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Italia, potenza scomoda! PDF Stampa E-mail
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Notizie - Opinioni
Mercoledì 14 Ottobre 2020 18:31

Italia, potenza scomoda: dovevamo morire, ecco come:

(La drammatica ricostruzione che fa Galloni, già docente universitario,

manager pubblico e alto dirigente di Stato.)

 

 

Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia.

E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali del mondo, a cominciare da quella inglese.

Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anni dopo, quando crolla il Muro di Berlino.

La Germania si gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: l’Italia!

A Roma non mancano complici: pur di togliere il potere sovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa “tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.

All’epoca, nel fatidico 1989 Giulio Andreotti, fu il primo statista europeo che ebbe la prontezza di affermare di temere la riunificazione tedesca. Non era “provincialismo storico”: Andreotti era al corrente del piano contro l’Italia e tentò di opporvisi, fin che potè.

Poi a Roma arrivò una telefonata del cancelliere Helmut Kohl, che si lamentò col ministro Guido Carli: qualcuno “remava contro” la riunificazione tedesca.

Questa, riassume Galloni, è l’origine della “inspiegabile” tragedia nazionale nella quale siamo sprofondati.

I super-poteri egemonici, prima atlantici e poi europei, hanno sempre temuto l’Italia.

Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico: Andreatta e Ciampi lavorano per cedere la sovranità nazionale pur di sottrarre potere alla classe politica più corrotta d’Europa.

Col divorzio tra Bankitalia e Tesoro, per la prima volta il paese è in crisi finanziaria: prima, infatti, era la Banca d’Italia a fare da “prestatrice di ultima istanza” comprando titoli di Stato e, di fatto, emettendo moneta destinata all’investimento pubblico. Chiuso il rubinetto della lira, la situazione precipita: con l’impennarsi degli interessi (da pagare a quel punto ai nuovi “investitori” privati nazionali ed esteri) il debito pubblico esploderà fino a superare il Pil. Non è un “problema”, ma esattamente l’obiettivo voluto: mettere in crisi lo Stato, disabilitando la sua funzione strategica di spesa pubblica a costo zero per i cittadini, a favore dell’industria e dell’occupazione. Degli investimenti pubblici da colpire, «la componente più importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali, l’energia e i trasporti, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale».

Al piano anti-italiano partecipa anche la grande industria privata, a partire da Fiat e Montedison, che di colpo smette di investire nella produzione e preferisce comprare titoli di Stato: da quando la Banca d’Italia non li acquista più, i tassi sono saliti e la finanza pubblica si trasforma in un ghiottissimo business privato. L’industria passa in secondo piano e – da lì in poi – dovrà costare il meno possibile. «In quegli anni la Confindustria era solo presa dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti, che poi avrebbero prodotto la precarizzazione». Aumentare i profitti: «Una visione poco profonda di quello che è lo sviluppo industriale». Risultato: «Perdita di valore delle imprese, perché le imprese acquistano valore se hanno prospettive di profitto». Dati che parlano da soli. E spiegano tutto: «Negli anni ’80 – racconta Galloni – feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la stessa politica, cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato italiani rendevano tantissimo e quindi si guadagnava di più facendo investimenti finanziari invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio della nostra deindustrializzazione».

Alla caduta del Muro, il potenziale italiano è già duramente compromesso dal sabotaggio della finanza pubblica, ma non tutto è perduto: il nostro paese – “promosso” nel club del G7 – era ancora in una posizione di dominio nel panorama manifatturiero internazionale. Eravamo ancora «qualcosa di grosso dal punto di vista industriale e manifatturiero», ricorda Galloni: «Bastavano alcuni interventi, bisognava riprendere degli investimenti pubblici». E invece, si corre nella direzione opposta: con le grandi privatizzazioni strategiche, negli anni ’90 «quasi scompare la nostra industria a partecipazione statale», il “motore” di sviluppo tanto temuto da tedeschi e francesi. Deindustrializzazione: «Significa che non si fanno più politiche industriali». Si avvicinava la fine dell’Iri, gestita da Prodi, in collaborazione col solito Andreatta, e Giuliano Amato. Lo smembramento di un colosso mondiale: Finsider-Ilva, Finmeccanica, Fincantieri, Italstat, Stet e Telecom, Alitalia, Sme (alimentare), nonché la Banca Commerciale Italiana, il Banco di Roma, il Credito Italiano.

