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Notizie - Opinioni
Martedì 27 Settembre 2022 16:45

SEPARATISMI CONGELATI NEGLI SPAZI POST-SOVIETICI

 

 

Il pericoloso precedente della Transnistria, l'isola che non c'è

la più amara sofferenza di un uomo: 

avere molta conoscenza

ma nessun potere (Erodoto)

Separatismi post-sovietici


E' ben noto che la caduta tra il 7 e il 9 novembre 1989 del Muro simbolo della cortina di ferro e della guerra fredda, ebbe l’effetto di accelerare la crisi dell’Unione Sovietica.  Tra il 1989 e il 1991, nell'Europa orientale crollano i vecchi regimi (Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Bulgaria, Germania orientale, Romania), si riunifica la Germania (1990) e all'interno della multietnica e multinazionale URSS esplodono le tendenze centrifughe.

Dalla dissoluzione dell'URSS nascono Stati indipendenti in Europa (Ucraina, Moldavia, Bielorussia, Estonia, Lettonia e Lituania), nel Caucaso (Georgia, Armenia e Azerbaigian), in Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan) e, nella maggior parte di quello che era stato il territorio sovietico, la Federazione Russa. In tutto, 15 stati indipendenti.

 La bandiera rossa con la falce e il martello venne ammainata dal palazzo del Cremlino.  Anche se il 26 dicembre 1991 l'URSS venne ufficialmente sciolta, la bandiera rossa con la falce e il martello ancora sopravvive nella bandiera della Transnistria o Predniestrovie (in russo).




La bandiera della Transnistria o Predniestrovie (in russo, 'sul Dniester')



Trent' anni, non sono stati sufficienti a ricomporre un conflitto in terra moldava, uno dei primi conflitti aperti dal collasso della ex Unione Sovietica, tuttora uno di quelli che sembrano dimenticati.  Di sicuro dimenticati in Occidente mentre nella popolazione locale è ancora vivo il ricordo di quella breve ma sanguinosa guerra che si concluse nel luglio 1992 e che ha segnato una spaccatura all'interno dello spazio post-sovietico, spaccatura da molti giudicata insanabile. La guerra dimenticata del 1992 combattuta sulle sponde del Dniester (Nistro in italiano) è oggi salita alla ribalta internazionale perchè ha creato, in ogni caso, un precedente: quello dei separatismi congelati negli spazi post-sovietici, dando il via ad altri e ben più pericolosi esempi, primo su tutto quello avviatosi nel 2014 con l’autodeterminazione del Donbass, causa della guerra civile ucraina prima e dell’invasione russa poi. Tappa, ben lontana  dall'essersi conclusa, di un processo di decomposizione  dello spazio post-sovietico iniziato proprio con la guerra Moldova-PMR del 1992. Attualmente nel mondo esistono numerose entità autonome che diversi Stati ospitano all’interno del proprio territorio. Queste entità possono essere regioni, province, città o altri organismi territoriali a cui sia stato accordato un particolare regime di autonomia dal resto del territorio nazionale.   Circa 200 sono le entità statali internazionalmente riconosciute sul territorio europeo a fronte dei pochi esempi dei territori che non hanno questo riconoscimento. Questo è il caso della Transnistria, un’entità ‘de facto' indipendente rispetto al governo nazionale ma non riconosciuta come indipendente da Stati terzi.


'Transnistria, l'isola che non c'è'


La Transnistria - nome ufficiale PMR (Pridnestrovkaja Moldavskaja Respublika) o Pridnestrovie,  in russo  (ПМР, Приднестровская Молдавская Республика) - è la piccola repubblica secessionista dalla Moldova  che non esiste sulle carte geografiche, ma che oggi tutti vorrebbero conoscere perchè coinvolta indirettamente nello scenario della guerra in atto tra Russia e Ucraina.

L'isola che non c'è è un'astrazione geopolitica emersa dalle ceneri dell'URSS, utilizzata nel nuovo libro sulla Transnistria come metafora per descrivere un'anomalia che nasce nella nostra immaginazone come la presenza di una repubblica fantasma, così come di frequente viene dipinta da parte dei media e della stampa occidentale. Per chi ci abita come chi scrive, la PMR è una realtà de facto con un suo parlamento, un suo presidente, le sue leggi, una sua moneta (rublo transnistriano), una vita sospesa tra l'adesione alla Russia e l'appartenenza alla Moldova che rivendica l'integrità territoriale.

