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Notizie - Editoriale
Martedì 02 Settembre 2014 16:00

Stiamo andando verso la strada del non ritorno, se l’Europa inasprisce
le sanzioni verso la Russia si entra in un vortice da cui è difficile
uscire per vie diplomatiche.
 

Mosca è pronta a rispondere pesantemente, è quello che filtra nelle
maglie della diplomazia, se nel vertice che si terrà  nel Galles il 4 e
5 settembre tra Poroshenko e Obama verrà fuori la risoluzione
pericolosissima di armare l’Ucraina.




Il Presidente Poroshenko sta mettendo in serio pericolo l’intera Europa
con le su affermazioni sputate senza confrontarsi con i suoi 
consiglieri, è ora che la smetta di continuare a parlare di invasione
Russa nell’Ucraina orientale. Il suo martellamento può  scatenare
l’irreparabile, siamo all’avvento della prima guerra del nuovo
millennio, e Porososhenko piuttosto che spegnere le voci di troppo del
Governo, vedi ultima esternazione del suo Ministro della Difesa il Gen.
Valeriy Geletey, “L’ucraina è  pronta a ricacciare il nemico con una
grande guerra, non sarà una guerra lampo sarà la più imponente guerra
per disposizione in campo di uomini e armi  dal secondo conflitto
mondiale, ci saranno  morti ma questo non fermerà il sogno ucraino”.
Come definire tali esternazioni riprese immediatamente dalla stampa
occidentale fino ad oggi sonnacchiosa sulle vicende ucraine? Visto che
hanno avuto un lungo letargo, non sarebbe stato meglio che continuassero
nel sonno profondo?
Il brusco risveglio non fa connettere e porta fuori dalla realtà. Non
era proprio il caso di svegliarsi con le farneticanti affermazioni del
Gen. Valeriy Geletey, da un Ministro della Difesa ci saremmo aspettati
maggiore prudenza.
Mentre l’Europa sulle richieste di assistenza militare all’Ucraina come
richiesto da Poroshenko ha mostrato estrema cautela, la stessa è mancata
al Segretario Generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, il quale senza mezzi
termini a Bruxelles ha detto: “l’Alleanza delle 28 nazioni dovrebbe deliberare in tempi veloci,
l’istituzione di una forza militare di diverse migliaia di soldati da
inviare in tempi rapidi in Ucraina per fermare l’avanzamento verso
l’Europa delle truppe armate russe”

Mentre i vecchi membri della NATO hanno mostrato scetticismo alle parole
di Rasmussen, i nuovi, in primis Polonia e Romania, hanno fatto loro le
richieste di Rasmussen.
Mosca ha risposto piccata alle intenzioni della NATO. Il Vice segretario
del Consiglio di sicurezza nazionale russo Mikhail Popov ha
sottolineato, che il  piano di difesa occidentale, ora messo in
discussione dalla NATO per essere troppo morbido, cela un desiderio
recondito di Stati  Uniti e NATO di continuare nella politica di  tensione con la Russia.

Capiamo anche perché, Washington, vuole toccare con mano, con le
continue azioni a fisarmonica, quanto può ancora spingersi tra sanzioni
e diplomazia prima che Mosca decida in intervenire, è una strategia sul
filo del rasoio che Washington porta maldestramente avanti per scoprire
il “nemico” al fine di capire il reale potenziale militare di cui la
Russia è dotata. Ricordo agli strateghi di Washington che siamo lontani
da 15 ottobre 1962, data che rimarrà nella storia dell’Uomo.
In piena guerra  fredda un grande Presidente J.F Kennedy con grande
lucidità e scaltrezza giocò di astuzia, promise, a poche ore
dall’attacco, all’omologo presidente russo Chruscev che gli  USA non
avrebbero invaso l’isola di Cuba se l’URSS avesse ritirato i suoi
missili da Cuba, il Presidente sovietico, sapendo di avere di fronte un
galantuomo, ordinò  il ritiro dei missili e chiese in cambio il ritiro
dei missili statunitensi Jupiter dislocati nelle basi in Turchia e nel
sud Italia, cosa che avvenne sei mesi più tardi.

