallipoli del 1915›› (Barry Strauss, La guerra di Troia).

 

Nell'immaginario collettivo, il Cavallo di Troia è e rimarrà sempre il simbolo dell'astuzia e dell'inganno in una qualsiasi contesa dove spesso si riscontra uno scollamento profondo fra le reali cause che portano ad un conflitto armato e le motivazioni che vengono poi rifilate alla popolazione per spingerla alla guerra. Quelli in cui viviamo sono tempi di guerra ibrida (anche chiamata guerra di quinta generazione, guerra non lineare, guerra non tradizionale...), una strategia militare che impiega e mescola elementi delle guerre convenzionali e non convenzionali (come la guerra di tipo politico, economico, psicologico, cibernetico.) con altri metodi di influenza, come fake news, diplomazia, guerre legali e interferenze nei processi elettorali. Il termine Cavallo di Troia è entrato nell'uso letterario, ma anche nel lessico comune, per indicare uno stratagemma con cui penetrare le difese, e che puo' rientrare a pieno titolo anche nei sistemi adottati dalla guerra ibrida.  

 

Una situazione ricorrente

La Transnistria (PMR) nel 1992, l'Ossezia del Sud nel 2008, la Crimea e il Donbas nel 2014 hanno rappresentato pericolosi precedenti chiedendo aiuto alla Russia e richiedendone l'annessione, a fronte di pressioni subìte dalle popolazioni russofone.  Ad eccezione della PMR queste entità territoriali hanno agito come veri e propri Cavalli di Troia per vincere le loro controversie e sono state integrate nella Federazione russa.

L'imposizione di nuovi dazi all'autoproclamata repubblica secessionista della PMR ha fatto riemergere la questione irrisolta delle due rive del Dniester da più di 30 anni. Problemi economici-commerciali si sommano sempre ai problemi politici come nella citata guerra di Troia. Tra le cause reali di questo antico conflitto va ricordata oltre la posizione strategica della città, una delle città più ricche dell’intera regione rinomata tra l'altro per l'artigianato fiorente e gli intensi traffici commerciali e la probabile imposizione di pedaggi per chi attraversava lo Stretto dei Dardanelli che hanno portato i Greci a promuovere una guerra per rompere di fatto un'egemonia commerciale da parte di Troia.  Se oggi ci spostiamo non lontano, dall'altra parte del Mar Nero (il Ponto Eusino per gli antichi), l’Ucraina è sulla carta un Eldorado di risorse naturali con 8.500 depositi minerari di rilevanza industriale e circa 110 tipi di minerali diversi. L’industria estrattiva, fino al 2014, generava 15 miliardi di dollari l’anno. Il Donbass, teatro dell'attuale guerra cruenta tra Russia e Ucraina, è particolarmente ricco di carbone, grafite, titanio, ferro, cobalto, manganese, uranio e soprattutto di terre rare, litio oltre ad alluminio e rame, tanto preziosi nello sviluppo dell’hi-tech” … tralasciando   il metano.   Il ritorno economico fa quindi gola non solo a Putin ma ai partner occidentali che sostengono l'Ucraina nel conflitto con Mosca, un conflitto, lo ribadiamo, che non è solo politico.

 

Cosa succede inTransnistria e le reazioni di Mosca

Il 28 febbraio la Transnistria (PMR in russo) ha chiesto protezione alla Russia, un po' come era successo nel 2014 con le regioni ucraine orientali di Donetsk e Luhansk ora occupate da Mosca.

L’appello a Mosca è stato lanciato durante una sessione speciale del Congresso dei deputati della PMR, un’assemblea che si riunisce solo in occasioni eccezionali. Nella sua ultima sessione, nel 2006 dopo un referendum non riconosciuto dalla comunita' internazionale in cui il 97,1% degli elettori sostenne l'adesione alla Russia, l’assemblea aveva chiesto di essere annessa alla Russia, una richiesta che poi non ha avuto seguito.

"Facciamo appello al Consiglio della Federazione e alla Duma di Stato della Federazione Russa con la richiesta di attuare misure per proteggere la PMR nel contesto della crescente pressione da parte della Moldavia - si legge nella risoluzione - tenendo conto del fatto che oltre 220 mila cittadini russi risiedono in maniera permanente sul territorio della Repubblica Moldava e dell’esperienza positiva unica del mantenimento della pace russa sul Dniester, nonché dello status di garante e mediatore nel processo negoziale".

Il presidente Vadim Krasnoselsky durante il suo intervento al Congresso ha dichiarato che contro la Transnistria si sta applicando una politica di genocidio. Il riferimento è alle politiche della Moldova miranti allo strangolamento economico, distruzione fisica di una parte del popolo, negazione della difesa legale, tentativo di imporre con la forza la lingua. "La voce dei transnistriani deve essere ascoltata. Dobbiamo parlare delle nostre libertà, dei nostri diritti, della nostra libera attività economica, del processo negoziale e, in ultima analisi, della pace in Transnistria", ha denunciato Vadim Krasnoselsky. A tal proposito le autorità di Tiraspol hanno approvato una risoluzione dove si rileva che la Moldavia “ha essenzialmente lanciato una guerra economica contro la Transnistria, creando deliberatamente i presupposti per un deficit di bilancio multimilionario”. I deputati hanno affermato che la Moldavia sta bloccando la fornitura di medicinali e attrezzature mediche. Durante il Congresso è emerso che quest’anno la Transnistria perderà il 10% del suo PIL. Questo è un record assoluto nei tre decenni di esistenza della repubblica. Ovviamente, tali cifre dovrebbero portare sia il corpo parlamentare che la popolazione alla conclusione che il regime di austerità è inevitabile.  In più, le forniture di carburante blu possono essere interrotte in qualsiasi momento dal gruppo russo. Inoltre, diventeranno impossibili se il pompaggio del gas russo attraverso l’Ucraina si interromperà dopo il 2024. Come noto, il regime di Kiev ha ripetutamente dichiarato che non intende rinnovare gli accordi sul transito delle risorse energetiche con le aziende russe. Pertanto, l’ultimo congresso è stato letteralmente permeato dal politicamente corretto nei confronti del regime di Kiev come evidenziato dall’assenza dei simboli statali russi, che di solito vengono utilizzati attivamente in tali eventi a Tiraspol, e nei discorsi degli alti funzionari della repubblica de facto.

