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Decreto sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia - incostituzionalità. PDF Stampa E-mail
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Notizie - Diritto
Venerdì 31 Gennaio 2014 13:27
 
Il decreto sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che ostacola la possibilità di un ritorno alla moneta nazionale approvato dal parlamento viola la legge 28 dicembre 2005, n. 262, e l’IMU sono incostituzionali.
Approvato dal Parlamento il decreto che punta a vincolare una rivalutazione delle quote della Banca nazionale, ubicata nella città eterna, ferme ai 156 mila euro di valore del periodo fascista.  Il capitale tocca circa 7,5 miliardi di euro di riserve della Banca d’Italia e agli azionisti, come gli istituti di credito privati, verrà offerto un dividendo del 6%, di profitti ciascun anno. Le quote della Banca centrale nazionale potranno essere poste in vendita a soggetti di altri Paesi purché siano dell’Unione europea. Si tratta di un altro bel regalo, ormai neanche così celato, alle banche o c’è qualcos’altro di più dietro questa decisione del governo attuale.
 Il problema è senza dubbio più complesso del dono alle banche su cui si è soffermata gran parte del dibattito parlamentare con l’ostruzionismo dell’opposizione. Non è, infatti, la sostanza concreta posta in atto e sono altri due i punti chiavi che vanno inclusi.
Il primo punto si fonda sul fatto che si ha interesse a evitare che, anche in caso di uscita dall’Italia dall’eurozona ovvero dall’Unione economica monetaria (dalla moneta unica), il Paese possa tornare a esercitare, nei prossimi anni, la totale sovranità monetaria con una Banca nazionale attiva, come afferma il professor Galloni. Mentre oggi con un capitale di 156 mila euro sarebbe piuttosto semplice rendere ex novo pubblica la Banca d’Italia e proteggere anche le monete del vecchio conio, ma con il decreto deciso dal governo e approvato dalla Camera, qualche giorno fa, diventa davvero arduo e impossibile. Per tornare allo status ante quo della sovranità monetaria, nel caso dell’abbandono dell’eurozona e vista l’approvazione di tale decreto in legge, la sola soluzione sarebbe istituire una nuova Banca d’Italia, che vedo molto difficile.
 Il secondo punto, si fonda sul fatto che, a prescindere le regalie ai vari istituti bancari privati, vi è problema meno soft e concerne il Monte dei Paschi di Siena. Il suo presidente ha dichiarato alla stampa che se non si fa la ricapitalizzazione al più presto della banca di Siena, crolla l’intero sistema bancario nazionale. In parole semplici, se non si fa la ricapitalizzazione e il Monte dei Paschi diventa pubblica, comprerà il denaro dalla Bce. Sono questi i due punti, a parere di chi scrive, più importanti della vicenda.
 La vera battaglia in corso non è unicamente tra chi è a favore della moneta unica o chi è contro, ma che scenario si realizzerà in caso di uscita dall’area dell’euro.
 Il fronte degli euroscettici è suddivisa tra chi preferisce la strada dell’uscita dalla moneta unica europea immediatamente e chi, invece, brama ripristinare la sovranità monetaria. E il fine consiste nell’interrompere la strada a questi ultimi ed evitare che il giorno dopo che salta l’euro, lo Stato possa tornare a esercitare la sua titolarità sulla moneta nazionale. Un modello sano di governance di Banca centrale da prendere a emblema sono quelli di alcuni Stato anglosassoni, soggetti di diritto internazionale e con capacità giuridica. In linea di massima, quello che noto è che solo la vecchia Europa abbia deciso di abdicare alla propria sovranità monetaria, riferendomi ai Paesi membri dell’UE che hanno aderito alla moneta unica europea.
 Come di sovente accade, la stampa non ha mai avuto interesse di occuparsi del problema, mentre l’opinione pubblica ha affrontato la questione della ricapitalizzazione delle quote della Banca d’Italia. Il Movimento 5 Stelle, a cui bisogna riconoscere il loro grande ruolo e impegno a favore del popolo sovrano, è stato il grande attore ovvero protagonista di un’azione dura di ostruzionismo sulla conversione del decreto, divenuto legge. Ostruzionismo che è stato spezzato dall’intervento del presidente della Camera, facendo subito approvare tale decreto. Atto antidemocratico e in un certo senso intollerante nei riguardi della vera opposizione che ha democraticamente svolto il suo ruolo garantito dalla Costituzione e che non si vedeva da anni.
 Anche se ci si è mossi con molto ritardo, l’importante è aver raggiunto una totale consapevolezza per continuare in quest’azione. È da tenere in considerazione che il Movimento 5 Stelle, con i suoi bravi ragazzi e ragazze, hanno ottenuto una vittoria mediatica fondamentale, come risposta a quelli che l’hanno sempre accusato di muoversi unicamente per questioni di poco conto.
