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Doping in Russia, Mosca: 'Vogliono escluderci da Rio 2016' PDF Stampa E-mail
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Notizie - Sport
Mercoledì 11 Novembre 2015 11:39

Cadono le prime teste, Diack si dimette da membro onorario del Cio
Redazione ANSA


Comitato Olimpico Russo

La possibilità di un'esclusione della Russia dalle Olimpiadi di Rio 2016 "esiste perché a qualcuno conviene togliere di mezzo un concorrente diretto e ad altri conviene danneggiare l'immagine del paese": lo ha dichiarato il ministro dello Sport russo Vitali Mutko a Rsport.ru. Mutko ha però aggiunto di escludere un provvedimento del genere "se nelle organizzazioni internazionali c'è almeno una certa percentuale di impegno nell'interesse dello sport e degli atleti".

L'ex presidente della federazione internazionale di atletica leggera (Iaaf), Lamine Diack, si è dimesso dal ruolo di membro onorario del Comitato olimpico internazionale (Cio). Ieri il Comitato esecutivo aveva sospeso Diack, sotto inchiesta con l'accusa di aver intascato soldi per insabbiare i casi di doping di atleti russi.

L'incontro a Sochi tra Putin e i capi delle federazioni sportive in vista dei Giochi di Rio e' stato cancellato per maltempo. Secondo il portavoce Cremlino, Peskov, per forti piogge l'aereo con i dirigenti sportivi ha dovuto atterrare a Mineralnie Vodi. La riunione era dedicata anche allo scandalo doping che ha investito la Russia.

"Accuse infondate", almeno finche' non saranno provate: il Cremlino reagisce cosi' alle pesanti accuse di doping di Stato da parte di una commissione della Wada, l'agenzia mondiale anti doping, che ha scatenato un caso internazionale oscurato solo da gran parte dei media russi. Gli Usa ribattono subito, in un clima da guerra fredda sportiva: "non ritengo ci siano motivi per mettere in dubbio" i risultati dell'indagine della Wada, afferma il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Ma di fronte allo spettro di una sospensione della Russia per due anni da tutte le competizioni, a partire dalle Olimpiadi brasiliane - come raccomanda il rapporto alla Iaaf - Putin risponde convocando a Sochi i capi di tutte le federazioni sportive (incontro poi saltato per il maltempo, ndr) per discutere lo stato attuale della loro preparazione in vista di Rio 2016: un appuntamento che non ha alcuna intenzione di perdere perche' sarebbe un vulnus senza precedenti non solo per la storia dello sport russo ma anche per l'immagine vincente del suo leader e di un Paese tornato al centro dell'arena internazionale. Ma nel frattempo Mosca e' costretta a chiudere i battenti del suo laboratorio anti doping dopo che la Wada gli ha revocato immediatamente l'accredito ordinando che i campioni per i test siano affidati a laboratori stranieri. Cadono anche le prime teste, con le dimissioni del suo direttore, Grigori Rodchenkov, accusato di occultare il doping, di estorcere soldi agli atleti e di aver distrutto 1417 campioni sospetti: la commissione della Wada aveva chiesto per lui il bando a vita. La chiusura del laboratorio potrebbe essere un brutto colpo anche per i Mondiali di calcio che la Russia ospitera' nel 2018, peraltro gia' finiti nello scandalo Fifa tra sospetti di corruzione per la loro assegnazione: nel 2014, durante la Coppa del mondo in Brasile, la Wada aveva gia' chiuso il laboratorio anti doping di Rio inviando le provette in Svizzera. Intanto, per 19 mesi, sara' la Fifa a gestire il programma anti doping per la Confederation Cup, in programma sempre in Russia nel 2017.

