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Notizie - Opinioni
Domenica 08 Maggio 2022 15:39


 

Giordano Cevolani

Transnistria, davanti alla fortezza della città di Bender  dove ebbe luogo la cruenta guerra di secessione tra Moldova e Transnistria nell'estate 1992 (programma 'Porta a Porta' su RAI1 del 5 maggio  c.a.)

 

Dalla 'Rivoluzione di velluto'  in Cecoslovacchia

al 'Massacro di Bender'  in Moldavia

 

«C'è un albero per ogni uomo che ha scelto il bene»

(Scritta sul cippo all'ingresso del Giardino dei Giusti di Milano)

 

Ho vissuto per molto tempo nei paesi dell’Est ancor prima del disfacimento dell’Impero sovietico. E ho imparato una verità essenziale. Prima di emettere giudizi e dare valutazioni di merito su una realtà misconosciuta, è imprescindibile vivere questa realtà a stretto contatto con il Paese, rinunciando a condizionamenti di ogni sorta.  In dubis abstine, nel dubbio astieniti dal giudizio, raccomandavano al liceo dove studiavo.

 

Per circa 30 anni ho vissuto parte dalla mia vita in Cecoslovacchia collaborando  prima con la CSAS (Accademia delle Scienze Cecoslovacca) fino al 1990 e poi con la SAS (Accademia delle Scienze Slovacca), in pratica  prima e dopo la separazione del Paese nella Repubblica della Cechia e nella Slovacchia avvenuta a fine 1992. Il divorzio tra le 2 repubbliche fu indolore perchè si attuò senza che vi fosse stato alcuno scontro interno e soprattutto senza alcuna rivolta popolare che abbia causato un qualche spargimento di sangue. Una lezione di vita e maturità che spesso ricordo quando la confronto  con cio' che è avvenuto con la secessione tra Moldova e Transnistria dove vivo oggi da molti anni che portò ad una breve guerra civile con un migliaio di morti nel giugno-luglio 1992, qualche mese prima della soluzione pacifica adottata in Cecoslovacchia e che dette vita alle due repubbliche. Dopo 30 anni da quella data, la questione Moldova-Transnistria è ancora aperta. E con in più la preoccupazione non tanto velata che le due entità territoriali possano oggi entrare nei piani di occupazione della Russia nel contesto della tragica guerra tra Russia e Ucraina.

 

1992: la 'Rivoluzione di Velluto' in Cecoslovacchia

Il 9 novembre 1989, cadeva il Muro di Berlino e l'Unione Sovietica, alla luce di tali eventi, decise di sostenere il cambiamento della classe dirigente della Cecoslovacchia, ma non si aspettava che questo avrebbe portato alla caduta dello Stato. Il 10 dicembre il presidente comunista Gustav Husàk nominò un governo in buona parte non comunista e si dimise. Lo slovacco Alexander Dubcek fu eletto presidente della Camera mentre il ceco Vàclav Havel fu nominato presidente della Repubblica cecoslovacca. Fin dalla Primavera di Praga del 1968 quando divenne segretario del Partito comunista, Dubcek è stato l'anima  del  socialismo dal volto umano che aveva il compito storico di conservare la bontà morale della costruzione di una società socialista, opponendosi al dogmatismo sovietico.

 

Nel giugno 1990 si tennero le prime elezioni democratiche dal 1946, che diedero alla Cecoslovacchia il primo governo non comunista dopo 44 anni. La Rivoluzione di velluto fu il processo politico che, tra il novembre e il dicembre 1989, condusse alla dissoluzione dello stato comunista cecoslovacco. E' noto che il parlamento cecoslovacco, il 25 novembre 1992, votò a favore della divisione in due della nazione, che ha dato origine a due Stati indipendenti: Repubblica Ceca e Slovacchia.  Dubcek morì a Praga il 7 novembre 1992 pochi giorni prima della divisione della nazione.  La Repubblica Ceca riuscì a entrare nella NATO nel 1999 e nella Unione Europea nel 2004. La Slovacchia fu inserita per ultima nel gruppo dei paesi che poi entrò nell'Unione Europea nel 2004, lo stesso anno in cui entrò anche nella NATO.