 La legge di conversione del decreto legge IMU/Banca d’Italia potrebbe essere ritenuta pienamente incostituzionale.
In primis, vi è stata violazione del diritto dell’opposizione del M5S di svolgere le loro motivazioni versus il provvedimento, secondo le regole della Costituzione e il regolamento della Camera. La c.d. tagliola, applicata dal presidente Boldrini, va contro la costituzione italiana, per la ragione che cancella il diritto della opposizione di motivare il suo voto contrario.
 Si menzioni che l’opposizione è parte essenziale della democrazia, i cui diritti vanno, in modo netto, tollerati. Al contrario, ci si trova in una situazione di regime cioè di dittatura della maggioranza. Si resta esterrefatti vedendo che taluni guardiani della Costituzione non dicano nulla su quest’aspetto gravissimo del vero e proprio colpo di mano del Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha impedito al M5S di motivare la sua opposizione sacrosanta di fronte al decreto legge del tutto illegittimo, per difetto, almeno in parte, del requisito di necessità ed urgenza.
Ma illegittimo anche riguardo al diritto dovere di tracciare le ragioni del no rispetto a un decreto che determina una spesa maggiore e affronta temi gravi e complessi, di cui i cittadini ignorano il contenuto reale. La Presidente della Camera dovrebbe sapere – forse non sa nulla della Costituzione – che la democrazia non dà tutto il potere a nessuno, ma lo distribuisce variamente a maggioranza e minoranza, che trapassano l’una nell’altra proprio per il fatto che, Aristotele docet, l’alternanza è l’essenza della democrazia e prova della libertà.
 Nell’ambito della Costituzione, l’atteggiamento tirannico della maggioranza consiste nel violare, legiferando e governando, i diritti della minoranza. Perciò la legge di conversione, approvata qualche giorno fa, è da ritenere non costituzionale. In aggiunta, la parte del decreto legge IMU/Bankitalia che concerne, come delineato sopra, la ricapitalizzazione di Bankitalia per 7.5 miliardi di euro che, detto in modo semplice, si tradurrà nel finanziamento illegale, attraverso la Banca d’Italia, di istituti di credito in crisi, cioè in una donazione di enormi somme di denaro alle banche azioniste che controllano la sede centrale della banca nazionale pubblica. Esse sono Intesa San Paolo (42%), Unicredit (22,11%), MPS (4,60%), INPS (5.00 %), Carige ( 4,03%) e altri istituti bancari.
 La cosa strana è che questa parte del decreto legge, concernente la Banca d’Italia, pare totalmente aldilà del decreto legge sull’IMU, che è l’imposta applicata alla prima abitazione, per la quale poteva essere motivata la situazione straordinaria di necessità e urgenza, in virtù dell’art.77, paragrafo 2° della carta fondamentale della Repubblica Italiana, secondo cui quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. Situazione che non si giustifica con la “ricapitalizzazione” della Banca d’Italia.
 La questione vera è che il nostro martoriato Paese, con il suo elevatissimo debito pubblico versa in uno stato di profonda disperazione. E se fino ad oggi la BCE – Banca centrale europea – ha comprato titoli italiani alleggerendo la pressione sul debito, per il futuro lo stesso Istituto di Francoforte non potrà più proseguire ad acquistare i titoli. Quest’anno, da poco iniziato, gli Istituti bancari italiani dovranno ridurre l’acquisto del debito italiano, ma i nodi sono venuti al pettine, nel senso che i soldi andranno alle banche private attraverso il decreto IMU/BANKITALIA a spese dei contribuenti su cui graverà il costo finale di tale operazione.
 Si tratta di un decreto fatto con i piedi che vuole cose diverse da quelle che dice: apparentemente ricapitalizzare Bankitalia, che dovrebbe essere patrimonio degli italiani, ma vuole finanziare le banche in crisi, proprio quelle pubbliche divenute private, che controllano Bankitalia, di cui sono proprietarie.
 La prima cosa da fare è quella secondo cui il Presidente della Repubblica, applicando il primo paragrafo dell’articolo74 della Costituzione, prima di promulgare la legge di conversione, presenti una richiesta mediante messaggio motivato alle Camere, una nuova deliberazione, e come ha già rilevato in relazione al decreto mille proroghe, chieda lo stralcio dei due provvedimenti. Questo è il primo passo da fare, a pare di chi scrive.
 La seconda cosa da fare è che, in seguito, in sede di applicazione del decreto IMU, si potrà eccepire davanti alla Corte costituzionale l’incostituzionalità della legge di conversione. Se avessero i cittadini il potere di adirla, cambierebbe la situazione.
 
Dott. Giuseppe Paccione
Esperto di diritto internazionale e dell’UE
Diritto costituzionale
Diritto diplomatico e consolare
 
Ultimo aggiornamento Venerdì 31 Gennaio 2014 20:48
 

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