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Lavoro: secondo trimestre positivo per il mercato toscano PDF Stampa E-mail
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Notizie - Regione Toscana
Domenica 29 Ottobre 2017 10:36

Mirko Lam (CGIL)i: ‘In molti parlano di crisi finita, ma c’è ancora e si fa sentire’. Sciopero di 3 giorni degli Autotrasportatori: lunedì corteo a Calenzano. Crisi aziendali: stop a licenziamenti Sannini di Impruneta e incontro in Regione lunedì 6 novembre per Unicoop Tirreno e Costa Mauro di Albiano Magra. Aferpi, Sinistra Italiana: “Per Rebrab il tempo è scaduto. Il 31 senza un piano industriale, il governo acquisisca l’azienda in attesa di un compratore”


Firenze, 28-10-2017- L'Irpet, istituto ricerca della Regione Toscana, nell’annunciare l’aumento dell’occupazione (+14.2% i tempi determinati e -0.2% gli indeterminati) lascia intendere che il peggio è alle spalle.

Un secondo trimestre positivo per il mercato del lavoro della Toscana, come mostra il miglioramento di tutti i principali indicatori presentati nel nuovo numero di Flash Lavoro, curato da Irpet per la Regione Toscana. Si conferma così il trend favorevole già osservato tra gennaio e marzo e il recupero rispetto alla fase più acuta della crisi, anche se i risultati osservati sono determinati dai contratti a termine. L'insieme dei dati, provenienti da fonti diverse, mette in luce come nei primi sei mesi del 2017 il livello complessivo dell'occupazione in Toscana sia cresciuto, sia nel primo che nel secondo trimestre, rispetto ai corrispondenti periodi del 2016. In parallelo si rileva anche una forte contrazione della disoccupazione, che scende di un punto percentuale e mezzo, arrivando al 7,5%,. Più lavoro a tempo determinato Aumentano i lavoratori dipendenti, si registra sia su base congiunturale, cioè rispetto al primo trimestre 2017, (+1,2% ), sia su base tendenziale (+2,7%). La crescita tendenziale, così come accaduto nel I trimestre, è totalmente ascrivibile all'aumento delle posizioni a tempo determinato (+14,6% contro -0,2% dell'indeterminato). Il numero di addetti a tempo indeterminato è passato dai circa 807 mila del II trimestre 2016 a 805 mila, mentre i contratti a termine sono passati da 185 mila a 212 mila. Cresce il numero degli occupati residenti nella regione trainato dall'aumento le donne occupate, 17 mila unità in più (+2,4%).

"Tutti parlano di fine della crisi, ma in Toscana la crisi c’è e si fa sentire, merita allora mettere un po' d’ordine -commenta Mirko Lami (segretario Cgil Toscana)- Ci sono aziende pronte ad investire. Rassicurati al momento dal presidente della Nuovo Pignone circa la preoccupazione che ci era stata procurata da alcune notizie di stampa e in attesa del massimo di chiarezza chiesto all’azienda dalla Fiom nazionale, restano i progetti importanti di General Elettric su Piombino e Carrara che fanno parte di un accordo di programma fortemente voluto dal Presidente della Regione Toscana e dai sindacati, investimenti che porterebbe posti di lavoro in settore nuovi come quelli dell’assemblaggio e spedizione via mare. Ci sono però dati allarmanti nella nostra Toscana. Il numero di addetti a tempo indeterminato è passato dai circa 807 mila del II trimestre 2016 a 805 mila, mentre i contratti a termine sono passati da 185 mila a 212 mila. Fino a poco tempo fa, avevamo una crisi diffusa sulla costa e a macchia di leopardo all’interno della Regione, ora la macchia si sta allargando. Dal primo di Luglio al 30 Settembre, quindi i tre mesi estivi, sono stati aperti, presso la Unità di Crisi della Regione Toscana, 9 nuovi tavoli dei 28 già aperti che coinvolgono 1550 dipendenti. 355 posti di lavoro a rischio, con l’industria al 91%, Agricoltura al 5%, Commercio, ristorazione e trasporto al 3%. Per il 32% sono aziende con stabilimenti in Toscana, per il 68% aziende con unità produttive stabilimenti anche extra regione. Nomi veramente importanti, come ABB Power One di Arezzo, Aferpi, Seca, Elettra di Piombino, Unicoop Tirreno, la Sannini di Impruneta, sono solo alcuni esempi, ma la crisi sta entrando e/o si aggrava in settori particolari quali legno, lapideo e cemento, laterizi. Nella zona di Impruneta sono state chiuse tra il 2015 e il 2016 ben 8 aziende con la perdita di circa 200 posti di lavoro. In crisi un prodotto di valore enorme come quello del cotto, esportato in tutto il mondo e utilizzato anche per la cupola del Brunelleschi. Si perdono posti di lavoro che non saranno più recuperati, abbiamo e continueremo ad avere un elevato numero di disoccupati con a disposizione pochi mesi di ammortizzatori sociali con cui vivere. Ed ora lasciatemi finire questo viaggio nell’economia e nel mercato del lavoro toscano con un elemento positivo, l’aumento dell’occupazione, ancorché non stabile, è trainato dall’occupazione femminile, 17 mila unità in più (+2,4%) nel 2° trimestre del 2017".

