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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Compagnone - analista - 13.09.2022 PDF Stampa E-mail
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Notizie - Opinioni
Sabato 23 Luglio 2022 19:11




 

Nel prossimo futuro l'energia arriverà dal sole grazie ai satelliti SBSP



Lo studio sui satelliti con pannelli solari riflettenti, SBSP (Space-Based Solar Power), progettati per assorbire l'energia solare spaziale, è in fase avanzata. La sfida del prossimo futuro richiede investimenti stratosferici. Sfruttare il sole per produrre energia in gran quantità, non è più utopia.
Grazie a questi satelliti dagli enormi specchi riflettenti, sarà possibile generare energia illimitata. La sfida è aperta grazie ai satelliti geostazionari. Saranno la soluzione per risolvere i problemi impellenti di fame di energia.
La GlobalData, importante società britannica di analisi dati, nel 2021 ha riportato nel suo rapporto Tech, "Media and Telecom Predictions 2021" che nel prossimo decennio il lancio di satelliti riflettenti avranno una crescita esponenziale. Nel rapporto si sottolinea inoltre, che l'energia prodotta da carbon fossile è responsabile del 30% delle emissioni di gas serra a livello mondiale, come evidenziato anche da una scoperta del Center for Climate and Energy Solutions.
I satelliti riflettenti sono la migliore opzione per l'energia pulita. Essi sono dotati di enormi pannelli riflettori solari. Questi riflettori concentrano l'energia del sole sui pannelli solari. L'energia dei pannelli solari viene poi trasformata in radiazione elettromagnetica, che viene convogliata sulla Terra sotto forma di laser o microonde.
Sulla terra verranno predisposte stazioni dotate di antenne riceventi, che accumulando le onde o le radiazioni elettromagnetiche provenienti dai satelliti, le convertiranno in elettricità che  verrà immessa nella rete cittadina.
Anche la cinematografia ha anticipato il futuro, i satelliti SBSP presentano numerose analogie con quelli visti in due film di 007: Diamonds are Forever del 1971 e Die Another Day del 2002. Entrambi i film prevedono di sfruttare i satelliti solari come una grande arma laser. Il sistema SBSP, presenta una serie di vantaggi rispetto all'energia solare convenzionale. Innanzitutto, la raccolta di energia solare non sarà più ostacolata dal maltempo e dalle ore notturne. I satelliti in orbita possono assorbire e convogliare l'energia solare verso le stazioni di terra, indipendentemente dalla stagione. Questo è un vantaggio soprattutto nei mesi invernali. Mediamente in un mese invernale, solo il 3% della luce solare raggiunge la Terra.
Inoltre, cosa non da poco, non sarà più necessario come oggi, dotarsi di grandi depositi di stoccaggio di energia, il flusso tra lo spazio e la terra sarà continuo.
Secondo uno studio della Greenmatch, i satelliti SBSP sono in grado di produrre una quantità di energia 40 volte superiore rispetto all'energia solare che giunge direttamente dal sole sul pianeta.
Gli impianti fotovoltaici richiedono enormi distese di pannelli solari, in quanto l'atmosfera filtrando la luce del sole la indebolisce nel momento che raggiunge la terra.
La prossima corsa allo spazio sarà indirizzata proprio all'energia solare.
L'ostacolo più grande da superare, prima che possa essere utilizzata a livello commerciale, è l'elefantiaco costo del progetto. Pur disponendo di tutte quelle tecnologie indispensabili per poterla realizzare,  i finanziamenti astronomici necessari per la produzione, il lancio e l'assemblaggio dei satelliti, ne impediscono la fattibilità commerciale, anche se i progressi tecnologici degli ultimi anni hanno ridotto significativamente i costi di lancio, dando al progetto una nuova speranza.
L'SBSP sarà il futuro per una energia pulita, inesauribile e praticabile per il fabbisogno energetico della Terra. In molti paesi è partita la corsa per sviluppare quelle tecnologie, che abbattano i costi di produzione per realizzare i satelliti solari.
Chi prima arriverà avrà un vantaggio geopolitico e commerciale a discapito di altri.
I paesi più impegnati nella corsa ad assicurarsi la fonte di energia pulita e illimitata, sono anche quelli più energivori, gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone.
In pole position la Cina, che recentemente ha annunciato l'intenzione di inviare nello spazio la sonda solare ASO-S (Advanced Space-based Solar Observatory), entro il 2022.
La sonda, è fornita di un telescopio solare, un imager magnetico e un imager a raggi X.
A capo del progetto lo scienziato cinese, Gan Weiqun, membro dell'Accademia cinese delle scienze, il quale ha dichiarato sulla TV cinese, che la sonda osserverà le attività solari e l'atmosfera tempestosa sul sole nell'arco delle 24 ore. Reporterà i dati delle tempeste solari prima che accadano. In questo modo sarà possibile allertare in anticipo i possibili danni al campo elettromagnetico terrestre.
Il progetto rientra in quello più ambizioso dei "killer sat" e di "armi laser dallo spazio". La Cina punta ad avere il predominio dello Spazio, riducendo il gap con gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti però sono stati i pionieri, hanno lanciato nel maggio 2020 un pannello solare spaziale.
Il progetto è dei ricercatori della USNavy che hanno lanciato una antenna fotovoltaica PRAM (Photovoltaic Radio-frequency Antenna Module) poco più grande di un contenitore di pizza. Nell'arco delle 24 ore, compie 16 giri intorno al pianeta per catturare la luce solare.

https://www.navy.mil/Press-Office/Press-Releases/display-pressreleases/Article/2652805/nrl-pram-mission-one-year-and-still-going/

Il pannello, non equiparabile alla sonda cinese ASO-S, è stato progettato per massimizzare la quantità di energia luminosa nello spazio e rilanciarla sulla Terra per generare energia.
Scopo del progetto in fase sperimentale, è quello di testare l'antenna se è in grado di trattenere le onde radio solari da trasformare in energia. Il piccolo dispositivo dalla grandezza modesta, circa 31 cm, oggi è in grado di alimentare uno strumento elettronico, ma i ricercatori sono convinti che nel prossimo futuro, si potranno costruire sonde spaziali di grandi dimensioni in grado di calamitare le onde solari. Il mondo è in evoluzione, sarà il sole la fonte di energia necessaria a soddisfare le esigenze del pianeta terra nei prossimi decenni.

