Fermento sul fronte nord-occidentale russo |
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Mercoledì 21 Dicembre 2022 18:01 |
Lorenzo Vita La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina ha avuto, tra i vari effetti politici al di fuori del conflitto, quello di attivare la richiesta di adesione alla Nato da parte di Finlandia e Svezia. Una scelta che per Stoccolma ed Helsinki si è tradotta nella fine di un percorso di neutralità che le vedeva come ultime realtà scandinave ad avere scelto un percorso diverso rispetto alla presenza nell’Alleanza Atlantica. La mossa dei due Paesi europei, desiderata e benedetta sia da Bruxelles che da Washington, ha ovviamente provocato l’ira di Mosca, costretta a dover fare i conti con l’ampliamento della Nato proprio a ridosso del suo confine nord-occidentale, come già avvenuto per l’ingresso dei Paesi baltici, dove la Finlandia condivide con la Russia circa 1.340 chilometri. Questo potenziale sviluppo in senso atlantico, per ora formalmente bloccato solo dalla minaccia di veto paventata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, è bastato a far cambiare i piani militari di Mosca e a far annunciare al ministro della Difesa Sergei Shoigu una piccola ma significativa rivoluzione nello schieramento delle forze armate all’interno della Federazione Russa. Shoigu, in un incontro con il presidente russo Vladimir Putin e il capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov, ha annunciato infatti il dispiegamento di nuove unità proprio sul fronte nord-occidentale, riorganizzando la suddivisione strategica delle forze armate di Mosca. Come riportati dai media russi, per il vertice della Difesa è necessario da un lato stabilire un corpo d’armata in Carelia, la regione storica che confina con la Finlandia; dall’altro lato, ha anche annunciato la volontà di ristabilire i distretti militari di Mosca e dell’oblast di Leningrado, territori che oggi sono sotto il comando del distretto militare occidentale. Decisione che secondo Shoigu nasce “a causa del volontà della Nato di aumentare la sua presenza vicino ai confini della Russia ed estendere l’alleanza a spese della Finlandia e della Svezia”. L’allargamento, per il titolare del ministero, richiede “un adeguato raggruppamento di truppe” come risposta. Per la Russia e per la Finlandia si tratta inevitabilmente di un momento molto delicato e critico dei rapporti bilaterali. Per i due governi, il rafforzamento del confine della Carelia sembra portare indietro le lancette dell’orologio ai tempi della Guerra Fredda, ma soprattutto nella mente dei finlandesi significa tornare ai conflitti che hanno visto le truppe russe invadere il Paese scandinavo disegnando, a seguito del trattato di pace, le attuali frontiere. La fine dell’ultima guerra sancì l’inizio di quella neutralità attiva voluta di Helsinki e sostenuta in parte sia dall’Occidente che dal Cremlino, ma la guerra in Ucraina ha modificato non soltanto la percezione del pericolo delle truppe russe ma anche gli interessi strategici dei governi di Finlandia e Svezia. Negli anni passati, i due Paesi erano comunque perfettamente coordinati con la Nato, e la loro appartenenza all’Unione europea era già garanzia di piena adesione alla linea strategica europea e atlantica. Ma ora, con la svolta di aderire all’Alleanza Atlantica, l’ultimo tassello al confine con la Russia rischia di scivolare definitivamente e il più lontano possibile dagli schemi voluti dal Mosca per il suo fianco ovest. |
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