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Sabato 03 Dicembre 2022 20:56 |
DIFESA / Paolo Mauri Italia, Giappone e Regno Unito annunceranno un accordo rivoluzionario la prossima settimana per sviluppare congiuntamente il nuovo caccia di sesta generazione noto come Tempest, hanno detto a Reuters fonti a conoscenza del piano. Per i tre Paesi questo accordo rappresenta il culmine di legami sempre più stretti nel settore della Difesa, che avranno importanti ripercussioni in campo geopolitico per quanto riguarda il contrasto nipponico all’aggressività cinese nello scacchiere estremo-orientale. Tokyo ha da tempo intrapreso una campagna di riarmo che punta a ottenere uno strumento difesa più avanzato e flessibile che va anche oltre gli storici limiti politico/culturali imposti al Paese da una costituzione tra le più “pacifiste” del mondo. Il Giappone, ad esempio, sta riconvertendo le unità navali della classe Izumo in modo da poter utilizzare i caccia F-35B, facendone di fatto delle portaerei, inoltre sta valutando l’acquisizione di armi a lungo raggio come missili da crociera, per poter avere capacità di attacco preventivo in caso di escalation. Tornando al nuovo velivolo, l’ingresso di Tokyo nel programma Tempest è stato possibile anche grazie alla particolare vitalità dell’industria aeronautica locale, che ha al suo attivo un progetto autoctono per un velivolo considerato di quinta generazione, il caccia FX. Il velivolo, successore del caccia F-2 della Japan Air Self-Defense Force (Jasdf), sarà sviluppato dalla Mitsubishi Heavy Industries in collaborazione coi britannici della Rolls Royce (che ne progetteranno il propulsore) e alla Lockheed-Martin. Il dispiegamento del prossimo caccia è previsto che cominci intorno al 2035, quando i 91 velivoli F-2 inizieranno a essere ritirati dal servizio attivo. Tokyo, nel suo piano di sviluppo delle capacità di difesa a medio termine risalente alla fine del 2018, aveva sottolineato la necessità che la politica di sviluppo del prossimo aereo da combattimento fosse “guidata dal Giappone in vista della cooperazione internazionale”. La Mitsubishi ha una lunga tradizione nel campo delle costruzioni aeronautiche: dalle sue linee di produzione sono usciti il caccia F-1 per la Jasdf nonché, su licenza, gli F-4EJ Phantom II e gli F-15J Eagle, le versioni autoctone dei caccia statunitensi pensate per essere adeguate alla costituzione nipponica che vieta espressamente il possesso di bombardieri, per cui privi di alcuni sistemi elettronici. In particolare, ed è questo il punto più interessante, l’azienda nipponica ha costruito, in collaborazione con il Technical Research and Development Institute (Trdi) del ministero della Difesa, lo X-2 “Shinshin”, un dimostratore tecnologico (denominato Atd-X – Advanced Technological Demostrator X) per un velivolo di quinta generazione che fornirà la base “tecnica” per lo sviluppo del caccia FX. Il Giappone, però, non ha guardato solo al Regno Unito ma anche al nostro Paese: da tempo sono stati stabiliti accordi bilaterali in un ampio spettro delle risorse per la Difesa che spaziano dalla partecipazione nipponica alla nuova International Flight Training School (Ifts), la scuola per addestramento avanzato dei piloti più moderna del mondo situata tra Galatina (Le) e Decimomannu (Ca), a scambi di personale militare passando per la stipula di memorandum di intesa per la collaborazione industriale e la fornitura di mezzi e sistemi, come ad esempio si pensa potrebbe accadere per i pattugliatori marittimi Kawasaki P-1 e gli aerei da trasporto C-2. Questo partenariato italo-nipponico ha visto anche la vendita di elicotteri Augusta-Westland a Tokyo e lo sviluppo del sistema di comunicazione universale “Jaguar” di Leonardo che andrebbe a equipaggiare i caccia FX e Tempest. Una parte importante di questo accordo trinazionale per lo sviluppo del velivolo di sesta generazione è stata quindi giocata dall’Italia, in particolare dall’Aeronautica Militare Italiana: lo scorso ottobre il capo di Stato maggiore dell’Arma Azzurra, il generale di Squadra Aerea Luca Goretti, ha visitato il Giappone per discutere con il suo omologo nipponico della cooperazione con Roma per lo sviluppo di tecnologie per i caccia Tempest. Per un partner che si aggiunge al programma del caccia di sesta generazione ce n’è un altro che latita: la Svezia, che è entrata nel progetto nel 2019, si sente “messa ai margini” della progettazione, come affermato dall’amministratore delegato di Saab Micael Johansson, parlando coi giornalisti il 26 agosto scorso. Ci chiediamo quindi se la spinta finale all’ingresso del Giappone nel programma sia stata determinata anche dal poco entusiasmo dimostrato da Stoccolma. Sarà la prima volta che il Giappone collaborerà con Paesi al di fuori degli Stati Uniti su un importante progetto per la Difesa. L’annuncio si ritiene che arriverà prima che Tokyo rilasci la sua nuova strategia di sicurezza nazionale e un piano di approvvigionamento militare, che dovrebbe avvenire intorno a metà dicembre. Il Paese del Sol Levante ha quindi radicalmente mutato la sua postura non solo per quanto riguarda il programma di riarmamento, ma anche dal punto di vista di come attuarlo, scegliendo di aprirsi maggiormente verso partner europei anche per una questione politica: a giugno dell’anno scorso il ministro della Difesa Nobuo Kishi aveva detto alla sottocommissione per la difesa e la sicurezza del Parlamento Europeo che Tokyo vorrebbe maggior presenza militare dell’Ue nella regione asiatica per contrastare la Cina. Il conflitto in Ucraina ha accelerato ulteriormente le tappe di questa nuova politica, a fronte dell’avvicinamento russo-cinese nel settore della cooperazione militare, che sta portando, da tempo, a pattugliamenti marittimi e aerei congiunti effettuati intorno all’arcipelago nipponico. I colloqui tra Giappone, Gran Bretagna e Italia sul nuovo caccia proseguiranno il prossimo anno per definire i dettagli del progetto, come la condivisione del lavoro e le varianti che ciascun partner implementerà, riporta ancora Reuters. Questa collaborazione darà un importante slancio allo sviluppo del Tempest, dandogli un vantaggio non indifferente rispetto al concorrente franco-tedesco-spagnolo SCAF, che riteniamo verrà abbandonato o sarà sviluppato senza la Germania, che ha dimostrato di spostarsi verso l’acquisizione di sistemi off-the-shelf e soprattutto fatica ad accordarsi con Dassault per la definizione di ruoli e requisiti di sistema.
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