Prima, si sono fermati gli autisti della distribuzione dei carburanti (ieri). Poi, lunedì 30 e martedì 31 ottobre, incroceranno le braccia i lavoratori dell’intera filiera delle spedizioni e del trasporto (autisti, facchini, corrieri: per l’esattezza, dalle ore 00:00 del 30 alle ore 24 del 31), mettendo a rischio consegne e spedizioni. E questi tre giorni di sciopero (che interesseranno circa 50 mila addetti toscani) segnano una mobilitazione regionale senza precedenti in Toscana; si tratta di un’agitazione lanciata da Filt Cgil, Fit Cisl e UilTrasporti contro le “inaccettabili proposte” delle associazioni datoriali ai sindacati nel tavolo di trattativa sul rinnovo del Contratto nazionale “Logistica, Trasporto Merci e Spedizione”. Tra queste: eliminare la quattordicesima, ridurre le giornate di riposo, fermare gli scatti di anzianità, dimezzare indennità di trasferta, permessi, festività e Rol. “Il rinnovo di un contratto di lavoro non può essere raggiunto a detrimento dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”, tuonano Filt Cgil, Fit Cisl e UilTrasporti. Queste le tre iniziative unitarie in programma nei tre giorni di sciopero nel fiorentino:

- ieri, in occasione dello sciopero dei lavoratori della distribuzione carburanti, è stato effettuato un presidio a Calenzano presso il Deposito Eni in via Erbosa;

- lunedì 30 ottobre, in occasione dello sciopero dell’intera filiera delle spedizioni e del trasporto (autisti, facchini, corrieri), sarà fatto un corteo a Calenzano: partenza alle ore 9:30 di fronte al bar “Viavai” in via del Pratignone, arrivo alle 12 davanti alla sede Sda in via Allende;

- martedì 31 ottobre, in occasione dello sciopero dell’intera filiera delle spedizioni e del trasporto (autisti, facchini, corrieri), è in programma un presidio alle 11:30 a Firenze sul Ponte alle Grazie.

Previste iniziative anche nel pisano (presidio dalle 11:30 alle 14:30 presso il magazzino Conad di Montopoli lunedì 30 ottobre) e a Livorno (ieri presidio alla Raffineria Eni e al deposito Tosco Petrol dalle ore 5; lunedì 30 e martedì 31 ottobre, dalle mezzanotte del 30 ottobre, in programma presìdi presso Terminal Darsena Toscana, varco Valessini, varco Galvani, interporto Amerigo Vespucci, Stazione marittima, rotatoria via Firenze/via Pian di Rota; nella mattina del 31 ottobre sarà organizzata una conferenza stampa al presidio in Darsena Toscana).