Il periodo che stiamo vivendo ricorda per alcuni aspetti il periodo di
Cuba, sulla scena non recitano due attori da oscar, dei due, uno ha
visioni ridotte del copione e questo si chiama Obama, privo di
scaltrezza e sex appeal, dono di cui era dotato il suo predecessore
J.F.K.

Come possono pensare gli strateghi di Washington che l’Orso Putin possa
accettare dislocazioni di missili a pochi Km dal suo confine. Avrebbero
dovuto riflettere di più, l’Ucraina non doveva essere fagocitata ad
entrare in Europa, anche perché è una zavorra che sta affondando e
rischia di portare giù l’Europa, ma la UE non ha mai svolto una vera
politica estera a sua immagine, è sempre stata al carro delle decisioni
prese oltre oceano. Bisognava prevedere quello che oggi è  sotto gli
occhi di tutti, e impedire in ogni modo che l’Ucraina entrasse in
Europa. L’Ucraina doveva continuare a essere “Stato Tampone” tra i 2
continenti, Europeo e Euro Asiatico e l’Ucraina doveva essere il
collante tra i due blocchi economici, ma questo i governanti non lo
hanno capito, ora per salvare il salvabile, soprattutto dopo le ultime
decisioni prese dalla NATO, è urgente creare un nuovo  Stato Tampone e
questo di fatto già c’è la Repubblica “Nuova Russia”.
Bisogna attivare presto un tavolo per riconoscere l’Indipendenza dello
Stato “Nuova Russia”, una sorta di Kosovo che venga riconosciuto
dall’ONU.

Questa è l’unica strada che vedo realizzabile, tutte le altre sono molto
tortuose. Quando il nuovo Stato sarà riconosciuto, l’Europa potrà
pensare all’accordo di associazione con l’Ucraina.
Penso anche ad un accordo privilegiato tra Ucraina e Nuova Russia, così
facendo si stemperano gli animi e si ammorbidiscono i nazionalismi, il
cancro sociale e antropologico di molti paesi dell’ex blocco sovietico.
Con il passaggio sofferto dell’Ucraina, l’Europa deve ripensare
immediatamente alla sua Politica Estera, lontana dalle lobbies e dalle
politiche del passato, un grande compito aspetta il nuovo Ministro degli
Esteri UE Mogherini, primo compito mettere in discussione l’affidabilità
dei suoi interlocutori e dei monitor delegati. Invitiamo la Mogherini ad
ispirarsi ai Balcani, recentemente visitati da Ministro degli esteri
italiano, a muoversi con prudenza tra tanti pescecani che nuotano nel
parlamento europeo, la cautela non è mai troppa e, prendere decisioni è
molto difficile soprattutto quando il parlamento di Bruxelles è in mano
ad un governo  parallelo che sovraintende alle decisioni prese dal
Parlamento europeo, la Mogherini è scaltra e sa ben muoversi tra
serpenti e sabbie mobili, se saprà prendere le decisioni che contano per
attuare le aspirazioni della vita dei cittadini, sarà un inizio per
realizzare quell’Europa dei padri fondatori, “Un’Europa unione di
culture e non di Stati”.  L’Europa non ha nessun bisogno della NATO, per
la sua sicurezza bastano le forze interne di ogni Stato Membro per
rispondere ad ogni calamità in tempo di pace.
La funzione dell’Europa, in un mondo globalizzato, dovrà essere di trait
d’union tra il Continente americano e il Continente Asiatico, unica
strada per una pace duratura.

Maurizio Compagnone
Opinionista de "La Gazzetta italo brasiliana" e di "Piazza Italia" di
Caracas



 

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