Vaclav Havel è passato alla storia per la  sua fede incrollabile negli ideali democratici che è stata trasmessa nei suoi drammi e saggi che hanno attirato l'attenzione internazionale alla lotta cecoslovacca. La sua difesa della resistenza pacifica e la sua perseveranza sono stati fonte di ispirazione insieme al rispetto dei diritti umani e al'importanza del dialogo internazionale sulla scena mondiale. Dal 2013, prima Giornata europea dei Giusti, a Vaclav Havel sono dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano, un memoriale a chi si è opposto ai genocidi e ai crimini contro l'umanità, situato nel Parco Monte Stella, nato  ispirandosi al giardino e museo Yad Vashem di  Gerusalemme.

 

A questo paese sono particolarmente legato e grato, perchè nel 2000 l'Accademia delle Scienze Slovacca mi conferi', unico italiano fino a quel momento, il Premio Internazionale sulle Scienze Naturali, in occasione della festa nazionale della Repubblica Slovacca che ricorre l'1 settembre.

 

1992: anno della 'Massacro di Bender' nella secessione Moldova-Transnistria

Stesso anno, il 1992 che ha visto un epilogo diverso, con conseguenze che  oggi rientrano in uno scenario geopolitico preoccupante, alimentato dalla recente guerra tra Russia e Ucraina. Il 2 settembre 1990 fu proclamata unilateralmente la Repubblica Moldava di Transnistria (RMT) o Pridniestrovie (in russo). Il 25 agosto 1991 il Soviet Supremo dell'RMT adottò la dichiarazione di indipendenza. Il 27 agosto 1991 il parlamento moldavo votò la dichiarazione di indipendenza della Repubblica di Moldavia, il cui territorio includeva la Transnistria. Dopo il crollo dell’URSS nel 1991, forze armate russe restarono lungo il Nistro, ufficialmente per difendere la popolazione slava, formata soprattutto di Ucraini, Russi e Bulgari, contro qualsiasi minaccia d'integrazione alla Romania e/o all'Unione europea. Dal punto di vista russo in effetti, le vecchie repubbliche sovietiche, ad eccezione dei tre paesi baltici, erano una zona d'influenza riservata alla Russia, e ogni tendenza centrifuga era percepita come una minaccia strategica. In più l’80 % delle industrie moldave, la centrale idroelettrica di Dubasari, l'arsenale di Colbasna e fabbriche d'armamento si trovava in questa zona. La 14ª armata dell'esercito russo, che aveva sede in Moldavia, più precisamente a Tiraspol, era rimasta anche dopo la caduta dell'Unione Sovietica per salvaguardare il più grande arsenale e deposito di munizioni in Europa. La Russia avviò un negoziato con le repubbliche di Moldavia, Transnistria ed Ucraina per trasferire i diritti sul materiale militare alla Russia. Le forze della 14ª armata però rimasero e combatterono a favore delle forze separatiste della Transnistria che poterono armarsi con le dotazioni della 14ª armata. Nel giugno 1992 le forze russe attraversarono il fiume Nistro e occuparono, dopo aspri combattimenti la città di Tighina (Bender), situata sulla sponda occidentale del fiume (l'evento è ricordato in Moldavia come massacro di Bender). L'esercito moldavo in posizione di inferiorità accettò e siglò il cessato il fuoco il 21 luglio 1992. Dopo l'accettazione del cessate il fuoco, la Russia continuò a provvedere militarmente, politicamente ed economicamente a supportare il regime separatista, rendendo possibile la sua sopravvivenza e il suo rafforzamento. Quando si parla di massacro di Bender, è bene chiarire che non si trattò di esecuzioni di massa ma di morti a causa del fuoco dell’artiglieria russa contro gli edifici civili e di azioni concertate dalle truppe moldave-rumene e dai loro cecchini. Un aspetto da valutare attentamente è che nel periodo a ridosso del crollo dell'Unione Sovietica la società ha avuto un tracollo strutturale, dove le città del blocco si trovarono spesso alla mercé di vere e proprie  bande di criminali.

