Quanti generali russi sono stati uccisi davvero in Ucraina? |
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Giovedì 31 Marzo 2022 19:10 |
GUERRA / Paolo Mauri Partiamo da alcuni dati. Nel conflitto in Afghanistan in cui si imbarcò l’Unione sovietica tra il dicembre del 1979 e il gennaio del 1989, Mosca, in via ufficiale, ammise la perdita di 13.833 uomini (e 49.985 feriti) su un totale di 525mila che, in quasi dieci anni, si sono alternati in quella guerra. Probabilmente le cifre delle perdite sono doppie, in quanto l’Urss evitò accuratamente di conteggiare coloro che, evacuati dall’Afghanistan, sono deceduti successivamente nei patri ospedali, insieme a quelli che hanno condotto operazioni nel teatro di guerra partendo dalle basi in Russia. Durante quel conflitto le perdite tra gli ufficiali, di ogni ordine e grado, si attestarono intorno al 14% del totale, in particolare durante l’intera campagna bellica afghana, caddero in combattimento tre generali sovietici, e altri due morirono di malattia. Per dare un termine di paragone, durante tutto il conflitto in Vietnam, gli Stati Uniti persero 12 generali e un contrammiraglio per incidenti o azione nemica, mentre durante Enduring Freedom, sempre in Afghanistan, uno solo, il generale Harold Greene a seguito di quello che è sembrato un attacco “green on blue”. Nel corso del Secondo conflitto mondiale, assimilabile ma non completamente al conflitto convenzionale che si sta vivendo in questi giorni in Ucraina, gli Usa persero 20 generali e tre contrammiragli. Prima di addentrarci nel tema della trattazione è bene stabilire esattamente il tipo di conflitto in atto: non si tratta di una guerra asimmetrica, né di una guerra ibrida. Una guerra asimmetrica – Asymmetric Warfare – è una forma di guerra irregolare / conflitto violento tra un complesso militare formale (forze armate regolarmente equipaggiate e inquadrate) e una formazione informale, meno equipaggiata e supportata (ad esempio senza forze aeree e/o navali), a corto di personale, spesso non inquadrato in modo complesso come un esercito regolare. La guerra ibrida – Hybrid Warfare – è una forma di contrasto tra entità di livello statale che rientra nelle operazioni militari diverse dalla guerra (Military Operations Other Than War – Mootw). Questo tipo di contrasto si espleta attraverso strumenti economici, sociali, cyber, informativi e con operazioni militari sotto copertura anche complesse.
Significa che nel momento in cui il primo carro armato attraversa il confine di uno Stato la guerra ibrida cessa di esistere “in sé” diventando una guerra convenzionale a tutti gli effetti, che però può continuare a usare alcuni strumenti propri della guerra ibrida come ad esempio l’azione nel campo cyber o informativo. L’attuale guerra in Ucraina, secondo alcuni autori, viene definita “guerra semi-simmetrica” per la disparità di forze in campo, ma soprattutto perché l’attore più debole (ovvero Kiev) mescola tattiche convenzionali in operazioni che utilizzano formazioni a livello di brigata (unità corazzate, fanteria meccanizzata, artiglieria) a tattiche di guerriglia. Non è quindi una guerra asimmetrica né, tanto meno, una guerra ibrida. In questo conflitto “semi-simmetrico”, l’attore più potente resta, nonostante le perdite di mezzi e uomini subite, la Russia. Risulta però difficile fare un confronto riguardante le perdite degli ufficiali di rango superiore lamentate da Mosca – o asserite da Kiev – e quelle dei conflitti convenzionali/asimmetrici precedenti, considerando come asimmetrici quelli in Vietnam o Afghanistan (sia “sovietico” sia “occidentale”). La Russia ammette l’uccisione in combattimento di due ufficiali superiori: il generale di brigata Andrej Sukhovetskij e il capitano di vascello della Flotta del Mar Nero, Andrej Palij. Da parte ucraina la propaganda di Kiev annuncia che sarebbero molti di più: addirittura sette. Si tratterebbe di Magomed Tushayev, del già citato Andrej Sukhovetskij, di Vitalij Gerasimov (da non confondere con Valerij Vasilievich Gerasimov che è il capo di Stato maggiore della Difesa), Andrei Kolesnikov, Oleg Mitjaev, Yakov Rezanstev e Andrei Mordvichev. Se quanto sostenuto fosse vero, si tratterebbe di un’ecatombe di ufficiali di alto rango russi. Ci permettiamo però di dubitare dei numeri forniti dall’Ucraina, perché se è possibile celare, ancora per poco, le perdite di soldati, graduati di truppa, sottufficiali e ufficiali di basso rango, così non è per i generali perché al comando di brigate, divisioni e corpi d’Armata, che richiedono un cambio ai vertici dell’esercito che difficilmente passa inosservato. Probabilmente il numero delle perdite reali si pone a metà strada tra quanto affermato da Kiev e quanto ammesso da Mosca, ma la verità la sapremo solamente a conflitto concluso, molto probabilmente anche parecchio tempo dopo. Il conteggio delle perdite, che ora è macchiato dalla propaganda di entrambi i belligeranti, è destinato però a durare poco: difficile nascondere, oltre le bare che ritornano dal fronte, i soldati feriti e i loro resoconti una volta che torneranno alle rispettive famiglie. Allora, e solo allora, la cortina di silenzio imposta da Mosca si solleverà e il Cremlino sarà costretto a fornire dati ufficiali, non trattandosi solo di un centinaio di marinai che ha perso la vita in un sottomarino (ci riferiamo alla tragica perdita del Kursk). In ogni caso la perdita di anche solo due ufficiali superiori in 32 giorni di conflitto è significativa, più che dello stile di combattimento russo, dell’alto contrasto effettuato dagli ucraini. |
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