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Sabato 25 Settembre 2021 19:11 |
Mauro Indelicato Una folla radunata nello stadio, almeno due miliziani armati al centro del campo e un condannato costretto in catene e bendato in attesa della sua triste sorte. É questa una delle immagini che più tristemente richiama al primo emirato talebano in Afghanistan. Tra il 1996 e il 2001 in tutto il Paese non c’era una piazza o uno stadio in cui gli studenti coranici, spesso dopo le preghiere del venerdì, non organizzavano un’esecuzione in pubblico. Nel loro mirino finivano ladri, criminali comuni, ma anche donne presunte adultere. Dietro la regia di questi macabri spettacoli c’era soprattutto un uomo: Nooruddin Turabi. Talebano della prima ora, combattente anti sovietico negli anni ’80, durante l’era del primo emirato era a capo del ministero della protezione della virtù e della persecuzione del vizio. Il braccio armato cioè di quei mullah il cui primo obiettivo era evitare ogni comportamento sociale contrario al Corano. Nei giorni scorsi Turabi è stato nominato responsabile del sistema carcerario nell’ambito del nuovo governo talebano. E ha fatto intendere che le punizioni severe torneranno ad essere la norma in Afghanistan. Il rischio di altri passi indietroI talebani, come si sa, hanno come obiettivo principale l’applicazione della loro rigida interpretazione della Sharia, la legge islamica. Tutto ciò che sarebbe contrario alle norme islamiche va punito severamente. Non a caso quando nel 1996 gli studenti coranici hanno per la prima volta preso in mano Kabul, da subito hanno pensato a un rigido sistema repressivo. Sotto la scure del ministero della giustizia e della protezione della virtù sono finiti non solo gli oppositori, ma anche coloro che avrebbero tenuto comportamenti contrari alla morale e all’etica voluta dai talebani. Nooruddin Turabi, che godeva della fiducia del Mullah Omar, ha subito messo in campo un’articolata macchina di punizioni. Bastava anche non portare la barba lunga più del palmo della mano per ricevere frustate. E per spaventare ulteriormente la popolazione, le condanne più severe venivano eseguite in pubblico. Significativo quanto accadeva ad esempio a Kandahar, la città capitale spirituale dei talebani. Lo stadio era diventato il luogo privilegiato dove far attivare la mano dei boia. Diversi video di quegli anni hanno mostrato le esecuzioni delle donne presunte adultere. Posizionate all’interno del campo di gioco e immobilizzate da alcune catene, le condannate venivano poi lapidate davanti la folla. Per i talebani era un modo per “educare” la popolazione alle nuove direttive penali e morali. Una maniera atroce e rude per plasmare la società secondo i propri dettami ideologici. Quando poi l’emirato è caduto, queste pratiche sono terminate. L’adulterio è rimasto reato e la pena di morte non è mai stata abolita, ma i cittadini di Kabul non hanno almeno più dovuto assistere alle macabre metodologie talebane. Con la nomina di Turabi però c’è il rischio di un ritorno al passato anche su questo fronte. Il regista delle esecuzioni in pubblico e delle lapidazioni delle donne adultere adesso è a capo del sistema carcerario. Una scelta, quella degli studenti coranici, non proprio in linea con le promesse iniziali di un cambio di passato rispetto al precedente emirato. Torneranno le mutilazioni dei condannatiE che qualcosa sta già per cambiare (ma in negativo) lo ha sottolineato lo stesso Turabi in alcune dichiarazioni riprese da Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera. Secondo il nuovo direttore del sistema carcerario talebano, a breve saranno introdotte nuovamente pene che prevedono le mutilazioni dei condannati. In particolare, si parla già dell’applicazione della norma sul taglio della mano per i ladri. A Kabul nei giorni scorsi alcuni cittadini scoperti a compiere piccoli furti sono stati sottoposti alla pubblica gogna. Non sono stati mutilati, ma comunque legati, picchiati ed esposti sopra le jeep dei combattenti talebani. Turabi però ha parlato anche della possibilità dell’allargamento delle casistiche che prevedono la pena di morte. Non è stato fatto cenno alle lapidazioni per le donne adultere, ma il timore è che ben presto il tema non diventi più tabù. Specie se tra gli studenti coranici a prevalere saranno le posizioni più rigide. Un cambiamento rispetto a venti anni fa però potrebbe esserci. Il Mullah Turabi ha infatti assicurato che eventuali esecuzioni non verranno effettuate in pubblico. Quegli “spettacoli” a cui gli afghani hanno dovuto assistere fino al 2001 non dovrebbero esserci più. Forse per la dirigenza del nuovo emirato al momento non è necessaria alcuna azione dimostrativa o di deterrenza. Oppure, più probabilmente, per evitare l’isolamento internazionale si vorrebbero evitare gli episodi più lesivi per l’immagine dei talebani. Una cosa però è certa: il tempo a Kabul è comunque destinato a tornare indietro. Quattro presunti rapitori uccisi e impiccati in piazza ad HeratIntanto nelle scorse ore sui social è stato diffuso un video in cui si vede un uomo senza vita impiccato a una gru nella piazza principale di Herat, la città dell’ovest del Paese dove era stanziato il contingente militare italiano fino alla scorsa primavera. Secondo la versione dei talebani, la vittima faceva parte di un commando di quattro rapitori. Il gruppo, si legge nelle dichiarazioni degli studenti coranici, stava per tendere un agguato a due uomini, padre con figlio. La polizia talebana avrebbe però sventato l’attacco uccidendo in un conflitto a fuoco i quattro rapitori. Uno di loro è stato per l’appunto esposto senza vita sulla piazza principale. Gli altri tre sarebbero stati esposti in altri punti di Herat, il tutto per fungere da monito contro possibili altri criminali. A confermarlo è stato all’Associated Press il proprietario di una farmacia situata nella piazza di Herat, il quale ha visto nella mattinata di sabato alcuni talebani con quattro corpi senza vita caricati su un pickup. Uno di questi è stato appeso nella gru vicino la farmacia, gli altri tre invece sono stati portati altrove.
AutoreMAURO INDELICATO |
Ultimo aggiornamento Sabato 25 Settembre 2021 19:25 |
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