Qui in Transnistria, come in molti paesi dell’ex-URSS, lo scenario è quello che abbiamo già incontrato nei dopoguerra balcanici, dove i signori della guerra hanno ben presto disinvoltamente dismesso i panni militari per indossare quelli degli uomini d’affari. La Russia rimane praticamente l’unico  alleato internazionale per la Transnistria dopo che Mosca ha sostenuto i separatisti nel conflitto del 1992. Tre decenni di sforzi internazionali di mediazione attorno un tavolo allargato - 5 (Russia, USA, UE, Ucraina, OSCE) + 2 (Moldova e Transnistria) - per porre fine al conflitto sono risultati in gran parte fallimentari, anche se una fragile pace ha tenuto come  del resto hanno tenuto le relazioni tra la regione  e la capitale moldava Chisinau. Il parlamento della Transnistria ha inviato già il 18 marzo 2014 una proposta alla Duma di Stato russa per chiedere  l’adesione della repubblica separatista alla Russia. Il documento è una risposta al nuovo progetto di legge della Russia per facilitare l’adesione di nuovi soggetti alla Federazione. L'indipendenza per la repubblica secessionista rimane però  la prima opzione. Due soluzioni energicamente rifiutate dalla Moldova che de iure rivendica l'integrità territoriale includendo, come ovvio, la separatista Transnistria.

 

Con l’elezione di Vadim Krasnoselsky nel 2016, in pratica dopo 25 anni dal'inizio della secessione, la Transnistria è oggi fortemente interessata a preservare buone relazioni con Chișinău e Bruxelles. Circa il 70% dell’export della Transnistria infatti rimane orientato verso la Moldavia e l’Unione Europea, beneficiando direttamente della firma degli accordi di associazione (DCFTA) tra Bruxelles e Chișinău.  A differenza di altri conflitti congelati, infatti, i cittadini della Transnistria possono liberamente circolare tra la repubblica separatista e la Moldavia. Molti hanno doppio o triplo passaporto (che permette di beneficiare del regime visa-free tra UE e la Moldavia). Vivere in Transnistria non rappresenta oggi una distacco netto con lo stato moldavo e per questo,  la politica di convivenza (relativamente) pacifica con Chișinău non è cambiata molto neppure con la recente elezione di Maia Sandu alla presidenza e il consolidamento  della maggioranza ‘pro-UE’ nel Parlamento moldavo.  Nondimeno, la presidente moldava si è mostrata critica per i recenti atti di sabotaggio che a suo avviso sarebbero frutto di operazioni di “forze favorevoli alla guerra” in Transnistria. Pur rimanendo nel campo delle congetture, non può essere escluso che la guerra potrebbe aver generato spaccature nell’élite locale. Da una parte, il partito dello status quo composto dal presidente e dagli oligarchi dello Sheriff, la compagnia plenipotenziaria che esercita un vero e proprio monopolio delle attività più redditizie nella regione; dall’altra, forze più vicine alla Russia (soprattutto negli ambienti militari, includendo i miliziani russi lasciati qui di guardia al megadeposito di armi a Cobasna). 

 

 Russia, Ucraina e Moldavia popolano la pianura sarmatica, terra di oligarchi nati dalla dissoluzione dell'URSS, nuovi capitalisti rampanti che hanno abbandonato l'ideologia comunista diventando in buona parte e in poco tempo  dei 'Re Mida'. Non si sottrae all'analisi la terra moldava, la più povera in termini di PIL  tra i Paesi europei e che ha visto nascere dal nulla sulle due sponde del Nistro l'impero di pochi a scapito della vita di ...troppi.

Dopo il crollo del Muro di Berlino, a nessuno  di questi oligarchi può essere riservato un posto nel Giardino dei Giusti.

Bender, Pmr (Transnistria), 8 maggio 2022

 

 (https://www.amazon.it/NOI-METEORE-NELLUNIVERSO-RICERCATORE-ERETICO/dp/1716595568/ref=sr_1_14?qid=1651908633&refinements=p_27%3AGiordano+Cevolani&s=books&sr=1-14)

Monumento eretto a Bender, Transnistria,  a memoria  dei 25 anni della secessione Moldova-Transnistria

Ultimo aggiornamento Domenica 08 Maggio 2022 16:50
 

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