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Nella missione Eulex le sorti del futiro dell'Europa PDF Stampa E-mail
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Notizie - Opinioni
Martedì 25 Novembre 2014 16:40

Pristina (Serbia): Nonostante gli scontri siano cessati dal 1999, il
Kosovo continua ad essere un terra dove regna sovrana l'illegalità e la
corruzione.
Il paese è guidato da bande armate ai cui vertici ci sono i "colletti
bianchi" dell'UCK "Esercito di Liberazione" riciclati nella politica. Il
Kosovo stato "virtuale", imposto con 2 mesi di intensi bombardamenti
sulla Serbia, è governato da politici corrotti e dalla criminalità
organizzata.
E quanto sta uscendo fuori dalle indagini Eulex certifica la corruzione
che ha coinvolto anche la missione dell’Unione europea in Kosovo, Eulex.
Mai avremmo pensato che una missione così importante come l'Eulex con il
compito di stroncare la corruzione e la criminalità, fosse essa stessa
finita tra i gli ingranaggi della criminalità organizzata e si sia fatta
a sua volta stritolare.
Quello che ha raccontato la procuratrice Maria Bamier sta mettendo in
luce un marcio che nessuno avrebbe mai sospettato. Nell'Eulex la
tensione è altissima, i dipendenti si guardano con circospezione, quelli
che prima scherzavano, ridevano tra loro, ora sono abbottonati, sperano
solo che tra quegli enormi faldoni non spunti il loro nome.
Ognuno di loro tenta di proteggere se stesso e di sapere se il loro nome
è presente nella lista dei sospettati.
I funzionari preposti alle indagini sono chiusi ermeticamente, nulla
esce dalle loro stanze blindate che possa inquinare le prove.