Maurizio Compagnone
Analista


 




Il Grande Reset mette le radici nel Regno Unito



Nella vecchia Europa si sta toccando il fondo, nel Regno Unito il governo conservatore di Johnson, ha elaborato un programma di dismissione delle coltivazioni agricole. Il governo offrirà denaro a quegli agricoltori che decideranno di interrompere la coltivazione agricola, o che venderanno i terreni di famiglia, spesso multigenerazionale, allo Stato. Al piano di dismissione è stato assegnato il nome di PBS (Basic Payment Scheme). Agli agricoltori che si renderanno disponibili a ricevere il denaro, il governo offrirà la scelta o della pensione anticipata o dovranno accettare un altro lavoro. Il piano è frutto dei programmi politici scellerati dei Verdi ambientalisti.
I vecchi contadini che da generazioni adottano lo stesso metodo di coltivazione e rifiutano di adeguarsi ai metodi invasivi, verranno obbligati a fernare l'attività o a vendere i loro campi allo stato. Chi subentrerà, dovrà convertire le tecniche tramandate da generazioni con metodi di coltivazione alternative.
Sulle orme del Regno Unito, l'Olanda, che ha in programma di trasformare l'agricoltura da classica a verde. Lo stato sta imponendo le maniere forti per distogliere gli agricoltori dal coltivare i terreni. Se rifiuteranno il denaro, si passerà all'espropriazione di Stato.
Nel Regno Unito si oppongono alla conversione, gli agricoltori anziani, restii al cambiamento "reset-ecologico" voluto dai Verdi.
Il piano PBS britannico, se da un lato arrecherà la fame nella popolazione, dall'altro apporterà soddisfazionetra l'élite mondialista di Davos. Le condizioni economiche degli agricoltori britannici sono disastrose, negli ultimi anni sono stati costretti ad indebitarsi per resistere agli ultimi due anni difficili. Se non interverranno elementi nuovi, saranno costretti a chiudere le attività e accettare gli aiuti del governo.
La Gran Bretagna è il primo paese ad abolire l'agricoltura a carattere familiare, e lo sta facendo con modalità scientifica, facendo mancare i sementi per la semina e le sostanze nutrienti. Il prezzo dei fertilizzanti e degli antiparassitari, che hanno raggiunto cifre insostenibili, stanno costringendo gli agricoltori ad usarne meno compromettendo la resa dei raccolti. Il costo raddoppiato del gasolio agricolo, utilizzato per le macchine agricole, come i trattori, stanno definitivamente convincendo gli agricoltori ad abbandonare l'attività contro la propria volontà, spesso a conduzione familiare. Gli architetti di Davos sono riusciti a creare le condizioni per provocare la tempesta perfetta, prezzi alle stelle, scarsa offerta e caos generale sui mercati.
Il macabro piano del "Grande Reset", va avanti spedito. Tutti i contadini "non possiederanno nulla e saranno felici", mentre l'élite si delizierà della loro ricchezza a spese degli altri.
Gli aumenti del gas, fertilizzanti, gasolio agricolo e di tutto ciò che è necessario per svolgere il proprio lavoro, sta invogliando anche i contadini più ostinati ad accettare l'offerta economica che il governo ha stanziato per gli agricoltori e le loro famiglie.
Secondo un sondaggio della Tenant Farmer's Association, il 75% degli agricoltori britannici è interessato a chiudere le proprie aziende agricole,
vendere i propri terreni e prendere i soldi dal governo. Gran parte degli agricoltori sono intenzionati anche a lasciare la Gran Bretagna definitivamente. Segue le orme della Gran Bretagna il Canada, il premier Justin Trudeau è pronto ad offrire denaro agli agricoltori in cambio dei loro terreni. I governi compromessi con Davos, continueranno ad acquistare terreni agricoli, beni tangibili, con valute fiat vicine al tracollo. Quando accadrà ai contadini rimarrà il cerino in mano.
Bill Gates, si è lanciato nel nuovo business, diventando il più importante proprietario terriero degli Stati Uniti, ha acquistato 242.000 acri di terreni agricoli in 18 stati e 268.984 di terreni di diverso uso in 19 stati. Altre multinazionali stanno acquistando terreni agricoli per piantare alberi e affittarli ad altre aziende per compensare i loro crediti di carbonio. La carenza di fertilizzanti e la siccità provocherà la scarsità di mangime per il bestiame, in sintesi significa  meno disponibilità e prezzi più alti.  
Non stiamo parlando di capitalismo, ma manipolazione delle menti. I regolamenti severi imposti agli agricoltori hanno un solo fine costringere gli agricoltori a  vendere i propri terreni non più produttivi. Anche Biden ha in programma di pagare gli agricoltori per costringerli a vendere i propri terreni agricoli.
Se i contadini del pianeta si piegheranno ai globalisti, per l'umanità non ci sarà futuro.

Maurizio Compagnone
Analista






Il Dipartimento della Giustizia USA ha impedito il rilascio dei documenti del Russiagate.


Il Dipartimento di Giustizia ha assunto provvedimenti ingiustificabili, vuole impedire al popolo americano di prendere visione dei documenti declassificati dal presidente Trump, relativi all'inchiesta del Russiagate. Fu l'inchiesta perorata dai Democratici per accusare Mosca di ingerenza  nelle elezioni presidenziali del 2016,  vinte da Trump.
I numerosi documenti, nel gennaio 2021, furono declassificati dal presidente Trump, con l'intento di denunciare all'FBI gli abusi subiti dal presidente stesso e dalla sua cerchia ristretta durante le elezioni presidenziali del 2016.
Il Dipartimento di Giustizia, appena appresa la notizia dall'ex capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows che Trump poche ore prima di lasciare l'incarico il 20 gennaio 2021, ha declassificato il 19 gennaio 2021 un classificatore contenente centinaia di documenti sensibili dell'FBI, ha intimato con un provvedimento, l'embargo dei documenti declassificati per motivi di privacy. Nei documenti si evince come il Dipartimento di Giustizia, sia ricorso ad informatori e mandati FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act  - Corte di sorveglianza dei servizi segreti stranieri sul suolo americano), con l'obiettivo di monitorare la campagna elettorale di Trump. I DEM hanno presentato indizi al fine di ottenere l'apertura di una inchiesta finalizzata alla richiesta di impeachment per il presidente Trump.
I documenti sensibili contenuti nel classificatore, contenevano trascrizioni di intercettazioni effettuate dall'FBI allo staff ristretto di Trump, una copia declassificata finale del mandato FISA approvato da un tribunale dell'intelligence, e gli ordini di incarico e i rapporti sulle due principali fonti umane riservate, Christopher Steele e Stefan Halper, (il Bureau utilizzato per indagare se Trump avesse ricevuto aiuti dalla Russia per vincere le elezioni del 2016). L'inchiesta di Robert Mueller su Trump e il suo staff ristretto, non ha evidenziato collusione con Mosca, nonostante la candidata Hillary Clinton abbia ordinato la diffusione di una fake news, su una un'affermazione escogitata per colpire il candidato presidente Trump. La fake news riguardava i rapporti tra lo staff di Trump e una banca russa.
I documenti declassificati da Trump, sono stati immediatamente bloccati dal Dipartimento di Giustizia su pressione dei DEM.
L'ex Capo Staff della Casa Bianca Mark Meadows, non si è attenuto scrupolosamente alle disposizioni del Presidente Trump sul rilascio dei documenti classificati. Si è mosso male e con ritardo, dando il tempo necessario al Dipartimento di Giustizia di bloccare l'uscita degli scottanti documenti. Lo stesso Meadows si è risentito per il rifiuto del Dipartimento di Giustizia
di rendere pubblici i documenti declassificati da Trump. Non ha capito che doveva muoversi di anticipo, come gli era stato chiesto dal presidente Trump. Il presidente avrebbe voluto mettere a conoscenza del popolo americano, la carognata commessa nei suoi confronti e in quella del suo staff dai DEM.
Se quei documenti un giorno verranno resi pubblici, speriamo prima delle elezioni di midterm dell'otto novembre, dimostreranno che le accuse dei Democratici del Congresso si basavano su dichiarazioni infondate, e chi ha costruito il castello di menzogne, sarà giudicato per le accuse sbandierate contro l'ex presidente Donald Trump.