“Rebrab deve andarsene da Piombino perché non ha rispettato le promesse sul piano di sviluppo con l’inadempienza dell’addendum del 1 luglio. Il 31 ottobre, scade il termine per la presentazione del piano industriale: bene, basta sconti, lo Stato non aspetti un giorno in più e prenda possesso delle acciaierie in vista di un nuovo acquirente”. Questo l’invito congiunto dei coordinatori di Sinistra Italiana Toscana Daniela Lastri e Marco Sabatini, Andrea Ghilarducci responsabile regionale Lavoro e Simona Ghinassi coordinatrice di Sinistra Italiana Livorno, dopo la protesta dei lavoratori Aferpi insieme a quelli dell’indotto, con manifestazione indetta dalla Fiom in vista dell’incontro di lunedì prossimo con il governo e il ministro Calenda: “Si deve rimediare ad un errore, la situazione è drammatica e il futuro dello stabilimento piombinese non può essere lasciato nelle mani di Cevital, che ormai ha ampiamente dimostrato di non avere una prospettiva di sviluppo in Valdicornia. A complicare il quadro – aggiungono gli esponenti di SI – il fatto che gli ammortizzatori sociali stiano per scadere. In questa fase è indispensabile ritrovare l’unità sindacale affinché possano esserci azioni che siano davvero efficaci. Ma, ancor più dei sindacati, è la politica a doversi esprimere, questi lavoratori non possono essere tenuti in ostaggio da un investitore che nulla ha investito e nulla ha prodotto se non illusioni su un territorio già fragile. Il governo deve passare dalle parole ai fatti, se ha interesse a ‘far funzionare’ la produzione di acciaio a Piombino intensifichi i contatti con Jindal, senza ricorrere chimere o promesse non realizzabili, verificando quanto questo interesse sia reale: in bilico c’è il destino di oltre duemila persone tra stabilimento e indotto. Le assemblee dove sfogare la rabbia sono giuste e comprensibili, ma non bastano e non aiutano a dare risposte, serve un piano concreto fatto di azioni reali, non solo di promesse. E questo il governo del Paese dovrebbe fare, nel rispetto degli articoli 42 e 43 della Costituzione”. “Sinistra Italiana – concludono - è accanto ai lavoratori in stato di agitazione e produrrà a breve ulteriori azioni in Parlamento per sollecitare la risoluzione di un problema non circoscritto ai confini regionali, ma che ha ricadute sugli assetti industriali e produttivi a livello nazionale”.

Stop alle procedure di licenziamento, sì a soluzioni occupazionali per la ricollocazione dei lavoratori e sostegno al reddito. Il Consiglio regionale approva all’unanimità una mozione sulla crisi dell’azienda Sannini di Impruneta, presentata dalla consigliera Serena Spinelli (Art.1-Mdp). L’azienda, messa in liquidazione nei mesi scorsi, è una impresa storica del cotto, opera dal 1910 e conta quaranta dipendenti – età media oltre i 45 anni – per i quali è stata avviata la procedura di licenziamento. La mozione della consigliera Spinelli impegna la Giunta regionale “ad attivare in tempi utili un nuovo tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali e i rappresentanti dell’azienda”, al fine di giungere alla “sospensione delle procedure di licenziamento collettivo” e individuare “adeguate forme di soluzioni occupazionali per la ricollocazione dei lavoratori e di sostegno al reddito”. Impegna anche a Giunta regionale nella “ricerca di soggetti e capitali esterni, per la definizione di un progetto d’insieme e di soluzioni strategiche per il rilancio del settore del cotto”, al fine di evitare la dispersione del patrimonio di tradizione e competenze. Nel testo della mozione, si fa riferimento all’incontro che si è tenuto giovedì mattina in Regione, convocato dal consigliere del presidente Rossi, Gianfranco Simoncini, ed esprime “sostegno all’azione delle rappresentanze sindacali e all’azione annunciata dalla regione, che nei prossimi giorni svolgerà ulteriori verifiche per arrivare a un nuovo incontro tra le parti”.

Un incontro del tavolo di crisi regionale per esaminare la situazione di Unicop Tirreno è stato convocato per lunedì 6 novembre alle 9.30 a Palazzo Strozzi Sacrati, piazza Duomo 10, Firenze. A convocarlo, su richiesta delle organizzazioni sindacali provinciali e di categoria, è il consigliere per il presidente Rossi per il lavoro Gianfranco Simoncini. Al tavolo, oltre a Simoncini, parteciperanno rappresentanti del Comune di Piombino e delle organizzazioni sindacali di Livorno Cgil, Cisl e Uil.

La crisi della società Costa Mauro Sas di Albiano Magra, sarà al centro dell'incontro convocato, su richiesta delle organizzazioni sindacali, dall'Unità di crisi della Regione Toscana per lunedì 6 novembre alle 11.30, a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione, in piazza Duomo 10 a Firenze. All'incontro, oltre al consigliere del presidente Rossi per il lavoro Gianfranco Simoncini, saranno presenti il direttore regionale dell'ambiente, le organizzazioni sindacali di categoria, la Provincia di Massa e il Comune di Aulla. 

Fonte: http://www.nove.firenze.it/lavoro-secondo-trimestre-positivo-per-il-mercato-toscano.htm

Redazione Nove da Firenze

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