 Qui si vive un'atmosfera a tratti surreale all'ombra di una bandiera con la 'falce e martello' di sovietica memoria, e all'insegna della sobrietà agevolata da prezzi delle utenze fortemente calmierati in un'entità territoriale che è un protettorato filorusso fatto sopravvivere da Mosca.  Solo un esempio che dà il senso al significato di 'protettorato filorusso' e che stride in un regime di drammatica crisi energetica a livello globale. Qui si paga da alcuni anni  l'elettricità a 0,04euro al chilovattora e il gas 0,05euro al metro cubo, mentre a pochi chilometri di distanza nella Moldova filoeuropea il costo attuale dell'energia è molto più elevato (il costo del gas sale qui in questi tempi iperbolicamente e drammaticamente  di un fattore 20 e più  al metro cubo, tanto  che il Governo si è affrettato ad annunciare che nei prossimi mesi autunnali-invernali le bollette del gas arriveranno a 4000 lei, più di 200 euro mensili per un appartamento di medie dimensioni). Nonostante questo la popolazione transnistriana sopravvive anche se non ci sono drammatiche differenze di reddito e di classe come negli altri Paesi post-sovietici. Il Governo del Paese è in mano all'autoproclamato presidente Vladimir Krasnosel’ski, ma esiste anche un’opposizione, tollerata al Governo, rappresentata dal Partito Comunista Transnistriano (PCT) non presente in Parlamento perchè il suo elettoratto è ridotto a qualche punto percentuale, dove, su 33 deputati, 29 sono del partito “Rinnovamento” ('Oblovenie', in russo), che è legato e finanziato dall'onnipotente ditta Sherif che controlla quasi tutte le attività redditizie del Paese, e 4 sono indipendenti.  L'organo di informazione, la Pravda pridnestrovia del PCT critica il Governo per quel che riguarda le misure economiche e è schierato per l’annessione alla Russia per risolvere i problemi del Paese, anche se il Governo si mantiene su una posizione prudenziale dichiarando di ambire alla pace ad ogni costo proteggendo in tal modo gli introiti dalle molteplici attività redditizie della Sheriff che di fatto controlla il Governo. La “Pravda” è l’unico giornale a mettere in evidenza i veri problemi economici del territorio controllato da Tiraspol. La gente comune propende per l'annessione alla Russia più che per l’indipendenza ed è convinta di vivere meglio che nella confinante Moldova che ne reclama de iure l'appartenza dove c'è maggiore libertà ma dove quello che di buono c’era nell’URSS non è stato distrutto dall’economia di mercato, Sono soprattutto gli stipendi bassi a spingere l'emigrazione devastante che ha ridotto a poco più di un terzo la popolazione di 30 anni fa (circa 800mila abitanti nel 1992). Lo stipendio minimo garantito è poco più di 130 euro, e le pensioni meno della metà, davvero poco per sopravvivere.  I professionisti hanno paghe medie di 350 euro e funzionari statali come medici e professori guadagnano il 20-30% in più del salario minimo. Sono le donazioni del Cremlino (studi e servizi sociali gratuiti, pensioni maggiorate ai pensionati che in pratica non pagano luce e gas già scontato con in più 150 metri cubi gratis..e altre agevolazioni), che permettono alla popolazione di sopravvivere. Di sopravvivere, non di vivere decorosamente, per questo i giovani con un titolo di studio, scelgono in massa la via dell’emigrazione, quando, extrema ratio, non scelgano di arruolarsi nell’esercito russo in funzione di 'pacificatori' di stanza in PMR fin dall'inizio della secessione.

Parlarne nel libro Transnistria, l'sola che non c'è  dopo 30 anni da quell'evento e dopo la pubblicazione di Transnistria, il coccodrillo sul Nistro nel 2012  e Transnistria, una vita di secessione nel 2018, è un opportuno aggiornamento di una situazione instabile proprio alla frontiera dell'Est perchè un territorio conteso come la Transnistria rischia di diventare un punto  sensibile nei delicati equilibri geopolitici, con la preoccupazione che le due entità territoriali sulle due sponde del Nistro possano oggi entrare nei piani di occupazione della Russia nel contesto della tragica guerra tra Russia e Ucraina.

Sembra proprio che questo piccolo Stato incastonato tra la Moldova e Ucraina possa ancora condizionare, nel bene e nel male, politica e equilibri sempre più fragili in Europa.