Il Cremlino si difende: 'Accuse infondate, non ci sono prove'

Le reazioni russe a quello che la stampa sportiva nazionale ha battezzato come il "lunedi' nero" spaziano dalla tesi di un oltraggioso complotto a posizioni piu' concilianti. Per Dmitri Peskov, portavoce di Putin, "finche' non saranno fornite le prove, e' difficile accettare le accuse. Esse sono senza fondamento". E se Valentin Balakhniciov, per oltre 20 anni presidente della federatletica russa, ha annunciato l'intenzione di ricorrere al Tribunale sportivo di arbitrato a Losanna per difendere i "miei interessi personali e quelli del Paese", il suo successore, Vadim Zelicionok ha ammesso che il doping e' stato un problema in passato ma ha assicurato che "ora non c'e' corruzione, posso giurare sulla Bibbia". Ed ha evocato un non meglio precisato "elemento di carattere premeditato" nel rapporto Wada, auspicando che la Iaaf "mostri prudenza" e consenta agli atleti russi di partecipare a Rio 2016. Nikita Kamaev, direttore esecutivo dell'agenzia federale russa anti doping (Rusada), che resta operativa, ha garantito che la struttura "rispetta i requisiti della Wada al momento" e rispondera' dettagliatamente alle questioni sollevate dal rapporto, ma ha definito le infiltrazioni degli 007 come frutto di una "immaginazione accesa" e piu' adatta ad un film di spionaggio. Il piu' conciliante di tutti, pero', e' stato il ministro dello sport russo, Vitaly Mutko. Ieri sera aveva diffuso un comunicato nel quale assicurava la disponibilita' a cooperare piu' strettamente con la Wada e il "pieno impegno del Paese e combattere il doping nello sport". Stasera, dopo essersi sentito con i presidenti della Wada e della Iaaf, ha detto di non vedere "ostacoli insormontabili per risolvere la situazione". "Non posso neppure immaginare una Olimpiade senza la Russia", ha sottolineato.



Ma il Cio avvisa: "vista la politica di tolleranza zero nei confronti del doping, prenderemo tutte le misure e le sanzioni necessarie per quanto riguarda l'eventuale ritiro e riassegnazione delle medaglie, nonché l'esclusione dai futuri Giochi". "I risultati dei test antidoping di Sochi, dove la Russia arrivo' prima, "sono credibili" ma "saranno ritestati", aggiunge il Cio. Lo scandalo doping ha tenuto banco oggi a Francoforte anche alla riunione del consiglio europeo delle federazioni di atletica leggera e di nove membri ed ex membri del consiglio Iaaf: "e' un momento buio e triste per l'atletica", hanno concordato i partecipanti, auspicando riforme della governance della Iaaf e dei sistemi anti doping nazionali, nonché esprimendo all'unanimita' "pieno sostegno" e "piena fiducia" al presidente della Iaaf Sebastian Coe.



 Federatletica russa: "Wada non ha mostrato prove"  - L'agenzia antidoping mondiale (Wada) non ha mai contattato la nuova amministrazione della Federazione russa di atletica (Araf) mentre stava indagando sul presunto abuso di sostanze dopanti da parte di atleti russi. Lo ha spiegato alla Tass il presidente ad interim dell'Araf, Vadim Zelicionok. "La Wada non ha mai lavorato con la nuova dirigenza dell'Araf - ha spiegato - e la federazione non ha mai ricevuto alcun documento che provi la sistematica distribuzione di sostanze dopanti nell’atletica nazionale”. "Hanno una motivazione assolutamente politica, come le sanzioni contro la Russia": cosi' Vladimir Uiva, capo dell'Agenzia federale medico-biologica russa, ha commentato le conclusioni del rapporto Wada che ha chiesto alla IAAF di sospendere gli atleti russi dalle gare di atletica. ''Non c'e' alcun motivo di privare i nostri atleti delle medaglie, anche olimpiche, o di squalificarli, e nemmeno gli allenatori'': lo ha detto Vladimir Uiva, capo dell'agenzia federale medico-biologica russa, commentando le conclusioni del rapporto della Wada.

 




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Ultimo aggiornamento Mercoledì 11 Novembre 2015 12:04
 

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