Le banche, altro passaggio decisivo: con Amato al Tesoro, nasce la “banca universale”, cioè si consente alle banche di occuparsi di meno del credito all’economia reale, e le si autorizza a concentrarsi sulle attività finanziarie speculative. Denaro ricavato da denaro, con scommesse a rischio sulla perdita. È il preludio al disastro planetario di oggi.

Quindi siamo andati avanti per anni con queste operazioni di “derivazione” e con l’emissione di altri titoli tossici. Finché nel 2007 si è scoperto che il sistema bancario era saltato: nessuna banca prestava liquidità all’altra, sapendo che l’altra faceva le stesse cose, cioè speculazioni in perdita. Per la prima volta la massa dei valori persi dalle banche sui mercati finanziari superava la somma che l’economia reale – famiglie e imprese, più la stessa mafia – riusciva ad immettere nel sistema bancario.

Di qui la crisi di liquidità!

La falla è stata provvisoriamente tamponata dalla Fed, che dal 2008 al 2011 ha trasferito nelle banche – americane ed europee – qualcosa come 17.000 miliardi di dollari, cioè «più del Pil americano e più di tutto il debito pubblico americano».

Va nella stessa direzione – liquidità per le sole banche, non per gli Stati – il “quantitative easing” della BCE di Draghi, che non risolve la crisi economica.

A monte: a soffrire è l’intero sistema-Italia, da quando – nel lontano 1981 – la finanza pubblica è stata “disabilitata” col divorzio tra Tesoro e Bankitalia. Un percorso suicida, completato in modo disastroso dalla tragedia finale dell’ingresso nell’Eurozona, che toglie allo Stato la moneta ma anche il potere sovrano della spesa pubblica, attraverso dispositivi come il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio.

Per l’Europa “lacrime e sangue”, il risanamento dei conti pubblici viene prima dello sviluppo. «Questa strada si sa che è impossibile, perché tu non puoi fare il pareggio di bilancio o perseguire obiettivi ancora più ambiziosi se non c’è la ripresa». E in piena recessione, ridurre la spesa pubblica significa solo arrivare alla depressione irreversibile. Vie d’uscita? Archiviare subito gli specialisti del disastro – Mario Monti in testa! – ribaltando la politica europea: bisogna tornare alla sovranità monetaria e cancellare il debito pubblico come problema. Basta puntare sulla ricchezza nazionale, che vale 5 volte il Pil.

Chi comanda effettivamente in questa Europa se ne rende conto?». Oppure, vogliono davvero raggiungere una sorta di asservimento dei popoli attraverso una perdita ulteriore di sovranità degli Stati? Privatizzazioni a prezzi stracciati, depredazione del patrimonio nazionale, conquista di guadagni senza lavoro. Un piano criminale dell’élite mondiale: Bilderberg, Britannia, il Gruppo dei 30, dei 10, gli “Illuminati di Baviera”!

Ma il problema vero è che «non trovano resistenza da parte degli Stati». L’obiettivo è sempre lo stesso: «Togliere di mezzo gli Stati nazionali allo scopo di poter aumentare il potere di tutto ciò che è sovranazionale, multinazionale e internazionale». Gli Stati sono stati indeboliti e poi addirittura infiltrati da “professorini” formatisi presso le grandi Università Americane, Inglesi e Tedesche, le quali sotto la regia delle grandi Banche d’Affari internazionali, Goldman Sachs in testa, li hanno prima catechizzati e poi sparsi per il mondo a diffondere il nuovo verbo della globalizzazione!