Transnistria, un lembo di terra schiacciato tra Moldova e Ucraina, lungo circa 400 km e latgo 20-25 km


Dniester e Dnieper, fiumi spartiacque degli orientamenti politici e culturali


Il libro punta l'attenzione sull'importanza del fiume Dniester (Nistro) che ha sempre rappresentato un importante confine naturale fin dai tempi della zarina Caterina II la quale aveva indicato il fiume come il limite occidentale del suo vasto impero, in pratica il crocevia tra il mondo latino e quello slavo. Pur essendo valicabile, il fiume ha costituito storicamente una linea divisoria, tra insediamenti potenzialmente difendibili e altri in balìa perenne delle scorribande di popolazioni barbariche, in particolare, nei primi secoli dell’impero romano. Il Nistro, dopo aver lasciato i Carpazi e percorso qualche centinaio di chilometri in Ucraina, si precipita in territorio moldavo dove diventa la linea divisoria, l'arbitro del braccio di ferro tra Moldova e Transnistria.


 La sorte della Transnistria sembra legata a doppio filo a quella della confinante Ucraina con cui condivide più di 400 chilometri di frontiera e il cui destino anche in questo caso sembra aver un altro arbitro nel fiume Dniepr che segna la zona di trapasso degli orientamenti politici, oltre che idiomatici.  Infatti, l'estensione geografica dell’Ucraina dalla Galizia alla Rutenia subcarpatica, territori ad ovest del Dniepr legati all’antica tradizione dell’impero austriaco, sino ad est dello stesso fiume con il Donbass e la Crimea, regioni di tradizione russa, fa sì che l’area si contraddistingua più per le profonde fratture che per le affinità. Nell’Est russofono, la maggioranza della popolazione è vicina alle antiche tradizioni storiche, religiose e culturali moscovite; viceversa, le regioni occidentali del paese sono tendenzialmente più nazionaliste, ucrainofone e vicine alla Chiesa greco-cattolica. Questo spartiacque non è tuttavia sufficiente a rappresentare una delle più complesse realtà del panorama europeo orientale.


L'attuale situazione che coinvolge pesantemente l'Ucraina e indirettamente la Transnistria va inquadrata non tanto nella polarizzazione etnica, quanto piuttosto nella stratificazione della storia di diverse culture che hanno per secoli coabitato in uno stesso territorio, dove si sono incrociati, incontrati e scontrati popoli che hanno contribuito a forgiare lo status attuale di quella che alla fine del XVIII secolo era la Novjrussia di Caterina II e Potemkin.

https://storiaefuturo.eu/lucraina-e-la-nuova-spartizione-delleuropa-nel-ventunesimo-secolo/

Dopo i referendum voluti da Mosca a fine settembre anche nei territori di Cherson e Zaporizhzhia sulla loro annessione alla Russia, altri casi di separatismo all'nterno dell'Ucraina sono attesi dopo gli esempi del Donbas e della Crimea. Una farsa per gli occidentali e per gli ucraini, mentre le autorità separatiste delle regioni ucraine del Donetsk e del Lugansk dichiarano valido il referendum per l'unificazione con la Federazione Russa. Oltre 850 mila persone chiamate alle urne. Per la Commissione Elettorale Centrale l'affluenza ha toccato il 76,09% nel terzo giorno di operazioni di voto nel Lugansk e ha superato il 50% nel Donetsk. Anche l'agenzia di stampa statale russa Tass riporta i dati forniti da amministratori locali filorussi secondo i quali il referendum di Zaporizhzhia e Kherson "hanno avuto successo, l'affluenza ha superato il 50%". "Ma questo renderà impossibile continuare qualsiasi negoziato diplomatico con il Presidente della Federazione Russa, e lui lo sa molto bene" ha commentato Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina, dopo aver ribadito nei giorni scorsi che i referendum in corso nel Donbass, a Kherson e Zaporizhzhia sono "fasulli".  Appare quindi scontato che tutto questo comporterà inevitabilmentead un allargamento del conflitto in atto.


In pace i figli seppelliscono i padri, mentre in guerra sono i padri a seppellire i figli.” scriveva lo storico Erodoto. Detto questo, il primo messaggio che si vuole lanciare nel libro è  che in ogni contesa che prelude ad una guerra occorre fare di tutto prima di prendere le armi: altrimenti, cio' che dobbiamo aspettarci ce lo abbiamo in tutta la sua drammaticità davanti agli occhi e la nostra opinione è che, nonostante certi scetticismi, la guerra poteva essere evitata.


 

https://www.amazon.it/TRANSNISTRIA-lisola-che-non-c%C3%A8/dp/B0BFLFMND5/ref=sr_1_10?qid=1664346484&refinements=p_27%3AGiordano+Cevolani&s=books&sr=1-10



Ultimo aggiornamento Mercoledì 28 Settembre 2022 07:02
 

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