Maurizio Compagnone
Analista

   






Gli Stati Uniti sull'orlo del precipizio di una guerra civile

Tante sono le componenti che inducono a crederlo, dalle sentenze della Corte Suprema che hanno annullato la Roe vs Wade - la sentenza sull'aborto del 1973, a quella storica che riconosce al cittadino il diritto di portare con sé un'arma personale per autodifesa. Un verdetto che affonda la precedente legge del tribunale di New York che limita drasticamente il possesso di armi.
Le sentenze delle Corte Suprema hanno mandato nel pallone la sinistra radicale americana, c'è chi aizza, come già visto il 6 gennaio 2021, i facinorosi contro il massimo organo del potere giudiziario.
Altri anti-americani, hanno chiesto che la Corte Suprema sia asservita  al ramo esecutivo.
L'odio della sinistra contro i conservatori, in molti strati della società, cova da molto tempo. Si aspetta il casus belli per scaricare il loro livore contro i cristiani, i possessori di armi e i conservatori.
Assisteremo a breve, dopo la pausa estiva, con la ripresa delle attività, a rivolte generalizzate nei ghetti metropolitani delle principali città americane.
L'amministrazione Biden nonostante l'allarme lanciato dall'FBI e dalla Guardia Nazionale, non prende provvedimenti.
È una scelta voluta, l'uomo chiave ha un nome ed un cognome, Barack Obama, l'ex presidente degli Stati Uniti, è lui la mente chiave dietro l'intera faccenda. L'ex presidente Obama è colui che ha il pieno controllo degli affari della Casa Bianca, ed è la persona che da gli ordini al governo Biden.
Nel 2020 la sinistra ha ingaggiato mercenari per incendiare le piazze occupate dai manifestanti radiocomandati dei BLM "Black Lives Matter" e ANTIFA.
Manifestazioni pianificate dall'Agenzia CIA per rovesciare i governi di altre nazioni. Abbiamo avuto modo di indagare nel passato sulle rivoluzioni colorate sponsorizzate dalla CIA in molti paesi medio orientali (Tunisia, Iraq, Libia, Egitto, Siria) e in ultimo in Ucraina nel cuore dell'Europa.
Come è accaduto nel passato con le rivoluzioni colorate, la CIA non si smentisce, si appresta a servirsi delle stesse  strategie per rovesciare la Costituzione degli Stati Uniti e imporre una democratura permanente.
Non a caso si distruggono beni alimentari, si fa mancare il latte per i neonati, si privano le aziende di raffinazione di additivi chimici necessari per la produzione del gasolio, principale carburante di autotrazione per tir e treni.
Negli Stati Uniti, solo una minima parte della rete ferroviaria è elettrificata. Senza il gasolio le motrici si fermano.
Stiamo assistendo ad un sabotaggio di Stato che solitamente viene adottato in un periodo prebellico.
L'amministrazione Biden, vuole privare la popolazione di carburante e trasporti. Come ho scritto in un precedente articolo, l'intera fornitura di gasolio per motori diesel negli Stati Uniti è destinata a esaurirsi per la fine di agosto.
Anche il Diesel DEF (Exhaust Fluid) scarseggia dalle pompe delle stazioni di servizio.
Se a tutto questo si aggiungono le strane esplosioni avvenute agli impianti di GNL di Freeport in Texas e, una sequenza di esplosioni alle tubature di alcune raffinerie che hanno costretto gli impianti a fermarsi, qualcosa segretamente si sta programmando.
Penso che ciò che si pianifica a Washington, con la complicità di Langley, non sarà una guerra civile simile a quella del 1865 tra nordisti e sudisti. Sarà una guerra civile del governo corrotto e illegittimo di Biden contro il popolo americano. Gli elettori americani faranno di tutto per mandarli a casa con le elezioni di midterm dell'8 novembre, quando verrà rinnovato l'intero  corpo della Camera e un terzo del Senato.
Non a caso è stata violata la residenza di Trump in Florida, si vuole indebolire l'avversario.
I sondaggi dicono che il 75% degli americani è contro la guerra e contro le scelte di Biden e chiede che Biden venga rimosso. Nelle prossime elezioni di midterm, se avranno luogo, bisogna usare il futuro, tutto può accadere con la guerra in corso. Il popolo americano dimostrerà con il risultato delle urne, il desiderio degli Stati Uniti di liberarsi del disastroso governo Biden, della sua guerra personale in Ucraina per coprire i biolab voluti dal suo mentore Obama, gli affari sporchi di suo figlio Hunter e le sciagurate politiche economiche dei DEM (che hanno portato a un'inflazione da record e a carenze nella catena di approvvigionamento).
L'amministrazione Biden tenterà ogni arma per impedire che si svolgano le elezioni di midterm, sono disposti a tutto anche ad inviare armi in modo massiccio a Kiev per alzare lo scontro nel conflitto ucraino. Hanno bisogno del caos totale per imporre la legge marziale prima delle elezioni.
Verranno ingaggiati dai DEM, mercenari con il compito di mettere a soqquadro le città, per giustificare lo stato di emergenza e dispiegare la Guardia Nazionale sulle strade e piazze. Faranno di tutto per annullare il Secondo Emendamento della Costituzione che recita:
«Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto.», per confiscare le armi a tutti.
Difficilmente il popolo americano consegnerà i suoi giocattoli e la polizia lo sa. Se il governo Biden crede di demolire il Bill of Rights, si sbaglia di grosso. Per prendere il controllo del Paese, hanno bisogno di una guerra civile, spargimenti di sangue in tutti gli Stati Uniti. Si può impedire solo se i giudici avranno il coraggio di rimuovere Biden dal potere e insediare il legittimo vincitore delle elezioni del 2020 (Donald J. Trump).
Se ciò non accadrà, assisteremo al downgrade delle città ad amministrazione DEM. Ci sarà una migrazione interna della popolazione dalle città a guida DEM verso quelle a guida repubblicana.
Gli Stati come il Texas o la Florida applicheranno le norme di confine per impedire ai "clandestini nazionali" in fuga dagli Stati dell'Asinello (DEM), di invadere gli Stati dell'elefantino (repubblicani).
L'estate torrida negli Stati Uniti si trascinerà ancora per molti mesi

Maurizio Compagnone
Analista





La narrativa del cambiamento climatico è funzionale allo spopolamento del pianeta.