Senza dimenticare che le controriforme suicide di stampo neoliberista che hanno azzoppato il paese sono state subite in silenzio anche dalle organizzazioni sindacali. Meno moneta circolante e salari più bassi per contenere l’inflazione? Falso! Gli Usa hanno appena creato trilioni di dollari dal nulla, senza generare spinte inflattive. Eppure, anche i sindacati sono stati attratti «in un’area di consenso per quelle riforme sbagliate che si sono fatte a partire dal 1981». Passo fondamentale, da attuare subito: una riforma della finanza, pubblica e privata, che torni a sostenere l’economia. Stop al dominio antidemocratico di Bruxelles, funzionale solo alle multinazionali globalizzate.

Commento del Nero di Seppia:

Avete fatto caso che lo spread in questi mesi non supera i 130 punti base ? Eppure la situazione del debito pubblico italiano ed il suo rapporto col PIL e molto peggiore oggi che nel 2011 quando lo spread schizzò a quota 600 e fu fatto fuori Berlusconi dal trio MERKEL – NAPOLITANO- MONTI!

La pandemia, che peraltro investe tutto il mondo, può giustificare questo trattamento di riguardo per l’Italia?

Di che altro c’è bisogno per capire che le manovre della elite mondiale del denaro si orientano di volta in volta a seconda delle convenienze della stessa elite e non certo dei popoli?

Perché in questi mesi di fermo totale dell’economia nazionale a causa della pandemia, le televisioni italiane pullulano di offerte a prezzi stracciati, e dilazioni mai viste nei pagamenti, di automobili, telefonini, frigoriferi, apparecchiature elettroniche di ogni genere, dalla Mercedes alla BMW, dall’Audi alla Toyota, dalla Ford alla Suzuky, dalla Peugeot alla Citroen, dalla Samsung alla Bosh, e chi più ne ha più ne metta?

Perché c’è tanta fiducia nei consumatori italiani?

E tanto poca, invece, nello Stato italiano?

Non sarà per caso che vogliono prosciugare i nostri risparmi che sanno essere molto alti (oltre 4000 miliardi di euro!) per impedirci di soccorrere lo Stato, nel caso ce ne fosse bisogno attraverso una sottoscrizione straordinaria di titoli pubblici, qualora l’Europa avesse da qui a qualche anno la subdola intenzione di stringere definitivamente al collo dell’Italia il cappio del “debito pubblico” attraverso il Mes o il Recovery Fund?

Il povero Gentiloni ed il povero Gualtieri vi sembrano tecnicamente in grado di districarsi fra gli “arcana” dei trattati monetari ed economici europei?

E non sarà anche che se non le vendono in Italia ed agli italiani le bellissime auto tedesche, francesi, giapponesi ed americane a chi altri le vendono in Europa?

Ai Ciprioti? ai Maltesi? agli ungheresi? ai Rumeni? agli Slovacchi? ai Bulgari? agli Estoni ‘ Ai Lettoni? ai Lituani?

Che tutti insieme non arrivano a contare 50 milioni di persone e sono tutti ancora a livelli di consumo primordiali?

Riflettete gente, riflettete!

Tenetevi i soldi in tasca e non abboccate alle esche del mercato!

La pandemia può essere un’occasione unica per l’Italia!

Basta saperla sfruttare ai tavoli del confronto internazionale!

Non certo con Di Maio e Bonafede!

 

Fonte:http://www.direttanews24.com/leconomista-nino-galloni-litalia-e-una-potenza-scomoda-deve-morire-ecco-perche-e-come-hanno-eseguito-lordine/
https://www.libreidee.org/2013/05/italia-potenza-scomoda-dovevamo-morire-ecco-come/

 

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 14 Ottobre 2020 19:01
 

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