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Conflitto tra Russia ed Ucraina - C. Beccalossi PDF Stampa E-mail
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Notizie - Cronache
Sabato 25 Febbraio 2023 15:19

 

Il fronte caldo di Kremennaya, a nord ovest di Lugansk

 

Il sindaco di Kremennaya, Yulia Nazarenko

 

Il 25 gennaio scorso, di buon mattino, le due auto con a bordo noi giornalisti ed un operatore video hanno lasciato Donetsk dirigendosi verso Lugansk (in russo, Luhans’k in ucraino), oblast’ separatista dichiaratasi indipendente con formula unilaterale il 12 maggio 2014 come Repubblica Popolare di Lugansk (Luganskaja Narodnaja Respublika, LNR, Lugansk People’s Republic, LPR) ed annessa formalmente alla Federazione Russa il 30 settembre 2022, assieme alla Repubblica Popolare di Donetsk ed alle oblasti di Zaporizhzhia e Cherson.

La nostra destinazione è stata Kremennaya (in russo, Kreminna in ucraino), a nord-ovest di Lugansk, in mano ai russi dal 18/19 aprile 2022 ma sotto forte pressione ucraina. Abbiamo attraversato località come Debalce’vo (in russo, Debalce’ve in ucraino), teatro in gennaio e febbraio 2015 d’una sanguinosa battaglia dell’esercito e dei paramilitari ucraini contro le milizie separatiste di Donetsk e Lugansk. Queste ultime riuscirono a far ritirare i nemici dalla zona con un controverso bilancio: 3mila soldati ucraini uccisi secondo i separatisti, 267 morti, 112 prigionieri e 81 dispersi stando al governo di Kiev. Le forze ucraine in ripiego furono costrette a lasciare agli avversari ingenti quantitativi di armi pesanti. Le strade ed i ponti sulla direttrice Donetsk-Lugansk devastati durante ed anche dopo gli scontri sono stati ricostruiti dai russi.   

L’incontro con un ex combattente filorusso italiano - Arrivati a Lugansk, ci siamo fermati in un affollato locale pubblico, un bar-pasticceria-panetteria. Ho visto il collega reporter Vittorio Nicola Rangeloni (lecchese di nascita ma residente da anni a Donetsk con moglie e figlio) parlottare in italiano con un uomo e, quando è rimasto solo al suo tavolo, mi sono avvicinato a lui presentandomi come giornalista. Nel breve dialogo ho avuto davanti a me l’ormai ben conosciuto Andrea Palmeri, detto “il generalissimo”, ex leader dei Bulldog (ultrà della Lucchese) ed esponente di estrema destra, finito in guai giudiziari italiani con le accuse d’aver combattuto e reclutato ed addestrato mercenari a favore dei filorussi nel Donbass. M’ha detto che ora fa il panettiere a Lugansk e non si sogna nemmeno di tornare in Italia.

I palazzoni sventrati di Severodoneck - Ripartiti, abbiamo marciato speditamente imbattendoci sempre più spesso in automezzi militari russi, anche con pianali e carri armati, contrassegnati dalla “Z” o dalla “V”. Ai lati della strada tra Lugansk e Severodoneck (in russo, Sjevjerodonec’k in ucraino, conquistata nel 2014 dai separatisti, ripresa dagli ucraini e nel giugno 2022 caduta in mano filorussa e russa), ho osservato le linee delle trincee degli spostamenti dei fronti, gli alberi parzialmente bruciacchiati dal fuoco dei combattimenti, i cavalli di Frisia. Abbiamo fatto sosta davanti all’imponente nome d’ingresso a Severodoneck/Severodonetsk, con i colori della bandiera russa ed attraversato la città con la lunga teoria di palazzoni sventrati. Anche qui vennero combattuti tra il 5 marzo ed il 24 giugno 2022 duri scontri (anche “casa per casa”) tra le forze ucraine e quelle separatiste e russe. Dichiarazioni mai ufficializzate citarono il numero di circa 1.500 civili uccisi ed affermarono che dal 30 maggio in poi gli ufficiali ucraini non furono più in grado di quantificare i caduti. 