L'Agenda del WEF di Davos, va avanti spedita nella narrazione tossica, sull'urgenza climatica. In verità quello che interessa ai globalisti darwinisti, è la riduzione della popolazione del pianeta.
Un progetto che affamerà vaste aree del pianeta, soprattutto quelle più povere. Gran parte della popolazione, uniformata al pensiero unico sulla mutazione climatica, priva di conoscenza, come automi, accetterà lo sterminio della razza umana. I globalisti sono stati bravi a ricostruire la scenografia, sono partiti dal carbonio ritenuto tra i responsabili delle mutazioni climatiche. Si sono inventati il footprint, che misura quanto impatta il carbonio della filiera alimentare, sull'emissione del gas serra. Per ridurlo è stato lanciato un attacco diretto alla catena alimentare.  
Tutto è stato studiato in ogni minimo dettaglio al fine di salvare il pianeta. Il popolo si è lasciato ingannare dal pensiero unico, senza documentarsi con studi alternativi. I colossi come Big Tech temendo il risveglio dell'umanità, hanno elaborato un algoritmo che oscura gli argomenti scomodi. Tutti devono attenersi allo schema del WEF, perfetto nel suo inganno che difficilmente l'uomo riuscirà a decriptare. Si vuole che l'umanità rimanga cieca e silente di fronte a quanto il WEF pianifica. Quello che vogliono farci credere, è solo una colossale truffa organizzata dai globalisti. Un piano con cui affamare il mondo.
Il messaggio che i globalisti vogliono far passare, è quello di un pianeta che si ammala a causa dell'anidride carbonica (CO2), immessa nell'atmosfera. Solo una drastica riduzione delle coltivazioni agro alimentari, può dare speranza di vita al pianeta.
Diventa facile per globalisti educare l'uomo al pensiero unico, amplificando il mantra sulle mutazioni climatiche.
Questo è il motivo del lancio in occidente dell'Agenda Green che prevedeva l'abbandono dei combustibili fossili. I globalisti hanno dimenticato nella loro vanagloria, di inserire la variabile "Guerra in Ucraina". I governi per sopperire alla mancanza del gas russo, sono stati costretti ad annullare l'Agenda Green, riattivando le centrali elettriche a carbone.
In alcuni stati americani, i globalisti  hanno concretizzato una gigantesca operazione per  espropriare i ricchi terreni agricoli dell'Iowa e l'Illinois, responsabili a loro dire, dell'emissione del CO2.
I governi dei due Stati, per bloccare il CO2, hanno dismesso gli impianti di raffinazione dei combustibili fossili e hanno preannunciato l'aumento dell'energia elettrica del 54%, prefigurando possibili blackout.
Quello di cui hanno bisogno i globalisti per sterminare la popolazione. Ci sono numerosi studi alternativi a quelli di Davos, che affermano altro. La riduzione del CO2, limiterà la vita delle piante in tutto il pianeta. E quando non ci saranno più piante che produrranno ossigeno, per gli esseri umani si assottiglierà il livello di ossigeno. Con la contrazione dei livelli di ossigeno, gli esseri viventi perderanno conoscenza e moriranno per l'incapacità di fornire ossigeno sufficiente agli organi vitali.  
Per velocizzare lo sterminio di massa, i globalisti del WEF hanno finanziato "biolab" in molte parti del mondo, tra cui l'Ucraina. In questi laboratori genetici, gli scienziati Frankenstein, hanno progettato un'arma biologica ingegnerizzata  per impedire al corpo di trasportare ossigeno.
Il primo esperimento di questo tipo è stata la progettazione dei vaccini contro il Covid-19, sieri genici che provocano coaguli di tessuto nelle arterie. Hanno il compito di bloccare il flusso del sangue che trasporta l'ossigeno al cervello.
Le prove fatte scomparire, dopo il sezionamento dei corpi vaccinati deceduti per morte improvvisa, hanno rivelato la presenza di innaturali coaguli di sangue, combinati con sconosciuti materiali fibrosi che hanno intasato le arterie e le vene dei defunti.
La maggior parte dei decessi è avvenuta per attacchi di cuore e ictus, anche tra le persone sane, come gli atleti. Un popolo senza il risveglio nulla potrà fare contro i suoi carnefici.

Maurizio Compagnone
Analista

 




I Paesi Bassi seguono la Germania abbandonano l'Agenda Green
 
Subito dopo l'annuncio della Germania, che ha riavviato le sue centrali a carbone per far fronte alla crisi energetica, i Paesi Bassi hanno deciso di seguirne l'esempio.
Da che hanno sposato con orgoglio l'Agenda Green, Germania e Olanda, per mantenere in piedi le loro economie, sono state costrette a sospendere i piani ambientalisti.
La scarsità di gas russo grava pesantemente nella produzione industriale dei due paesi europei.   
Anche gli ostici verdi, hanno compreso che senza gas, le società torneranno agli anni antecedenti la seconda rivoluzione industriale del 1870. Con la seconda rivoluzione industriale, si ebbe una trasformazione negli impianti industriali, dalle grosse macchine a vapore che alimentavano la catena di distribuzione, si passo a motori elettrici meno voluminosi.
Il governo dei Paesi Bassi, per sopperire alla riduzione dei flussi di gas provenienti dalla Russia, hanno revocato per il biennio (2022-2024), con effetto immediato, la limitazione alla produzione di energia elettrica dalle centrali elettriche a carbone.
Le centrali a carbone torneranno a produrre energia elettrica a pieno regime, sopperendo al fabbisogno del gas russo. Una scelta razionale per impedire il rischio di rimanere con i gazometri vuoti.
Eppure se fossero stati meno altezzosi e avessero pagato in rubli, non ci sarebbe stata la riduzione di flusso nei gasdotti provenienti dalla Russia.
In zona cesarini, i Paesi Bassi hanno adottato un piano emergenziale che permetterà di garantire la quantità di gas necessaria ad affrontare il prossimo inverno.
A seguito dell'Agenda Green, la produzione delle centrali elettriche a carbone, erano state depotenziate al 35% della capacità, al fine di ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) nell'aria.
I Paesi Bassi prevedono di raggiungere i loro obiettivi entro il 2030, con lo spegnimento graduale delle ultime quattro centrali elettriche a carbone. Nel frattempo, il Paese dovrebbe risparmiare due miliardi di metri cubi (bcm) di gas all'anno grazie al potenziamento di quelle stesse centrali, almeno fino al 2024.
Il governo spera in una sensibilità ambientale dei propri cittadini per il risparmio del gas. Darà un incentivo finanziario ai quei cittadini che si mostreranno virtuosi nel risparmio energetico.
Le difficoltà nei Paesi Bassi, sono emersi, quando si sono rifiutati di pagare a Gazprom le forniture del gas russo, come richiesto dal presidente russo Vladimir Putin. Da quel momento Gazprom ha limitato le forniture di gas ai Paesi Bassi.
Il rifiuto di pagare in rubli costringerà la Gazprom a non trasferire due miliardi di bcm di gas fino al 1° ottobre come da contratto stipulato con GasTerra, il più importante service di gas olandese.
La politica di risparmio energetico lanciato dal governo sta dando i suoi frutti, l'estate sta dando anche una mano, ma sappiamo che nei Paesi Bassi il passaggio dal caldo all'inverno è rapido.
Tutte le aziende che commerciano gas, sono tenute a reportare quotidianamente consumi e scorte.
Ciò consentirà al governo di monitorare il mercato del gas ancora più da vicino e di adottare immediatamente misure aggiuntive, se la situazione lo richiede.
La politica europea è stupefacente, ha imposto ai Paesi Europei di adottare entro il 2030 l'Agenda Green per la sopravvivenza del pianeta, se non poi fare marcia indietro con il ritorno all'inquinante combustibile fossile, economico affidabile e abbondante al posto del gas russo pulito e a basso costo. Ci sono o ci fanno.
Se l'energia pulita proviene dalla Russia, allora non è più affidabile o competitiva, ed ecco che dal cilindro rispunta il combustibile fossile che tanti danni provoca al nostro pianeta. Quando si tratta di occidente, sempre due pesi due misure.  

