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Notizie - Cultura
Mercoledì 19 Maggio 2021 09:17

IL CORPOSO LASCITO INTELLETTUALE DI EZIO MARIA CASERTA


 


 


 


 

Ritratto d’obbligo dell’inquieto e prolifico drammaturgo e regista teatrale veronese,

fondatore del Teatro Scientifico-Teatro Laboratorio, deceduto in seguito

ad uno sventurato incidente stradale


 

Verona – Forse è una circostanza poco nota ma il Pantheon Ingenio Claris nel Cimitero monumentale, tra i tanti nomi illustri della creatività scaligera, accoglie anche le spoglie di Ezio Maria Caserta (Verona, 28 settembre 1938 – Verona, 27 luglio 1997), drammaturgo, regista teatrale, poeta nonché fondatore e direttore del Teatro Scientifico-Teatro Laboratorio. Prolifico ed irrequieto nella sua ricerca (soprattutto sperimentale, etnica, antropologica), morì dopo tre giorni di coma causato dal suo scontro in bicicletta con un’auto, mentre stava recandosi nella stazione ferroviaria di Porta Nuova per raggiungere in treno Roma. Alla sua figura d’intellettuale rivolto a personaggi, dilemmi ed argomenti contemporanei troppo prematuramente scomparso, nel novembre 2013 il Comune di Verona ha intitolato il campo giochi tra le vie Pergolesi e San Felice Extra, alla presenza della stessa vedova Giovanna Gianesin (in arte Jana Balkan, come da “battesimo” dello stesso marito).

L’epigrafe sul loculo nell’Ingenio Claris è quasi una firma d’autentica, nonostante il futuro adottato, su ciò che è stato il versatile regista ed autore in rapporto anche ad una “missione” postuma: “Urlerò per le strade del cielo, disseminate fra la bambagia dei cirri, il mio disprezzo assoluto verso tutto ciò che è volgare e vile”.

Docente di Filosofia e curatore di corsi di Storia del Teatro in diverse università europee ed americane, Caserta, nel suo Teatro Scientifico-Teatro Laboratorio, ha organizzato tra l’altro il Festival internazionale “Mimo e dintorni” portando, con lusinghieri risultati di pubblico e di critica, le sue peculiarità in giro per il mondo (Parigi, New York, Budapest, Montevideo, Mosca, Città del Messico ecc.). I suoi lavori sono stati pubblicati pure su riviste (“Sipario”, “Ridotto”) e da Case editrici specializzate nel settore (Cenobio a Lugano, Nuova Italia a Firenze, Anteditore e Bertani a Verona, Piovan a Padova, Centro Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale a Roma). Nelle sue opere e nelle sue regie, caratterizzate da una notevole capacità di analisi, affiorano spunti politici e di denuncia connessi all’attualità. Viene ritenuto tuttora tra i più rilevanti drammaturghi veneti per l’originalità dei soggetti e per il linguaggio rivoluzionario adottato. In ambito internazionale è stato considerato un maestro della pantomima, della clownerie e della Commedia dell’arte.

La produzione globale fino al tragico, quanto maledettamente insulso, incidente che fermò Caserta dal generare ancora innovazione teatrale, annovera ben 81 prime rappresentazioni di testi e regie tra il 1960 ed il 1997, 22 opere pubblicate ed un lascito incompiuto ed inedito che include un romanzo (“La grande proletaria ha steso le braccia”) ed un saggio critico (“Trent’anni di ricerca nel Veneto: 1967-1997”). Una corposa eredità di cui Verona, spesso smemorata, distratta ed ingrata, deve comunque esser fiera…


Claudio Beccalossi

 

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