La richiesta del Congresso è stata raccolta in poche ore dal ministero degli Esteri russo: "Proteggere gli interessi dei residenti della Transnistria, i nostri compatrioti, è una priorità", si legge in una nota.Daniel Voda, portavoce del governo moldavo, nega che ci sia timore di un'escalation: "Questo evento è stato pianificato da coloro che si trovano sul lato sinistro del Dniester e del Cremlino. Non vediamo un pericolo di destabilizzazione. Osserviamo molto da vicino e ripetiamo che anche questa regione vuole pace e sicurezza".

L’appello alla Russia è arrivato un giorno prima del discorso sullo stato della nazione tenuto a Mosca dal presidente Vladimir Putin. I notiziari russi hanno citato Vadim Krasnoselsky che ha chiesto l’aiuto di Mosca perché “contro la Transnistria si sta applicando una politica di oppressione”.

Ma la Transnistria si è fortunatamente fermata a un passo dal chiedere l’annessione alla Russia – cosa che la Moldavia aveva temuto facesse – e ha chiesto aiuto al Parlamento europeo, all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione (Osce) e alla Croce Rossa.

Il primo vicepresidente del Comitato per gli Affari Internazionali della legislatura russa, Aleksei Chepa, si è affrettato a dichiarare all’agenzia di stampa Interfax che la Transnistria chiedeva assistenza economica e non militare, e nessuna richiesta di annessione per il momento del territorio secessionista alla Russia.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha accusato la Moldova e l’Occidente di alimentare inutilmente le tensioni con speculazioni su una possibile annessione russa. “La Nato sta letteralmente cercando di creare un’altra Ucraina”, ha dichiarato, aggiungendo che questo “è contrario agli atteggiamenti della maggioranza della popolazione moldava”.

Fino a poco tempo fa, il rischio di un nuovo conflitto sembrava lontano a causa degli ampi scambi commerciali e di altro tipo tra l’enclave e la Moldova.

È solo nelle ultime settimane che il governo della PMR, a corto di rifornimenti, è diventato sempre più preoccupato per il suo futuro, accusando la Moldova di “distruggere” la sua economia e di “violare i diritti umani e le libertà in PMR”.

 

 Un intervento russo in Transnistria e Gagauzia?

Ad oltre due anni dalla guerra in Ucraina che non fa intravedere alcuna conclusione del conflitto e anzi rischia una grave escalation per il continuo aumento dell’intervento occidentale nel sostegno militare agli ucraini, negli ultimi giorni sta esplodendo una grave crisi in terra moldava,  proprio al confine con la NATO, dove esistono due enclavi russe, la Transnistria e la Gagauzia.

Nei giorni scorsi  non solo il governo regionale della Transnistria ma anche quello della Gagauzia, una piccolissima regione popolata da turchi ortodossi  filorussi,  hanno chiesto la “protezione” della Russia. Il presidente della regione autonoma della Gagauzia, Evgenia Gutsul ha detto che “L’amministrazione moldava viola i diritti dei gagauzi e li opprime da tutte le parti“. Valentina Matvienko, presidente del Consiglio della Federazione Russa, che ha visitato la regione, ha dichiarato: “La Russia è pronta a fornire ogni tipo di assistenza, siamo aperti a proposte dalla regione della Gagauzia in questo senso e adotteremo misure concrete di conseguenza“. Matvienko ha affermato che l’amministrazione moldava ha un approccio “russofobo” e ha affermato che agisce nell’interesse dell’Occidente.

Nelle scorse ore, poi, Evgenia Gutul ha incontrato lo speaker della Camera alta del Parlamento russo a Mosca, accusando il governo moldavo di “opprimere” i diritti dei cittadini nella sua regione nel sud della Moldova. Il Ministro degli Esteri russo, Lavrov, al forum diplomatico di Antalya, in Turchia,  ha detto: “Il regime moldavo sta seguendo le orme di quello ucraino abolendo tutto ciò che è russo, discriminando la lingua russa in tutti i settori e, insieme agli ucraini, esercitano anche una forte pressione economica sulla Transnistria. Là ci sono persone che hanno vissuto a lungo sotto assedio“.

Una situazione che fa pensare come possa essere vicino un intervento russo in Transnistria e Gagauzia, a pochi chilometri dal confine con la NATO. La guerra rischia di essere sempre più vicina al cuore dell’Europa se gli occidentali continueranno a far arrivare aiuti militari in Ucraina. Moniti sempre più pressanti della Russia che intendono dissuadere anche il governo ucraino nelle richieste di armi e sostegni militari di ogni genere dall'occidente. 

Dichiarazioni che rendono attuale l'aforisma Tìmeo Dànaos et dona ferentes  (Temo i Danai -i Greci- anche quando recano doni), parole che Virgilio (Eneide II, 49) fa pronunciare a Laocoonte, quando vuol dissuadere i Troiani dall’accogliere nella città il cavallo di legno lasciato dai Greci a cui è attribuita la distruzione della città di Troia.

Bender (Transnistria), 04/03/2024


 

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