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Notizie - Politica
Mercoledì 07 Dicembre 2016 20:43

Ecco tutti i nodi da sciogliere

La via prioritaria per Mattarella è un reincarico a Renzi, a maggior ragione dopo la larga fiducia incassata oggi al Senato. Ma se questo non fosse possibile, l'ipotesi B è un esecutivo sostenuto dal Pd e guidato da una personalità indicata dagli stessi dem

Nico Di Giuseppe  - ilgiornale.it

Fiato sul Colle. Dopo le dimissioni del premier, il presidente della Repubblica deve risolvere la crisi di governo. In che modo? È proprio questo il punto cruciale e sul quale i principali partiti provano a giocare la loro partita.

Consultazioni approfondite, di certo non facili. Sergio Mattarella aprirà domani alle 18 lo studio alla vetrata per la prima volta nel suo settennato, per ricevere istituzioni e gruppi parlamentari dopo che con le dimissioni di Matteo Renzi, presentate stasera alle 19, si è ufficialmente aperta la crisi di governo. L'intenzione è di sentire con attenzione tutte le forze presenti in Parlamento, come già fatto dai suoi predecessori, per verificare se esiste la possibilità di dare vita a un esecutivo che affronti i problemi aperti, in primis la riforma della legge elettorale, ma senza dimenticare le urgenze anche economiche ancora da risolvere.

Per questo il Capo dello Stato, dopo aver sentito domani i presidenti delle Camere, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e il presidente emerito Giorgio Napolitano, incontrerà venerdì tutti i gruppi. Sabato saliranno poi al Quirinale le formazioni con più parlamentari, dalla lega a Sinistra italiana. Poi dopo la pausa di mezzogiorno, riceverà Forza Italia, M5s, che molto probabilmente non sarà rappresentato da Beppe Grillo, e alla fine il Pd, che sarà rappresentato dai capigruppo di Camera e Senato, dal vicesegretario e dal presidente del partito. A quel punto molto probabilmente si riserverà qualche ora per esaminare le diverse possibilità che i partiti gli avranno rappresentato e già lunedì potrebbe convocare i giornalisti per annunciare la sua prima decisione. Questo per quanto riguarda i tempi. Sui contenuti tutto è ovviamente aperto, in altri tempi si sarebbe parlato di "crisi al buio". E non a caso il presidente Mattarella ha accolto le dimissioni di Matteo Renzi con riserva, lasciandosi così aperta anche la porta di un rinvio alle Camere dello stesso esecutivo Renzi, respinto finora ufficialmente dal premier ma a cui lavorano in molti.

La posizione del Pd, espressa da Renzi in direzione e riferita poi al Capo dello Stato, è di totale affidamento da parte dei dem alle decisioni del Presidente. Il premier dimissionario intende infatti scacciare da sé l'impressione di voler "restare attaccato alla poltrona" ed ha accolto malvolentieri il richiamo contrario a un voto anticipato in tempi rapidissimi. Durante il colloquio al Colle dunque, descritto ovviamente come disteso ma che non ha visto avvicinamenti tra posizioni certo non contigue, Renzi ha messo tutto nelle mani del Capo dello Stato chiedendo che se una riforma elettorale si deve fare, tutte le forze parlamentari si devono assumere la responsabilità. Il Pd, insomma, non intende restare con il proverbiale cerino in mano. Il Capo dello Stato chiederà dunque alle diverse forze politiche se intendono assumersi una responsabilità, avendo già chiarito che è impensabile andare a votare con due diverse leggi elettorali e che persistono problemi per le banche e per i conti pubblici del Paese.

La via prioritaria per Mattarella è un reincarico a Renzi, a maggior ragione dopo la larga fiducia incassata oggi al Senato. Ma se questo non fosse possibile, l'ipotesi B è un esecutivo sostenuto dal Pd e guidato da una personalità indicata dagli stessi dem. Su queste due ipotesi venissero bocciate dal Pd, si apre la possibilità di un governo istituzionale, una sorta di governo del presidente che abbia vita breve e porti al voto. Magari passando per un incarico esplorativo. Estrema ratio, che vede però in primis i sospetti di parte del Pd, sarebbe una prosecuzione dell'attuale esecutivo fino alle elezioni anticipate ma comunque da indire dopo il 24 gennaio, dopo cioè la sentenza della Consulta sull'Italicum. Tutto insomma è ancora aperto, e dunque potrebbe servire anche un ulteriore giro di consultazioni per superare le eventuali chiusure che potrebbero venire dai partiti nel primo giro, anche perchè il capo dello Stato, dotato di grande pazienza, conosce i sentieri tortuosi della politica e sa che non sempre le forze politiche ripetono nel chiuso dello studio alla vetrata le stesse posizioni annunciate con clamore in pubblico. Soprattutto davanti a due paletti posti con forza dal Presidente: la riforma della legge elettorale e l'interesse supremo del Paese.

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