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Cicatrici di guerra PDF Stampa E-mail
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Notizie - Fatti
Mercoledì 04 Agosto 2021 23:33



 

Permangono conservate e, anzi, sono giustamente ritenute elementi vivi di storia le ferite inferte da colpi d’arma da fuoco e d’artiglieria su edifici annessi a chiese diventati obiettivi di guerre del Diciannovesimo secolo combattute in città ed immediati dintorni.

Il palazzetto a tre piani addossato alla chiesa di San Giorgio in Braida (dalle origini nella prima metà dell’Undicesimo secolo come monastero benedettino e con riassetto rinascimentale dopo essere passato alla Congregazione di San Giorgio in Alga nel 1442, dotato di superba cupola sanmicheliana) e destinato a canonica (opera dell’architetto veronese Luigi Trezza terminata nel 1791) attrae soprattutto per quelle tacche nell’intonaco della facciata, scrupolosamente salvaguardate.

Risalgono al 18 ottobre 1805 e costituiscono il “lascito” tangibile di scariche sparate da soldati francesi durante uno scontro con austriaci all’epoca in cui Verona era divisa in due, appunto, tra Francia ed Austria, con confine sul fiume Adige. Separazione sancita dal Trattato di Lunéville sottoscritto il 9 febbraio 1801 fra la Prima Repubblica francese ed il Sacro Romano Impero, nelle persone di Giuseppe Bonaparte e di Johann Ludwig Josef von Cobenzl, ratificato da Napoleone Bonaparte e dall’imperatore Francesco II. Una lapide posta a mezza altezza specifica: “Questa casa e la vicina chiesa di S. Giorgio conservano traccia degli assalti che i francesi nell’ottobre 1805 mossero contro gli austriaci ancora padroni di sinistra dell’Adige”. Gli austriaci si arresero, infine, il 29 ottobre 1805.

Altre decise testimonianze da “uomini contro” in accanimento locale vengono date dalla cella campanaria e dal basamento del campanile d’inizio XVIII secolo della chiesa di Santa Lucia (ricostruita in stile neoclassico dopo alterne vicende, com’è oggi, tra il 1898 ed il 1900). Adattato in posto d’osservazione austriaco, base e cella vennero colpiti dal cannoneggiamento piemontese durante la battaglia di Santa Lucia del 6 maggio 1848, nell’ambito risorgimentale della Prima guerra d’indipendenza (combattuta dal 23 marzo 1848, dopo le Cinque giornate di Milano ed il ritiro dei soldati comandati da Josef Radetzky verso il Quadrilatero fortificato – Verona, Legnago, Mantova e Peschiera del Garda – , al 22 agosto 1849, data della capitolazione di Venezia stremata dall’assedio austriaco), tra schieramenti del Regno di Sardegna e dell’Impero austriaco. Sarebbe opportuno collocare alla base del campanile una tabella storico-esplicativa dei danni risalenti al Risorgimento.


Claudio Beccalossi



 


 


 

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