“Una rosa per la pace” |
Notizie - Opinioni |
Giovedì 11 Maggio 2023 19:12 |
“Una rosa per la pace” - La foto-memento
“Qui sine peccato est vestrum primus lapidem mittat, chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Verona - L’art. 11 della Costituzione italiana è chiaro e notorio: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Ebbene, quest’articolo è stato vilipeso dai governi precedente ed attuale in maniera unilaterale, senza eventuale consultazione popolare, disattendendo la maggioranza degli italiani che non vogliono assolutamente il coinvolgimento e la cobelligeranza nella guerra dell’Ucraina contro russi, russofoni e filorussi iniziata nel 2014 (non il 24 febbraio 2022) ed andata avanti con le colpevoli intromissioni di Stati Uniti, Unione Europea e Nato. La fornitura di finanziamenti ed armi in maniera esponenziale e sine die all’acclarato regime non democratico di Kyïv da parte del governo italiano (non dei cittadini) è un atto palese non solo di violazione del citato art. 11 ma pure d’intromissione e d’ingerenza dell’Italia negli affari interni o esteri d’uno Stato straniero (peraltro non facente parte dell’Unione Europea e della Nato), d’istigazione, di mantenimento e d’accentuazione della capacità bellica d’una parte (non solo difensiva ma potenzialmente offensiva) e di radicale violazione d’una propria neutralità che possa consentire interventi di mediazione volti ad un cessate-il-fuoco ed alla pace. Non va dimenticato un altrettanto vergognoso precedente storico nei confronti dell’allora Unione Sovietica: la proditoria invasione nazista a cui contribuirono anche i militari inviati dall’Italia fascista dapprima come CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) poi mutato in ARMIR (Armata Italiana in Russia). L’ipocrita realpolitik occidentale odierna condanna senza appello il secessionismo filorusso e l’occupazione russa di territori russofoni ucraini dimenticando volentieri passate ma uguali usurpazioni di cui anche l’Italia ha la sporca coscienza ancora non del tutto ripulita. Un nuovo input popolare verso diplomazia, compromessi, accordi che possano portare almeno ad una tregua tra russi ed ucraini, in vista dello stop definitivo al conflitto, lo lancio personalmente con l’iniziativa “Una rosa per la pace” diffondendo ed invitando a diffondere su social e media la foto-memento d’una rosa, appunto, davanti alla lapide collocata all’esterno della stazione ferroviaria di Porta Vescovo, a Verona, il 29 settembre 1991. Targa in marmo posta in memoria dei combattenti italiani da lì partiti verso il fronte russo (con l’Unione Sovietica attaccata a tradimento il 22 giugno 1941, nell’Operazione Barbarossa, dalla Germania nazista e dai suoi alleati, Italia compresa, in violazione del Patto Molotov-Ribbentrop siglato a Mosca il 23 agosto 1939), nella prima tradotta del 14 luglio 1941. Dalla stessa Verona che vide allontanarsi in treno soldati costretti dal Patto d’Acciaio (firmato il 22 maggio 1939 tra Italia fascista e Germania nazista) ad invadere un altro Paese e dall’alta percentuale di non più tornati, può maturare, finalmente, una nuova presa di coscienza il più capillare possibile. Un messaggio, cioè, non arrogantemente bellicista e schierato come quello (anticostituzionale) del governo, un ragionamento diverso e più obiettivo che spinga a promuovere alternative di negoziati verso l’auspicata pace tentando di demolire il muro tra Vladimir Vladimirovič Putin e Volodymyr Oleksandrovyč Zelen’skyj. Retorica? No. Pragmatismo. Prima di qualsiasi, ulteriore escalation fino al punto di non ritorno ed al decisivo coinvolgimento.
Claudio Beccalossi |
Ultimo aggiornamento Venerdì 12 Maggio 2023 09:02 |
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