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Tullio Covre a 60 anni dalla morte PDF Stampa E-mail
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Notizie - Cronache
Mercoledì 16 Giugno 2021 12:25

 
 

 

TULLIO COVRE A 60 ANNI DALLA MORTE: L’EROISMO

D’UN EPURATO DELL’AERONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA


 

Pilota temerario dapprima nella Regia Aeronautica e poi nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana

Istruttore civile di volo sportivo ed acrobatico a Boscomantico (Verona) deceduto il 2 luglio 1961 nell’ammaraggio d’emergenza davanti a Messina per evitare una strage sulla spiaggia affollata –

Sacrificio tuttora ricordato ufficialmente con gratitudine dalla città siciliana


 

Servizio di Claudio Beccalossi


 

Boscomantico (Verona) – Coerenza e valore in un solo uomo, a prescindere dalle sue scelte di parte ed alla faccia di isterismi pregiudiziali o di censure dei bacchettoni di turno. Con un senso innato del dovere, fino all’ultimo, al sacrificio definitivo. Alla morte in mare per evitare una strage celebrata come Dio comanda a Messina e ricordata svogliatamente quando e se capita a Verona, dove fece l’istruttore civile di volo sportivo ed acrobatico a Boscomantico, poco fuori Verona, dopo eclatanti gesta da pilota militare.

Tullio Covre (Villafranca Padovana, Padova, 7 novembre 1917 – Messina, 2 luglio 1961) s’è comunque meritato una via (traversa di via Aeroporto Angelo Berardi, a Chievo, alle porte della città scaligera) ed una targa alla memoria presso il vicino aeroporto di Boscomantico, sede dell’Aeroclub “Ettore Arduino”. L’epigrafe scandisce: “La virtù e l’ardimento appresi nelle missioni di guerra e su questo campo di civili imprese aeree condussero il pilota Tullio Covre ad immolarsi nel mare di Messina affinché col suo sacrificio fossero salve schiere di innocenti. I concittadini e i compagni di volo ne ricordano il generoso olocausto e lo additano ammirati alle nuove generazioni. Messina 2.VII.1961 Boscomantico 14.1. 1962”.

La lapide sintetizza la tragica fine di Covre sessant’anni fa, connessa allo sfortunato acquisto, nel 1961, d’un aereo “Falco” F8L dalla ditta “Aeromere” di Gardolo (Trento). Sfortunato perché fin dai primi voli di collaudo l’elica a passo variabile del velivolo diede dei guai al punto da dover essere rimpiazzata con un’elica a passo fisso. Sfortunato, ancora, perché, dopo aver pilotato il “Falco” il 24 ed il 25 giugno dello stesso anno, fu ancora costretto a ritornare a Gardolo per far risostituire l’elica, stavolta con un’“Aeromatic” a passo variabile, la sola presente in magazzino. Sfortunato, di nuovo, perché, partecipante al Giro di Sicilia ed intrapresa il 2 luglio la seconda tappa Catania-Palermo, mentre volava sull’arenile di Maregrosso, presso Messina, la disgraziata elica cedette con rottura/distacco d’una pala.

Intenzionato ad un atterraggio d’emergenza sulla spiaggia che si presentava, però, affollata, tentò, facendo cenni disperati con le braccia, di far allontanare più persone possibile ma il suo agitarsi venne interpretato come saluti alla gente sotto. A Covre rimaneva l’alternativa d’ammarare, avvalendosi della propria perizia da veterano. Purtroppo, nel brusco contatto con l’acqua andò a cozzare con la testa alla struttura metallica della radio, svenendo. L’aereo sprofondò col pilota all’interno, forse già deceduto per trauma cranico o, se solo senza sensi, per annegamento. Ostacolato dalle forti correnti marine, il recupero del “Falco” con la vittima avvenne dopo tre giorni.

Per quanto fatto con lo scopo d’evitare una strage, la “Fondazione Carnegie per gli atti di eroismo (Hero Fund)”, ente morale con sede presso il ministero dell’Interno istituito con regio decreto 25 settembre 1911, assegnò a Covre un riconoscimento secondo quanto sancito: “Il consiglio di amministrazione nell’adunanza del 30 maggio 1963 ha accordato la medaglia di secondo grado alla memoria di Covre Tullio, pilota, per il seguente atto di eroismo da lui compiuto il 2 luglio 1961 in Messina: Mentre partecipava al giro aereo della Sicilia, trovandosi in difficoltà per avaria al motore, tentava un atterraggio di fortuna sulla spiaggia tentando di far allontanare i numerosi bagnanti, tra i quali molti bambini di una colonia; ma i suoi segni venivano interpretati come un saluto affettuoso e nessuno si allontanava. Per evitare una sicura strage riusciva a dirottare verso il mare, inabissandosi con l'apparecchio: fulgido esempio del più nobile altruismo”.

  1. s’arruolò nella Regia Aeronautica come volontario, a soli 17 anni. Il 24 agosto 1935 acquisì il brevetto da pilota d’aereo ed il 16 gennaio 1936 ottenne la specializzazione presso la Scuola Caccia d’Aviano (in Friuli-Venezia Giulia).

L’anno seguente venne assegnato alla 116^ Squadriglia dello Stormo d’Assalto in Africa Orientale Italiana (ad Addis Abeba, Gimma e Gondar) ma, a causa della malaria contratta, dovette rientrare in Italia. Il suo servizio proseguì dapprima in Puglia e poi in Ungheria, operando quale istruttore d’una sessantina di piloti militari dell’aviazione di quel Paese. La sua permanenza magiara fu fruttuosa: ricevette, infatti, i titoli dell’“Aquila di Santo Stefano” (brevetto nazionale di pilota) e della Croce di Cavaliere dell’“Ordine reale di Santo Stefano”.