Un carro armato russo ormai rottame – Aggirati i resti d’un ponte distrutto, alla periferia di Rubežnoe (in russo, Rubižne in ucraino) ci siano nuovamente arrestati per fotografare la carcassa d’un carro armato russo a margine della strada, uno dei tanti mezzi corazzati messi fuori uso dalla recrudescenza del conflitto e lasciati sul posto, con le loro munizioni inesplose di grosso calibro (tipo il “confettino” tra i cingoli). Poco più avanti ho rinvenuto un lanciagranate anticarro abbandonato. Tutto ciò tra pallottole ancora integre, bossoli ed ogive di armi automatiche leggere e pesanti disseminati tra terra ed asfalto.

 


I soldati ceceni
- In situazione al cardiopalma per esplosioni, contraerea e droni kamikaze (ne ho perfino fotografato uno tra il fumo dei colpi di chi tentava d’eliminarlo) pure sulle nostre teste e tra l’incessante viavai di camion militari e carri armati, abbiamo incontrato a Kremennaya alcuni soldati ceceni incaricati di pattugliare i boschi a ridosso della prima linea con gli ucraini. Disponibili al dialogo ed a farsi riprendere col loro sinistro armamentario di guerra, m’hanno chiesto ripetutamente sigarette che non ho potuto dar loro perché non fumo.

 

 

Ricerche di vittime nella scuola di musica bombardata - Al mattino l’artiglieria ucraina aveva colpito la scuola di musica accanto agli uffici del sindaco della città. Ho assistito allo scandaglio delle macerie da parte di ruspa e soccorritori in cerca di due poliziotti di presidio e di altri nove dispersi. Dalla rovina sono riemersi ammaccati gli strumenti musicali d’una normale didattica vilipesa, violentata, annullata. All’esterno hanno accostato auto disastrate dall’offensiva, poco lontano dal cratere d’un missile o razzo in cerca di vittime che ha marchiato l’asfalto.

Schegge di proiettili d’artiglieria mostrati dal sindaco - Siamo saliti nell’ufficio al primo piano dell’edificio comunale (affacciato alla sinistrata scuola di musica ed alla disperata opera di recupero dai detriti di chi dovrebbe trovarsi lì sotto) per parlare con il sindaco di Kremennaya, Yulia Nazarenko, sconvolta per l’ultima sciagura dopo i sei morti in giorni precedenti dovuti ad attacchi ucraini con razzi multipli Himars a lunga gittata (M142 High Mobility Artillery Rocket System), forniti dagli Stati Uniti all’Ucraina.

Membro della giunta comunale prima del 2014, Nazarenko venne poi destituita ed arrestata perché aveva sostenuto il referendum d’autonomia da Kiev. Rimase in prigione per sei mesi e venne picchiata fino a subire fratture. Trascorsi otto anni e con l’arrivo dei russi, fu messa a capo della città. Vestita con un giaccone mimetico, m’ha mostrato perché le fotografassi alcune schegge di proiettili d’artiglieria da 155 mm caduti a Kremennaya il 1° settembre dell’anno scorso, giorno dell’apertura dell’anno scolastico. In quell’occasione ne vennero lanciate una sessantina dalle posizioni ucraine. 

L’intensificarsi degli scoppi vicini ci ha costretti ad allontanarci dalla località senza sapere se ed in che condizioni le persone sepolte dai calcinacci della scuola di musica siano state rintracciate. Abbiamo ripercorso il tragitto verso Lugansk accertando ancora automezzi corazzati militari inservibili, palazzine distrutte o gravemente lesionate, generale sfacelo. Ed opprimenti sensi di precarietà, d’attesa d’altro peggio…

 

Servizio e foto di

Claudio Beccalossi

Ultimo aggiornamento Sabato 25 Febbraio 2023 15:21
 

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