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Referendum, l'ambasciatore Usa: "Col no Italia fa passo indietro" PDF Stampa E-mail
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Notizie - Politica
Martedì 13 Settembre 2016 21:06

L'ambasciatore Usa scende in campo per sostenere il "sì" al referendum: "All'Italia serve stabilità". Proteste da centrodestra e da Bersani

Rachele Nenzi  - ilgiornale.it

Se al referendum vince il no l'Italia fa "un grosso passo indietro".

A schierarsi a favore di Matteo Renzi e del suo governo è oggi l’ambasciatore Usa a Roma, John R. Phillips che annuncia così il suo endorsement a favore del sì.

"Quello che serve all’Italia è la stabilità e le riforme assicurano stabilità. Per questo il referendum apre una speranza", ha detto il diplomatico parlando ad un convegno del centro di studi americani su Brexit, "Molti ceo di grandi imprese Usa guardano con grande interesse al referendum. Il sì sarebbe una speranza per l’Italia, mentre se vincesse il no sarebbe un passo indietro. Mi viene chiesto spesso dai governatori delle Regioni italiane quale sia il modo migliore per attrarre investimenti americani sui loro territori e la mia risposta è sempre una: serve stabilità politica. In Italia ci sono stati 63 governi in 70 anni e questo non è un fatto positivo. Renzi ha assicurato un periodo di governo abbastanza lungo".

Poi a "ricattare" gli italiani arriva anche l'agenzia di rating Fitch: "Una eventuale vittoria del no sarebbe negativo per l'economia del Paese e per il suo merito di credito", ha detto infatti durante una conferenza il managing director Edward Parker.

Parole che non sono piaciute al Fronte del "No". E in particolare a Forza Italia: "Ricordiamo all'ambasciatore americano Phillips l'art. 1 della nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo... italiano", attacca su Twitter Renato Brunetta. A cui si aggiungono le parole di Altero Matteoli: "Quella dell'ambasciatore Usa in Italia, più che un auspicio, è un' entrata a gamba tesa ingiustificata negli affari interni dell'Italia, eseguita su delega di un presidente alla fine del suo mandato. Peraltro, è fondata su una valutazione errata della riforma costituzionale, che in realtà non produrrebbe, se approvata, gli effetti sperati dal diplomatico".

E poi ci sono le proteste di Matteo Salvini: "Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari tuoi e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato, nelle vicende interne italiane", ha detto il leader della Lega Nord, "Spero che a novembre vinca Trump che ha già garantito che si occuperà delle questioni di casa sua. Se a votare sì al referendum sono i massoni, i banchieri e i poteri forti allora ancora più convintamente ci schieriamo per il no, ovvero per la libertà e il bene degli italiani".

"Sono cose da non credere... Ma per chi ci prendono?", aggiunge quindi Pier Luigi Bersani, "Qui c'è una cosa di fondo: aver allestito un appuntamento come fosse un giudizio di Dio darà fiato alla speculazione finanziaria e a tutti quelli che vogliono mettere mano sul nostro destino. Chi può deve raffreddare questo clima. Perché il giorno dopo il referendum, sarà tutto come il giorno prima. Con lo stesso governo e con gli stessi problemi. Teniamo i piedi per terra".


 

 

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