Template Tools
Sabato, 20 Aprile 2024
Nella missione Eulex le sorti del futiro dell'Europa |
Notizie - Opinioni |
Martedì 25 Novembre 2014 16:40 |
Pristina (Serbia): Nonostante gli scontri siano cessati dal 1999, il Kosovo continua ad essere un terra dove regna sovrana l'illegalità e la corruzione. Il paese è guidato da bande armate ai cui vertici ci sono i "colletti bianchi" dell'UCK "Esercito di Liberazione" riciclati nella politica. Il Kosovo stato "virtuale", imposto con 2 mesi di intensi bombardamenti sulla Serbia, è governato da politici corrotti e dalla criminalità organizzata. E quanto sta uscendo fuori dalle indagini Eulex certifica la corruzione che ha coinvolto anche la missione dell’Unione europea in Kosovo, Eulex. Mai avremmo pensato che una missione così importante come l'Eulex con il compito di stroncare la corruzione e la criminalità, fosse essa stessa finita tra i gli ingranaggi della criminalità organizzata e si sia fatta a sua volta stritolare. Quello che ha raccontato la procuratrice Maria Bamier sta mettendo in luce un marcio che nessuno avrebbe mai sospettato. Nell'Eulex la tensione è altissima, i dipendenti si guardano con circospezione, quelli che prima scherzavano, ridevano tra loro, ora sono abbottonati, sperano solo che tra quegli enormi faldoni non spunti il loro nome. Ognuno di loro tenta di proteggere se stesso e di sapere se il loro nome è presente nella lista dei sospettati. I funzionari preposti alle indagini sono chiusi ermeticamente, nulla esce dalle loro stanze blindate che possa inquinare le prove. Trapelano indiscrezioni che coinvolgerebbero pesanti personalità della UE, attuali e del passato. Immaginiamo quante pressioni starà subendo la giovane Alto Rappresentante Mogherini dai potenti uomini del Parlamento Europeo, i nomi che trapelano sono di altissimo profilo e se uscissero fuori, minerebbero la stessa Istituzione Europea. Nella popolazione è palpabile lo stato di tensione che si respira, tutti, chi più (gli ex combattenti dell'UCK), chi meno, sono a conoscenza dei massacri commessi dell'UCK, e molti di loro si sono macchiati di gravi crimini. Tante domande ci arrovellano il cervello a cui non riusciamo a dare risposte. Nel giugno 1999 le forze armate italiane alla guida del Gen Mauro del Vecchio, Comandante della Brigata Multinazionale Ovest nelle operazioni di KFOR, oggi Senatore della Repubblica, sono state le prime ad entrare nel Kosovo, quindi hanno avuto modo di capire, recuperando i cadaveri dei serbi massacrati cosa fosse accaduto in Kosovo nel silenzio più assoluto. Molti dei cadaveri presentavano ferite da espianto di organi. In Kosovo tutti erano a conoscenza dei campi di detenzione in Albania dove venivano internati i serbi prima di essere uccisi, ma stranamente nessuno lo rivelò, questa sporca guerra ancora oggi lascia irrisolti numerosi dubbi. Visto le condizioni dei cadaveri trovati, ci saremmo auspicati una indagine da parte del KFOR. Chi ha impedito agli italiani di approfondire le investigazioni? Il Kosovo sta rivelando un'altra faccia dei crimini commessi in questa guerra nell'ex Jugoslavia, i serbi da carnefici diventano vittime della pulizia etnica commessa dai miliziani dell'UCK. I miliziani dell'UCK hanno continuato imperterriti ad annullare l'etnia serba, massacri barbari della popolazione, case rase al suolo o date alle fiamme abbandonate dai serbi in fuga verso la Serbia. Come è potuto accadere questo sotto gli occhi vigili di 7.000 soldati del KFOR? Tutti affetti da Diplopia? Quale oscuro organismo ordinò di classificare le informazioni in possesso dei soldati italiani, e sopratutto perchè si impose ai militari di non rivelare ai giornalisti quanto scoperto? Tutti i reperti fotografici furono secretati, ma le immagini non sono andate perse, queste rivelano vere esecuzioni o barbare torture commesse nei confronti della popolazione serba. Donne con fori di proiettili al centro della fronte, cadaveri di serbi disseminati nelle strade, agli italiani toccò l'ingrato compito di svolgere la funzione di becchini. La violenza dei serbi non era rivolta solo al popolo serbo ma anche alla popolazione di etnia Rom, questi ultimi spesso venivano riuniti in vecchie strutture e massacrati. Responsabili di questi eccidi erano gli uomini dell'UCK, "l'Esercito di liberazione del Kosovo", che agiva sotto protezione NATO e KFOR. Purtroppo con la fine della guerra e l'indipendenza del Kosovo nel 2008, questi criminali invece di subire un regolare processo per le atrocità commesse, sono stati premiati dall'ONU, dalla NATO e dalla UE che gli ha affidato la guida del Paese, mentre le madri piangono figli e mariti scomparsi e mai più tornati a casa. Un dato su tutto fa riflettere, il 70% dei serbi è scomparso dopo il mese di giugno 1999, quando la forza