Maurizio Compagnone
Analista


 





Dalla fine di agosto, se non ci saranno novità, l'economia americana collasserà

Il gasolio negli Stati Uniti è in esaurimento, se non sopraggiungeranno elementi nuovi, entro fine mese, dal mercato per autotrazione mancherà il gasolio.
Gli elementi fondamentali, gli additivi chimici, indispensabili nel  processo di trasformazione da petrolio a gasolio, non vengono più prodotti a causa delle sanzioni alla Russia. I trasporti si fermeranno almeno fino al 2023, quando si spera, ripartirà la produzione. Gli approvvigionamenti su gomma si bloccheranno, gli effetti sull'economia, già profondamente provata dalle sanzioni alla Russia, saranno devastanti. Dall'headquarter di Biden nulla trapela, le bocche sono cucite, quello che sembra una indiscrezione, assume un fondo di verità. Le grandi Farm di additivi chimici, a seguito delle sanzioni, hanno sospeso la fornitura alle compagnie petrolifere. Senza gli additivi chimici le aziende petrolifere non possono produrre gasolio. Il processo di lavorazione del petrolio per trasformarlo in gasolio è molto complesso.   Necessità di additivi chimici fondamentali, Antiossidanti, agenti anticorrosione, additivi disperdenti, meccanismi antiruggine, modificatori di attrito, additivi EP, agenti antischiuma, ecc.Gli additivi grazie all'azione lubrificante esercitata su iniettori e camera di combustione, migliorano le prestazioni ed efficenza del motore. Poiché i principali produttori di additivi, sprovvisti di sostanze chimiche, sono stati costretti a sospendere le loro attività, non è possibile produrre gasolio dalla distillazione frazionata del petrolio. La ripresa dipenderà dal ritorno della piena disponibilità delle sostanze chimiche. Lo stoccaggio delle materie chimiche sta per esaurirsi, entro fine mese non sarà più disponibile. Possiamo fare una previsione, da settembre le pompe di carburante non erogheranno più gasolio, i mezzi di trasporto saranno costretti a fermarsi, non solo su gomma, anche su rotaia. Questo perché nel paese dell'innovazione e della tecnologia ad intelligenza artificiale, convivono ancora molte reti ferroviarie non elettrificate, dove le carrozze sono trainate da vecchie motrici a gasolio. Immaginate cosa può accadere se contemporaneamente si blocca il trasporto su gomma e su rotaia. I depositi alimentari, farmaceutici, meccanici, etc. etc. non potranno più essere riforniti. Capite cosa significa, il sistema produttivo imploderà. Le società di trasporti  approfittando delle vacanze estive, dovrebbero reperire e stoccare gasolio almeno per un anno intero, augurandosi che il conflitto in Europa cessi al più presto. L'amministrazione Biden temendo disordini, evita allarmi, ma nel frattempo nulla muove per la pace in Ucraina. Basta fare una indagine giornalistica investigativa, per avere contezza di quanto sta accadendo. Sul sito e-commerce della società Sinopec, è presente un comunicato in cui si comunica che gli additivi per motori diesel sono in esaurimento. "Listino prezzi del gasolio fino ad esaurimento scorte. Le scorte riprenderanno nel primo trimestre del 2023".
Non può che voler dire il gasolio scarseggia. Le raffinerie vista la scarsità di sostanze chimiche, sospenderanno le attività per la manutenzione degli impianti, programmate per il 2020 e rinviate per la pandemia. Gli Stati Uniti ad inizio anno, sono stati colpiti da condizioni climatiche estreme senza precedenti che hanno costretto le aziende chimiche a sospendere le attività. La mancata produzione di prodotti chimici e materie prime  necessarie per la produzione di additivi per lubrificanti, a cui si sono aggiunte le sanzioni a Mosca, hanno privato le raffinerie del prezioso fluido per produrre  gasolio. Dietro il segreto dell'anonimato, le  persone sono disponibili a confermare. Basta fingersi commercianti, compratori e chiedere di acquistare grossi quantitativi di additivi, la risposta è sempre la stessa "al momento non disponiamo di elevati quantitativi, il fornitore ha ridotto le consegne". Possibile tutti nelle stesse condizioni? Tra non molto scarseggerà anche il liquido DEF (Diesel Exhaust Fluid) o AdBlue, fondamentale per i moderni motori diesel. Un motore diesel per marciare, necessità di tre componenti carburante diesel, additivo e DEF (Fluido di scarico diesel). In alcuni Stati le Aree di servizio sono già prive di Diesel. Sulle autostrade della Florida, nelle stazioni di servizio della Flying j, solo alcune pompe hanno il prezioso diesel. Anche la società di trasporti ferroviaria Union Pacific, ha ridotto il numero di spedizioni di gasolio verso le stazioni di servizio della Pilot Flying J. I tempi sono strettissimi prima che la recessione divori la ricchezza americana. I giorni passano e diventa sempre più difficile reperire il diesel e gli additivi. Anche su Amazon, leader mondiale dell'e-commerce non è possibile reperire additivi. Rivenditori, clienti e distributori segnalano tutti una carenza di olio per motori diesel. Non si tratta di cospirazione, ma di un problema reale che finora è stato completamente ignorato dall'amministrazione Biden e dagli organi di stampa. Senza gasolio, i trasporti negli Stati Uniti si fermano,  non c'è l'alternativa come qualcuno ha ipotizzato, la rotaia. Significa non conoscere il sistema ferroviario americano, mai modernizzato, gran parte della rete è priva di alimentazione elettrica, ad esclusione dei pochi collegamenti tra le grandi città. Senza diesel i locomotori non si muovono. Ma questo particolare, sfugge a chi prende le decisioni a Washington. Come si può ricoprire incarichi apicali nei trasporti se neppure si conosce il sistema nazionale. Neppure possiamo sperare di riattivare le vecchie motrici a carbone, ancora operanti su difficili tratti di montagna. Come si può pensare nel 2022 che ci possano essere fuochisti che spalano carbone nel forno della locomotiva. Capisco l'emergenza, ma siamo al paradosso. I locomotori sono dotati di enormi motori diesel, che richiedono una gran quantità di carburante. Senza il diesel, i treni e i tir non circoleranno. Gli scaffali delle merci non verranno rimpinguati.
Basta essere uomini pensanti per capire cosa accadrà quando il diesel si esaurirà. L'energia elettrica cesserà per le mancate consegne di carbone alle centrali elettriche. L'enorme parco di auto elettriche, non potranno essere ricaricate, le sale operatorie non potranno esaudire neppure le emergenze. Si fermerà il sistema dei pagamenti, i server ergivori delle banche andranno in down, le casse dei supermercati saranno fuori uso. Bancomat e carte di credito non potranno essere usati. Anche i colossi delle vendite online, Amazon su tutti, dovranno sospendere l'attività, lo stesso i corrieri. La produzione agricola si fermerà e i raccolti marciranno nei campi. Non ci saranno macchinari da costruzione in grado di funzionare, tutti sono dotati di motori diesel. Salteranno le linee telefoniche e in caso di emergenza, unica possibilità affidarsi ai piccioni viaggiatori. Se pure riusciranno a chiedere aiuto, le ambulanze e i mezzi dei vigili del fuoco non potranno intervenire per mancanza di rifornimento di carburante. Anche il trasporto navale e le imbarcazioni con motori diesel non potranno prendere il largo. L'America non ha gli anticorpi per sopravvivere sei mesi senza gasolio, figuriamoci un anno. Tra due mesi se nulla accadrà, il 100% dei tir sarà bloccato. Mi auguro che i signori di Washington costringano Kiev a venire a patti con Mosca, ma non vedo segnali distensivi dell'amministrazione Biden verso Mosca. Spero che a Washington si parli più di diplomazia e meno di armi.