Promosso sergente maggiore nel febbraio 1940, venne aggregato al 54° Stormo Caccia Terrestre. L’entrata in guerra dell’Italia, dal fatidico 10 giugno 1940, lo vide membro d’un contingente della Regia Aeronautica, il Corpo Aereo Italiano (CAI) in Belgio, nella 353^ Squadriglia del 20° Gruppo Caccia Terrestri, comandato dal capitano Riccardo Roveda e dotato di caccia Fiat G.50 “Saetta”. Rimpatriato, col suo gruppo fu comandato in Libia per sei mesi in zona operativa. Ma la salute giocò brutti scherzi a Covre, costringendo i suoi superiori a rimandarlo in Patria. Quando venne firmato l’armistizio a Cassibile (Siracusa) tra l’Italia e gli Alleati (il 3 settembre 1943, comunicato l’8 settembre successivo), Tullio era di stanza a Campoformido (Udine), nel 1° Stormo Caccia Terrestri.

Aderendo all’appello del tenente colonnello Ernesto Botto, optò per la Repubblica Sociale Italiana, divenne pilota dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana per essere inserito nella 2^ Squadriglia “Diavoli Rossi” del 2° Gruppo Caccia “Gigi Tre Osei”, fornita di caccia Fiat G.55 “Centauro” ed operante nel Veneto orientale.

L’abilità aviatoria e bellica di Covre trovò nuove conferme e difficoltà: il 31 ottobre 1944 centrò un Republic P-47 Thunderbolt ma, nel dicembre seguente, fece un atterraggio d’emergenza a Thiene (Vicenza) per l’esito negativo d’un combattimento aereo con caccia Supermarine Spitfire. Si rifece abbattendo un bombardiere North American B-25 Mitchell del 310° Bomber Group stanziato in Corsica.

Ormai agli sgoccioli della Seconda guerra mondiale, nell’aprile 1945, il divenuto maresciallo Covre pilotò un caccia Me.109 biposto dirigendosi ad Aviano per addestrare aviatori inviati freschi freschi, in extremis, alla Squadriglia “Diavoli Rossi”. Quindi, fu uno dei drammatici interpreti della moribonda Aeronautica Nazionale Repubblicana in un duello aereo, volando in coppia con l’aereo del sergente Antonio Tampieri nell’area del lago di Garda meridionale, con i North American P-51 Mustang del 317° Fighter Squadron del 325° Fighter Group, detto “Checkertail Clan”. Fatto bersaglio dei nemici, ebbe danni al serbatoio del glicole, con esplosione nel suo abitacolo. Ovviamente decise di lanciarsi col paracadute. Però, da altruismo innato, s’accorse che i nemici stavano tentando l’attacco alle spalle dell’aereo pilotato da Tamperi. Lo avvertì via radio dell’insidia e poi si lanciò avviluppandosi nell’antenna radio. Si divincolò riuscendo ad aprire il paracadute all’ultimo momento. E Tampieri, opportunamente informato, scampò all’attacco a tradimento atterrando indenne alla base.

Oltre agli altri riconoscimenti attribuiti, Covre ebbe la Croce di guerra al valor militare (Pilota di grande ardire ed entusiasmo, portava nel combattimento di Sidi El Barrani la fede e lo slancio dei cacciatori d’Italia. Cooperava all’abbattimento di 12 apparecchi, 50 mezzi meccanizzati, attendamenti e baracche, portando la distruzione in campo avversario. In un successivo combattimento cooperava all’abbattimento di 14 aerei nemici. Cielo di Sidi El Barrani, 3 settembre 1941”); la Medaglia d’argento al valor militare (Pilota da caccia di grande perizia e ardimento nella battaglia della Marmarica, in aspri e violenti combattimenti, sosteneva valorosamente l’urto delle superiori forze nemiche e contribuiva all’abbattimento di numerosi velivoli avversari. Cielo della Marmarica, novembre-dicembre 1941”, Regio Decreto 17 agosto 1942); la Croce di ferro di II Classe (dalla Germania).

Sposatosi ancora in tempo di guerra, il 27 gennaio 1945, ebbe sette figli e, dopo il conflitto, subì l’epurazione accanitasi sugli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana. Sbarcò poi il lunario come istruttore civile (costituendo una pattuglia acrobatica aerea sportiva a tre, chiamata “Frecce Rosse”) nella struttura aeroportuale di Boscomantico (Verona) e quale rappresentante di gioielli ed orologi. Giuseppe Tortorici, studioso della Regia Aeronautica, ha pubblicato nel 2019 una biografia di sessanta pagine intitolata “Tullio Covre. Un pilota asso dell’aeronautica italiana”.

All’evento in memoria dell’eroe (senza ombra di dubbio) tenutosi a Messina il 5 settembre 2019 erano presenti i figli Marta, Mariano, Chiara, Emanuela e Damiana (nata 33 giorni prima della tragedia) con i nipoti Nicola e Simona. Damiana ha presentato il suo video sulla figura del padre ricostruita procurandosi, con paziente ricerca, materiali storici pubblici e privati. L’esempio d’un uomo d’altri tempi, attraverso tempi tragicamente diversi…

Le spoglie di Tullio Covre riposano nell’area nuova del Cimitero monumentale di Verona (tombe famiglia, zona A).




Tomba di Tullio Covre nel Cimitero monumentale di Verona


 


 


 

Chievo, Verona. Via Tullio Covre, laterale di via Aeroporto Angelo Berardi
 

Tullio Covre a bordo del Falco F.8L

Ultimo aggiornamento Lunedì 21 Giugno 2021 10:31
 

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