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Notizie - Opinioni
Giovedì 03 Febbraio 2022 21:10

di Bruno Fulco

 


Per la Santa Candelora se nevica o se plora dell'inverno semo fora

 

Questo recita l’antico detto popolare introdotto dal patriarca di Roma Gelasio intorno all'anno 474 d.C., in sostituzione della cerimonia pagana dei Lupercali. Si riferisce ad un rituale in cui venivano benedette le candele da portare in processione. Il detto però aveva anche un’appendice: … se piove o tira vento, dell'inverno semo dentro.

Ora vuoi per i cambiamenti climatici presunti o chissà per quale altra ragione, di fatto qui non siamo affatto fuori dall’inverno. Non nevica e non piove come dice il detto, verissimo, ma fa un freddo boia che rende difficile battezzare l’inverno come andato. Cieli puliti e aria tersa assicurano allo sguardo di poter spaziare tutto intorno alla capitale, ed una luce fantastica su Roma al tramonto regala ai tanti turisti-fotografi di passaggio lo scatto della vita.

Contenti sono anche gli amanti della neve che sulle piste non distanti dalla capitale, tra Lazio e Abruzzo possono godere delle migliori condizioni per praticare il loro sport preferito. Certo c’è sempre la questione del green pass e delle misure di distanziamento, ma ormai tristemente domati e rassegnati al controllo, siamo tutti con il telefonino in mano per mostrare il lasciapassare alla vita, corredati di mascherina che qualcuno porta pure al bagno in casa propria per paura di se stesso.

Su questo fronte però sembrerebbe che le cose stiano per cambiare con un previsto allentamento progressivo di tutte le misure dovuto ad un decisivo calo dei contagi. Forse anche perché tutti i vaccinati che contraggono questa ultima variante, accusano segni che non costituiscono nessun tipo di pericolosità per se stessi e per chi si è vaccinato. Insomma sembra che stia per tornare di moda la vecchia cara “sana” influenza, che te ne stai due giorni a casa tra tachipirina e bevande calde e via così. Tra le nuove norme pare che per i vaccinati con terza dose sia previsto il Green Pass illimitato, una sorta di “benemerenza” del vaccino, il che farebbe supporre che comunque l’ipotesi di una quarta dose è sempre in piedi.

Tempi duri per i virologi che lentamente diradano le presenze nei talk show televisivi, dopo che per un paio d’anni hanno scatenato dibattiti tra loro, a volte anche al limite della decenza. Sul loro operato ha ironizzato anche Checco Zalone intervenuto ad animare la seconda serata del Festival della canzone italiana. E già perché alla sua 72ma edizione il Festival di Sanremo arriva al momento giusto per sottrarre tutta l’attenzione al covid, quando dopo mesi di terrorismo in tv si è capito che è ora di farla finita con certi eccessi di informazione malata volta ad assicurare audience facendo leva sulla paura della gente.

La kermesse Sanremese capita a fagiolo per catalizzare l’attenzione degli italiani per una settimana, sottraendoli ai talk show che intanto possono allestire una linea editoriale diversa e un po' più alleggerita da personaggi grami e tematiche esasperate, a volte anche ad arte.

Riguardo al Festival solita conduzione di Amadeus, uomo buono per tutte le stagioni senza macchia e senza lode. Solito intervento di Fiorello ormai forse un po' troppo auto celebrativo e che fatica a contenere il suo protagonismo anche davanti ad ospiti come Berrettini, tennista attualmente numero 6 della classifica mondiale che però pagando le tasse nella sua residenza monegasca moltissimi stentano a vedere come rappresentante dell’Italia.

Tornando al Festival, musica senza grandi picchi ma che si segnala per i grandi ritorni, come Morandi il “Gianni” nazionale, tornato a calcare il palco del teatro Ariston, Massimo Ranieri, Elisa e addirittura La Rettore, che in coppia con Ditonellapiaga interpretano il brano “Chimica” che sembra un passaggio di consegne della grande ironia che ha sempre contraddistinto “Donatella” ad una giovane cantautrice che sembra in grado di raccoglierne il testimone.

Non si può certo chiudere il capitolo Sanremo senza parlare di un’altra presenza che ha fatto alzare in piedi il pubblico e parliamo dell’Aquila di Ligonchio, Iva Zanicchi che portando meravigliosamente i suoi 82 anni ha raccolto la standing ovation del pubblico. Tra vecchie e nuove glorie insomma, c’era proprio bisogno di una settimana così leggera per abbassare toni in un paese che si è dovuto sorbire anche il teatrino dell’elezione del Presidente della Repubblica.

Una classe politica inesistente ed in cui i cittadini non si riconoscono più, dopo giorni di trattativa volta al congelamento del proprio beneficio personale ha eletto di nuovo Mattarella. Un uomo stanco e anziano che al di la dei meriti personali chiedeva solo di dedicarsi al suo meritato riposo, ed è invece stato costretto a rimanere al suo posto dall’inconsistenza di una classe politica incapace di esprimere una personalità in grado di sostenere questo ruolo.

Rimarrebbe il bello dell’arte e della cultura per consolarci in questa Repubblica delle Banane, ma stavolta Roma è in lutto per la scomparsa della Vitti, una delle più grandi figure del cinema italiano di tutti i tempi. Una grandissima interprete capace di raccogliere successi ad ogni sua prova. Dai film con il suo mentore Michelangelo Antonioni fino alla grande stagione della commedia italiana, tra cui memorabili i film assieme ad Alberto Sordi.

Una donna che ha spesso interpretato la fragilità incarnando i temi della gente comune e che ci ha fatto ridere e piangere con la stessa bravura. Purtroppo costretta al ritiro dalle scene troppo presto per problemi fisici, ma a cui il pubblico ha sempre voluto un bene incondizionato sperando in un suo impossibile ritorno, anche solo per una pur minima apparizione pubblica per poterla inondare di nuovo dell’affetto che ha sempre provato per lei.

Se ne va così a 90 anni quasi in punta di piedi come è sempre stato nel suo stile riservato che rifiutava i canoni della diva. Se ne va una grandissima donna e una grandissima attrice. Ciao Monica.


 
 

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