Maurizio Compagnone
Analista




Gli Stati Uniti in recessione trascineranno anche l'Europa nel baratro.

 
L'inflazione galoppa e le banche centrali del pianeta non possono fare altro che rafforzare le politiche monetarie per ostacolare il vento dell'inflazione, ormai i presupposti di una recessione negli Stati Uniti e Europa ci sono tutti. Tra le banche europee più preoccupate, la Deutsche Bank, la più esposta dalle sanzioni alla Russia. Le principali banche centrali, la FED (Stati Uniti), la BCE (Banca Centrale Europea), la BNS (Banca Nazionale Svizzera) e la BoE (Banca d'Inghilterra), per evitare l'effetto spugna, stanno corrono ai ripari. Nei 19 paesi dell'Eurozona, si registra un nuovo record dell'inflazione per i prezzi al consumo. I dati di luglio, confermano un trend in crescita inarrestabile, con un balzo su base annua dall'8,1% di maggio a 8.6% di giugno per raggiungere ormai la soglia del 9% (8,9%) di luglio, tassi scioccanti mai registrati dalla nascita dell'UEM "Unione economica e monetaria". La BCE il 21 luglio, dopo 11 anni, per la prima volta, è stata costretta ad aumentare i tassi di interesse. Secondo quanto recita il provvedimento emesso dalla BCE, "i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, (i tre riferimenti della BCE) sono stati innalzati rispettivamente allo 0,50%, allo 0,75% e allo 0,00%." Questi aumenti sono destinati ad inasprirsi ulteriormente entro fine anno. Non bisogna essere degli esperti per avere contezza di ciò che ci attenderà dopo l'estate. I primi a soffrire per gli aumenti dei tassi della BCE, saranno i cittadini che hanno contratto mutui con Istituti di Credito. La rata di settembre sarà molto più alta, aumenterà dell'11%. Prima di andare in vacanza, recatevi nel vostro istituto di credito e  rinegoziate le condizioni del vostro mutuo. Verificate il mutuo più conveniente tra tasso fisso e tasso variabile.  Quello variabile, nonostante il leggero rialzo, a partire dal mese di maggio, non desta preoccupazioni. Il tasso è cresciuto, anche se contenuto, infatti il tasso medio è salito dallo 0,94% del 2021, all’1,08% del mese di maggio . Al contrario il mutui a tasso fisso hanno registrato una impennata, sono passati da una media dell’1,20% del 2021 a una media del 2,24% del mese di maggio. Nessuno nega che i provvedimenti presi dalle Banche Centrali riescono a frenare l'inflazione, ma il risvolto sarà drammatico, principalmente per i Paesi deboli che saranno investiti dalla recessione. Le posizioni assunte dall'Unione Europea nei confronti della guerra in Ucraina, le sanzioni imposte obtorto collo nonostante la dipendenza dall'importazione di gas dalla Russia, hanno reso il vecchio continente particolarmente vulnerabile. Dobbiamo essere consapevoli, non mettiamo la testa sotto la sabbia, che in caso di improvvisa interruzione, parziale o totale, del flusso di gas dalla Russia, la recessione sarà uno tsunami per il vecchio continente.  Il paese maggiormente colpito sarà quello che era la motrice d'Europa, la Germania, fortemente industrializzato che per la politica ambientalista degli ultimi anni ha dismesso le sue centrali a carbone e gran parte delle centrali nucleari. Errori gravissimi, non sono stati considerati i punti di debolezza dell'Agenda Green, voluta fortemente dai Verdi.  Sono errori che la Germania pagherà, nonostante sia corsa ai ripari, riattivando parte delle centrali a carbone. Nel 2023 se non ci saranno sviluppi sul conflitto in Ucraina, in Germania e in Europa ci sarà una violenta recessione. Rispetto agli anni precedenti, l'impatto è stato maggiore, anzi  è peggiorato, il che potrebbe influire sulle politiche monetarie. Prepariamoci entro fine anno, ad un nuovo ritocco verso l'alto dei tassi di interesse della BCE. La recessione è frutto di più concause, la guerra in Ucraina e le successive sanzioni alla Russia che hanno privato l'Europa del gas necessario russo e infine il blocco delle catene di approvvigionamento.  Siamo all'alba di una grave recessione che dagli Stati Uniti tracimerà in Europa. La difficile portata della recessione, non permette di avvalerci dei modelli econometrici tradizionali. Siamo in una situazione complessa, legata a numerose variabili, la guerra, le sanzioni, l'inflazione, il ripristino delle centrali energetiche dismesse. Tutto è in evoluzione e fare pronostici è veramente azzardato. Qualcosa intanto si può fare, costringere la FED a rendere pubblica l'inflazione dei prezzi che continua a nascondere. Forse l'Amministrazione Biden teme una rivolta popolare? Per quanto tempo pensano di continuare ad ingannare il popolo americano che tutto va bene? Se i dati emergono, c'è il tempo di attivare quelle misure idonee per contrastare l'inflazione. Non stanno certo meglio i cugini europei, l'inflazione nel Regno Unito ha raggiunto record allarmanti, bisogna tornare indietro ai governi di Margaret Thatcher, per ricordare una inflazione così elevata. L'inflazione nel mese di maggio ha sforato il 9,0% su base annua. I prezzi degli alimenti e dell'energia che gravano sulla popolazione del Regno Unito, hanno subito una impennata, anche se non preoccupano Westminster. I prezzi al consumo sono aumentati dello 0,7% su base mensile a maggio, leggermente al di sopra delle aspettative di un aumento dello 0,6%, ma ben al di sotto dell'aumento mensile del 2,5% registrato ad aprile, secondo gli economisti lascia ben sperare. A dare slancio all'inflazione, i servizi ai cittadini, energia elettrica, gas, trasporti, i costi delle materie prime che hanno fatto lievitare i prezzi dei prodotti finiti dopo la lavorazione. La Banca d'Inghilterra per contenere l'inflazione, a differenza della FED (Stati Uniti) e della BNS (Banca Nazionale Svizzera), non è stata così energica nell'aumentare i tassi di interesse, ha cercato di non peggiorare la frenata economica. Il tasso bancario principale, ai massimi da 13 anni, è ora all'1,25% e la Banca prevede che l'inflazione supererà l'11% entro ottobre. L'Autority dell'energia, per contenere il costo dell'energia dopo le sanzioni alla Russia, ha aumentato il costo alle famiglie del 54%. Gli aumenti dei tassi nel Regno Unito, anche se minori di quelli applicati da Stati Uniti e Svizzera, avranno notevoli ripercussioni sul costo della vita. La Banca centrale inglese ha applicato tassi più moderati per salvaguardare imprese e cittadini dalla recessione. La crisi sarà ancora lunga e tempi di risoluzione su un accordo di pace non ne vedo se l'occidente continua ad affamare il suo popolo pompando armi in Ucraina.