Trapelano indiscrezioni che coinvolgerebbero pesanti personalità della
UE, attuali e del passato. Immaginiamo quante pressioni starà subendo la
giovane Alto Rappresentante Mogherini dai potenti uomini del Parlamento
Europeo, i nomi che trapelano sono di altissimo profilo e se uscissero
fuori, minerebbero la stessa Istituzione Europea.
Nella popolazione è palpabile lo stato di tensione che si respira,
tutti, chi più (gli ex  combattenti dell'UCK), chi meno, sono a
conoscenza dei massacri commessi dell'UCK, e molti di loro si sono
macchiati di gravi crimini.
Tante domande ci arrovellano il cervello a cui non riusciamo a dare
risposte.
Nel giugno 1999 le forze armate italiane alla guida del Gen Mauro del
Vecchio, Comandante della Brigata Multinazionale Ovest nelle operazioni
di KFOR, oggi Senatore della Repubblica,  sono state le prime ad entrare
nel Kosovo, quindi hanno avuto modo di capire, recuperando i cadaveri
dei serbi massacrati cosa fosse accaduto in Kosovo nel silenzio più
assoluto. Molti dei cadaveri presentavano ferite da espianto di organi.
In Kosovo tutti erano a conoscenza dei campi di detenzione in Albania
dove venivano internati i serbi prima di essere uccisi, ma stranamente
nessuno lo rivelò, questa sporca guerra ancora oggi lascia irrisolti
numerosi dubbi.
Visto le condizioni dei cadaveri trovati, ci saremmo auspicati una
indagine da parte del KFOR. Chi ha impedito agli italiani di
approfondire le investigazioni?
Il Kosovo sta rivelando un'altra faccia dei crimini commessi in questa
guerra nell'ex Jugoslavia, i serbi da carnefici diventano vittime della
pulizia etnica commessa dai miliziani dell'UCK.
I miliziani dell'UCK hanno continuato imperterriti ad annullare l'etnia
serba, massacri barbari della popolazione, case rase al suolo o date
alle fiamme abbandonate dai serbi in fuga verso la Serbia. Come è potuto
accadere questo sotto gli occhi vigili di 7.000 soldati del KFOR? Tutti
affetti da Diplopia?
Quale oscuro organismo ordinò di classificare le informazioni in
possesso dei soldati italiani, e sopratutto perchè si impose ai militari
di non rivelare ai giornalisti quanto scoperto?
Tutti i reperti fotografici furono secretati, ma le immagini non sono
andate perse, queste rivelano vere esecuzioni o barbare torture commesse
nei confronti della popolazione serba.
Donne con fori di proiettili al centro della fronte, cadaveri di serbi
disseminati nelle strade, agli italiani toccò l'ingrato compito di
svolgere la funzione di becchini.
La violenza dei serbi non era rivolta solo al popolo serbo ma anche alla
popolazione di etnia Rom, questi ultimi spesso venivano riuniti in
vecchie strutture e massacrati.
Responsabili di questi eccidi erano gli uomini dell'UCK, "l'Esercito di
liberazione del Kosovo", che agiva sotto protezione NATO e KFOR.
Purtroppo con la fine della guerra e l'indipendenza del Kosovo nel 2008,
questi criminali invece di subire un regolare processo per le atrocità
commesse, sono stati premiati dall'ONU, dalla NATO e dalla UE che gli ha
affidato la guida del Paese, mentre le madri piangono figli e mariti
scomparsi e mai più tornati a casa.
Un dato su tutto fa riflettere, il 70% dei serbi è scomparso dopo il
mese di giugno 1999, quando la forza del KFOR era presente in Kosovo,
una coincidenza, o c'è altro che dalle indagini Eulex potrebbe venire
fuori?
Come è stato possibile che l'UCK abbia fatto prigionieri serbi in Kosovo
controllato dal KFOR e li abbia trasferiti in campi di detenzione
segreti in Albania, uno di questi è quello di Kukes,  senza che i
militari tedeschi al border-crossing non abbiano visto nulla?
Chi ha permesso al Comandante Ramush Haradinaj dell'UCK di assumere
l'incarico di Premier?
Esistono prove agghiaccinti contro di lui che lo inchiodano, nel luglio
2003, furono rinvenute nei pressi del Monastero patrimonio dell'Unesco
Decani", micidiali foto ricordo, che furono fatte sparire, qualche
giornale italiano ne venne in possesso ma decise di non pubblicarle.
Nelle foto in questione si vedono un reparto dei miliziani dell'UCK
armati e in divisa che mostrano la testa di un serbo decapitato e si
vantano davanti l'obiettivo del trofeo. Negli anni successivi il
quotidiano serbo Vecernje Novosti riuscì ad entrare in possesso di
quelle foto e risalire ai carnefici e alle povere vittime. Nelle foto
compare anche il comandante Ramush Haradinaj, celebre comandante UCK che
poi divenne premier.
Tutti i numerosi testimoni che lo hanno accusato, sono morti tutti in
strani incidenti. Il tribunale dell'Aja non avendo prove testimoniali,
ha fatto decadere tutte le accuse nei suoi confronti aprendogli la
strada del premierato.
Membri dell'UCK nel segreto dell'anonimato hanno dichiarato che a
Prizen, verso la fine di Giugno 1999, quando il KFOR era forza di pace
in Kosovo, cittadini serbi furono sequestrati e deportati in Albania. I
militanti dell'UCK raccontano a distanza di anni che alla frontiera tra
Kosovo e Albania, presidiata dai soldati tedeschi della NATO, gli
autocarri non solo non venivano ispezionati, ma venivano accompagnati
con un ciao sarcastico da parte dei militari tedeshi.
Nel luglio del 1998, quando ancora non era presente la forza del KFOR,
sono stati rinvenuti in una foiba a 50 km da Pristina, nei pressi di
Volujak, i corpi di 26 cittadini serbi massacrati dai criminali
dell'UCK.
In quell'occasione secondo prove testimoniali le donne vennero
rilasciate, mentre gli uomini compreso ragazzi e bambini con le
manilegati furono lanciati nel vuoto. Una morte orribile.
Quello che rende il racconto ancora più drammatico è questo gruppo di
persone è stato portato nella stazione di polizia di Malisevo dove
subirono un finto processo prima dell'esecuzione.
Quello che angoscia è che le prove sono depositate presso il Tribunale
dell'Aja.
I serbi deportati in Albania finirono in una casa gialla nei pressi di
Burrel, dove sono venute fuori prove agghiccianti di espianto di organi
su persone vive ai quali prima dell'intervento venivano somministrati
sedativi e farmaci per il rilassamento muscolare prima di essere
trasportati in Italia dove organizzazioni li facevano pervenire in
cliniche compiacenti per trapianto su pazienti danarosi.
La nostra speranza è che venga riaperto un nuovo processo in virtù anche
degli ultimi cadaveri scoperti recentementi e che questa volta in Kosovo
la magistratura prenda coraggio e riapra quanto insabbiato all'Aja.
La nostra speranza è che dalle indagini Eulex in corso vengano fuori i
nomi anche altisonanti dei mandanti che sono dietro la vicenda oscura
del Kosovo.
Non si può pensare di imporre la riconciliazione tra Serbia e Kosovo,
senza riaprire una inchiesta. I morti chiedono giustizia.

Maurizio Compagnone
Opinionista de "La Gazzetta italo brasiliana",
"Piazza Italia di Caracas", "Un Mondo di Italiani"
Editorialista di AgoraMagazine e Approdonews

--
Maurizio Compagnone
Segretario Org. Nazionale
Via Taranto 44 - 2° Piano
00182 Roma

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