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La Bce chiude i rubinetti alla Grecia: torna il fantasma del default PDF Stampa E-mail
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Notizie - Economia
Giovedì 05 Febbraio 2015 08:06

In una sorta di deja vu della crisi cipriota, la Bce non accetterà più titoli del debito pubblico greco come collaterale per i prestiti. Senza una nuova linea di credito, la Grecia rischierebbe di non poter far fronte ai pagamenti: sarebbe l'equivalente di un default

Sergio Rame - ilgiornale.it

Nel mezzo dell'offensiva contro l'austerity il premier greco Alexis Tsipras si trova subito con le spalle al muro. Giudicando il programma di salvataggio greco a rischio, la Banca centrale europea tolto alle banche elleniche l’accesso alle normali aste di liquidità. Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis minizza ma la Borsa di Atene accusa il colpo trascinando in nevativo le principali piazze finanziarie del Vecchio Contente.

Il governatore Mario Draghi non perde tempo e la stretta partirà quasi immediatamente: le nuove regole saranno applicate tra una settimana, dall’11 febbraio. Quella deroga, introdotta nel 2010, permetteva alle banche greche di rifinanziarsi alla Bce nonostante fornissero a garanzia titoli di Stato greci con rating speculativo ad alto rischio. Un’eccezione sempre condizionata alla permanenza della Grecia all’interno del programma di risanamento coordinato dalla troika, attualmente in scadenza il 28 febbraio. Con il nuovo esecutivo greco deciso a non rinnovare gli impegni con la Troika e a portare avanti una ristrutturazione del debito, la Bce si muove d'anticipo e, in una sorta di deja vu della crisi cipriota dove aveva ugualmente stretto i rubinetti alle banche, invia un segnale di durezza ad Atene: uno stop alle riforme e ai progressi fatti sul risanamento di bilancio sarà costosissimo.

Il governo ateniese non cambia posizione. Il ministero delle Finanze fa sapere di essere "deciso nell’obiettivo del programma di salvezza nazionale approvato dal voto del popolo greco". L'intento di Varoufakis è "convergere verso una politica europea che metterà definitivamente fine alla crisi dell’economia sociale greca". Secondo l’agenzia Bloomberg, però, se non dovesse rinnovare il programma per una nuova linea di credito, la Grecia rischierebbe di non poter far fronte ai suoi pagamenti il 25 marzo: sarebbe l'equivalente di un default. Di fatto la Bce, che fa parte della Troika dei creditori insieme a Ue e Fmi, dà un giudizio sulle intenzioni di Tsipras e del suo ministro delle Finanze: "Attualmente non è più possibile presumere una conclusione positiva della revisione del programma di risanamento greco".

Con la sua decisione, l’Eurotower gioca durissimo nel negoziato con Atene, che ha posto come paletti la fine della Troika, uno swap sul debito ellenico in titoli indicizzati alla crescita e una svolta anti-austerity. Le quattro principali banche greche, di fronte alla fuga dai depositi innescata nelle settimane pre elettorali, sono già appese alla liquidità d’emergenza fornita da Francoforte tramite l'Emergency liquidity assistance (Ela), un meccanismo che va approvato a maggioranza di due terzi e rinnovato di volta in volta ogni due settimane. Tanto che il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha già messo in dubbio l’opportunità di continuare a sostenere le banche greche. Nonostante il rialzo degli ordini di fabbrica in Germania, le principali piazze finanziarie d'Europa hanno accusato l'urto della mossa della Bce. Perdendo l'8,9% con i bancari a picco (Attica Bank -28,57% e Piraeus -27,02%), la Borsa Atene è la pecora nera del Vecchio Continente. Segni negativi si registrano anche sugli altri mercati: Milano e Madrid cedono l'1,15%, Parigi lo 0,59%, Londra lo 0,5% e Francoforte lo 0,2%. E il fantasma del default greco torna a minacciare l'Unione europea.

 

 

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