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Manovra è al Quirinale Berlusconi ha firmato PDF Stampa E-mail
Scritto da Webmaster   
Sabato 29 Maggio 2010 11:42
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Il testo definitivo del decreto legge della manovra finanziaria al vaglio di Napolitano.

ROMA - "Il testo della manovra economica, già firmato dal Presidente del Consiglio, è ora al Quirinale in attesa della valutazione del Capo dello Stato. Lunedì mattina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, riceverà una delegazione di Intermagistrature e dell'Associazione Nazionale Magistrati". E' quanto si afferma in una nota di Palazzo Chigi.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, secondo quando si apprende in ambienti del Quirinale, sta esaminando il testo del decreto legge della manovra finanziaria trasmesso stamane da Palazzo Chigi e firmato, come da prassi, dal Presidente del Consiglio.

Un colloquio di circa un'ora tra Il Capo dello Stato e Silvio Berlusconi al Quirinale con all'ordine del giorno la nomina dei Cavalieri del lavoro in occasione della festa del 2 giugno.

Il Cavaliere è salito al Colle nelle vesti di ministro dello Sviluppo ad interim, ma l'occasione è servita anche per fare il punto su altri temi come, per esempio, la manovra economica.

Il presidente della Repubblica si sarebbe informato con il premier sul testo che fino a questa sera non è stato ancora trasmesso dal governo ai suoi uffici. Berlusconi, nel corso dell'incontro avrebbe spiegato a Napolitano, così come ha fatto successivamente conversando con i giornalisti, di non averla ancora firmata. Questione di ore, si spiega in ambienti parlamentari della maggioranza, per consentire poi al Quirinale di fare le opportune valutazioni prima di dare il via libera al documento che il governo auspica possa essere messo in Gazzetta già lunedì prossimo.

Il testo definitivo della manovra è a Palazzo Chigi alla firma del presidente del Consiglio.

E con tutta probabilità in giornata sarà inviato al Colle. Durante il lungo colloquio, il Cavaliere avrebbe accennato anche al nodo della successione a Claudio Scajola spiegando al Capo dello Stato di sperare ancora di poter trovare un tecnico di rango per quel ruolo. Anche se, avrebbe ammesso, la ricerca fino ad ora non ha dato esiti positivi. Tra i nomi che circolano per il ministero dello Sviluppo ci sarebbe anche quello di Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust, che però ha precisato che la sua candidatura è nata solo sui giornali.

DI PIETRO, BERLUSCONI NON COINVOLGA CAPO STATO - "Coinvolgere il Presidente della Repubblica, così come ha fatto stamani il Presidente del Consiglio, sulla manovra economica, è un nonsenso giuridico e istituzionale". Lo ha detto, incontrando i giornalisti a Reggio Calabria, il leader di Italia dei valori, Antonio Di Pietro. "Non si può coinvolgere, infatti, il Capo dello Stato - ha aggiunto Di Pietro - su un provvedimento come la manovra finanziaria, di cui ancora non si hanno le linee definite, tirandolo dentro in questioni politiche. Mi auguro che il presidente Napolitano raddrizzi queste affermazioni improvvide".

"Noi di Idv siamo convinti che questo Governo non arriverà al 2013 per la pressante azione dell'opinione pubblica e perché temiamo che le tensioni sociali ed economiche possano sfociare in un'autentica rivolta sociale". Lo ha detto a Reggio Calabria Antonio Di Pietro, leader di Idv. 'Il Governo Berlusconi - ha aggiunto - simboleggia il degrado e una sorta di onnipotenza malata. La politica economica dell'esecutivo è dannosa per il Paese e per gli enti locali. Ancora una volta i soldi vengono prelevati dalle tasche dei deboli anziché far pagare le tasse a chi ha scudato i capitali all'estero". Secondo Di Pietro, "mai come in questo periodo, purtroppo, a volte a destra, a volte a sinistra, si scopre sempre più una classe politica piegata sui propri affari anziché pensare ai bisogni dell'Italia e degli italiani".

ANM, E' INCOSTITUZIONALE. PRONTI ANCHE A SCIOPERO - Una manovra "iniqua, sperequata e incostituzionale" rispetto alla quale i magistrati, all'esito dell'incontro programmato per lunedì prossimo con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, non escludono qualsiasi eventuale iniziativa di protesta, sciopero incluso. E' quanto si legge nel documento varato dal 'Parlamentino' dell'associazione magistrati con cui è stato confermato lo stato di agitazione già proclamato contro la manovra economica del governo e l'organizzazione sul territorio di "iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sullo stato della giustizia in Italia e sull'opera di costante supplenza svolta da magistrati e dal personale amministrativo". Il documento è stato votato da tutte le correnti dell'Anm ad eccezione di magistratura indipendente che si è astenuta. 

Il 'Parlamentino' dell'Anm resta dunque convocato in via permanente "per seguire lo sviluppo della questione". Oltre ad organizzare sul territorio, assieme ai sindacati del personale amministrativo della giustizia, iniziative di protesta, l'Anm ribadisce di prendere atto della grave situazione di crisi economica del paese: "i magistrati non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, purché - è scritto nel documento - nel quadro di una manovra che sia rispettosa dei principi di equità e proporzionalità". Le misure delle quali si è data notizia appaiono invece "gravemente discriminatorie e punitive per i magistrati, in particolare per i più giovani, e tali da incidere negativamente sul funzionamento dell'interso sistema giudiziario". Con la manovra le retribuzioni dei magistrati - sottolinea l'Anm - verrebbero colpite "come mai avvenuto in precedenza" 4 volte: "con un prelievo forzoso sugli stipendi, con il blocco dei meccanismi di progressione economica, con il blocco di adeguamento alla dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con il blocco degli effetti economici degli avanzamenti di carriera collegati al positivo superamento delle valutazioni di professionalità". Si tratta pertanto di "interventi iniqui e incostituzionali", con "gravi sperequazioni in rapporto con altre categorie e anche all'interno della magistratura". "Esseri considerati non una risorsa, ma un costo e addirittura uno spreco per la giustizia - denuncia il sindacato delle 'toghe' - è inaccettabile soprattutto in una situazione in cui i magistrati sono costretti a gestire carichi di lavoro insostenibili e a svolgere quotidianamente attività di supplenza per sopperire alle carenze del sistema.(ANSA)

Ultimo aggiornamento Sabato 29 Maggio 2010 11:42
 

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