del KFOR era presente in Kosovo, una coincidenza, o c'è altro che dalle indagini Eulex potrebbe venire fuori? Come è stato possibile che l'UCK abbia fatto prigionieri serbi in Kosovo controllato dal KFOR e li abbia trasferiti in campi di detenzione segreti in Albania, uno di questi è quello di Kukes, senza che i militari tedeschi al border-crossing non abbiano visto nulla? Chi ha permesso al Comandante Ramush Haradinaj dell'UCK di assumere l'incarico di Premier? Esistono prove agghiaccinti contro di lui che lo inchiodano, nel luglio 2003, furono rinvenute nei pressi del Monastero patrimonio dell'Unesco Decani", micidiali foto ricordo, che furono fatte sparire, qualche giornale italiano ne venne in possesso ma decise di non pubblicarle. Nelle foto in questione si vedono un reparto dei miliziani dell'UCK armati e in divisa che mostrano la testa di un serbo decapitato e si vantano davanti l'obiettivo del trofeo. Negli anni successivi il quotidiano serbo Vecernje Novosti riuscì ad entrare in possesso di quelle foto e risalire ai carnefici e alle povere vittime. Nelle foto compare anche il comandante Ramush Haradinaj, celebre comandante UCK che poi divenne premier. Tutti i numerosi testimoni che lo hanno accusato, sono morti tutti in strani incidenti. Il tribunale dell'Aja non avendo prove testimoniali, ha fatto decadere tutte le accuse nei suoi confronti aprendogli la strada del premierato. Membri dell'UCK nel segreto dell'anonimato hanno dichiarato che a Prizen, verso la fine di Giugno 1999, quando il KFOR era forza di pace in Kosovo, cittadini serbi furono sequestrati e deportati in Albania. I militanti dell'UCK raccontano a distanza di anni che alla frontiera tra Kosovo e Albania, presidiata dai soldati tedeschi della NATO, gli autocarri non solo non venivano ispezionati, ma venivano accompagnati con un ciao sarcastico da parte dei militari tedeshi. Nel luglio del 1998, quando ancora non era presente la forza del KFOR, sono stati rinvenuti in una foiba a 50 km da Pristina, nei pressi di Volujak, i corpi di 26 cittadini serbi massacrati dai criminali dell'UCK. In quell'occasione secondo prove testimoniali le donne vennero rilasciate, mentre gli uomini compreso ragazzi e bambini con le manilegati furono lanciati nel vuoto. Una morte orribile. Quello che rende il racconto ancora più drammatico è questo gruppo di persone è stato portato nella stazione di polizia di Malisevo dove subirono un finto processo prima dell'esecuzione. Quello che angoscia è che le prove sono depositate presso il Tribunale dell'Aja. I serbi deportati in Albania finirono in una casa gialla nei pressi di Burrel, dove sono venute fuori prove agghiccianti di espianto di organi su persone vive ai quali prima dell'intervento venivano somministrati sedativi e farmaci per il rilassamento muscolare prima di essere trasportati in Italia dove organizzazioni li facevano pervenire in cliniche compiacenti per trapianto su pazienti danarosi. La nostra speranza è che venga riaperto un nuovo processo in virtù anche degli ultimi cadaveri scoperti recentementi e che questa volta in Kosovo la magistratura prenda coraggio e riapra quanto insabbiato all'Aja. La nostra speranza è che dalle indagini Eulex in corso vengano fuori i nomi anche altisonanti dei mandanti che sono dietro la vicenda oscura del Kosovo. Non si può pensare di imporre la riconciliazione tra Serbia e Kosovo, senza riaprire una inchiesta. I morti chiedono giustizia. Maurizio Compagnone Opinionista de "La Gazzetta italo brasiliana", "Piazza Italia di Caracas", "Un Mondo di Italiani" Editorialista di AgoraMagazine e Approdonews -- Maurizio Compagnone Segretario Org. Nazionale Via Taranto 44 - 2° Piano 00182 Roma Url: www.ipopolari.it Mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. Mobile: +39.340.3513071 |
Ultime Notizie
L´opinione di Maceri 09.04.2024
Il referendum sull'aborto in Florida: luci per Biden, ombre per Trump? ... Leggi tutto...
Il referendum sull'aborto in Florida: luci per Biden, ombre per Trump? ... Leggi tutto...
L´opinione di Maceri 28.03.24
Il conflitto fra governo statale e federale sull'immigrazione: il Texas sfida... Leggi tutto...
Il conflitto fra governo statale e federale sull'immigrazione: il Texas sfida... Leggi tutto...
L´opinione di Maceri 23.03.24
I documenti riservati di Trump e Biden: la giustizia imparziale di Hur? ... Leggi tutto...
I documenti riservati di Trump e Biden: la giustizia imparziale di Hur? ... Leggi tutto...
L´opinione di Maceri 14.03.24
Cause civili e criminali: luci e ombre per Trump “Certo che ha i... Leggi tutto...
Cause civili e criminali: luci e ombre per Trump “Certo che ha i... Leggi tutto...
Rivista La Gazzetta
Edizione 41 |
40 | 39 | 38 | 37 | 36 | 35 | 34 | 33 | 32 31 | 30 | 29 | 28 | 27 | 26 | 25 | 24 | 23 22 | |