Maurizio Compagnone
Analista


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La crisi americana ha invertito i flussi della migrazione. Americani in fuga verso il Messico


Su tutta la linea di confine, soprattutto quella meno presidiata, tra Messico e Stati Uniti,  assistiamo quotidianamente all'attraversamento illegale di tanti messicani che si affidano a "passatori o trafficanti di esseri umani" pur di raggiungere l'Eldorado, un passaggio estremamente costoso, per molti il sacrificio di una vita, il sogno sempre ricercato. I cosiddetti "benefattori" sono in realtà manovalanza dei cartelli della droga. Nell'ultimo anno questo trend si è invertito, registriamo un notevole movimento veicolare dagli Stati Uniti verso il Messico. Sono americani in fuga, delusi dalla politica del Governo Biden che li ha resi più poveri. È un esodo di massa, fuggono dall'alto costo della vita. Ricorda tanto, su fronti opposti, quello dei disperati del centro America verso il paese dei balocchi. A differenza dei migranti del Centro America, costoro non arrivano con pullman o mezzi di fortuna, sono gli americani della "middle class" - la classe media che negli ultimi anni per mantenere il proprio status è stata costretta ad indebitarsi. Tra i fattori principali il costo dell'assicurazione sanitaria e delle rette scolastiche, a cui si sono aggiunti nell'ultimo anno, i rincari energetici e alimentari che hanno ulteriormente gravato sulle sofferenze delle famiglie americane. Nessuna difesa del potere di acquisto né da parte del Governo e né tantomeno dei sindacati, eppure bastava riparametrare i redditi adeguandoli al costo della vita. Se fossero state legiferate misure idonee, non ci sarebbero le lunghe code di vetture che attendono di varcare il valico di frontiera verso il Messico. Agenti di frontiera con il caldo insopportabile, sono costretti ad un tour de force massacrante per smaltire le lunghe colonne di auto in ingresso. La maggior parte sono famiglie che hanno preferito lasciare gli Stati Uniti per reinventarsi una nuova vita, in terra messicana.
Gli americani non vedono un futuro con l'attuale amministrazione Biden. La crisi americana sta erodendo i risparmi delle famiglie, la scelta è obbligata, o perdere tutto o ricominciare una nuova vita ripartendo dal bagaglio di esperienze acquisite negli Stati Uniti. Neppure il torrido sole del deserto, ferma il lungo serpente di auto verso il Messico. Gli americani hanno perso la fiducia nella attuale classe politica, assente nel trovare risposte al difficile momento che l'America sta attraversando. Molti sono convinti che una vittoria di Trump nelle elezioni di midterm di novembre, aiuterebbe il Paese ad uscire dalla crisi.
Molti sono convinti che sarà un trasferimento temporaneo breve, altri più lungo. Ma quel che è certo non sarà un trasferimento definitivo. Tutti sono convinti di tornare nelle loro case.
Per altri, è il viaggio della speranza che hanno perso nella terra dove sono nati. Altri affrontano il viaggio per migliorare lo stato sociale.
Lo stato che maggiormente è interessato da questa fuga piena di incognite è la California, tra l'altro il più ricco. Migliaia di californiani, soprattutto i lavoratori che hanno il vantaggio di lavorare in Smart Warking, hanno scelto il vicino Messico come residenza temporanea, hanno un doppio beneficio godere dello stipendio americano e vivere in un paese decisamente economico.
Una scelta ponderata che permette uno status pari a quello americano.
Non tutti però sono felici di lasciare la propria casa, i familiari, le amicizie per ricominciare una nuova vita lontano da casa, in un altro stato ad alta criminalità. Ma questa è l'unica strada possibile per non farsi triturare dall'inflazione, dall'aumento del carburante, del cibo che si vanno a sommare agli ultimi recenti aumenti della sanità, energia e retta scolastica.
Al momento non si ha il numero preciso, ma si parla di almeno un milione di cittadini americani che hanno lasciato la California per il più abbordabile Messico.
Altro fattore che costringe gli americani a lasciare la California, l'elevato tasso di criminalità e l'aumento dei prezzi delle case in acquisto o locazione.
Questi sono i principali stimoli che hanno convinto la massa di fuggitivi a trovare una residenza in Messico, dove i prezzi degli immobili, sono decisamente più abbordabili rispetto a quelli degli Stati Uniti.
Il popolo americano finalmente  inizia ad avere contezza della incapacità dei democratici, a risolvere i problemi economici del paese, mentre la recessione divora i salari dei lavoratori americani.
La politica di Biden sta distruggendo l'economia americana, pur di varare una agenda green, che proietti gli Stati Uniti verso una società social-comunista.
I democrati non si nascondono più, lo dicono chiaramente quale è la loro visione politica, vogliono avere un governo che abbia il pieno controllo della vita del popolo americano. La salute, l'alimentazione, l'istruzione dei figli, i beni. Una forma di democrazia totalitaria in cui lo Stato decide su tutto.
Fa riflettere una dichiarazione  ascoltata al WEF "World Economic Forum" di Davos, secondo cui una persona media nel prossimo futuro, sarà felice, senza possedere nulla.
I Democratici vanno avanti nell'opera di demolizione del Paese, partendo dal bavaglio imposto ai Repubblicani.
L'America sta vivendo il suo momento più difficile dalla grande depressione del '29. La disoccupazione è ai massimi livelli, il prezzo del gas ed energia continua a salire senza controllo, il settore immobiliare è in profonda crisi. La recessione è sotto gli occhi di tutti, il mercato interno è fermo, le aziende hanno i magazzini di merce invenduta, l'export è ridotto al minimo. Con la guerra in Europa, le aziende statunitensi hanno perso i ricchi mercati del BRICS, tra cui Cina, Russia e Brasile. Presto perderanno anche quello dell'Arabia Saudita, dell'Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Kazakhstan, Messico, Thailandia che aderiranno al BRICS Plus
Se non riparte l'economia, sarà difficile per gli Stati Uniti rialzarsi in tempi brevi.
Alcuni politici di ambo gli schieramenti non si sono lasciati intimorire, hanno lanciato l'allarme di una difficile recessione in arrivo e hanno richiesto una urgente politica di sostegno alle imprese per il  rilancio economico.

Maurizio Compagnone
Analista



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Decisioni politiche impediscono di rifornire i distributori degli Stati Uniti


Una delle più grandi Ferrovie del nord America, la Union Pacific, ha imposto alle compagnie di trasporto petrolifero su rotaia, di diminuire il numero di consegne di carburante dirette alle stazioni di servizio della Pilot Flying, pena l'embargo.
In un momento così difficile per l'economia americana, resta difficile capire simili provvedimenti bizzarri del governo. Manovre oscure dell'amministrazione Biden per ridurre gli spostamenti dei cittadini.
La Pilot Flying ha ricevuto una prima comunicazione dalla Compagnia ferroviaria del nord America, la Union Pacific, di tagliare le spedizioni di carburante del 26%, a cui ha fatto seguito una seconda  comunicazione più minacciosa, in cui si chiedeva un ulteriore taglio del 50%, pena l'embargo.
Un disastro per i rifornimenti, tutto è accaduto nel giro di qualche mese, la Pilot Flying non ha avuto il tempo di rifornire i suoi grandi depositi.
Se questa è la strada intrapresa  dall'Amministrazione Biden, a breve assisteremo al collasso economico del paese, la carenza di carburante provocherà una violenta impennata dei prezzi.
A caduta assisteremo alla morte di gran parte del industrie del paese.
La Pilot Flying copre con le sue stazioni di servizio il 30% del consumo di carburante.
Il popolo americano, soprattutto chi non può fare a meno del mezzo di locomozione, si ingegna.
Hanno apportato modifiche al sistema di carburazione del proprio veicolo adattandolo all'etanolo di mais, olio di colza, olio di girasole, olio usato.
In molte officine meccaniche, si sperimentano le procedure per ottenere dalla fermentazione di elementi compositi (semi di girasole, semi di soia e semi di olio di ricino) il carburante da trazione.  
Se una sorta di alternativa è possibile per i motori delle automobili, dotati di centralina ECU e di particolari sensori posti sulle marmitte catalitiche a tre vie che riducono il danno al motore, questo non è possibile per i grossi motori diesel dei tir.
La carenza di carburante e il  conseguente aumento del diesel, ha messo in ginocchio il trasporto su gomma del nord America.
l'America sta precipitando verso un tunnel buio, dove è difficile sapere se alla fine ci sarà la luce. Gli elevati costi dei trasporti, a breve faranno mancare il cibo nelle tavole. Il trasporto sarà soggetto ad una profonda trasformazione. Se le piccole e medie aziende di trasporto non riescono ad essere competitive, le grandi compagnie di trasporto non potranno coprire da sole il fabbisogno alimentare.
Dalle tavole degli americani mancheranno i prodotti agricoli, la catena alimentare si spezza, mentre i nutrienti prodotti della terra marciranno nei campi.
Al momento la Pilot Flying è la sola compagnia a cui è stato imposta la riduzione del trasporto di carburante. Cosa accadrà se il provvedimento sarà esteso anche ad altri operatori?
Immediatamente si sono attivate le strampalate teorie cospiratorie che avanzano le ipotesi, non confermate, che quanto sta accadendo sia intenzionale per distruggere l'economia americana. Una teoria che non condivido, ma circola. Una curiosità però non sfugge, i principali azionisti della compagnia ferroviaria sono sempre loro, il famigerato trio che controlla gran parte del mondo economico industriale finanziario. Indovonate di chi parlo? Non è difficile, Vanguard, BlackRock e State Street. Altro bizzarro provvedimento preso dalla Union Pacific, la riduzione delle spedizioni di fertilizzanti agli agricoltori. È stato coniato un nuovo neologismo che identifica il fenomeno del trasporto su rotaia "la crisi dei binari".
Questa crisi sta avendo un pesante impatto non solo sul comparto del trasporto, ma anche sull'agricoltura. Molti agricoltori in mancanza dei fertilizzanti necessari per la produzione, sono costretti ad abbattere le loro mandrie.
Il popolo americano sarà mai sciente dei danni prodotti dai questi maldestri provvedimenti, alle catene di approvvigionamento e alle filiere alimentari? Sarà un oltraggio senza precedenti. È in atto in real time la demolizione, pedina dopo pedina, del sistema produttivo americano
Appena sarà completato il sacrilegio contro il patrimonio, che ha reso grande questo paese, degli Stati Uniti opulenti rimarrà ben poco.
Quello a cui si assiste è una demolizione controllata dell'economia statunitense.
Tutto rientra nel piano planetario "The Great Reset" del WEF "World Economic Forum" di Davos".

Maurizio Compagnone
Analista









Per Zelensky la democrazia è sinonimo di totalitarismo 


Zelensky ha posto in blacklist il principale partito opposizione, OPPL, ritenuto un ostacolo per le sue follie politiche. Ha ordinato agli uomini dello SBU di sequestrare tutto il materiale presente nella sede e di congelare i beni della forza politica. Questa è la democrazia tanto osannata dai politici europei? Non credo che in altre democrazie europee vere, il principale partito di opposizione venga messo in un angolo, non dagli elettori, ma dal leader del partito di maggioranza.  
Il tutto è stato reso pubblico con un comunicato stampa del ministero della Giustizia, attraverso la piattaforma Facebook. Nel comunicato si legge che è stato disposto la chiusura del website e di tutti gli account afferenti alla rete di comunicazione digitale di OPPL, principale forza politica di opposizione. 
È stato impedito al secondo partito del paese, di esercitare il diritto di presentare Disegni di Legge  alternativi a quelle del governo. Con il sequestro dei mezzi di informazione e delle Sedi del partito, oltre alla nazionalizzazione di tutti i beni mobili e immobili, il governo di Kiev ha decretato la morte della democrazia.
Dall'inizio delle ostilità con la Russia, verso fine febbraio, il partito era stato messo in stato di accusa per aver assunto posizioni contrarie alla scelta di Zelensky di rifiutare un confronto leale con la Russia. L'apertura al dialogo con Mosca del partito di opposizione OPPL, è stato ritenuto da Zelensky un affronto, tanto da etichettarli come complici di Mosca. 
Con le decisioni ratificate dal governo, è stato di fatto congelato il primo partito di opposizione e il secondo partito più votato del paese. Il partito è espressione del mondo della cultura, del mondo accademico, dei laboratori di pensiero. Un tink tank politico. 
Ovvio che l'egocentrico Zelensky considerasse il partito una spina nel fianco. Al leader dell'OPPL 
Viktor Medvedchuk, agli arresti domiciliari, è proibito avere qualsiasi relazione politico-istituzionale. La sua colpa è solo una, migliorare le relazioni con Mosca per tutelare gli interessi del popolo ucraino. 
Per Zelensky aprire relazioni con Mosca significa minare la sovranità  dell'Ucraina. Zelensky ha firmato un disegno di legge che bandisce tutte quelle forze politiche che contestano la sua politica sull'invasione russa. Il governo ha demandato ai tribunali il compito di sequestrare beni mobili e immobili senza diritto di appello e trasferirli allo Stato. Lo SBU, intelligence ucraina, ha il mandato ad arrestare i cittadini che si oppongono alla politica del governo. Ma Zelensky non si ferma qui, il dissenso sarà punito anche per i cittadini che vivono in Europa. Ci penserà lo SBU ad individuare con la sua cellula informatica, gli individui che oseranno criticare il presidente Zelensky sui social network. È stata costituita una squadra di super esperti informatici che monitoreranno quotidianamente il web, per quelli ritenuti oppositori al governo di Kiev, verrà richiesta l'estradizione per essere arrestati. 
Nonostante queste decisioni autocratiche del presidente prestigiatore Zelensky, la stampa occidentale, affetta da diplopia,  continua ad elogiarlo quale strenuo difensore della "democrazia", ancora non mi è chiaro se il presidente Zelensky conosca il significato profondo di questa parola, dal modo il cui la applica sarebbe più corretto definirla democratura, la crasi che unisce due elementi lessicali (democrazia e dittatura), in antinomia tra loro, nel pensiero zelenskyano convivono.

Maurizio Compagnone
Analista

Ultimo aggiornamento Martedì 13 Settembre 2022 20:12
 

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